"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

giovedì 29 agosto 2013

Commento di Padre Adriano Sella al digiuno di Don Albino Bizzotto

Dal digiuno straordinario al consumo responsabile ordinario
per custodire il nostro territorio


La scelta straordinaria di don Albino dei Beati i Costruttori di Pace, di mettere in atto il digiuno per richiamare l’attenzione della popolazione e delle autorità alla questione ambientale del nostro territorio, è una scelta davvero coraggiosa con una bella testimonianza. Dobbiamo ringraziarlo per il coraggio e per aver suscitato confronto, dibattito e unione di forze attorno alla questione del territorio del Veneto, fortemente a rischio a causa di varie grandi opere volute dall’economia del profitto.
Questa azione rimane, tuttavia, straordinaria sia perché pochi la possono mettere in atto e sia perché il digiuno (sciopero della fame) è uno strumento da utilizzarsi in caso di urgenza e di emergenza.
Da questa forma straordinaria bisogna passare ad una azione ordinaria: possibile a tutti i cittadini e concreta nella propria vita quotidiana. La possiamo individuare nell’impegno del consumo responsabile, critico e solidale che può essere messo in atto ogni giorno, quando compriamo cioè nell’andare a fare la spesa.
Ecco una proposta quotidiana che risponde alla domanda che mi hanno fatto varie persone in questi giorni: “Noi cosa possiamo fare per custodire il nostro territorio?”.
La prima domanda da farsi è: dove andiamo a fare la spesa? La scelta di andare nei grandi centri commerciali, oppure negli ipermercati, non è la stessa cosa di quando si va a fare la spesa nei negozi o direttamente dai produttori, come fanno i gruppi di acquisto solidale (G.A.S.). La prima significa sostenere l’economia dei colossi e delle grandi multinazionali che sono i responsabili delle grandi opere che vogliamo realizzare oggi, distruggendo tutto il tessuto socio-culturale e umano di un territorio. La seconda scelta significa promuovere un’economia alternativa, sostenendo tutti i piccoli e medi negozi che riescono ad occupare molta più gente a livello lavorativo e che sono il tessuto di relazioni sociali ed umane dei nostri paesi, oppure organizzandosi e andare direttamente dai produttori per sostenere il loro lavoro e il loro impegno di produrre nel pieno rispetto dell’ambiente.
Vandana Shiva, scienziata, economista e ambientalista indiana, denunciava fortemente come il grande colosso della Coca-Cola si era appropriata dell’acqua di una regione dell’India prosciugando le falde acquifere della zona nel giro di soli due anni, costringendo migliaia di donne a fare centinaia di chilometri per andare ad approvvigionarsi d'acqua. È bene prendere coscienza, che questa azione distruttrice della multinazionale viene sostenuta da chi fa uso dei suoi prodotti e non ha il coraggio di fare una scelta alternativa.
La seconda domanda da farsi è: di chi sono i prodotti che compriamo? Comprare prodotti di grandi imprese che sono responsabili dell’inquinamento dell’ambiente, non è la stessa cosa di acquistare prodotti della filiera che ha una grande attenzione verso l’agricoltura naturale e biologica. La prima filiera di produzione è altamente distruttrice dell’ambiente, perché fa uso di molti diserbanti e pesticidi agrotossici; mentre la seconda è molto attenta al rispetto della natura e del territorio. La scelta della filiera etica di produzione è molto importante: per poter rispettare l’ambiente, pagare un prezzo giusto ai produttori e rispettare i diritti dei lavoratori, così come fa il commercio equo e solidale.
Come scrisse l’economista Leonardo Becchetti, noi cittadini come consumatori abbiamo il “voto nel portafoglio”. È vero, ogni volta che compriamo votiamo col nostro portafoglio. Questo è un potere enorme nelle mani dei cittadini. Lo sappiamo utilizzare? Ed è uno strumento quotidiano che ci pone davanti ad un bivio: continuare a sostenere l’attuale economia di profitto, nelle mani delle multinazionali (pensiamo al business mondiale del cibo che viene gestito da un pugno di transnazionali); oppure promuovere un’economia alternativa, quella etica, che mette al centro l’umanità e la terra, con una grande attenzione all’ambiente, offrendoci inoltre prodotti di qualità che fanno bene alla salute.
Qui sta l’azione quotidiana che ci permette di indebolire, minando dal basso, il potere dei grandi colossi economici che oggi vogliono usare il territorio veneto, cementificandolo enormemente e realizzando una lunga lista di grandi opere. Dobbiamo ricordare che dietro a questi grandi gruppi c’è la finanza speculativa, come pure, spesso, anche la corruzione.
Per far capire meglio questo potere del cittadino come consumatore, voglio ricordare che è stata sufficiente la riduzione dei consumi di appena il 3 o 4% per mettere in ginocchio grandi multinazionali, come la Coca-Cola, dimostratesi poi disponibili a discutere.  Recentemente, l’azione di una percentuale non rilevante di cittadini del nostro territorio che hanno fatto la scelta di non andare a fare la spesa alla domenica nei grandi centri commerciali, per poter vivere la domenica delle 3 erre (relazioni, riposo e Risorto), ha contagiato la grande catena di supermercati Famila, del colosso Gdo,  facendo la scelta di non aprire più alla domenica, mossi dalla convenienza economica, ma riscoprendo pure l’etica nel rispettare il diritto del riposo domenicale dei propri lavoratori e nel rispetto dell’ambiente.
Questa azione quotidiana, possibile a tutti, deve essere vissuta a tre livelli: personale mediante una spesa giusta, etica e solidale; comunitario nell’organizzarsi come cittadini, così come fanno i gruppi di acquisto solidale o i distretti di economia solidale; istituzionale con l’impegno politico diretto e di pressione verso le istituzioni locali, regionali e nazionali, così come fanno i tanti comitati e presidi per la difesa del territorio.
Credo sempre più che questo sia lo strumento potente, non violento e quotidiano che tutti possono e devono utilizzare per custodire il proprio territorio: il consumo responsabile e la finanza etica.

Tramonte (Padova) 27/08/2013
Adriano Sella
(missionario del Creato e coordinatore della Commissione diocesana Nuovi Stili di Vita)
e-mail: adrianosella@virgilio.it; sito-blog:  www.contemplazionemissione.wordpress.com

sabato 3 agosto 2013

Auditorium sì, ma non lì

auditorium



Italia Nostra scrive in questi giorni, in cui si è riaperto con forza il dibattito sull’(in)opportunità di realizzare un auditorium a p. le Boschetti. Lo fa rivolgendosi al Sindaco Ivo Rossi, all’assessore alla cultura Andrea Colasio e al Presidente della Commissione cultura Giuliano Pisani (questi ultimi due da sempre contrari all’ipotesi Kada).
“Va salutata con incondizionato favore – scrive Renzo Fontana, vicePresidente di Italia Nostra sezione di Padova – la sempre più concreta ipotesi, ventilata dall’Amministrazione comunale, di rinunciare all’auditorium in piazzale Boschetti per una sua diversa ubicazione nell’ex Tesoreria della Cassa di Risparmio in piazza Eremitani o al Centro congressi in Fiera. Diciamo subito che a parità di capienza riteniamo senz’altro preferibile la scelta dell’ex Tesoreria, che con l’adiacente Conservatorio Pollini darebbe vita a un’organica cittadella della musica. In ogni caso, ed è la cosa più importante, con il definitivo tramonto del progetto Kada, da noi sempre avversato, piazzale Boschetti potrà tornare alla sua originaria vocazione di spazio destinato a verde, nel pieno rispetto della Cappella degli Scrovegni.
Sulla quale tuttavia – conclude Renzo Fontana – continua a incombere la minaccia del grattacielo più alto del Veneto (108 m), quello di Podrecca, già in cantiere nell’area PP1 affacciata su via Trieste: un intervento incompatibile con il capolavoro di Giotto, sia in termini di sicurezza idraulica sia in termini di impatto visivo. Si tratta peraltro di un progetto che sta segnando il passo a causa della crisi economica e che potrebbe trarre profitto da una riprogettazione meno impattante e più praticabile sul piano economico e di mercato”.

L'articolo completo, tratto da Ecopolis del 19 luglio 2013 lo trovate qui:

Auditorium sì, ma non lì

giovedì 1 agosto 2013

Piazzale Boschetti potrebbe diventare un parco


 nuovo boschetti

Fonte iPadovaOggi - 29 luglio 2013


Sta prendendo sempre più forma l'ipotesi di Palazzo Foscarini sede dell'auditorium e quindi la necessità di ripensare piazzale Boschetti.
L'ipotesi avanzata dal vicesindaco Ivo Rossi è che l'ex stazione delle corriere possa diventare una prosecuzione del parco dei Giardini Arena.

"Nei fatti l'area è già destinata ad area verde - ha spiegato Ivo Rossi durante un incontro con i giornalisti - la cubatura può essere concentrata, senza fare nessuna variante, nel 10% dell'area scoperta, creando un parco nel restante 90%. L'amministrazione può impegnarsi in questo.
Considerando altri due fattori che non sono secondari: innanzitutto la decisione di lavorare su palazzo Foscarini quale sede della nuova casa della musica sta riscuotendo un consenso ampio e poi in questa ipotesi non si danneggia la città, cioè non la si impoverisce sottraendo valore all'area.
Si tratta di una operazione di riqualificazione urbana che mette in dialogo il parco Europa, il Piovego lungo gli istituti che, dopo il parco di piazzale Boschetti, continua su via Valeri con una linea verde che diventa una grande passeggiata".

Ipotesi piazza Eremitani per l'auditorium di Padova


palazzo foscarini


Fonte iPadovaoggi - 19 Luglio 2013


L'argomento è stato discusso nella Giunta di martedì scorso e quindi condiviso con i consiglieri comunali di maggioranza. Per l'auditorium potrebbe tramontare l'ipotesi piazzale Boschetti che, in una ipotesi sul tavolo tra Comune e Fondazione Cassa di Risparmio del Veneto individua in una buona sede Palazzo Foscarini, l'ex tesoreria della Cassa di Risparmio del Veneto in piazza Eremitani.

"Negli ultimi due mesi abbiamo condotto numerose esplorazioni con la Fondazione Cariparo per raggiungere una soluzione soddisfacente per la Casa della musica, un obiettivo politico che si è intrecciato con la storia della città degli ultimi 30 anni" spiega il vicesindaco Ivo Rossi.
La convergenza di Comune, Provincia e Fondazione Cariparo ha creato le condizioni e nel 2006 la permuta dell'area di piazzale Boschetti con la Provincia poneva le basi per il concorso internazionale.
"Ora sono cambiate le condizioni e non c'è più condivisione con un soggetto istituzionale, – continua Rossi –
E' continuato il rapporto con il soggetto disposto a finanziare il progetto e quindi si sono create le condizioni per indicare al momento ancora sul piano ipotetico, Palazzo Foscarini".
"E' un investimento che la città fa su se stessa, togliendosi dal provincialismo a cui qualcuno vuole ancorarci - commenta ancora il vicesindaco Rossi -
L'auditorium, se questa soluzione verrà condivisa anche dalla proprietà e dalla
Fondazione, potrebbe avere una grande sala da oltre mille posti, altri due piani di palazzo Foscarini avrebbero la possibilità di ospitare spazi per il conservatorio mentre sotto sarà ricavata una galleria commerciale, con un grande ristorante. Ridaremmo vita così a piazza Eremitani, innestando
nell'isola della cultura costituita dalle realtà già esistenti quali il museo degli Eremitani, la cappella degli Scrovegni, palazzo Zuckermann e il centro culturale San Gaetano un nuovo importante motore di cultura ed economia per Padova.
Si tratta di una ipotesi di rigenerazione urbana nel solco di quelle che sono le azioni di rilancio che le grandi città europee stanno portando avanti in questi anni".