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mercoledì 24 ottobre 2012

FIL vs PIL: l’esperienza del Bhutan

Nel Bhutan, regno himalayano ricco di miti e leggende, un paese dove acquistare sigarette è illegale, si sta valutando un altro indice detto "Felicità Interna Lorda" (FIL).
Questo singolare parametro sta riscuotendo interesse a livello mondiale, perché è stato utilizzato come indicatore della felicità umana indipendentemente dal benessere materiale, che è contrassegnato dal "Prodotto Interno Lordo" (PIL).
Invece che basare lo sviluppo sulla crescita economica, il Bhutan lo misura in base alla felicità delle persone.
Il 96,7% dei suoi abitanti ha dichiarato di essere molto felice, nonostante non sia un paese ricco.
Il FIL rappresenta un nuovo approccio filosofico allo sviluppo: in altri termini, l’indice non si limita a valutare la ricchezza materiale, bensì prende in considerazione soprattutto la ricchezza mentale.
In Bhutan, per misurare la felicità (FIL), conta:
  • promuovere uno sviluppo economico imparziale e uno sviluppo generale
  • mantenere un ambiente naturale ricco e uno sfruttamento sostenibile
  • proteggere l’eredità culturale, tramandare e promuovere la cultura tradizionale
  • stabilire e mantenere un buon governo.
Ma poiché questi aspetti non possono essere espressi numericamente, attualmente un gruppo di ricerca bhutanese sta lavorando per sviluppare un’espressione quantitativa del FIL, nella quale le quattro voci sono ulteriormente suddivise nei seguenti nove parametri misurabili:
  • standard di vita basilari
  • differenza e diversità culturali
  • ricchezza di emozioni e sentimenti
  • salute fisica e mentale
  • livello di istruzione e di cultura
  • gestione del tempo e progettualità di vita
  • ambiente ed ecologia
  • grado di attività (o disponibilità a lavorare con gli altri) all’interno di una comunità 
  • stabilire e mantenere un buon governo.
I politici del paese si impegnano per mantenere un buon equilibrio tra un’alta qualità morale, la felicità e la crescita economica, in una società che riconosce l’individualità di ognuno, dove le relazioni umane sono valorizzate e le persone possiedono le capacità emotive per esprimere empatia verso gli altri.
Gli abitanti del Bhutan sono convinti che la crescita economica non sia una misura valida della felicità umana, perché sanno bene che non c’è limite al desiderio di beni materiali e non è poi così interessante possedere tante cose. Essi vivono e praticano i principi buddisti di carità e compassione (kasha), offrire e donare (fuse) e non possedere beni (mu-shoyuu) predicati dal Mahatma Gandhi in India.
Un insegnamento prezioso quello del popolo bhutanese, che ci porta inevitabilmente ad una riflessione, in un periodo in cui i valori umani sono troppo trascurati a favore di un alienante individualismo egoista; la lezione che ci danno si fonda proprio sulla valorizzazione della “relazione” fra esseri umani e fra essere umani e natura. Inoltre il successo o la maturità sono considerati il risultato di un processo  di crescita del cuore e dello spirito piuttosto che dell’accumulo di ricchezze.
Provate a “dare i numeri” sulla base dei nove parametri al vostro paese … vi farete grasse risate!

Rielaborazione da Sustainability and Buddhism, The Journal of Oriental Studies, vol.20.

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