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sabato 9 aprile 2016

Divorziati: la gran visione di Martini

Dal "Corriere della Sera" di Venerdì 08 Aprile 2016

Elzeviro / L' analisi di de Filippis

Il tema del divorzio ha avuto una evoluzione che ha portato a una grande semplificazione. I tempi si sono accorciati, bastano sei mesi quando le parti provengono da una separazione consensuale, inoltre la procedura talora si è semplificata così radicalmente che i coniugi possono, se non ci sono figli, presentarsi all’ufficiale di stato civile senza bisogno di ricorrere al giudice e anche il ricorso alla mediazione assistita tende evidentemente a eliminare il più possibile lo scontro tra i coniugi divorziati e ciò nell’interesse soprattutto dei figli. Ma è giusto e doveroso gettare lo sguardo anche al di fuori del campo giuridico e vedere se e come, nel tempo, è mutato l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei divorziati.
È uscito un libro di Bruno de Filippis di grande attualità che ha nel titolo il punto interrogativo, È caduto il muro tra Chiesa e divorziati? (Pacini Giuridica, pagine 196, e 18).
L’autore, magistrato, esperto del diritto di famiglia, affronta il tema scottante tenendo anche conto del Sinodo tenutosi nell’ottobre 2015. La verità è che il credente, che dopo aver divorziato si risposa, si trova improvvisamente al di là di un muro, da una parte ci sono loro, i «cristiani normali», e dall’altra lui, il «divorziato». Si tratta di un muro inizialmente poco visibile e dai contorni apparentemente sfumati, ma non si può dimenticare che prima del Sinodo i divorziati risposati per poter avere la comunione dovevano vivere come fratelli e sorelle e solo in una parrocchia diversa dalla loro per evitare il «pubblico scandalo». Il credente divorziato e risposato ha visto aumentare le sue aspettative quando è stato eletto un Papa capace di far fiorire la speranza, ma vorrebbe anche, nella sua Chiesa, uscire dall’ambiguità.
Il libro esamina il contesto attuale, ma guarda al passato e guarda all’avvenire tenendo conto che all’amore tra un uomo e una donna viene dato un significato profondo con una visione laica e religiosa dei sentimenti umani che si intrecciano tra loro.
Nel muro apparentemente granitico della posizione ufficiale della Chiesa si ravvisa, di tanto in tanto, qualche breccia. Nel 2001, durante l’episcopato del cardinale Carlo Maria Martini, il Consiglio pastorale diocesano di Milano, facendosi carico della sofferenza della comunità ecclesiale di fronte a tanti fallimenti matrimoniali, ha auspicato che anche la Chiesa cattolica d’Occidente si apra, come quella d’Oriente, alla possibilità di un adeguato itinerario penitenziale per accedere alla comunione.
Il cardinal Martini a Gerusalemme disse che la Chiesa «è indietro di duecento anni» e si chiese perché essa non si scuota e di che cosa abbia paura.
Sul «Corriere della Sera» del primo settembre 2012 il cardinale scelse la chiarezza dell’esempio: «Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli … e la Chiesa perderà la generazione futura».
Il cardinal Martini non proponeva un’indiscriminata sanatoria per i divorziati, bensì chiedeva che le situazioni fossero valutate caso per caso … lasciando alla coscienza del singolo e al suo confessore il compito di consentire l’accostamento ai sacramenti.
Il divieto aprioristico e generale risale invece al Concilio di Trento, che addirittura pronunziò l’anatema contro chi sosteneva che il matrimonio si può sciogliere per poi risposarsi.
Cesare Rimini