"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

lunedì 16 novembre 2015

Chi sono gli aderenti all'ISIS?

Per combattere un nemico evanescente, ma deciso, non bastano le parole roboanti e le minacce, che svaniscono nel nulla se non si conosce a fondo la natura più intima del nemico.

Identificare l'ISIS come "Stato islamico" e coinvolgere l'intero Islam nell'identificazione terroristica, peggiora le condizioni di difesa favorendo la tecnica aggressiva che usa come paravento la religione islamica; l'Islam moderato dovrebbe essere l'alleato privilegiato per combattere tali estremismi.

Conoscere il nemico da combattere diventa imperativo, perché si tratta di un nemico del quale si ignora tutto, tranne gli effetti disastrosi che è in grado di promuovere.

Cominciamo con il dire che non si tratta di uno Stato Islamico e che non si tratta di gruppi isolati, occasionalmente uniti. Non si tratta di Stato Islamico perché non sono islamici e la loro Costituzione non è "Il Corano" in quanto sono ben lontani dal seguirne i precetti, come:

"Ad ogni comunità abbiamo indicato un culto da osservare. E non polemizzino con te in proposito."
Corano Sura XXII Al Hajj (Il Pellegrinaggio 67-32)

Versetto che invita alla tolleranza dei riti delle altre comunità religiose.

Stante la loro collocazione geopolitica, possiamo dedurre che si tratta di Hashashin, termine che fa riferimento ad una delle più antiche sette religiose sorte nel MedioEvo, come interpretazione distorta dell'Islam Coranico; dalla loro identificazione scaturisce il termine "Assassini", perché dediti ad omicidi efferati. Il termine significa "Consumatori di hashish", droga devastante che si ottiene dalla canapa indiana.

Setta fondata dall'emiro Isma'il ibu Gia'far, infatti la loro prima identificazione li chiama Isma'iliti, da non confondere con Ismaeliti, che identifica tutto il mondo arabo-semita, discendente da Ismaele, figlio di Abramo e della schiava Agar.

Ciò che si ignora è la struttura interna di tale setta, che si tramanda dal tempo delle crociate; come ogni setta ha un capo assoluto, Djebal, o Gran Maestro, meglio conosciuto come “Il Veglio della Montagna”, con prerogative di Monarca assoluto; ruolo adesso ricoperto da Abu Bakr al-Baghdadi.

La setta nacque durante le Crociate e lo scopo era lo stesso degli Ordini dei Cavalieri occidentali: difendere il Santo Sepolcro; dai Cristiani, però. Quindi la loro origine non è lontana dai capisaldi delle Sacre Scritture, con la venerazione di Abramo, la loro discendenza dal figlio di Abramo Ismaele, la difesa del Santo Sepolcro minacciato dalle crociate, con particolare riferimento all’ordine cavalleresco dei Teutonici dai quali appresero la gerarchia interna composta da Gran Maestro, Grande Priore, Priore, frate, scudiero, che in arabo diventa Djebal, Sheik, Daiikebir, dais.

Fu Federico II ad avere maggiori rapporti con gli Ismailiti, già diventati Hashashin, quando si decise a fare la Crociata che il Pontefice gli ordinava; mantenne con loro rapporti diplomatici e permise loro di praticare la loro religione a Gerusalemme, città della quale Federico si era proclamato imperatore.

La setta fu sempre selettiva nell'accettazione di nuovi adepti, che dovevano praticare la più assoluta dedizione al "Veglio"; ai giovani, una volta entrati a farne parte, non era più consentito uscirne.

Gli storici hanno sempre condiviso l'idea che alla base della fedeltà al "Veglio", ci  fosse l'uso e l'abuso di sostanze come l'hashish, che schiavizza i seguaci, rendendoli sempre più dipendenti dal Gran Maestro.

Il momento storico che li rese famosi è legato al sultano (Djebal), Aloylin, una figura inquietante, dispotica, sadica e crudele.
La storia ci dice  che, per legare sempre più a sé i giovani adepti, egli ricorresse ad un espediente profondamente ingannevole. Li drogava con hashish e li faceva vivere per qualche giorno in un luogo di delizie ed incanti, serviti e riveriti da belle fanciulle pronte ad assecondarli in ogni richiesta. Passato l’'effetto della droga, i giovani credevano davvero di essere stati in Paradiso, finendo in tal modo di cadere completamente in balia dell'infido Gran Maestro.
Annullata ogni loro volontà e personalità, i giovani adepti erano pronti ad eseguire qualunque ordine del Sultano, per tornare in quel "Paradiso".
Perfino uccidere o uccidersi.
La tradizione conferma che il sultano (Djebal), per dimostrare ai suoi ospiti occidentali la fedeltà dei suoi guerrieri, offriva loro uno spettacolo agghiacciante: ordinava ad alcuni di loro di gettarsi giù dall'alto della fortezza  e sfracellarsi sulle rocce sottostanti.
Ordine che i giovani eseguivano con grida di gioia, convinti di “tornare” in quel Paradiso che avevano conosciuto sotto l’'effetto della droga.

Tale metodo si ripete anche oggi, perché solo drogati, svuotati di una propria volontà, possono accettare di sacrificarsi, uccidendo e suicidandosi.

Come con tutte le organizzazioni criminali, per riuscire nell'intento di smascherare questi terroristi, si dovrebbe inseguire la via del denaro e della droga, degli scambi con denaro contro petrolio di contrabbando, acquistato da petrolieri senza scrupoli, nonché lo scambio tra droga e armi, gestito dalle mafie che lucrano sia con le armi che con i pani di droga ottenuti in cambio.

Rosario Amico Roxas

Nessun commento:

Posta un commento