Un articolo di Andrea Gandini in uscita
presso Madrugada, rivista dell'Ass. Macondo di Bassano del Grappa.
La terra fertile di città: l'esperienza dell’Ass. Nuova Terraviva di Ferrara
Dopo
aver lavorato come sindacalista, ricercatore, formatore, docente e
consulente, ho deciso a 50 anni di collaborare ad un’”impresa sociale”,
anche perché nel frattempo avevo incominciato a scolpire il legno e la
pietra. Per me, che ero un “cittadino intellettuale”, abituato a
studiare, scrivere e pensare “fare” cose è stato un grande, positivo
cambiamento: una scultura, un gioco di legno per i bimbi, curare la
terra. E’ stata anche una “terapia” per difendermi dalle difficoltà che
si incontrano nel nostro paese ad innovare (non ho smesso di collaborare
ad una grande innovazione nella transizione al lavoro dei
laureandi/laureati http://www.unife.it/ateneo/jobcentre/pil).
Poi c’era
l’ambizione di creare in un’area pubblica agricola di 4 ettari (del
Comune di Ferrara) in pieno centro, qualcosa di bello ed attraente.
L’area gestita da un’associazione non profit steineriana
(www.nuovaterraviva.org) nata per coltivare la terra col metodo
biodinamico, consentiva di costruire insieme ad altri questa nuova
“sfida sociale” che avesse “semi” di futuro. Biodinamica non è solo
assenza di pesticidi, fertilizzare la terra con letame e preparati
naturali, seguire il calendario delle semine basato sulla luna e lo
zodiaco, ma avere animali per ricostituire il “ciclo chiuso” dell’antica
fattoria. Un rispetto per madre Natura che ci consegna un cibo più
sano, più nutriente, che si conserva più a lungo.
L’area agricola è
stata integrata 10 anni fa da un parco per renderla accessibile ai
cittadini, creando un luogo magico specie per i bimbi con casette
sull’albero, un ponte tibetano, un cammino segreto, vari giochi tutti di
legno (perché i bimbi ne sentono la vitalità, a differenza della
plastica), un villaggio degli uccelli, un cosmogramma con 14 alberi,
cartelli e varie sculture: un luogo dell’anima. Qui organizziamo ogni
anno campi estivi da giugno a settembre per bimbi dai 3 ai 12 anni che
possono essere a contatto con la natura, fare laboratori manuali e
artistici (acquerello, lana cardata, argilla, orto, maglia,
falegnameria, il pane,…) e mangiare cibo preso dall’orto bio e ivi
cucinato. Gli animali (api, galline, capre,…l’anno prossimo asini)
aiutano i bimbi e la terra ad essere fertili.
Dal 2010 abbiamo avviato
un campo conservativo dei 40 più antichi alberi da frutto dell’Emilia-Romagna
e dell’Italia (patriarchi) in quanto saranno, prima o poi, alla base
della futura frutticoltura (perché più resistenti sia come piante che
frutti, bisognosi di minor acqua e manutenzione, col triplo di sostanze
organolettiche e anti-ossidanti). Qui teniamo anche corsi d’arte
(acquerello, scultura, falegnameria, lana cardata, pedagogia) e di
manualità (agricoltura, apicoltura, potatura) e un gruppo di studio
settimanale sul vangelo di Giovanni. L’obiettivo è aiutare le persone a
consumare di meno e sviluppare di più i propri talenti.
Accogliamo infine giovani e adulti con speciali necessità per un reciproco aiuto.
Il
“parco-campagna” è stato realizzato all’insegna della bellezza;
cittadini e genitori dei bimbi ci hanno “premiato” triplicando le
iscrizioni sia ai campi estivi che come soci (circa 300).
E’ anche un
esempio (così ci ha detto Legambiente di Modena) di come si può gestire
un’area pubblica agricola in modo polifunzionale rendendola “bella ed
attraente”, evitando così che tali aree siano urbanizzate, come spesso
avviene quando un campo agricolo (anche di proprietà pubblica) rimane
tale.
Piccoli semi che speriamo facciano capire l’importanza di
coltivare in modo bio, quanto sia importante l’arte, la manualità, la
bellezza, il ritorno alla Natura dei bimbi di città che nascono con una
vivissima curiosità per gli altri viventi (O.E.Wilson, studioso della
biodiversità la definì “biofilia”), ma oggi minacciati più che mai.
I
bimbi di oggi infatti non giocano più tra loro e non sono più a
contatto con animali e natura, c’è un abuso di giochi tecnologici,
diventano così più pigri, con minor volontà, più grassi, con meno
muscoli, meno capaci di giocare e quindi creare. Più deboli nel corpo
vitale e, anche a causa di un’alimentazione troppo
grassa-salata-zuccherata, più allergici e intolleranti. Dagli studi
sulla biografia sappiamo che queste carenze si manifesteranno in età
adulta.
Stare nella natura fa scoprire anche quanto sia importante
vivere (e mangiare) rispettando le stagioni e la terra: l’humus si è
formato in millenni e l’uso dei pesticidi negli ultimi 60 anni ne ha già
ridotto la fertilità di un terzo; coltivando così avremo intere aree
del pianeta desertificate. Stare nella natura significa anche diventare
più “slow”, capire che dobbiamo consumare di meno e “vivere di più”
(less is better). Mangiare sano e l’arte/manualità aiutano in questo
cammino: chi trova il proprio talento riduce i consumi poiché si
concentra in ciò che davvero gli serve e si evolve. Quando mangiamo una
piccola mela antica, ingeriamo il triplo di nutrienti e di antiossidanti, è più gustosa, ha meno acqua e dura più a lungo. In Italia
abbiamo un vero paradiso: 800 tipi di mele, 400 tipi di pesche, 400 di
pere, 3mila cultivar. Sono state spazzate via da una cultura-consumismo
che pensava fosse sbagliato avere mele piccole l’una diversa dall’altra.
Ora sono tutte uguali, quasi sempre “avvelenate”, meno gustose, più
deperibili: costano meno ma valgono meno. E’ questo il progresso? I
valori umani vissuti intensamente dai nostri padri e nonni rimangono
alla base dell’evoluzione umana; essi vanno metamorfosati senza
rinunciare alle scoperte e innovazioni che renderanno la vita più umana,
ma dobbiamo anche imparare a fare “per ogni passo nella conoscenza, tre
passi nella morale”.
La nostra piccola “impresa sociale” è animata
da un intento spirituale e dall’idea che i “beni comuni” pubblici
possono essere meglio gestiti se c’è un’associazione non profit privata
(ma che opera su linee guida del pubblico). L’intento prevalente rimane
quello educativo: adulti che testimonino a bimbi e adolescenti che
“piantare alberi, costruire altalene”, come dice un bel libro di Beppe
Stoppiglia, li aiuta non poco.