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lunedì 12 maggio 2014

Il Papa agli studenti: «Non fatevi rubare l’amore per la scuola»

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Fonte "" di Domenica 11 Maggio 2014 
 
Sul sagrato una lavagna, un banco e i libri 
 
«Si vede che questa manifestazione non è “contro”, è “per”! Non è un lamento, è una festa! Una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, lo sappiamo. Ma voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola!». Trecentomila ragazzi tra piazza San Pietro e via della Conciliazione, il Papa che attraversa la piazza tra striscioni e fazzoletti colorati e dona il suo zucchetto ai ragazzi, sul sagrato c’è una lavagna e un banco con i libri. Una festa promossa dalla Cei e nello stile di Bergoglio, senza recriminazioni o polemiche sulle scuole paritarie e statali. «Per favore, non facciamoci rubare l’amore per la scuola!».
Ecco il messaggio educativo fondamentale, Francesco si rivolge alla piazza a braccio e invita gli studenti a ripetere le sue parole: «Amo la scuola perche ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. E nell’educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! Ricordatevelo! Questo ci farà bene per la vita. Diciamolo insieme: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Tutti insieme! È sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca!».
E ancora: «Penso un proverbio africano tanto bello: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio! Insieme! Per educare un figlio ci vuole un villaggio!». Perché la scuola «è un luogo di incontro — spiega — non è un parcheggio!».
Francesco ricorda con affetto la sua prima insegnante, «quella donna, quella maestra, che mi ha preso a sei anni, al primo livello della scuola. Non l’ho mai dimenticata!». Perché, racconta, «è stata lei che mi ha fatto amare la scuola. E poi io sono andato a trovarla durante tutta la sua vita fino al momento in cui è mancata, a 98 anni. E quest’immagine mi fa bene! Amo la scuola, perché quella donna mi ha insegnato ad amarla».
Così il Papa racconta ai ragazzi perché vale la pena di amare la scuola. «Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo!». E cita l’esempio di un grande educatore come Don Milani: «Se uno ha imparato a imparare — è questo il segreto, imparare ad imparare! — questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani». Francesco si rivolge anche ai professori: «Ho sentito le testimonianze dei vostri insegnanti; mi ha fatto piacere sentirli tanto aperti alla realtà, con la mente sempre aperta a imparare! Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno “fiuto”, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, “incompiuto”, che cercano un “di più”, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti. Questo è uno dei motivi perché io amo la scuola…».

G.G.V.

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