"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

domenica 18 marzo 2012

Il conflitto nella relazione

C'è chi sostiene, e sono in tanti, che il conflitto, a questo mondo, è necessario ed inevitabile.
Quello che non ci vien detto chiaramente è: in quale misura e quanto a lungo è necessario il conflitto?
Quando abbiamo provato ad approfondire, le conclusioni sono state sempre le stesse: se il conflitto è necessario ed inevitabile, la sua misura non ha limiti, sempre c'è stato e sempre ci sarà.
Di conseguenza abbiamo sviluppato un arsenale di offesa che potrebbe cancellare ogni forma di vita dalla faccia della terra.
Bella prospettiva evolutiva per la specie umana!
Che vergogna!
Sì, troppi problemi ci affliggono da quando calchiamo il suolo di questo pianeta e, se siamo onesti, dovremmo vergognarcene, come individui e come specie.
Forse è giunto il momento di applicarsi nel cercare delle soluzioni vere.

* * *

Noi, al contrario, crediamo che del conflitto si può fare a meno, se usciamo dalla logica bipolare (egregiamente teorizzata da Hegel) che prevede il superamento della coppia di opposti, tesi-antitesi, in una sintesi, che è nuova tesi, in un ciclo perpetuantesi all'infinito se ad ogni tesi si oppone sempre un'antitesi in conflitto con essa.
Usciamo dalla logica bipolare e ammettiamo che ciò che noi umani abbiamo interpretato e ridotto a conflitto bipolare è una realtà multipolare, in cui ogni cosa ed ogni essere è in relazione molteplice con ogni altra cosa ed ogni altro essere.
Scrutate i cieli, percorrete i mari, inoltratevi nelle foreste, salite sulle montagne ... ovunque andiate una voce vi parla e vi chiede, umilmente, pietà.
Pietà verso il mondo dei viventi, pietà per voi stessi.
La vita di molti di noi si è trasformata in un torneo quotidiano, in un campionato che dura una vita; alla fine della selezione rimane uno solo, l'unico, il meritevole.
Per cui tutti desideriamo andare in TV, o finire sui giornali, per apparire almeno una volta, sapendo che siamo tra i perdenti.
E qualcuno ci finisce davvero, il più delle volte per motivi poco encomiabili.
Diamoci un taglio a questa ossessione collettiva, prendiamo l'apparecchio televisivo e portiamolo in cantina o in soffitta, l'anticamera della discarica. E scarichiamo con essa il nostro superuomo.

Noi proclamiamo il diritto alla molteplicità.
Come allo stato naturale, dove le uova riescono di varie dimensioni e tutte vengono covate, dove il conflitto per la sopravvivenza c'è, ma è raro, calmierato da una buona dose di mutua cooperazione intraspecifica ed anche interspecifica.
In natura tutto e tutti cooperano al bene dell'insieme, i batteri per primi, pur essendo quelli che valgono meno di tutti.
Bisogna aprire gli occhi per vedere.
Potremmo partire dalle api, che si sacrificano per la comunità ed arrivare ai mammiferi, che accudiscono i loro piccoli in famiglia.
Basterebbe guardare all'immensa generosità delle piante, che ci forniscono ossigeno, cibo e combustibile senza chiedere nulla in cambio. Chi potrà mai pagare una bolletta così salata?
Perché tutto ciò non dovrebbe valere anche per la società degli uomini e delle donne?
Se cambiassimo il paradigma della convivenza e, al posto di farla pagare a tutti, provassimo a donarla a colui che la sorte ci ha posto accanto, vedremmo i lavoratori, le imprese, le banche, le Nazioni, le Chiese ... arrestare la loro corsa verso l'annichilimento collettivo e cominciare a collaborare, gli uni con le altre, nella costruzione dei beni comuni, e il frutto sarebbe la formazione di una comunità di donne e di uomini liberi, eguali e diversi.
A noi piace chiamarla con una parola: una fraternità.
L'importante è intendersi sul significato.

Tutto questo è Utopia? Sì, perché ancora non è.

Siamo onesti con noi stessi. Non è impossibile, è che noi per primi non lo desideriamo veramente, con tutto il cuore e con tutta la mente.

Rispondete al nostro appello: non sarebbe una bella evoluzione per l'umanità?

4 commenti:

  1. Caro Enrico, non mi è facile rispondere al tuo post essenzialmente per la molteplicità dei temi toccati e, permettimi, per la modalità con cui hai tracciato alcune realtà: traspare per esempio un'idealizzazione del mondo naturale. Basta leggere un qualsiasi libro sull'etologia per capire che in natura c'è una continua competizione, assenza di morale e pietà, e che nei millenni tantissime specie sono scomparse prima dell'arrivo dell'uomo "culturale".
    Condivido invece pienamente l'idea della "fraternità" (p.s. tipico atteggiamento «umano») come possibile via di salvezza all'estrema competizione che rischia di portarci all'annichilimento: la storia dell'isola di Pasqua dovrebbe insegnarci molto ma, ahimè, è, da i più, sconosciuta.
    L'utopia è un termine a me caro, vuoi per gli studi vuoi per la modalità trattata nella scuola del legame sociale, più che altro perchè se cerco di comprendere i sogni dei giovani di oggi trovo pochi ideali e molti egoismi.... forse non vedo bene o forse dovrò cercare meglio ....
    In merito all'evoluzione ti lascio una piccola provocazione: una specie porta avanti un cambiamento (biologico, fisico, culturale ecc,) se nel farlo ne ottiene un vantaggio. Se il modello competitivo è stato così vincente nel mondo forse c'è un perchè.....

    un abbraccio

    Riccardo

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  2. Caro Riccardo,
    se per te non è stato facile rispondere al mio post, permettimi di affermare altrettanto per la mia successiva replica!

    Grazie di averlo degnato di attenzione e di aver fatto una riflessione che è tutt'altro che banale, e che potrei riassumere con le domande, implicitamente già formulata nel mio post: perché i viventi sono destinati a diventare cibo gli uni per gli altri? Perché adoriamo i fiori e poi li redidiamo? Perché gli agnellini ci fanno tenerezza e poi ne mangiamo le carni a Pasqua?

    A questo riguardo ti invito a rileggere il post http://iodecidoalbignasego.blogspot.it/2012/03/il-problema-dei-problemi.html, nel quale tratto l'argomento dal punto di vista della politica.

    Vedo che l'etologia studia il comportamento animale, cioè l'apprendimento, le organizzazioni sociali, le cure parentali.

    E' una scienza sperimentale, descrive ciò che possiamo osservare e ne deduce dei paradigmi di sviluppo, quali quello dell'evoluzione per competizione. Ma non è l'unico osservato, i comportamenti cooperativi di successo sono almeno altrettanto frequenti quali quelli competitivi.

    Rimane però immutata, in entrambi i casi, una questione ineludibile: i viventi si cibano gli uni degli altri e, pertanto, come si può parlare di giustizia in questo mondo?

    Ed infatti, gli uomini di epoche passate, ben consapevoli di ciò, avevano rimandato il soddisfacimento dell'impulso all'amore, alla pace e alla giustizia ad un "altro mondo".

    Gli uomini di oggi, e tu ed io ne facciamo certamente parte, forse non intendono più rimandare a "dopo" il godimento dell'amore, della pace e della giustizia. Vogliono conseguirlo in questo universo, non in un altro possibile ... ma questo rimane un rebus, perché confligge con le leggi naturali, che inesorabilmente conducono alla resa dei conti.

    Ricordo la sentenza dell'Oracolo di Matrix (forse citava Eraclito):
    Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine ... anche la nostra ricerca della verità ha avuto un inizio ... speriamo che abbia un punto di approdo prima della fine!

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  3. Il predatore mangerà la preda e per lui ciò è bene e giusto (un po meno dal punto di vista della preda...)
    Forse la questione sta anche qui: il "sistema" capitalistico ti da la possibilità di diventare predatore o, se non agisci, di restare preda. Se non riesci ad emergere significa che non ne hai le capacità e pertanto ti devi adeguare....

    Mi colpì un tempo un pensiero di don Zeno: ma perchè tutti coloro che son stati poveri e che poi son diventati ricchi si son dimenticati degli altri poveri? Forse la risposta sta nella grande illusione che da il capitalismo: se ci sei riuscito te, lo possono fare anche gli altri e se gli altri non si danno da fare per uscire dai loro problemi, allora va bene così... (magari lo desiderano!)

    Ecco simbolicamente spostata la competizione naturale (con l'eliminazione dell'avversario) nella competizione sociale.... con regole più "giuste" (non si uccide nessuno, almeno non direttamente)....

    Quindi il problema che potrebbe nascere è capire cosa sia la giustizia, cosa sia la pace o la verità: parole che sono interpretabili e frutto della cultura e che inevitabilmente cambiano di significato da popolo a popolo.

    Ho abbandonato l'idealismo, per mettermi a studiare e comprendere cosa si può "umanamente" costruire, senza vincoli religiosi e idealismi estremi, ma la difficoltà maggiore, che io personalmente vedo, è la (inevitabile?) lotta di idee che, più o meno strenuamente sostenute dai loro propositori, cercano di imporsi sulle altre. Questo è magari il limite della democrazia, il costo che si deve pagare.

    Il conflitto riguarda in particolare modo il tema dei valori: qui le discipline morali, gli orientamenti religiosi e non, le varie scuole di pensiero si scatenano i discussioni senza fine per cercare ciò che distingue.
    (p.s. una conquista moderna è il fatto di essere tutti uguali difronte alla legge, ma stranamente la moda fa successo nel cercare di farci distinguere dagli altri: dov'è l'inghippo?)

    un abbraccio.

    Riccardo

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  4. Riccardo, sto visionando la serie (5 DVD) "500 Nations" con il commento di Kevin Kostner, sull'incontro-scontro tra i nativi del Nuovo Mondo e i coloni del Vecchio Mondo.

    I primi li accolgono, pensando ad un arricchimento reciproco, fatto di scambi economici e culturali, i secondi, che erano venuti alla conquista, mandati dalla vecchia Europa, se li "mangiano" un po' alla volta.

    Col tempo e le generazioni, però, anche i coloni cambieranno e diventeranno "uomini del nuovo mondo", diversi dagli europei e si emanciperanno dalla madre patria.

    Seguirà poi l'importazione dei neri africani, per rimediare al genocidio delle popolazioni indigene (da sfruttamento lavorativo, ma anche involontario, a causa delle malattie importate dai bianchi).

    Una storia di competizione senza scrupoli, che produrrà una concentrazione di risorse e di capitali quale mai si realizzò sulla faccia della terra.

    Ancora si aggira per il mondo ... in cerca della prossima vittima da sacrificare sull'altare dello sviluppo.

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