"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

mercoledì 30 maggio 2012

Il ciclo del denaro - 5° puntata

Attraverso la newsletter di "Rifondazione Comunista" ci giunge un articolo a firma Marco Bersani e pubblicato sul sito di Attac Italia


Mi permetto di estrarre, per comodità nostra, i brani che ci aiutano di più a comprendere i poco trasparenti meccanismi della finanza. Eccoli qua:

Dodici milioni di persone affidano i propri risparmi a Poste Italiane, attraverso i libretti di risparmio e i buoni fruttiferi. La massa di questi risparmi viene raccolta dalla Cassa Depositi e Prestiti, che, fin dalla sua nascita, la utilizzava per permettere agli enti locali territoriali di poter fare investimenti con mutui a tasso agevolato. Nel 2003, la Cassa Depositi e Prestiti è stata tramutata in società per azioni e nel suo capitale societario sono entrate (30%) le fondazioni bancarie. Da allora, la Cassa Depositi e Prestiti si è progressivamente trasformata in una merchant bank che continua a finanziare gli enti locali, ma a tassi di mercato e che investe in diversi fondi con finalità di profitto. La massa di denaro mossa annualmente dalla Cassa Deposti e Prestiti è enorme: circa 250 miliardi di euro, con una liquidità disponibile di quasi 130 miliardi di euro; si tratta di gran lunga della “banca” più solida e nello stesso tempo più “liquida” del Paese.

La natura di bene comune della Cassa Depositi e Prestiti risulta evidente dalla provenienza del suo ingente patrimonio, che per oltre l’80% deriva dalla raccolta postale, ovvero è il frutto del risparmio dei lavoratori e dei cittadini italiani. Tale natura è del resto anche giuridicamente sostenuta dall’art.10 del D. M. Economia del 6 ottobre 2004 (decreto attuativo della trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in società per azioni ) che così recita: «I finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti rivolti a Stato, Regioni, Enti Locali, enti pubblici e organismi di diritto pubblico, costituiscono servizio di interesse economico generale».

Nonostante ciò, con la trasformazione in SpA della Cassa Depositi e Prestiti, l'attività di finanziamento degli investimenti degli enti pubblici deve avvenire assicurando un adeguato ritorno economico agli azionisti. Come recita l’art. 30 dello Statuto della società «Gli utili netti annuali risultanti dal bilancio (..) saranno assegnati (..) alle azioni ordinarie e privilegiate in proporzione al capitale da ciascuna di esse rappresentato». E la relazione annuale societaria, relativa al 2010, dichiara con soddisfazione la chiusura del bilancio con un utile netto di 2,7 miliardi di euro, nonché il fatto di aver garantito agli azionisti, dall’avvenuta privatizzazione ad oggi, un rendimento medio annuo superiore al 13%. Se l’unità di misura delle scelte di investimento è la redditività economica delle stesse, è evidente il conflitto di interesse rispetto alla loro qualifica di servizio di primario interesse pubblico.

Paradossale appare il fatto che siano state proprio le fondazioni bancarie quelle chiamate a partecipare al capitale sociale della nuova società per azioni. Le fondazioni bancarie sono spesso i principali azionisti delle banche di riferimento, con le quali la Cassa Depositi e Prestiti fino ad allora competeva, fornendo agli enti pubblici risorse finanziarie a condizioni più convenienti. Sarà forse un caso che da allora, attraverso una scelta di elevati tassi di interesse sui mutui accesi, le condizioni di finanziamento privilegiato da sempre rivolte agli enti pubblici siano progressivamente svanite, spalancando le porte degli stessi all’indebitamento coi mercati finanziari?

Se più dell’80% delle entrate della CDP SpA deriva dal risparmio dei lavoratori e dei cittadini, si pongono problemi rilevanti di diritto all’informazione e di diritto alla partecipazione alle scelte di destinazione degli investimenti. Se infatti per 150 anni la destinazione al finanziamento degli investimenti degli enti locali territoriali era scontata (e tacitamente condivisa dai cittadini “prestatori”), con la trasformazione di Cassa Depositi e Prestiti in società per azioni nasce una questione ineludibile di democrazia partecipativa: i lavoratori e i cittadini devono avere voce sulla destinazione dei soldi prestati e partecipare all’indirizzo delle scelte sugli investimenti da intraprendere, ad esempio ponendo vincoli di destinazione a finalità sociali ed ambientali degli stessi.

I temi della riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni da una parte e di una nuova finanza pubblica dall’altra sono fra loro strettamente connessi: chiedendo la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, il movimento per l’acqua afferma le necessità di una nuova fiscalità generale e di nuovi strumenti di finanza pubblica; allo stesso modo, la rivendicazione di una nuova finanza pubblica rimanda immediatamente a beni comuni da affermare come indisponibili al mercato e a servizi pubblici di qualità da garantire a tutte e tutti. Riappropriarsi collettivamente dei beni comuni, ivi compreso il denaro pubblico, diviene la condizione indispensabile per poter immaginare un'uscita dalla crisi che renda effettiva la ripubblicizzazione di beni comuni come l’acqua, realizzando concretamente quanto deciso dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con la straordinaria vittoria referendaria del giugno 2011.

Fra pochi giorni sarà passato un anno da quella straordinaria affermazione di civiltà che fu il referendum sui beni comuni: come pensiamo di celebrarlo?

venerdì 25 maggio 2012

11 giugno 2012: incontriamoci in un paesaggio nuovo

Lo sapevate che negli ultimi trent'anni il territorio del Comune di Padova è stato cementificato alla ragguardevole media di 70 ettari all'anno (tra zone industriali, zone commerciali, tangenziali, rotatorie, parcheggi, nuovi insediamenti residenziali)?

Ciò corrisponde alla perdita annua di circa 180 campi padovani coltivabili, approssimativamente la superficie di 70 campi di calcio, (che in trent'anni fanno un totale di oltre 2.000 campi di calcio)!?!

E sapevate che ad aprile 2012 si stimano, nella sola provincia di Padova, oltre 23.000 appartamenti vuoti in attesa di essere affittati o venduti; a cui si sommano oltre 1.300 magazzini industriali, altrettanto vuoti e in attesa di essere affittati o venduti?

Se volete sapere la verità, la nuda e cruda verità sull'abominevole colata di cemento non potete perdervi questo appuntamento.

Il Distretto di Economia Solidale di Padova e Biorekk, lunedì 11 giugno, dalle ore 20:30, presso il cinema MultiAstra, in Via Tiziano Aspetti, a Padova, presentano il libro di Luca Martinelli:

Salviamo il Paesaggio

A seguire, Sergio Lironi, di Legambiente Padova, presenterà il progetto del Parco Agro-paesaggistico metropolitano.

Sarà aperta la vicina "Osteria di Fuori Porta", che offrirà pietanze a base di genuini prodotti locali, più naturali e gustosi ... perché biologici e da consumare insieme ... non mancate!

"Stella d'Italia" sostiene il parco agricolo e paesaggistico metropolitano di Padova

Abbracciamo l'Italia camminando ... è questo l'incipit dell'iniziativa nazionale "Stella d'Italia": per oltre 40 giorni camminatori sparsi lungo i sentieri e gli argini di tutto il paese convergeranno verso la città dell'Aquila lungo 5 direttrici da Nord, Est, Ovest e Sud.
Il percorso da Nord-Est sabato 26 maggio passerà da Padova dove i camminatori volontari sosterranno l'iniziativa "Salviamo il Paesaggio e il progetto di parco agricolo e paesaggistico metropolitano".
Alla fine della tappa saranno accolti dall'assessore Andrea Colasio, al quale consegneranno anche una nostra lettera a favore del progetto del Parco metropolitano.
L'appuntamento è alle 12:45 sull'argine del canale San Gregorio all'altezza dell'agriturismo "La Scacchiera". I camminatori di Stella d'Italia arriveranno da Dolo (da lì partono alle 8 del mattino).
Il tratto padovano proseguirà lungo l'isola di Terranegra, il Roncajette, il canale San Gregorio e poi il Piovego fino al Portello e al Municipio (circa 9 km). A Terranegra, ad illustrare il percorso e le motivazioni di "Salviamo il Paesaggio" ci sarà Lorenzo Cabrelle di Legambiente.
Tutti possono aggregarsi, mandate una mail ai vostri soci o simpatizzanti.
Chi di voi sarà presente lo segnali a s.ginestri@legambientepadova.it.

Qui di seguito la presentazione di "Stella d'Italia".

Camminare per incontrare e conoscere la realtà dei territori attraversati, in ascolto di associazioni ed istituzioni che condividono un desiderio di unione tra Nord e Sud, di legalità, di rispetto del territorio e delle sue peculiarità, ambientali, sociali e culturali. Stella d’Italia, idea di Antonio Moresco, promossa da “Il Primo Amore” e da un gruppo di volontari, è un grande spostamento a piedi, di menti e di corpi, per “ricucire con i nostri passi” un paese diviso e apparentemente incapace di esprimere energie nuove, attraverso cinque bracci che prefigurano una stella: già in movimento il braccio di Sud-Est, partito da Messina lo scorso 11 maggio; si partirà da Venezia il 25 maggio, da Genova il 27, da Santa Maria di Leuca il 2 giugno, ed infine da Roma il 30 giugno, per arrivare assieme all’Aquila il 5 luglio.
Il braccio in partenza da Venezia segue fino ad Assisi, con piccolissime modifiche, la scansione delle tappe dei Cammini di Sant’Antonio e di Assisi, attraversando le città di Padova, Monselice, Ferrara, Bologna, la zona dei Gessi emiliano-romagnoli, e infine scavalcando l’Appennino Tosco-Emiliano verso Assisi, dove incontrerà il braccio in partenza da Genova. Assieme i due bracci cammineranno verso L’Aquila, mentre i due bracci del Sud, ricongiuntisi a Matera, la raggiungeranno lungo i sentieri del Tratturo Magno.
Il braccio di Nord-est,  dopo la tappa Venezia-Dolo, percorrerà le due tappe “padovane”: Dolo-Padova (26 maggio), e Padova-Monselice (27 maggio).

La tappa Dolo-Padova vedrà la partecipazione di Legambiente Padova, che guiderà i camminatori di Stella d’Italia lungo una delle poche aree verdi ed agricole ancora rimaste nel territorio sempre più urbanizzato di Padova, tra il Canale San Gregorio e il Canale Roncajette, per poi entrare nel cuore della città lungo il Canale Roncajette, la Golena San Massino, il Portello ed infine arrivare davanti al Municipio di Padova.

L’appuntamento tra i camminatori di Stella d’Italia e i simpatizzanti di Legambiente è previsto per le 12:45 sull’argine San Gregorio nei pressi dell’Agriturismo la Scacchiera (per info visita la pagina www.legambientepadova.it/stella_italia). Durante il cammino verranno “raccontate”  le due iniziative "Salviamo il Paesaggio" e "Per un Parco agro-paesaggistico metropolitano tra la Brenta e il Bacchiglione" che si legano allo spirito di rispetto e valorizzazione dei territori che caratterizza il cammino di Stella d’Italia (per approfondimenti visita http://salviamoilpaesaggiopd.wordpress.com). Ma per chi fosse interessato è possibile percorrere l’intera tappa del 26 fin dalla partenza a Dolo oppure quella del 27 verso Monselice.
Come partecipare? Scrivendo una mail a iscrizionistelladitalia@gmail.com, oppure telefonando a uno dei referenti indicati per i diversi bracci sul sito del progetto: www.camminacammina.wordpress.com  (per il Nord-est: Beatrice Bertolo 349 8786929; Maurizio Netto 335 7816416).
La partecipazione a Stella d’Italia non prevede alcuna tassa di iscrizione. E’ richiesta invece la quota assicurativa obbligatoria di 3 €, cui è possibile aggiungere donazioni di sostegno al progetto. La quota è valida per tutto il percorso, ed è possibile partecipare anche per una sola tappa, o in modo discontinuo. Vitto e alloggio sono a carico dei partecipanti, ma si è cercato di mantenere le spese molto basse, nella speranza che gli ostacoli di tipo economico per i partecipanti si riducano al minimo, chiedendo, ove possibile, ospitalità presso palestre o altre strutture molto spartane.

“L’Italia è tramortita. L’Italia ha bisogno di risorgere. Ha bisogno di tirare fuori dalla sua testa, dalla sua pancia e dal suo cuore le energie che pure conserva dentro di sé e che, come è successo altre volte in passato,  possono farla risorgere. C’è bisogno di gesti, individuali e collettivi, che diano una spinta verso questa rigenerazione. C’è bisogno di unire sentimento e visione. C’è bisogno di mettere al mondo e rendere visibile questa urgente necessità e questo desiderio diffuso attraverso gesti significativi e prefiguranti da compiere insieme. C’è bisogno di un incontro non solo mentale e ideale, ma anche fisico, che renda visibile e che faccia vivere l’immagine e la possibilità di un’unione dinamica riconquistata, dopo anni di intossicazione, di avvilimento e di mancanza di prospettive, di lacerazioni e di divisioni, fino a portarci nel vicolo cieco in cui ci troviamo e da cui è questione di vita o di morte uscire per poter finalmente imboccare altre strade.”

Antonio Moresco

giovedì 24 maggio 2012

Il comitato SOS C&C partecipa alla "Remada a seconda"

Il comitato SOS C&C parteciperà alla "Remada a seconda" sabato 26 e domenica 27 maggio.

Sabato 26 andremo al Bassanello, alle ore 14:30, per distribuire il volantino che abbiamo realizzato e poi saliremo sull'imbarcazione della Provincia con uno striscione che reggeremo lungo il percorso Padova-Battaglia Terme. Se ci fosse qualche volontario che si aggrega ci farebbe molto piacere.

Domenica 27 partiremo da Battaglia con un gommone addobbato con palloncini neri su cui verranno scritti i nomi delle sostanze presenti nel sito inquinato e la scritta "remiamo tutti  x la bonifica della ex C&C". Nei vari punti di sosta delle imbarcazioni ci sarà qualcuno che volantinerà. Per dare risonanza alla nostra partecipazione abbiamo scritto un articolo che verrà pubblicato sabato sia sul Mattino che sul Gazzettino.

Martedi 29, alle ore 21:00, presso la sala Zanini del Centro Sociale di Pernumia (vicino alla biblioteca) è convocato il Consiglio Comunale allargato tra i comuni di Battaglia Terme, Due Carrare e Pernumia. Sono stati invitati anche i rappresentanti della Regione e della Provincia. Noi dobbiamo essere lì in tanti per dimostrare che la cittadinanza preme perché il problema venga risolto in tempi brevi, prima che avvenga un possibile disastro.
Il recente terremoto, che ha interessato anche le nostre città, come Montagnana, ci richiama alla serietà della posta in gioco.

Contiamo di vedervi tutti!

domenica 20 maggio 2012

Il ciclo del denaro - 4° puntata

Intervista estremamente interessante, ad un premio Nobel dell'economia, purtroppo non tradotta in italiano, chissà perché ?!?

An interview with Amartya Sen: there is a democratic failure in europe

Altra intervista assai illuminante, al più contestato - e contestatore - visionario del mondo economico globale:

Affossati ma consapevoli: intervista a Paolo Barnard

martedì 15 maggio 2012

Il ciclo del denaro - 3° puntata

Esattamente 4 anni fa Report (Rai3) mandava in onda questo servizio.

SENZA INTERESSI - 18.05.2008
di Giorgio Simonetti - Economia

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Allora la buona notizia di oggi viene dalla Svezia, ed è rivoluzionaria, forse fin troppo, un gruppo di 35.000 persone immagina una società libera dal concetto di interesse. Il ragionamento che hanno fatto è questo: se mettiamo dei soldi in banca, parliamo di persone con redditi medio bassi, cioè la maggior parte di noi, gli interessi che percepisco servono si e no a pagare le spese. Però se chiedo un prestito mi spennano. Allora perché non mettere il nostro denaro insieme e farlo circolare? Come funziona ce lo racconta Giorgio Simonetti.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Siamo a Skovde una cittadina a 350 chilometri da Stoccolma, dove ha sede una banca molto particolare. Jak Bank è una banca cooperativa con 35.000 soci sparsi sul territorio e ha come scopo quello di creare un modello alternativo di finanza non speculativa al servizio delle persone e delle piccole realtà imprenditoriali.

FRANK MAGNUS - DIRETTORE BANCA JAK
Essendo un'associazione non abbiamo nessun grosso azionista che chiede profitto, perché sono tutti i soci a possedere la banca.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Cioè ogni socio detiene una sola azione e tutti hanno lo stesso peso nell'elezione del consiglio direttivo. La missione di questa banca non è di creare profitto, ma di prestare soldi ai propri soci nella forma il più conveniente possibile, secondo un'idea di economia libera dal concetto d'interesse.

FRANK MAGNUS - DIRETTORE BANCA JAK
L'interesse trasferisce il denaro dalla parte sbagliata, perché chi ha già molti soldi può accumulare più denaro, mentre chi ne ha pochi ne avrà sempre meno, perché se vuole comprarsi la casa o qualunque altra cosa dovrà chiedere un prestito e pagare interessi.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
La Jak Bank si rifà alle teorie dell'economista tedesca Margrit Kennedy che spiega quali sono le conseguenze dell'interesse nella nostra economia.

MARGRIT KENNEDY - ECONOMISTA

La maggior parte delle persone pensa di pagare l'interesse solo quando chiede un prestito in banca, non è così. In genere chi produce beni di consumo paga interessi alla banca e poi li scarica sui prezzi. Se facciamo i conti su quello che si compra per vivere, la gente paga in media sui prezzi dei beni di consumo circa il 45% di interesse.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Secondo le ricerche effettuate da Margrit Kennedy in media il 45% di ciò che spendiamo per vivere è interesse nascosto che paghiamo alle banche.

MARGRIT KENNEDY - ECONOMISTA
L'80% della popolazione tedesca paga più interesse in ciò che compra rispetto all'interesse che guadagna dai propri conti correnti o dagli investimenti finanziari. Poi c'è un 10% che guadagna tutta la rendita di interesse che ha perso quell'80% della popolazione e solo il rimanente 10% va in pareggio.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Nella Jak Bank i propri risparmi non generano interesse, e non c'è nessun azionista che a fine anno si spartisce gli utili. I prestiti sono concessi a un costo che serve solo a ripagare le spese di gestione e di rischio. Ma qual è l'unico tasso che la banca applica per la sua sopravvivenza?

FRANK MAGNUS - DIRETTORE BANCA JAK
Intorno al 2,5% che è la nostra tassa sul prestito e la calcoliamo come se fosse un tasso di interesse.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Un tasso fisso che in media è del 2,5%, è reso possibile grazie al meccanismo matematico che rende sostenibile l'intero sistema che funziona così. In questo primo esempio vediamo il nostro socio che risparmia il primo mese 1 moneta, il secondo mese un'altra moneta, idem per il terzo mese. A questo punto ha messo 3 monete e ha guadagnato 6 punti di risparmio, perché in questi mesi il suo denaro viene automaticamente prestato ad altri soci. Ora il 4° mese il nostro socio preleva le sue 3 monete risparmiate e in più ne chiede 3 in prestito. Che restituisce nello stesso arco di tempo in cui ha maturato i punti di risparmio, cioè in 3 mesi. A 6 punti guadagnati corrispondono 6 punti consumati e il sistema è in equilibrio. Lennart e sua moglie Britt hanno comprato casa nella campagna svedese chiedendo un prestito a una banca tradizionale, sono arrivati a pagare un tasso variabile del 13,7%. Ma in quel periodo, nel 1992, scoprono la banca JAK e incominciano a risparmiare denaro. Dopo pochi anni, maturati i punti di risparmio, trasferiscono il mutuo dalla banca tradizionale alla Jak e passano a un tasso fisso dell'1,4% per 10 anni. Che era il tasso proposto dalla Jak in quegli anni.

BRITT ANDERSSON - SOCIA BANCA JAK
E' meraviglioso perché ho visto come i miei debiti si sono ridotti ogni mese. Nella banca tradizionale non si riduceva il debito, pagavo l'interesse e solo una piccola somma andava a ridurre il debito. In questo modo invece abbiamo sostenuto meno spese e ora mio marito è andato in pensione, 16 mesi prima del previsto.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Quando siamo andati a trovarli avevano appena finito di ripagare il loro mutuo per la casa e dopo qualche mese potevano anche prelevare i loro post-risparmi, circa 20.000 euro, che gli erano stati versati su un conto bancario tradizionale, poiché tutti i soci JAK hanno bisogno anche di un conto di questo tipo per i pagamenti e i prelievi. Se poi un socio risparmia per 30 anni e non chiede mai prestiti è ovvio che in un sistema del genere, che non matura interessi, ci rimetterà per via dell'inflazione. Questo non è un problema?

FRANK MAGNUS - DIRETTORE BANCA JAK
Il fatto è che noi non guardiamo solamente alle persone come singoli individui, noi lavoriamo come una collettività e perciò i punti di risparmio che una persona ha accumulato, può regalarli ad un altro che ne trae beneficio.

BARBRO VON KRUSENTIERNA-SOCIA BANCA JAK
Credo in una società nella quale le persone si aiutino a vicenda, so che quando risparmio il mio denaro con Jak loro lo presteranno ad altri soci che hanno bisogno di prestiti.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Prestito come reciproca solidarietà tra le persone, questa è la grande eresia finanziaria di Jak. Oltre 500 volontari organizzati in 28 circoscrizioni locali dedicano gratuitamente il loro tempo per diffondere questa idea e per trovare nuovi soci.

LENNART ANDERSSON-CIRCOSCRIZIONE NORD HALSINGLAND BANCA JAK
Per me Jak rappresenta un modo per impegnarmi attivamente in questioni politiche, e se io posso dare il mio contributo per portare il mondo in questa direzione per una società libera dal concetto di interesse, lo farei.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Con la Jak Bank, un socio può chiedere un prestito anche se non ha mai risparmiato. Se per esempio chiede in prestito 3 monete è però obbligato ogni mese a restituirne due. Una per ripagare il prestito chiesto, l'altra per contribuire alla sua quota di risparmio e così via. Alla fine dei tre mesi avrà guadagnato i 6 punti necessari per il prestito che aveva preso in anticipo. Tutto questo grazie al meccanismo del post risparmio. Marten vive ad Helsingborg, ha acquistato casa di recente e l'ha pagata 210.000 euro. Ha contratto solo il 5% del suo prestito con la Jak Bank per 5 anni e per il resto ha fatto un mutuo trentennale con una banca tradizionale. Perché hai preso questo prestito a breve termine?

MARTEN HERMANSSON-SOCIO BANCA JAK
I post-risparmi rendono impossibile chiedere un prestito maggiore. Comunque un prestito a breve termine mi va bene, perché sto facendo delle ristrutturazioni, pago il debito e poi ne chiedo un altro con Jak, invece di avere un grosso prestito a lungo termine.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
I post-risparmi non generano interessi, ma anche nei conti ordinari delle banche tradizionali svedesi gli interessi sono quasi inesistenti ... Ci sono però delle altre differenze che convincono il socio Jak ad aderire anche solo idealmente a questo modello finanziario alternativo.

MARTEN HERMANSSON-SOCIO BANCA JAK
Jak è molto concentrata sulle economie locali, non siamo interessati ad andare in Cina, e investiamo qui il nostro denaro. Per esempio facciamo investimenti che si svilupperanno su 2 generazioni, non solo per un paio di anni e poi sparire. Questo è quello che io chiamo economia sostenibile.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Mellanfiarden è un piccolo paese di pescatori nel nord della Svezia. Eva è un'imprenditrice e si occupa di turismo e della produzione di reti da pesca. Ha avuto un prestito da Jak per l'acquisto di un motore per la barca.

EVA ERIKSSON-SOCIA BANCA JAK
Se non avessimo preso contatto con JAK avremmo dovuto sospendere l'attività.

GIORGIO SIMONETTI
Perché?

EVA ERIKSSON-SOCIA BANCA JAK
Perché tutte le altre banche ci hanno detto:"No, non metteremo una corona svedese per loro". Jak è stata l'unica via d'uscita. E' molto difficile oggi in Svezia avere piccole aziende. E devi avere risultati molto, molto buoni se vuoi che le grandi banche credano nella tua azienda. Noi viviamo nel Nord della Svezia, questa è una piccola comunità ... Ed è molto importante che Jak decida di venire qui e di aiutarci ad avviare aziende così che i giovani possano rimanere a vivere qui e trovare lavoro.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Anche la parrocchia cristiana evangelica di Hudiksvall aveva bisogno di restaurare la propria Chiesa grazie a un ulteriore servizio offerto dalla Jak: il risparmio di supporto che consiste nel raccogliere risparmio per una finalità ritenuta utile dalla collettività. In questo caso la chiesa ha potuto chiedere un prestito utilizzando i punti risparmio accumulati dai soci che hanno aderito al "risparmio di supporto".

ANNICA BRUN-PRES. CHIESA EVANGELICA HUNDIKSVALL
Tutto il denaro che abbiamo nella nostra Chiesa è dato dalla gente. Non riceviamo nessun supporto dal Governo. Prima avevamo un grosso prestito in una banca tradizionale e ogni anno dovevamo pagare molto denaro in interesse.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
Il costo del prestito con la banca tradizionale era di circa 5.000 euro l'anno. Ora la spesa si è ridotta a meno di mille euro l'anno.

MIRIAM BERJLUND-PASTORE CHIESA CRISTIANA EVANGELICA
Quando rifletto sul denaro penso alle parole di Gesù: lui disse che tu non puoi servire allo stesso tempo Dio e Mammona. Nella vita non puoi solo accumulare e chiederti "Quanto posso avere?". Noi dobbiamo essere anche servitori.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
I soci Jak devono per forza risiedere in Svezia. Tuttavia il loro modello finanziario è già stato copiato in Germania, dove a Stoccarda è nata una banca che si basa sullo stesso meccanismo e sugli stessi principi.

JOHAN OPPMARK-AMMINISTRATORE DELEGATO BANCA JAK
Abbiamo un'organizzazione in Svezia che si chiama Caja, formata anche da soci Jak. Loro conoscono il sistema e possono consigliare altre persone in altri paesi su come avviare una banca come Jak.

GIORGIO SIMONETTI FUORI CAMPO
La Jak Bank è stata fondata da Ake Mobrandt nel 1965, importando il nome e l'idea dalla Danimarca, dove negli anni '30 nacque la prima banca di questo tipo. Jak è un acronimo che sta per terra, lavoro e capitale, i 3 fattori che sono alla base di ogni economia. Un'economia che per la Jak deve essere libera dal concetto di interesse e perciò non al servizio della speculazione.

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Ma cos'ha il nord Europa di diverso, sarà il sangue o il freddo?

Sarà il sangue freddo! Perché ci vuole un bel coraggio a fondare una banca alternativa. E in Italia? Abbiamo qualcosa di simile? A me pare di sì.
Enrico.

lunedì 14 maggio 2012

Il ciclo del denaro - 2° puntata

Continuiamo le nostre riflessioni ad alta voce sul valore del denaro.

Chi se lo fosse perso vada a rileggersi il primo post sul tema:

Il ciclo del denaro

In quel post si arrivava ad affermare che il denaro non è altro che un bene comune, come lo è l'acqua (tra l'altro stiamo ancora lottando per mantenerla in mani pubbliche).

Oggi vi proponiamo un articolo dell'economista Luigino Bruni, pubblicato sull'avvenire di domenica scorsa, 13 maggio 2012, che si spinge oltre, fino ad affermare:

Ma le tasse sono pure dono

Il dibattito è aperto e attendiamo i vostri commenti ... che ve ne pare?

Aggiornamenti dal Comitato SOS C&C

Riceviamo da Maria Angela, del Comitato SOS C&C, alcune comunicazioni riguardanti lo stato di avanzamento della "pratica di bonifica":

  • L'incontro avuto in Provincia col dirigente del settore ambiente e altri due tecnici, ha chiarito i tempi di effettuazione dei carotaggi (euro 200.000 stanziati nel 2009) e della messa in sicurezza (euro 500.000 stanziati a novembre 2011). I primi verranno effettuati a conclusione delle gare di appalto, probabilmente verso settembre; i lavori per la messa in sicurezza partiranno successivamente.
  • Il comune di Due Carrare ha inoltrato al genio civile la richiesta di installare, sull'argine del Vigenzone, un cartello che indichi la fabbrica dei veleni e ne illustri contenuto e rischi (cartello realizzato dal comitato).
  • A giugno verrà installata nel quartire Chiodare (di fronte alla C&C) una centralina dell'ARPAV per il rilevamento dell'inquinamento dell'aria (richiesta inoltrata dal comitato); in autunno verrà ripetuto l'intervento.
  • E' stata inoltrata all'assessore Conte la richiesta di un appuntamento tramite vie di sicura priorità, ma la bufera che ha travolto la Lega non ci ha favorito: siamo ancora in attesa di risposta.
  • Il 20 aprile è comparso sul Gazzettino, a caratteri cubitali, un articolo che annunciava per il 24 maggio un incontro congiunto dei tre comuni (Pernumia, Battaglia Terme, Due Carrare), alla presenza del Presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, per chiedere al ministro i 13 milioni necessari per la bonifica del sito della ex C&C. La comunicazione è partita dal Sindaco di Battaglia Terme Daniele Donà. Siamo in attesa di avere notizie più precise sulla data (potrebbe essere modificata) e sul luogo dove verrà svolto l'incontro. Appena le riceveremo, avremo cura di comunicarvele, perché è un appuntamento molto importante.
  • Il comitato ha inviato a Report (Rai3) una lettera informativa sul caso della ex C&C, perché metta in evidenza che dietro alla società CEDRO ci sono dei fantasmi che, come tali, non rispondono alle richieste degli enti ufficiali (Provincia e Comune), ma che, quando hanno degli interessi personali, sono molto autorevoli (hanno vinto il ricorso al Tar: sentenza unica in Italia) e trattano con la Demont (ditta limitrofa) per riscuotere il frutto delle loro concessioni.

L'inizio della vicenda C&C spa e CEDRO srl nel 2005

giovedì 10 maggio 2012

il GAS MANDRIOLA

Lo scorso 31 dicembre, nel post Chi è sovrano?, indicavamo nei GAS, acronimo che sta per Gruppi di Acquisto Solidale (o, se preferite, Sostenibile) gli strumenti atti a recuperare la nostra sovranità alimentare, andata in gran parte perduta.

Da allora il nostro GAS MANDRIOLA ha camminato spedito.

Gli approvvigionamenti settimanali di frutta e verdura presso la cooperativa agricola sociale L'Orto di Alba di Maserà sono diventati una costante, siamo pure andati a trovarli per un aperitivo, durante il quale ci hanno spiegato come lavorano e, soprattutto, perché!

Il mese scorso è arrivata la carne biologica da un manzo macellato a Veggiano, questo mese abbiamo cominciato a rifornirci di vino, pasta di farro e riso, tutto accuratamente biologico e sostenibile, da Terre di Loppiano s.r.l., azienda dell'Economia di Comunione.

Sono arrivate le cassette delle mele di tante varietà dalla cooperativa Osiris, azienda agricola biodinamica dell'Alto Adige e gli agrumi della Basilicata, pure le uova di Pasqua abbiam comprato (dall'Equo e Solidale, ma si potrebbe immaginare una Pasqua che non sia tale?).

E non dimentichiamo Dante il pollo ruspante fornito da un gruppo di aziende agricole della zona Pedemontana del Grappa, o l'olio di Libera Terra, prodotto sulle terre confiscate alle mafie, o i formaggi di capra e vaccini ...

Abbiamo anche dato una mano al gruppo del Mercato Equo&solidale di Maserà ... per svuotare il magazzino.

Tutto questo grazie all'impegno di tanti cittadini comuni, appartenenti a tante famiglie comuni, che credono nell'amicizia e sono persuasi che, per migliorare il nostro mondo, per renderlo più equo, più sostenibile, più giusto, più solidale ... bisogna cominciare da noi stessi.

Qualcosa ci è sicuramente sfuggito nel pubblicare il nostro resoconto ... allora concludiamo così, ricordando la nostra partecipazione alla sezione Gas ed economia solidale del Festival della Cittadinanza, il naturale proseguimento di CIVITAS, che si conclude proprio domenica a Padova, con una grande manifestazione di piazza: OHANA al Festival della Cittadinanza!

giovedì 3 maggio 2012

Ma dove vanno i Veneti? (2° puntata)

Gli immigrati garantiscono il 14% del Pil
 
Fonte "" di Martedì 01 Maggio 2012, pagina 11
Nel Veneto cresce il peso degli stranieri: in 40 mila svolgono lavoro autonomo e versano un’Irpef che sfiora i 2500 euro.

VENEZIA. Naser Ghazai, 47 anni, palestinese, da ragazzo lavava i piatti nei ristoranti del suo Paese. Oggi vive a Zero Branco, nel Trevigiano; e da lì controlla la Kabab International, una catena di franchising messa in piedi nell’arco di otto anni e che si articola in 35 negozi, dando lavoro a 400 dipendenti, molti dei quali veneti. Wu Yu, 29 anni, cinese, nel 2001 è finito in carcere a Padova per aver ucciso un connazionale, con una condanna a 12 anni e 8 mesi. In prigione ha imparato l’italiano, ha conseguito la licenza media, ha lavorato per le cooperative del consorzio Rebus (Giotto, Work Crossing, Punto d’Incontro, Cusl) che operano con i detenuti. Scontata la pena, oggi lavora come cameriere in un ristorante, si è sposato, tra pochi mesi diventerà padre di una bambina.
Due storie di successo, sotto profili diversi ed estremi, che escono dal vasto libro degli immigrati in Veneto: ormai uno su dieci, che diventano in realtà di più se a quelli in regola si aggiungono stagionali, clandestini, e coloro che sono rimasti anche dopo la scadenza del permesso di soggiorno. Nell’intero Nordest oggi si stima che la loro presenza complessiva raggiunga le 800 mila persone, oltre l’11% della popolazione residente. Complessivamente, le tre regioni di quest’area accolgono il 16-17% degli stranieri presenti in Italia.
A tracciare una mappa aggiornata è la Fondazione Nord Est nel suo osservatorio Open. Il Veneto è ovviamente la punta più avanzata, con un’incidenza che supera di quasi tre punti la media italiana; e questa presenza vale a compensare la perdita di abitanti “autoctoni”, considerando che il periodico rapporto Istat ha segnalato giusto un anno fa, ad aprile, il primo calo di popolazione da 40 anni a questa parte. Calo minimo (308 persone), ma un’inversione di tendenza che non si registrava dall’inizio degli anni Settanta, quando si era finalmente capovolto il trend demografico negativo del dopoguerra. Il rapporto veneti-stranieri assume dimensioni ancora più significative se lo si considera per fasce di età. A Nordest, gli under 18 stranieri sfiorano ormai il 17 per cento della popolazione, con punta massima a Vicenza dove superano il 18. Ci sono fenomeni vistosi, come quello di Montecchio Maggiore, dove la I B della scuola dell’infanzia Piaget già lo scorso anno scolastico aveva il 100 per cento di bambini stranieri; alle elementari Zanella si arrivava a quote comprese tra il 52 e il 7%. E in diverse scuole venete si registrano medie superiori a 1 bambino su 3.
Anche il dossier Caritas conferma queste tendenze: un quarto dei neonati in Veneto sono figli di immigrati. Un trend che riguarda l’Italia nel suo complesso, spiega Gianpiero Dalla Zuanna, demografo, docente all’università di Padova: «Gli immigrati stanno sopperendo alle mancate nascite dell’ultimo trentennio, garantendo dunque il rimpiazzo delle generazioni nate negli anni Cinquanta e Sessanta». E mette in campo le cifre: «I 3 milioni 800mila italiani che avevano 28-32 anni nel 1985 hanno avuto “solo” 3 milioni di bambini. Tuttavia, nel 2015 vivranno nel nostro Paese almeno 3 milioni 800mila persone tra i 28 e i 32 anni, di cui almeno 800mila figli di genitori stranieri».
Ma l’apporto degli immigrati si rivela positivo anche sotto altri profili, cominciando da quelli economici. Dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi, risulta che i contribuenti stranieri rappresentano l’8% del totale, con un imponibile medio di 13mila euro. In Veneto sono oltre 365mila, arrivano al 10% del totale, e il loro imponibile medio supera i 13 mila euro. Uno studio della Fondazione Moressa chiarisce che sempre in Veneto producono il 14% del prodotto interno lordo, con un’Irpef pagata pro-capite che sfiora i 2.500 euro. Alcuni di loro fanno il salto compiuto da tanti veneti nell’immediato dopoguerra, passando da dipendenti a imprenditori: quasi il 9%, per un totale di circa 40mila persone straniere che svolgono un lavoro autonomo, specie nel commercio al dettaglio, nell’edilizia e nei servizi. Per non parlare dei tanti immigrati che comprano casa facendo un mutuo, che aprono un conto in banca, che concorrono con i loro versamenti al sistema pensionistico. E che, soprattutto, controbilanciano il trend demografico negativo del Veneto.

Francesco Jori