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sabato 1 giugno 2013

Se il Pianeta spreca il Cibo

Liberamente adattato dall'articolo:

“SE IL PIANETA SPRECA IL CIBO”

di CARLO PETRINI E ACHIM STEINER

da "La Repubblica" del 25 maggio 2013

Ventimila persone. Se ieri si fosse verificato un qualche tipo di disastro, come un terremoto o un’alluvione, che avesse causato la morte di 20mila persone, oggi ne parlerebbero tutti i giornali, tutte le tv; ne parleremmo tutti noi.
Ieri sono morte più di 20mila persone. Di fame. E oggi non ne parla nessuno.
Sempre ieri, con il cibo che l’Europa ha sprecato in 24 ore, si sarebbero sfamate 200mila persone. Parte della terra e delle risorse e delle energie con cui abbiamo prodotto il cibo che abbiamo mangiato appartengono a quelle persone. Così come appartengono a loro terra energie e risorse utilizzate per produrre il cibo che ieri abbiamo sprecato.
Il nostro cibo viene sprecato ad ogni passaggio e ad ogni fase della sua produzione. Ogni volta un po’. E per ragioni diverse avviene in tutto il mondo, anche nel mondo povero. La “geografia” dello spreco vede, nelle diverse aree del pianeta, picchi in fasi diverse della filiera, ma il risultato non cambia: un terzo del cibo che globalmente viene prodotto non nutre nessuno.
E un cibo che non nutre nessuno non è solo inutile, è anche dannoso. Ed è la dimostrazione che il sistema “moderno”, “razionale” di produrre e distribuire cibo è un sistema basato sullo sperpero dei beni comuni a vantaggio di profitti privati.
Il cibo che non nutrirà nessuno ha usato risorse naturali, ha usato tempo, ha usato energia, ha usato acqua, sole, salute pubblica, cultura, creatività, ricerca. E per qualche perversa ragione si è creata una situazione per cui buttare tutto questo nella spazzatura a qualcuno conviene.
Ovvero: a qualcuno conviene che muoiano ogni giorno 20mila persone, che una persona su 7 ogni sera vada a dormire avendo fame; a qualcuno conviene produrre in modo incosciente per poi vendere in modo insensato; e a qualcun altro ancora conviene portare tutto in discarica in modo sconsiderato, rapinando ancora risorse, energia e tempo; a nessuno conviene acquistare in modo sconsiderato per poi buttare in modo sconsiderato, ma a qualcuno … piace, oppure lo trova normale, o inevitabile, o un segnale di benessere. Quando si parla di spreco al consumo, non si parla solo delle famiglie, dei privati. Si parla degli hotel, dei ristoranti, delle mense scolastiche, della grande distribuzione, di tutte quelle situazioni in cui il consumo è sconnesso dalle relazioni.
Relazioni tra chi consuma e relazioni tra chi consuma, chi produce, chi trasforma, chi vende, chi comunica. Quando queste relazioni esistono si parla di Comunità del Cibo. E le comunità non sprecano il cibo, lo consumano con modalità conviviali.

27/05/2013 - Think.Eat.Save: Reduce Your Footprint) - in prima fila con UNEP e Slow Food per combattere lo spreco di cibo

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