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giovedì 7 maggio 2015

L'Italicum è legge

L'hanno chiamata Italicum, ma passerà alla storia come Disgraziatellum, perché questa legge morirà nella culla, ma se disgraziatamente dovesse sopravvivere ... allora porterà la democrazia alla tomba.

Commento un articolo pubblicato sul Mattino di Padova del 5 maggio 2015 da Alessandro Naccarato, deputato PD, che potete leggere per intero qui: L'Italicum è legge

"Le caratteristiche fondamentali della nuova legge sono queste. Il testo vale solo per la Camera, perché è coordinato con la riforma costituzionale che supera il bicameralismo perfetto e trasforma il Senato in un ente eletto dai consigli regionali."

Già questo fatto che il Senato diventa un'ente eletto dai consigli regionali non mi piace:
1° perché di enti pubblici in Italia ne abbiamo già abbastanza, fin troppi direi;
2° perché i consigli regionali non hanno dato, almeno fin'ora, un bell'esempio di trasparenza e di onestà.
3° perché i senatori avrei preferito eleggerli io ... eh, perché no?

"La lista che raccoglie più del 40% dei voti ottiene un premio di maggioranza ed elegge 340 deputati su 630. Se nessuna lista raggiunge il consenso sufficiente si svolge un ballottaggio tra le prime due. I seggi rimanenti sono attribuiti con il sistema proporzionale alle liste che hanno avuto più del 3%."

Ma quando mai un partito in Italia supererà il 40% dei consensi? Quello che accadrà più verosimilmente è che avremo due o tre partitelli che a mala pena supereranno il 20%, tra i quali i primi due si disputeranno il ballottaggio, per finire che uno solo arrafferà il 55% dei seggi, sempre e comunque. A tutti gli altri, che saranno la stragrande maggioranza, rimarrà da spartirsi il 45% dei seggi ... una lotta tra poveri. Se poi consideriamo che attualmente meno di 2/3 degli elettori si reca alle urne, possiamo solo immaginare il grado di rappresentatività di questo nuovo parlamento.

"L’Italia è divisa in 100 collegi. In ogni collegio le liste presentano un capolista: il suo nome è stampato sulla scheda elettorale a fianco al simbolo della lista. L’elettore ha a disposizione un voto per la lista e uno o due di preferenza: se esprime due voti devono essere rivolti a candidati di sesso diverso. In questo modo il capolista è “bloccato” ma, a differenza di quanto avveniva con il porcellum, il suo cognome è stampato sulla scheda, come accadeva nei collegi uninominali, e l’elettore può scegliere i propri candidati."

Sì, ci sono le preferenze, ma sono immaginarie. Proviamo a dare uno sguardo al sistema reale. 100 collegi significa 100 capilista eletti col sistema maggioritario; rimangono 530 seggi, una media di meno di 6 seggi per collegio: quindi in ogni collegio i partiti minori, ai quali spetteranno solo 290 seggi, cioè mediamente 3 seggi per collegio, se faranno un buon risultato, potranno eleggere i propri capilista; solo il partito vincente al ballottaggio avrà il privilegio di veder eletti molti dei suoi deputati con il sistema delle preferenze. Ma è ovvio che essendo il partito più forte, più strutturato, più potente ... se lo può permettere, in parole schiette: verranno fagocitati dalla nomenclatura.

"Certo, visto che non esiste la legge elettorale perfetta, anche questa presenta diversi limiti, in particolare quello dei capilista bloccati, ma rappresenta comunque un miglioramento rispetto al rischio dell’ennesimo fallimento e del pericolo di tornare a votare con il proporzionale puro. Tale sistema produrrebbe instabilità e assicurerebbe un potere di ricatto e di veto alle forze minori con la certezza di ripetere i disastri degli anni scorsi."

A parte il fatto che col sistema proporzionale la Repubblica italiana è stata governata, neanche tanto male, per quasi 50 anni e pertanto, questo rischio del ritorno al passato non lo comprendo proprio, vedo di più il rischio di continuare a perseverare nel voler imporre una legge maggioritaria ad un paese che è di per sé una composizione più o meno armoniosa di differenze regionali, storiche, culturali, geografiche, paesaggistiche, dialettali. Forse l'unica vera realtà comune era, nel passato, il cattolicesimo ... ma oggidì, neanche più tanto quello.
Per un sistema complesso come quello italiano, onestamente, il vero rischio lo vedo più nella rigidezza del governo che nell'instabilità.

"La nuova legge ha l’obiettivo di superare la paralisi e le incertezze del passato, di garantire agli elettori la scelta dei deputati e di dare una maggioranza sufficiente e non eccessiva alla lista vincente in modo da assicurare la formazione di governi stabili."

Non condivido il riassuntino finale:
- la legge non supererà la paralisi e le incertezze del passato, perché esse non dipendono dal sistema elettorale, né dalla composizione numerica del parlamento, bensì dipendono fortemente dalle convinzioni profonde e dal carattere politico degli italiani, siano essi eletti od elettori;
- non garantirà agli elettori la scelta dei deputati, essi saranno scelti dai partiti, unicamente dai partiti che li avranno accolti nelle loro liste;
- darà una maggioranza eccessiva ad un partito di minoranza relativa, una maggioranza parlamentare che non sarà comunque sufficiente a formare governi stabili, perché non si può governare un paese contro la sua stessa volontà.

A meno che non si identifichi il paese con il proprio partito!

E allora, scusatemi se lo ripeto ancora una volta, questo cosa ci ricorda?

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