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mercoledì 8 aprile 2015

Cancelliamo l’idea del nemico


Politica internazionale
di Vincenzo Buonomo

Mentre i conflitti si susseguono, c’è chi pensa alla pace non come generica sicurezza, ma come frutto di una relazione autentica, capace di affrontare le cause della guerra, di rispettare le norme internazionali. Come pure di tutelare i diritti umani, e tra questi quello alla pace. È il lavoro del Consiglio dei diritti umani dell’Onu che finalizzerà a breve una dichiarazione sul diritto alla pace, nonostante l’opposizione di alcuni Paesi. Il progetto si struttura intorno a due grandi questioni. La prima, non nuova, è la necessità di abbandonare l’idea della guerra e imporre ai nostri Stati di dimenticare che i contrasti si risolvono con il ricorso alle armi. Un obiettivo problematico di fronte all’atteggiamento di tanti Paesi che rifiutano il pur minimo impegno al negoziato, al disarmo e ad un controllo sulla loro condotta rispetto agli atti riguardanti la pace. Tra gli esempi meno noti, il contrasto tra l’obiezione di coscienza e le leggi nazionali sul servizio militare, la tutela del patrimonio artistico o l’uso di compagnie private di sicurezza che operano nei conflitti armati.
Più vicina alle nostre possibilità di operare per la pace è la seconda proposta della dichiarazione: l’educazione e la formazione alla pace. Un’opera che non può limitarsi a oscurare le immagini di combattimenti e stragi, a sostenere armistizi e cessate il fuoco o anche a cercare di convincere che la pace è un valore. Insegnamenti e cattedre sulla pace abbondano, le cancellerie dei nostri Paesi sono sempre pronte a negoziare la pace. Ma la guerra è dietro l’angolo e come ricordava papa Francesco nel centenario della Prima guerra mondiale: «La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli».
Educare e formare alla pace presuppone un cambio di paradigma: abbandonare l’idea del nemico. È quanto sosteneva Chiara Lubich, il 28 maggio 1997 nel suo discorso al Palazzo di vetro: «La pace, come testimoniano anche le finalità e l’azione delle Nazioni Unite, ha nomi nuovi e richiede in primo luogo uno sforzo che l’Onu, con il vostro speciale apporto e il contributo di tutti, può sostenere: superare la categoria del nemico, di qualsiasi nemico».

(da Città Nuova del 25 marzo 2015)

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