"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

mercoledì 29 maggio 2013

Come sarà la SCUOLA DEL FUTURO?

Ricevo e pubblico una bella ed interessante missiva che arriva dalla firma in calce al presente post.

Cari Genitori,

il mondo intero, dalla Cina agli USA, sta considerando come ricostruire il sistema scolastico in una nuova era totalmente diversa da quando, nell'800, la quasi totalità delle persone era analfabeta e le scuole furono concepite sul modello delle caserme.

Vi allego l'articolo "LA SCUOLA DEL FUTURO", pubblicato sulla rivista l'Internazionale del 10 maggio u.s., scritto dal saggista e docente universitario tedesco Richard D. Precht.

Vi trascrivo alcuni passaggi mentre lascio a voi leggere l'intero articolo:

Le neuroscienze e la psicologia dello sviluppo e dell'apprendimento ci permettono (oggi) di parlare di "un'istruzione adatta al cervello" che detti le regole del gioco dell'apprendimento sostenibile.

La scuola del futuro rinuncerà alle classi divise per età che costringono tutti a imparare allo stesso ritmo (...) più importante dell'età sono gli interessi simili che si possono organizzare in gruppi di studio.

Oggi quasi tutti gli edifici scolastici somigliano a ospedali o caserme (...) la scuola moderna fonda la sua architettura sulle esigenze degli esseri umani.

Il sistema dei voti risale a un'epoca di ignoranza in campo psicologico e pedagogico.

Per il mondo del lavoro le pagelle con i voti non hanno alcun significato.

Nell'interesse dei nostri figli e dei nostri insegnanti vale la pena battersi affinché la politica dell'istruzione smetta di concentrarsi sul presente e si indirizzi finalmente e coerentemente verso il futuro.

A VOI LE VOSTRE RIFLESSIONI!

Vi saluto cordialmente!


Arrigo Speziali-Direttore Didattico
Associazione Culturale Linguistica Educational
Via Roma, 54
18038 San Remo (IM)

Tel: 0184 506070
Email: speziali@acle.it
Website:  www.acle.it

"Prima ti ignoreranno! Poi ti derideranno! Poi ti combatteranno! E alla fine tu vincerai!!!" (Gandhi)

domenica 26 maggio 2013

Quorum zero: verso la democrazia diretta con una proposta di legge di iniziativa popolare

Alla Camera la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare “Quorum Zero e Più Democrazia”: sostegno dal M5S, per ora silenzio dagli altri partiti. Tra le misure l'abolizione del quorum e la possibilità di far scegliere ai cittadini quanto pagare i parlamentari.
 
Il 22 maggio scorso è stata presentata, alla Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare “Quorum Zero e Più Democrazia”, con la partecipazione dei membri del comitato promotore Gianni Ceri, Dario Rinco ed Emanuele Sarto, nonché del capogruppo al Senato della Repubblica per il Movimento 5 Stelle Vito Crimi. Si tratta di una proposta che ha “l'obiettivo di modificare alcuni articoli della Costituzione e di introdurne nuovi, per migliorare gli strumenti di democrazia diretta già utilizzati in altre nazioni“. Per farlo è stato messo nero su bianco un progetto estremamente articolato, sottoposto alla valutazione dei cittadini che fino al 17 luglio 2012 hanno avuto la possibilità di apporre la propria firma presso gli uffici di alcuni Comuni (l'elenco parziale è riportato qui). Sul sito ufficiale dell'iniziativa è presente una sintesi per punti del testo presentato, tra cui spiccano certamente alcuni passaggi:
  • Abolizione del quorum dai referendum.
  • Mandato e Revoca (permette agli elettori di allontanare e sostituire un amministratore eletto, sia a livello locale che statale).
  • Indennità dei membri del parlamento (sono gli elettori, in fase di consultazione ad indicare quanto percepiranno i parlamentari che li rappresentano).
  • Referendum confermativo e obbligatorio (chiediamo che ogni legge elaborata dal parlamento se i cittadini lo desiderano, con regole precise e un adeguato numero di firme, possa essere posta a votazione di tutta la cittadinanza).
  • Promulgazioni leggi e risultati referendum (si propone di impedire che una legge abrogata con referendum confermativo possa essere ripresentata prima di 5 anni).
  • Spazi pubblici gratuiti per la discussione delle iniziative e referendum.
L'iniziativa del Comitato, che si dichiara “apartitico” e parte da una serie di associazioni e di gruppi sui territori, ha ricevuto il sostegno del Movimento 5 Stelle, esplicitato da Vito Crimi nel corso della conferenza stampa: “Appoggiamo la legge d’iniziativa popolare ‘Quorum zero’ e faremo in modo che possa essere discussa in Parlamento il più presto possibile. Mai una legge di iniziativa popolare costituzionale è arrivata a compimento“. È chiaro che, come anticipato nel corso di una conferenza stampa in cui non sono mancati toni polemici nei confronti di giornalisti “disattenti”, il percorso resta lungo e tortuoso, dal momento che si rendono necessarie modifiche all'assetto costituzionale. Tuttavia, come notano i promotori, lo stesso ministro per le Riforme Quagliariello ha sottolineato recentemente che è necessario rivedere “gli strumenti di democrazia diretta, al fine di favorire una più intensa e più responsabile partecipazione dei cittadini alla vita politica della Nazione“. Insomma, se la strada resta lunga e complessa (al di là della possibile presentazione alle Camere di un Odg che recepisca le proposte del Comitato), la “volontà politica” di recepire le istanze per il superamento/miglioramento dell'attuale forma di democrazia rappresentativa e la predisposizione ad impostare strumenti di democrazia diretta possono essere i primi passi essenziali per ricucire quello strappo tra cittadini, politica ed istituzioni che da anni tiene in scacco il Paese.

Contenuto liberamente estratto (con modifiche) dall'articolo pubblicato sul sito:
http://www.fanpage.it/quorum-zero-verso-la-democrazia-diretta-con-una-proposta-di-legge-di-iniziativa-popolare/

mercoledì 22 maggio 2013

Nasce la SEC: Scuola di Economia Civile




Il testo dell’intervista di Massimo Calvi al prof. Zamagni su Avvenire del 17.05.2013

La crisi dimostra il fallimento dei modelli economici che hanno dominato negli ultimi decenni e prova che è ormai necessario riscrivere i manuali di economia. C’è un contesto nuovo ed è il modello dell’economia civile di mercato ciò a cui dobbiamo guardare». L’economista Stefano Zamagni è stato tra i primi in Italia a riscoprire il valore e la modernità di quella che nel ’700 Antonio Genovesi battezzava col nome di "economia civile", attualizzando l’idea che l’homo oeconomicus si debba nutrire anche di relazioni, motivazioni, fiducia, e che l’attività economica abbia bisogno di virtù civili, di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali. Concetti verso i quali sta crescendo l’attenzione in tutto il mondo, e che risuonano nelle parole pronunciate ieri da Papa Francesco sulla tirannia del denaro come dato di questa crisi finanziaria, caratterizzata dal rifiuto dell’etica e della solidarietà, dalla negazione del primato dell’uomo. Ora i princìpi di un nuovo possibile modo di agire nel mercato, nel rispetto della persona umana, potranno essere diffusi in modo più strutturato grazie alla nascita di una scuola dedicata, la «Sec - Scuola di economia civile», che si celebra domenica a Incisa Valdarno (Firenze), e della quale Zamagni è presidente del comitato scientifico d’indirizzo.

Professore, perché oggi c’è bisogno di ripartire guardando all’economia civile?

Il dato di partenza è la crisi del modello neoliberista teorizzato che ha dominato negli ultimi 50 anni. È una visione che dicotomizza la società, definendo il mercato come il luogo dell’utilitarismo e lasciando ad altri ambiti della vita sociale questioni come l’altruismo e la filantropia.. Un modello che rappresenta il massimo dell’irresponsabilità. Ma anche l’economia sociale di mercato di marca tedesca, dove lo Stato supplisce ai limiti del libero mercato, è entrato in crisi: può funzionare per la Germania, ma non per altri Paesi, come stiamo vedendo in Italia, in Gran Bretagna o altrove.

Cosa si intende per economia civile, e in che cosa supera altri modelli?

L’economia civile non contrappone Stato e mercato o mercato e società civile, cioè non prevede codici differenti di azione, ma in linea con la Dottrina sociale della Chiesa punta a unirli. Inoltre teorizza che anche nella normale attività di impresa vi debba essere spazio per concetti come reciprocità, rispetto della persona, simpatia. Oggi invece si ritiene ancora che l’impresa possa operare nel mercato come meglio crede, o non rispettare in pieno la dignità dei lavoratori, e poi magari fare della filantropia oppure concedere in cambio il nido per i figli dei dipendenti. Ecco, non dovrebbe funzionare così. Un altro aspetto riguarda la società civile organizzata – cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, fondazioni – che non viene confinata al ruolo di soggetto incaricato di ridistribuire il sovrappiù, come in altri sistemi economici, ma è valorizzata come soggetto economico vero e proprio, messa al lavoro.

A proposito di lavoro, quali risposte si possono dare di fronte a una realtà che presenta situazione drammatiche, in particolare per i giovani?
Sappiamo che il capitalismo oggi non riesce a occupare più dell’80% della forza lavoro. Il problema è che cosa fare con l’altro 20%. Li abbandoniamo condannandoli alla precarietà eterna, oppure concediamo sussidi che in ogni caso prima o poi finiscono? La risposta degli economisti civili è diversa e porta a considerare forme di impresa, come ad esempio le cooperative sociali, alle quali affidare il compito di garantire la piena occupazione del sistema, orientandole sull’offerta di beni comuni, beni pubblici e beni relazionali.

Questo vuol dire che la società civile diventa protagonista di un nuovo modello di Stato sociale?

Sì, perché tanto il modello neoliberista quanto quello socialdemocratico di welfare non funzionano più. Il primo non assicura l’universalità dello Stato sociale, l’altro non garantisce la qualità. La soluzione è il welfare civile, fondato sul principio di sussidiarietà circolare, cioè sulla collaborazione tra tre soggetti: ente pubblico, imprese e società civile (o Terzo settore). Una risposta efficace ai vincoli di bilancio. Non è una questione di principio, ma una necessità. È un approccio anti-ideologico, un’idea nuova di economia e di società. Anche la Gran Bretagna, con la Big Society, sta guardando a questa soluzione. Che appartiene già alla realtà e alla tradizione italiana. Si tratta solo di riscoprirla e valorizzarla. La Scuola nasce per questo.

A chi si rivolge la Scuola di economia civile?

A manager e imprenditori che desiderano cambiare il modo di fare impresa o ai giovani stanchi di studiare una teoria economica che fa acqua da tutte le parti. E poi agli amministratori locali interessati a trovare nuove strade per coniugare la carenza di risorse con la necessità di offrire servizi di qualità a tutta la popolazione. L’attività partirà dall’autunno, al progetto hanno già aderito una quarantina di accademici in tutta Italia. L’ambizione è aprire una nuova stagione del pensiero economico.

Massimo Calvi

mercoledì 8 maggio 2013

Ue apre un'indagine sulla fabbrica dei veleni di Pernumia (PD)

Comunicato stampa del 6 maggio 2013

L'Ue apre un'indagine sulla fabbrica dei veleni di Pernumia (PD)

La Commissione europea chiede informazioni sulla bonifica della ex C&C. E' la risposta del Commissario Ue all'Ambiente all'eurodeputato Andrea Zanoni. “Da anni l'inerzia delle autorità locali mette a repentaglio l'ambiente e la salute dei cittadini della zona”.

“La Commissione chiederà alle autorità italiane di fornire ulteriori informazioni, compreso sulle eventuali misure che intendono adottare per risolvere il problema cui si fa riferimento nell’interrogazione” sullo stoccaggio abusivo e scriteriato di rifiuti speciali pericolosi nel fatiscente complesso di edifici di un'ex impresa a Pernumia (PD). E' la risposta del Commissario Ue all'Ambiente Janez Potočnik all'interrogazione presentata da Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo. “Adesso vediamo se, grazie all'indagine che la Commissione sta per aprire, le autorità locali faranno finalmente la scelta responsabile di mettere una volta per tutte in sicurezza l'area nell'interesse sia dell'ambiente che della salute degli abitanti della zona”.

Zanoni aveva denunciato in Europa i dubbi sul rispetto della normativa comunitaria in materia di rifiuti, discariche, acqua e aria, da parte delleautorità locali nella gestione dello smantellamento della fabbrica di veleni a Pernumia (PD). “Per anni la fabbrica C&C di Pernumia ha giocato sulla pelle dei cittadini. Adesso il suo stato attuale di totale abbandono e il mancato intervento delle autorità rischiano di far traboccare il vaso”.

Il 20 marzo scorso l'eurodeputato ha accompagnato i membri del Comitato Popolare SOS C&C nella consegna della petizione (2.400 firme) contro la discarica rifiuti tossici di Pernumia in commissione PETI Petizioni al Parlamento europeo di Bruxelles (FOTO). Il 15 febbraio precedente, Zanoni aveva incontrato i membri del Comitato durante un sopralluogo alla fabbrica dei veleni (VIDEO).

“A Pernumia si trovano i fabbricati fatiscenti della ex C&C, impresa ora cessata, dedita in passato allo svolgimento di attività di recupero di scarti industriali, ma successivamente implicata in un traffico illecito di rifiuti tossici, vicenda che ha portato al sequestro dell’intera area nel 2005”, spiega Zanoni. “Da allora non è stato fatto molto, sono tutt’oggi stivate in modo incontrollato e non autorizzato 52.000 tonnellate di fanghi pericolosi, contenenti idrocarburi e metalli pesanti di vario genere. Purtroppo, ancora una volta, ci vuole l'intervento dell'Europa per spingere le autorità locali italiane ad agire per tutelare la salute dei cittadini”.

BACKGROUND

Gli edifici della ex C&C versano in uno stato di totale abbandono e degrado, presentando numerose aperture nel tetto (in amianto) e nella struttura portante che consentono al materiale tossico di disperdersi nell’ambiente circostante grazie all’azione di vento e pioggia, compiendo, quindi, un’incessante attività di contaminazione ambientale.

La struttura è ubicata in un’area sita a ridosso di una ZPS e rischia di contaminare direttamente i territori di ben tre comuni della provincia di Padova (Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare), con zone residenziali e zone agricole di pregio (radicchio bianco di Maserà, radicchio variegato di Castelfranco IGP). Inoltre dista appena trenta metri dal canale Vigenzone (utilizzato per l’irrigazione) e si trova in prossimità del bacino delle Terme Euganee (il più esteso d’Europa) e di alcune “ville venete”, edifici di alto valore storico e culturale (di grande interesse turistico).

L’area è a rischio di incendio (principio di incendio già accaduto nel 2007), di alluvione (rischio sfiorato nel 2010 e 2011), di subire trombe d’aria (eventi importanti si sono verificati in zona limitrofa nel 2010 e 2012) e di terremoto (visti gli eventi sismici che hanno colpito la vicina regione dell’Emilia Romagna nel 2012), accadimenti che sicuramente porterebbero a una massiccia dispersione nell’ambiente dei rifiuti tossici così approssimativamente stoccati.

Andrea Zanoni, deputato al Parlamento europeo

www.andreazanoni.it