"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

lunedì 15 dicembre 2014

La religione è compatibile con la democrazia?


Cacciari e Zamagni in dialogo a Genova su religione, politica partecipata ed economia. L'attuale situazione è complessa e appare negativa. Quale può essere il contributo di chi ha fede per avviare, al contrario, un percorso positivo?
di Emanuele Pili

Nei giorni scorsi sono ripresi gli incontri di “Cattedrale aperta” promossi dall’arcidiocesi di Genova. In un’atmosfera di grande partecipazione, anche in forza della numerosa presenza della cittadinanza nella chiesa di San Lorenzo, sono intervenuti Massimo Cacciari e Stefano Zamagni, due esponenti di spicco dell’attuale mondo culturale, politico ed economico del nostro paese, intorno ad un tema tanto urgente quanto spinoso qual è quello formulato nella domanda degli organizzatori: la religione è compatibile con la democrazia?
Il primo intervento, affidato a Cacciari, muove dal constatare che la società nella quale viviamo e agiamo è profondamente segnata dall’in-differenza spirituale. In-differenza indica appunto l’assenza di diversità tra le persone, o meglio tra gli individui, sul piano dei valori che donano senso all’esistenza, al di là della falsa promessa consumista, la quale rimane l’unica forma di pensiero dominante. Per trovare la differenza, continua Cacciari, dobbiamo spostarci sul piano prettamente economico: è soltanto lì che avviene la distinzione sociale, interamente valutata su parametri monetari.
Questa è la situazione odierna, ed è per questo che la democrazia è in crisi profonda. Essa, infatti, dovrebbe alimentarsi delle diversità provenienti dalle prospettive di senso presenti nella società. È dunque chiaro che, se il discorso sul senso e sui valori viene consegnato all’in-differenza, la democrazia perde il fondamentale serbatoio dal quale si alimenta. Ecco perché la religione, così come tutte le realtà che di per sé sono portatrici di valori, possono rappresentare delle risorse vitali della democrazia. Tuttavia, Cacciari non nasconde che la pretesa assoluta dei valori religiosi può anche trasformarsi in bramosia di potere, supremazia dell’altro. In questa direzione, però, il relatore individua nella fede cristiana un potente antidoto a questa tentazione: la croce. Essa costituisce il luogo dal quale essere segno di contraddizione, di critica, e dal quale intraprendere qualsiasi iniziativa politica. È tutta lì, in fondo, la garanzia della non ideologicità, e la credibilità, del cristianesimo.

Zamagni, successivamente, introduce la sua riflessione presentando il rapporto tra economia e politica e mostrando come questo abbia avuto un’inversione di rotta. Dapprima, infatti, la politica era vista come la scienza del “fine” da perseguire nella società per “mezzo” dell’economia; oggi, al contrario, con l’avvento di vari fenomeni, come quello della finanziarizzazione dell’economia o della globalizzazione, questa relazione è stata indebitamente invertita: chi detta i “fini” del nostro vivere quotidiano è l’economia, mentre la politica si è ridotta a “mezzo” che si orienta a quei fini.
La democrazia, in altre parole, segue ed è al servizio del mercato, e non viceversa. Questo fatto è di estrema rilevanza ed è proprio qui che la religione è chiamata ad intervenire per contribuire alla riabilitazione della democrazia. Il cristianesimo, in particolare, mettendo al centro la persona e la sua dimensione valoriale e relazionale, è chiamato a coniugare il principio di fraternità con quello di libertà e uguaglianza, avviando un processo che si costituisce nel dono della gratuità, e che poi si sviluppa nello scaturire delle virtù civiche, bene preziosissimo e fondamentale sostegno di una società.

In conclusione, non si può non notare che le analisi dei relatori siano partite da posizioni realiste, che sentono le enormi difficoltà del nostro periodo storico. Cacciari, ad esempio, parla di una situazione “drammatica”, mentre Zamagni evidenzia che, per molti versi, non siamo lontani dal “collasso”. Entrambi, tuttavia, non soccombono di fronte al malessere diffuso, ed anzi non esauriscono le energie per segnalare possibili percorsi e prospettive di uscita, forti del fatto che, come diceva Aristotele, la virtù è più contagiosa del vizio.

(da Città Nuova online del 12 dicembre 2014)

venerdì 12 dicembre 2014

Spiacevoli conseguenze?

Estremamente interessante l'ultimo articolo di Andrea Baranes sulla crescita in Europa.

Spiacevoli conseguenze

Direi che ... non fa una piega. A questo punto mi domando: Junker, la Commissione Europea, il FMI, la BCE e chi più ne ha più ne metta, non hanno forse deciso che siamo in troppi a pesare su questa crosta di terra e, forse, un po' di decrescita farà bene a tutti? Ma forse non l'hanno deciso loro, forse c'è qualcuno, o qualcosa, che tira le fila da dietro le quinte del palcoscenico su cui si rappresenta un mondo alla rovescia. In fondo l'interpretazione competitiva dell'evoluzione è tipica del sistema capitalista, ovvero: si salvi chi può. Direi, a questo punto, che rimangono in campo a fronteggiarsi due filosofie, due economie, due stili di vita, apparentemente simili, ma in realtà assai differenti, sia nelle premesse, sia nelle finalità, sia nei risultati: la "decrescita felice" di Serge Latouche e Maurizio Pallante e la "decrescita infelice" di Jean-Claude Junker e Angela Merkel.

Io tifo per la prima, ovviamente ... e voi?

venerdì 5 dicembre 2014

Cibo e speculazione finanziaria: non restiamo alla finestra

Nel 2008 le speculazioni finanziarie su grano, mais e riso hanno provocato improvvise impennate dei prezzi di questi beni, con gravi conseguenze nei Paesi più poveri e questo fenomeno è ormai divenuto ciclico.
Il punto di vista dei soci di Banca Etica è che il libero mercato va bene, l'interpretazione liberista o neoliberista no. Libera volpe in libero pollaio, è un adagio antico ma sempre efficace per spiegare cosa non va nella ricetta rifiutata.

A parlarne, in sala Zanoni a Cremona, mercoledì 29 ottobre, è stato il “grande comunicatore” dell'istituto di credito di Padova, Andrea Baranes, uno che le cose le sa dire chiare. Un esempio è il suo ultimo libro: "Dobbiamo restituire fiducia ai mercati. Falso!" (Laterza 2014). Egli è presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica e membro del Comitato Etico di Etica Sgr.  Tra l'altro è stato portavoce della Campagna 005 per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, una questione sulla quale c'è ancora molto da fare, oppure si può ricordare il suo impegno per la riforma della Banca Mondiale. Carte in regola, insomma.

Hanno organizzato l'incontro: Acli, Caritas, Tavola della Pace, Forum Terzo Settore, Cremona nel mondo, Salviamo il paesaggio, Associazione 25 aprile, Rive gauche, Pax Christi, Arci, Ass. Persona ambiente, Amici del dialogo, Non solo noi, Slow food, Filiera corta solidale, Git Banca Etica.

Di elementi e questioni su cui riflettere, la cronaca ne sforna a ciclo continuo. La rivista Valori, negli ultimi mesi, se n'è ripetutamente occupata. Il primo dato che si impone è che troppo cibo è controllato da pochissime mani. Tre facili esempi:
1. 90% della produzione di barbabietola da zucchero è nelle mani di poche multinazionali. 10 di queste (tra cui Monsanto, Dupont, Syngenta, Bayer) sono anche quelle che controllano il 75% del mercato internazionale delle sementi e il 95% dei pesticidi.
2. Un recente rapporto “Agropoli” calcolava che abbiamo il 28% di probabilità di acquistare dai primi 10 trasformatori di prodotti alimentari confezionati e il 75% di acquistare cereali o soia dei 4 giganti del settore (Cargill, Archer Daniels Midland, Bunge, Dreyfus).
3. 1/6 del latte prodotto su scala mondiale nel 2012 è passato nelle mani delle prime 10 società nel settore.

Ovviamente poi i nodi vengono al pettine e così si viene al secondo aspetto cruciale. Se economie di scala e – nel caso della carne – allevamenti intensivi schiacciano i prezzi della materia prima, cosa farà il colosso cinese Shuanghui (oggi si chiama WH Group e si prepara ora a quotarsi in borsa a Hong Kong)? Ha acquistato l'omologo Usa Smithfield Food per 4,7 mil. di dollari. WH è infatti interessato a un modello organizzativo che per produrre la stessa quantità di carne di maiale  spende il 60% di quanto essa costa in Cina (dove prevalgono i piccoli produttori). Corollario: tra chi controlla WH c'è anche la banca d'affari Goldman Sachs, che ovviamente ha profittato dell'attività di supporto al commercio per 1,25 mil di dollari nel solo 2012).
Intanto sui mercati internazionali si registra una forte crescita del prezzo della carne per i consumatori, come effetto sia di una domanda più alta, ma anche del parallelo mercato finanziario dei future legati ai beni alimentari, i cui scambi si sono moltiplicati per nove dal 2002 ad oggi.. Ecco qui l'anello di congiunzione tra mondi che ingenuamente si continua a pensare tra loro separati. Sono sempre più questi “termometri” delle aspettative, a determinare i prezzi, invece che i relativi beni sottostanti e la loro contrattazione.

Stiamo attenti che con il cibo non ci succeda come col debito sovrano: sembrava un problema degli africani, al tempo del giubileo del 2000, mentre oggi siamo noi a guardare sgomenti come nonostante un ripetuto avanzo primario nel bilancio dell'Italia, il nostro debito complessivo continui inesorabilmente a crescere imponendoci sempre nuovi e vani sacrifici, a causa del pagamento degli interessi sul debito.
Pochi argomenti, come quello del cibo, richiamano l'urgenza di non di chiacchierare di finanza etica, ma di passare massicciamente, rapidamente e convintamente agli strumenti alternativi e correttivi. Ci sono e funzionano, perché aspettare?
Expo 2015 a Milano, avrà come tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita.” E' questo il momento giusto, anche nella nostra provincia: raddoppiamo i soci di Banca Etica (in assemblea alle 18.30 nello stesso luogo della conferenza di Baranes), raddoppiamo i depositi, raddoppiamo il nostro utilizzo dei suoi servizi.

Piero Cattaneo (Git di BE provincia di Cremona)