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mercoledì 5 marzo 2014

La terra fertile di città: l'esperienza dell’Ass. Nuova Terraviva di Ferrara

Un articolo di Andrea Gandini in uscita presso Madrugada, rivista dell'Ass. Macondo di Bassano del Grappa.

La terra fertile di città: l'esperienza dell’Ass. Nuova Terraviva di Ferrara
Dopo aver lavorato come sindacalista, ricercatore, formatore, docente e consulente, ho deciso a 50 anni di collaborare ad un’”impresa sociale”, anche perché nel frattempo avevo incominciato a scolpire il legno e la pietra. Per me, che ero un “cittadino intellettuale”, abituato a studiare, scrivere e pensare “fare” cose è stato un grande, positivo cambiamento: una scultura, un gioco di legno per i bimbi, curare la terra. E’ stata anche una “terapia” per difendermi dalle difficoltà che si incontrano nel nostro paese ad innovare (non ho smesso di collaborare ad una grande innovazione nella transizione al lavoro dei laureandi/laureati http://www.unife.it/ateneo/jobcentre/pil).
Poi c’era l’ambizione di creare in un’area pubblica agricola di 4 ettari (del Comune di Ferrara) in pieno centro, qualcosa di bello ed attraente. L’area gestita da un’associazione non profit steineriana (www.nuovaterraviva.org) nata per coltivare la terra col metodo biodinamico, consentiva di costruire insieme ad altri questa nuova “sfida sociale” che avesse “semi” di futuro. Biodinamica non è solo assenza di pesticidi, fertilizzare la terra con letame e preparati naturali, seguire il calendario delle semine basato sulla luna e lo zodiaco, ma avere animali per ricostituire il “ciclo chiuso” dell’antica fattoria. Un rispetto per madre Natura che ci consegna un cibo più sano, più nutriente, che si conserva più a lungo.
L’area agricola è stata integrata 10 anni fa da un parco per renderla accessibile ai cittadini, creando un luogo magico specie per i bimbi con casette sull’albero, un ponte tibetano, un cammino segreto, vari giochi tutti di legno (perché i bimbi ne sentono la vitalità, a differenza della plastica), un villaggio degli uccelli, un cosmogramma con 14 alberi, cartelli e varie sculture: un luogo dell’anima. Qui organizziamo ogni anno campi estivi da giugno a settembre per bimbi dai 3 ai 12 anni che possono essere a contatto con la natura, fare laboratori manuali e artistici (acquerello, lana cardata, argilla, orto, maglia, falegnameria, il pane,…) e mangiare cibo preso dall’orto bio e ivi cucinato. Gli animali (api, galline, capre,…l’anno prossimo asini) aiutano i bimbi e la terra ad essere fertili.
Dal 2010 abbiamo avviato un campo conservativo dei 40 più antichi alberi da frutto dell’Emilia-Romagna e dell’Italia (patriarchi) in quanto saranno, prima o poi, alla base della futura frutticoltura (perché più resistenti sia come piante che frutti, bisognosi di minor acqua e manutenzione, col triplo di sostanze organolettiche e anti-ossidanti). Qui teniamo anche corsi d’arte (acquerello, scultura, falegnameria, lana cardata, pedagogia) e di manualità (agricoltura, apicoltura, potatura) e un gruppo di studio settimanale sul vangelo di Giovanni. L’obiettivo è aiutare le persone a consumare di meno e sviluppare di più i propri talenti.
Accogliamo infine giovani e adulti con speciali necessità per un reciproco aiuto.
Il “parco-campagna” è stato realizzato all’insegna della bellezza; cittadini e genitori dei bimbi ci hanno “premiato” triplicando le iscrizioni sia ai campi estivi che come soci (circa 300).
E’ anche un esempio (così ci ha detto Legambiente di Modena) di come si può gestire un’area pubblica agricola in modo polifunzionale rendendola “bella ed attraente”, evitando così che tali aree siano urbanizzate, come spesso avviene quando un campo agricolo (anche di proprietà pubblica) rimane tale.
Piccoli semi che speriamo facciano capire l’importanza di coltivare in modo bio, quanto sia importante l’arte, la manualità, la bellezza, il ritorno alla Natura dei bimbi di città che nascono con una vivissima curiosità per gli altri viventi (O.E.Wilson, studioso della biodiversità la definì “biofilia”), ma oggi minacciati più che mai.
I bimbi di oggi infatti non giocano più tra loro e non sono più a contatto con animali e natura, c’è un abuso di giochi tecnologici, diventano così più pigri, con minor volontà, più grassi, con meno muscoli, meno capaci di giocare e quindi creare. Più deboli nel corpo vitale e, anche a causa di un’alimentazione troppo grassa-salata-zuccherata, più allergici e intolleranti. Dagli studi sulla biografia sappiamo che queste carenze si manifesteranno in età adulta.
Stare nella natura fa scoprire anche quanto sia importante vivere (e mangiare) rispettando le stagioni e la terra: l’humus si è formato in millenni e l’uso dei pesticidi negli ultimi 60 anni ne ha già ridotto la fertilità di un terzo; coltivando così avremo intere aree del pianeta desertificate. Stare nella natura significa anche diventare più “slow”, capire che dobbiamo consumare di meno e “vivere di più” (less is better). Mangiare sano e l’arte/manualità aiutano in questo cammino: chi trova il proprio talento riduce i consumi poiché si concentra in ciò che davvero gli serve e si evolve. Quando mangiamo una piccola mela antica, ingeriamo il triplo di nutrienti e di antiossidanti, è più gustosa, ha meno acqua e dura più a lungo. In Italia abbiamo un vero paradiso: 800 tipi di mele, 400 tipi di pesche, 400 di pere, 3mila cultivar. Sono state spazzate via da una cultura-consumismo che pensava fosse sbagliato avere mele piccole l’una diversa dall’altra. Ora sono tutte uguali, quasi sempre “avvelenate”, meno gustose, più deperibili: costano meno ma valgono meno. E’ questo il progresso? I valori umani vissuti intensamente dai nostri padri e nonni rimangono alla base dell’evoluzione umana; essi vanno metamorfosati senza rinunciare alle scoperte e innovazioni che renderanno la vita più umana, ma dobbiamo anche imparare a fare “per ogni passo nella conoscenza, tre passi nella morale”.
La nostra piccola “impresa sociale” è animata da un intento spirituale e dall’idea che i “beni comuni” pubblici possono essere meglio gestiti se c’è un’associazione non profit privata (ma che opera su linee guida del pubblico). L’intento prevalente rimane quello educativo: adulti che testimonino a bimbi e adolescenti che “piantare alberi, costruire altalene”, come dice un bel libro di Beppe Stoppiglia, li aiuta non poco.