"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

giovedì 26 maggio 2011

Riunione "Acqua Bene Comune" a Sant'Agostino di Albignasego

25 maggio 2011, serata organizzata dalle ACLI.

Relazione di Stefano Fracasso, consigliere regionale veneto per il PD, vicepresidente della 7° commissione (ha a che vedere con l'acqua), ex sindaco di Arzignano, paese con il problema di gestione del torrente Chiampo, inquinato dalle concerie, professore di chimica.
La relazione è stata veramente istruttiva e completa. Ha fornito un quadro della situazione concreto ed essenziale. C'è una torta di 24 miliardi di Euro di investimenti in Italia sui servizi di gestione dell'acqua (SII, Servizi Idrici Integrati: raccolta, distribuzione, depurazione, controllo della qualità dei corsi d'acqua). 4 miliardi nel solo Veneto.
Anche se gli investimenti coprono 25 anni si capisce quanto interesse "profittuale" possano generare.
  • Gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) sono le aree di competenza dei servizi e seguono i corsi d'acqua. Padova e Vicenza insistono sull'ATO "Bacchiglione" con una popolazione servita di 1.200.000 persone.
  • I costi maggiori, di gran lunga maggiori, derivano dalla DEPURAZIONE. Attualmente la Depurazione è inefficiente: impianti piccoli, numerosi, costosi, inefficienti.
  • Le perdite d'acqua della rete di distribuzione sono apparentemente maggiori là dove il servizio è più efficiente, perché là sanno quello che entra e quello che esce. Gli altri non sanno.
  • E' appurato scientificamenmte che il CAMBIAMENTO CLIMATICO sta facendo progressivamente abbassare le falde acquifere, anche nel Vicentino, che è particolarmente favorito, perché raccoglie le acque (a DUEVILLE) di un bacino con una piovosità di 2000 mm/anno.
  • La gestione privata dei SSI comporterebbe una mancanza di feedback e di CONTROLLO PARTECIPATIVO DEMOCRATICO sui sindaci e sulle scelte dei comuni e delle Autorità ATO (Comuni riuniti). L'imposizione della privatizzazione obbligatoria da parte del governo ai comuni organizzati in Autorità ATO esclude i cittadini dalla partecipazione e dal controllo del BENE COMUNE acqua. A questo proposito ricordiamo che nel depliant della Rete Interdiocesana dei Nuovi Stili di Vita, "Acqua Dono di Dio e bene comune", si afferma: "...evitando che diventi una merce privata o privatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici".
  • Lo stesso discorso di PRIVATIZZAZIONE vale in propettiva per la Sanità, l'Istruzione, il Trasporto Pubblico Locale, lo Smaltimento dei Rifiuti. "La Confindustria ha già fatto forti pressioni in tal senso..." secondo le parole di Stefano Fracasso.
  • La legge attualmente in vigore garantisce all'investitore una remunerazione media del capitale intorno al 7% e si tratta di banche, finanziarie, multiutility dell'acqua, dei rifiuti e dell'energia, quotate in borsa, che già lucrano - o perdono - miliardi come fossero noccioline.
  • Entro il 2015 tutti i corsi d'acqua d'Europa, dai più grandi ai più piccoli, devono essere di buona qualità organolettica (riguardo alla composizione minerale, all'inquinamento, alla popolazione microbica). Qui entra in ballo la DEPURAZIONE.
Domanda: e se invece di spendere miliardi in depurazione, provassimo a ridurre progressivamente l'INQUINAMENTO A MONTE?


La nostra idea è che si debba guardare anche oltre i prossimi referendum, su una prospettiva di lungo periodo, mirando ad evitare che l'acqua diventi una merce privata o privatizzabile, ripubblicizzandola mediante una forma innovativa di gestione pubblica dei servizi idrici, partecipata direttamente dai cittadini, una sorta di public company, intendendo con ciò una società ad azionariato diffuso senza remunerazione del capitale (tranne per il recupero dell'inflazione).

Con questa modalità di gestione tutti i cittadini potrebbero diventare azionisti della società pubblica, globalmente proprietari delle strutture dell'acquedotto, dei depuratori e dell'acqua che vi scorre.
Sarebbero più responsabilizzati verso il bene comune ... verrebbe da chiedersi: ci sentiamo preparati per fare un passo avanti così rivoluzionario?

Ma viene anche da chiedersi: quanto tempo ci è ancora concesso prima di trovarci costretti a fare questo passo mettendo mano al portafoglio, a causa di una congiuntura economica internazionale sfavorevole, provocata da scelte politiche che da sempre privilegiano la rendita a discapito del lavoro, l'assenteismo a discapito della partecipazione?

Ecco perché riteniamo che sia un diritto/dovere irrinunciabile recarsi a votare i referendum del 12 e 13 giugno p.v., costi quello che costi e comunque la si pensi.

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