"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

lunedì 28 gennaio 2013

Noi siamo la Repubblica italiana!

Ieri, 27 gennaio 2013, "Giornata della Memoria".

Il dialogo si conduce nell'apertura della mente alla verità.
La verità storica, scolpita nell'incancellabile memoria della shoah, è questa:
Non vi fu libertà, né eguaglianza sotto il regime fascista, originatosi in Italia negli anni '20, da lì irradiantesi in Europa e nel mondo e consolidatosi nel corso degli anni '30.
La fraternità fu riservata all'ambito familistico, per tutto il resto valeva la Patria.


"Il fenomeno fu facilitato dalla debolezza di tradizioni democratiche e si giovò della paura per la rivoluzione bolscevica che rumoreggiava ai margini: una paura interessatamente alimentata dal notabilato soprattutto terriero, attento a salvaguardare, con la tradizione, l’assetto di tipo oligarchico che ad esso conveniva.
...
Mussolini assicurò perentorio che il secolo ventesimo sarebbe stato il secolo del fascismo e le riviste del regime non mancarono di ricordare a commento che si trattava di un prodotto italiano. Scriveva “Conquiste” nel 1933: “Potranno esistere movimenti fascisti nelle più diverse nazioni, potranno costituirsi Stati fascisti nelle più lontane parti del mondo, ma l’idea che informerà questi movimenti, il principio che reggerà questi Stati sarà sempre lo stesso e questo sarà unicamente, totalitariamente e incondizionatamente italiano”."
Liberamente estratto dall'opera citata in calce.

Oggi ricordiamo che noi siamo una Repubblica. Ricordiamolo, nel "Giorno della Memoria", che i valori repubblicani intramontabili sono:


Libertà  Eguaglianza  Fraternità

 
Non il primo, il secondo o il terzo solamente, ma tutti e tre insieme.
Vanno considerati nella loro inesauribile funzione e relazione, uniti e distinti: l'uno all'altro sottomesso garantiranno un futuro migliore del passato.


Chi vi racconta dell'altro mente.

Noi siamo la Repubblica italiana!


Espansione del fenomeno fascista in Europa e nel mondo 

martedì 15 gennaio 2013

Ma cos'è questa crisi? Seconda puntata

In un precedente post ci eravamo soffermati sul significato del termine "crisi":

Ma cos'è questa crisi?

Oggi vogliamo occuparci della crisi nella sua attualità.

Questa crisi economica non è una delle solite crisi del capitalismo.

E' la crisi di un sistema economico basato sulla crescita dei profitti a scapito delle risorse della biosfera: adesso siamo al punto che "non c'è più trippa per gatti".
Poca trippa e troppi gatti!

Stiamo inesorabilmente entrando nell'epoca della decrescita, che significa decrescita demografica, decrescita dei consumi, decrescita del lavoro disponibile e, come ultima conseguenza, decrescita dei profitti individuali e d'impresa.

Il mercato borsistico mondiale non è ancora fallito per il costante rimpinguamento effettuato dalle Banche Centrali (FED, BCE, BOJ ...), ma tutti cominciano ad averne le tasche piene della speculazione onnipervasiva e si sta pensando seriamente ad una radicale riforma di questi cosiddetti mercati.

Nei prossimi decenni si assisterà ad una parallela crescita della quota di felicità pro-capite e una conseguente crescita del capitale sociale, costituito dall'enorme massa di volontari, associazioni e movimenti civici impegnati nel campo della cooperazione sociale, della responsabilità d'impresa, della coltivazione biologica, dell'energia rinnovabile ... nel rispetto di nostra madre terra.

Ci sarà una progressiva ripresa dei legami culturali, si rinsalderanno i legami sociali oggi sfilacciati dall'eccesso di competizione, i valori ambientali prenderanno il sopravvento sull'inquinamento delle acque e sulla cementificazione dei territori.
Nessuno potrà più permettersi di predicare quell'eresia pratica secondo cui "con la cultura non si mangia".

I cittadini non delegheranno più i politici a trattare per loro conto, bensì chiederanno sempre più insistentemente di poter contare nelle decisioni riguardanti la comunità civile e politica.

Per ultima verrà la "Rivoluzione dei Beni Comuni": sulla spinta di queste richieste emergenti dal basso, aria, acqua, territorio, energia saranno protetti da una legislazione concordata dalle nazioni a livello planetario.

domenica 13 gennaio 2013

La salita in campo di Mario Monti: una scelta di chiarezza e responsabilità

Ve lo ricordate Claudio Petruccioli?
Fu presidente della RAI dal 2005 al 2009, gli anni a cavallo della parentesi Prodiana tra le due ali del Cavaliere ...
Ho trovato un suo articolo, a mio parere molto ben fatto e onestamente obiettivo, sulla salita in campo del Professor Monti.

Eccolo qua, vale la pena di leggerlo:

Che fastidio, quel Monti!

mercoledì 9 gennaio 2013

Il Fondo Monetario Internazionale ha sbagliato!

Molto ben fatto l'articolo di Andrea Baranes sul sito di Non Con I Miei Soldi!:

Abbiamo sbagliato…

E' confortante verificare, a distanza di oltre un anno, che le politiche monetarie e mercantiliste fatte passare sulla testa dei cittadini europei non scendono nel cuore, con il risultato che non realizzano lo scopo per cui sono state imposte.

I popoli sono organismi plurali composti di comunità di persone libere e senzienti, dotate di una propria cultura e tradizione, non sono organizzazioni di massa per produttori apatici e consumatori afasici, né, tantomeno, macchine, assemblaggi di macchine, reti di nodi intelligenti ed intellegibili, solide o liquide, o altre diavolerie similari ...

Solo la vera democrazia può assicurare pace, stabilità e progresso ai popoli!

Questo fallimento della politica monetaria di austerità ci dice una grande verità su tutti noi: nonostante tutti i nostri limiti - e probabilmente in forza di essi - siamo ancora umani, dopo tutto!

martedì 8 gennaio 2013

Politica, non mercato di voti

Servono visioni e scelte di "civil concorrenza"
di Luigino Bruni

Per avere un’idea di quanto il linguaggio e la logica politica siano spesso presi a prestito da altri linguaggi, basta leggere i giornali o guardare la tv in questa fase pre-elettorale. Espressioni come 'campagna' elettorale, 'competizione' politica, 'arena', 'campo', sono mutuate dal linguaggio militare, economico e sportivo, logiche molto pericolose e generalmente sbagliate quando accostate alla politica e alla democrazia, perché quasi sempre rimandano all’idea di relazioni antagonistiche a 'somma zero', dove le vincite dell’uno corrispondono alle perdite dell’altro. La metafora più potente, anche per la sua lunga storia, è quella economica, che porta a leggere la dinamica politica come la competizione nei mercati. C’è una lunga tradizione di pensiero che ha visto la politica sulla falsariga del mercato, e non sempre con risultati negativi o incivili. Joseph Schumpeter, negli anni Quaranta del secolo scorso, scopriva con tristezza e profeticamente che i politici altro non sono se non «mercanti di voti». Da quella intuizione è poi scaturita tutta una teoria politica 'competitiva' dove i diversi partiti lottano tra di loro per conquistare il voto dell’elettore al fine di raggiungere il potere. I partiti sarebbero così nulla di sostanzialmente diverso dalle imprese, poiché le imprese (capitalistiche) massimizzano i profitti economici e i partiti massimizzano i profitti politici (voti). Dietro questo approccio economico-competitivo alla politica (il mercato politico) si cela l’idea-ideologia che il mercato sia il principale luogo e strumento di libertà e di eguaglianza, e che lo è tanto più quanto più alimenta la concorrenza. Questa visione 'competitiva' della democrazia è molto complessa quando si esce dall’astratto e ci si cala dentro la prassi politica, anche perché, a differenza dei mercati civili, le coalizioni tra partiti una volta raggiunto il potere lo possono usare a proprio vantaggio, scaricando, almeno in buona misura, i costi sulle minoranze meno dotate di voce politica.

Questa logica diventa poi devastante se chi la pratica ha in mente un’idea errata di mercato, come è, purtroppo, quella che domina da qualche decennio in Italia, e sempre più in un mondo governato dalla finanza speculativa 'a somma zero'. L’idea di competizione economica che possiamo evincere dalle azioni e dalle parole di molti leader politici, sarebbe soltanto bizzarra se non fosse anche tragica. Un’idea che avrebbe fatto rabbrividire anche gli economisti classici fin da Adam Smith, per non parlare dei massimi teorici della democrazia, da Mill a John Rawls. Il mercato viene infatti immaginato come il luogo dove l’impresa Rossi ha come scopo battere l’impresa concorrente Bianchi. Qui la competizione, il cum­petere, diventa un cercare (petere) insieme (cum) di vincere la stessa gara, ma non implica alcuna azione congiunta, nessuna forma intenzionale di cooperazione. È questa un’idea deformata sia di competizione sia di mercato, poiché il buon mercato, o 'la civil concorrenza', nelle parole di Carlo Cattaneo, è esattamente l’opposto: l’impresa Rossi non ha come scopo 'battere' l’impresa Bianchi, ma soddisfare al meglio i bisogni dei consumatori; e se l’impresa Bianchi è meno capace di Rossi di soddisfare quei bisogni, o migliora o esce dal mercato. È questa la natura più profonda della competizione di mercato, che è quindi una faccenda cooperativa, un’azione congiunta. Quindi, se qualcuno ama usare la categoria di competizione per descrivere la dinamica politica, che almeno si orienti verso la sua versione migliore, più profonda e civile. In realtà, quando nei mercati e nella politica gli attori non hanno più l’energia morale e l’entusiasmo civile di guardare avanti e insieme nella stessa direzione, di proporre qualcosa di importante ascoltando e parlando con i cittadini, si guarda 'accanto', e così rischia di prevalere uno sguardo miope e orizzontale orientato a battere il con­corrente, il rivale e l’avversario.

E questo è un segnale di malessere etico e antropologico profondo, malattia da curare con fermezza. La concezione odierna, ed errata, del mercato politico allora non è altro che un segnale (forse il maggior segnale, come già percepiva Schumpeter) che si è logorato un modo di stare al mondo e di cooperare. Dobbiamo saper immaginare una nuova stagione esplicitamente cooperativa, se vogliamo veramente arrestare quel declino già da tempo iniziato, che è molto più profondo del debito e del Pil. Una strada, una volta chiusa questa fase elettorale e assegnato a ciascuno il ruolo e il peso stabiliti dal voto popolare, è dare vita a un processo condiviso e cooperativo, analogo a quello che ha ispirato la Costituzione repubblicana, frutto di una ritrovata concordia che riuscì a trasformare le macerie della guerra in un nuovo Patto civile. I giorni che ci separano dalle elezioni possono insomma essere non solo il tempo di una battaglia di idee, ma anche l’inizio, un primo passo, di un lungo processo per il quale sarà necessario il contributo delle migliori donne, uomini e giovani della società civile, verso nuove sintesi. Un primo passo, affinché sia un buon passo, richiede però fin da ora la capacità di coltivare le ragioni della concordia e del consenso, un cercare insieme. Occorre avere il coraggio di mettere in primo piano l’immaginazione e la proiezione verso il futuro da costruire, anziché esaurire tutte le energie nell’affanno di garantire il controllo del presente.
 
(da Avvenire del 6 gennaio 2013)© riproduzione riservata