2.400 firme sulla bonifica della fabbrica dei veleni di Pernumia (PD) consegnate al Parlamento europeo.
L'Eurodeputato Andrea Zanoni accompagna la consegna di 2.400 firme sulla fabbrica dei veleni di Pernumia (PD) al Parlamento europeo. “Indifferenti le autorità locali, adesso ci pensi l'Europa”.
L'eurodeputato e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo Andrea Zanoni ha accompagnato alcuni rappresentanti del Comitato Popolare SOS C&C nella consegna di 2400 firme sulla bonifica della fabbrica di veleni a Pernumia (PD) alla commissione petizioni del Parlamento europeo. “Le autorità locali non hanno preso misure tempestive per mettere in sicurezza l'area. Adesso vediamo cosa ne pensa l'Europa”. A rappresentare il comitato, Carlo Simoni e Annachiara Capuzzo (Due Carrare), Davide Caron (Pernumia).
“Da tempo seguiamo i lavori dell'importante commissione Petizioni e siamo convinti che questa sia davvero l'unica sede che può dar voce alle richieste di rispetto della legalità dei cittadini europei”, si legge nel testo della petizione.
“Per anni la fabbrica C&C di Pernumia ha giocato sulla pelle dei cittadini. Il suo stato attuale di totale abbandono e il mancato intervento delle autorità rischia di gravare ulteriormente sull'ambiente e gli abitanti della zona – attacca Zanoni – Queste firme spingeranno l'Europa a prendere una posizione su un problema di fronte al quale le autorità locali si sono dimostrate indifferenti”.
Il 12 marzo scorso Zanoni ha anche presentato un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere “la verifica del rispetto della normativa comunitaria in materia di rifiuti, discariche, acqua e aria, da parte delle autorità locali nella gestione dello smantellamento della fabbrica di veleni a Pernumia”.
“Bisogna scongiurare ogni pericolo per la salute dei cittadini e per l’ambiente, ecco perché ci rivolgiamo all'Europa”, conclude l'eurodeputato.
Il 15 febbraio 2013, Zanoni ha incontrato i membri del Comitato SOS C&C di Pernumia (PD) durante un sopralluogo alla fabbrica dei veleni (VIDEO).
BACKGROUND
Gli edifici della ex C&C versano in uno stato di totale abbandono e degrado, presentando numerose aperture nel tetto (in amianto) e nella struttura portante che consentono al materiale tossico di disperdersi nell’ambiente circostante grazie all’azione di vento e pioggia, compiendo, quindi, un’incessante attività di contaminazione ambientale.
La struttura è ubicata in un’area sita a ridosso di una ZPS e rischia di contaminare direttamente i territori di ben tre comuni della provincia di Padova (Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare), con zone residenziali e zone agricole di pregio (radicchio bianco di Maserà, radicchio variegato di Castelfranco IGP). Inoltre dista appena trenta metri dal canale Vigenzone (utilizzato per l’irrigazione) e si trova in prossimità del bacino delle Terme Euganee (il più esteso d’Europa) e di alcune “ville venete”, edifici di alto valore storico e culturale (di grande interesse turistico).
L’area è a rischio di incendio (principio di incendio già accaduto nel 2007), di alluvione (rischio sfiorato nel 2010 e 2011), di subire trombe d’aria (eventi importanti si sono verificati in zona limitrofa nel 2010 e 2012) e di terremoto (visti gli eventi sismici che hanno colpito la vicina regione dell’Emilia Romagna nel 2012), accadimenti che sicuramente porterebbero a una massiccia dispersione nell’ambiente dei rifiuti tossici così approssimativamente stoccati.
"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!
mercoledì 20 marzo 2013
martedì 19 marzo 2013
Della partecipazione politica e degli strumenti per attuarla
Questa è la lettera preparata da Emanuele Sarto e controfirmata da alcuni componenti del Comitato "Quorum Zero e Più Democrazia", inviata a 40 quotidiani nazionali e locali, tra il 17 ed il 21 febbraio 2013. Non sappiamo se sia mai stata pubblicata, noi ne condividiamo i contenuti e per questo la pubblichiamo.
Gentile redazione,
in natura siamo uguali perché TUTTI mediamente abbiamo bisogno ogni giorno di 10.000 litri d'aria, 2 litri d'acqua e 3000 kcal. Questi elementi sono indispensabili per ogni macchina biologica umana. Ne consegue che la gestione di aria acqua ed energia dovrebbe essere il faro per qualsiasi politica intesa nel senso alto che l’etimo esprime. Siamo anche unici e irripetibili nel tempo e nello spazio. Ognuno di noi quindi è assolutamente speciale e partecipando a decisioni condivise la nostra uguaglianza scientifica e la nostra oggettiva unicità troverebbero perfetta sintesi. I diversi punti di vista che naturalmente affiorerebbero, avrebbero il pregio di approfondire e non di dividere. Aprire a tutti La PARTECIPAZIONE alle delibere politiche importanti, favorirebbe la consapevolezza, la cooperazione e la concordia a scapito delle liti e degli scontri ai quali siamo avvezzi. Gli eletti, gli amministratori, sono INDISPENSABILI e parimenti è indispensabile che i cittadini li possano affiancare nelle scelte che ritengano importanti. La delega in bianco è un'anomalia risolvibile con un aggiornamento delle regole. Per accogliere questa istanza oltre 50.000 cittadini hanno sottoscritto una Proposta di Legge di Iniziativa Popolare a nome QUORUM ZERO PIU’ DEMOCRAZIA. Il progetto è regolarmente attivo presso la Camera dei Deputati. http://www.quorumzeropiudemocrazia.it/. Il disegno pur articolato intende esprimere una richiesta semplicissima: ottenere STRUMENTI PER DECIDERE INSIEME. Non suggerisce alcun progetto politico, ma aspira a realizzare una tecnica fondamentale e indispensabile: l’inclusione del corpo elettorale nei processi decisionali. Avverrebbe che delegati e deleganti sarebbero uniti nell’affrontare i temi più difficili nell’interesse comune. Sarebbe il ripristino della reciproca fiducia essenziale per affrontare fianco a fianco le più ardue problematiche. Libereremmo così le migliori energie non per la tristezza del confliggere, ma per la gioia del costruire.
Sarto Emanuele - Piove di Sacco (PD)
Ceri Gianni - Trento
Zancan Fabio - Vicenza
Macripò Annamaria - Vicenza
Pistelli Enrico - Albignasego (PD)
Casagrande Sergio - Albignasego (PD)
Golia Massimo - Padova
Rinco Dario - Sesto San Giovanni (MB)
Chino Francesco - Padova
Mazzanti Sergio - Roma
Gentile redazione,
in natura siamo uguali perché TUTTI mediamente abbiamo bisogno ogni giorno di 10.000 litri d'aria, 2 litri d'acqua e 3000 kcal. Questi elementi sono indispensabili per ogni macchina biologica umana. Ne consegue che la gestione di aria acqua ed energia dovrebbe essere il faro per qualsiasi politica intesa nel senso alto che l’etimo esprime. Siamo anche unici e irripetibili nel tempo e nello spazio. Ognuno di noi quindi è assolutamente speciale e partecipando a decisioni condivise la nostra uguaglianza scientifica e la nostra oggettiva unicità troverebbero perfetta sintesi. I diversi punti di vista che naturalmente affiorerebbero, avrebbero il pregio di approfondire e non di dividere. Aprire a tutti La PARTECIPAZIONE alle delibere politiche importanti, favorirebbe la consapevolezza, la cooperazione e la concordia a scapito delle liti e degli scontri ai quali siamo avvezzi. Gli eletti, gli amministratori, sono INDISPENSABILI e parimenti è indispensabile che i cittadini li possano affiancare nelle scelte che ritengano importanti. La delega in bianco è un'anomalia risolvibile con un aggiornamento delle regole. Per accogliere questa istanza oltre 50.000 cittadini hanno sottoscritto una Proposta di Legge di Iniziativa Popolare a nome QUORUM ZERO PIU’ DEMOCRAZIA. Il progetto è regolarmente attivo presso la Camera dei Deputati. http://www.quorumzeropiudemocrazia.it/. Il disegno pur articolato intende esprimere una richiesta semplicissima: ottenere STRUMENTI PER DECIDERE INSIEME. Non suggerisce alcun progetto politico, ma aspira a realizzare una tecnica fondamentale e indispensabile: l’inclusione del corpo elettorale nei processi decisionali. Avverrebbe che delegati e deleganti sarebbero uniti nell’affrontare i temi più difficili nell’interesse comune. Sarebbe il ripristino della reciproca fiducia essenziale per affrontare fianco a fianco le più ardue problematiche. Libereremmo così le migliori energie non per la tristezza del confliggere, ma per la gioia del costruire.
Sarto Emanuele - Piove di Sacco (PD)
Ceri Gianni - Trento
Zancan Fabio - Vicenza
Macripò Annamaria - Vicenza
Pistelli Enrico - Albignasego (PD)
Casagrande Sergio - Albignasego (PD)
Golia Massimo - Padova
Rinco Dario - Sesto San Giovanni (MB)
Chino Francesco - Padova
Mazzanti Sergio - Roma
mercoledì 6 marzo 2013
A proposito del "porcellum"
Una lettera di Arturo Parisi datata 11 agosto 2011, girata agli ormai ex-militanti di "incontriamoci" da Giulio Santagata.
Interessante rileggerla oggi, alla luce della negativa performance elettorale del Partito Democratico.
Cari amici mi rifaccio vivo dopo molto tempo per segnalarvi l'avvio della campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo del porcellum. Non ho trovato niente di meglio, per spiegare le ragioni di questa iniziativa, di girarvi più sotto la lettera che Arturo Parisi ha inviato agli ex militanti dei Democratici. Mi scuso con chi non ha condiviso quella esperienza se troverà nella lettera riferimenti e affermazioni che non lo riguardano direttamente ma mi è sembrata comunque molto vicina allo spirito che ha mosso Incontriamoci. Buona estate.
Forza e coraggio
Giulio
--
Care amiche, cari amici,
mi rivolgo a voi che in una stagione che si va allontanando avete condiviso con me il nome de "i Democratici". Vi scrivo guidato dalle stesse idee, le stesse passioni, le stesse preoccupazioni in nome della quali allora ci incontrammo. Le stesse per le quali poi ci lasciammo per aprire un cammino che attraverso Democrazia è Libertà consentisse la nascita del Partito Democratico dentro lo stesso solco aperto dall'Ulivo.
Fedeli al progetto che ci fece incontrare, lo stesso che ci chiese poi di separarci per scioglierci tra quelli ai quali chiedevamo come a noi di scioglierci per ritrovarci come singoli in una casa nuova, non poche volte ci siamo difesi in questi anni dalla tentazione di tornare sui nostri passi ricostituendoci in un partito autonomo o in componente organizzata interna ad un altro partito. Ma a questa tentazione non abbiamo mai ceduto. Nonostante il tradimento di tanti.
E tuttavia non ci siamo perduti di vista. So perciò che, nonostante le diverse scelte, la gran parte di noi non ha abbandonato la passione per una democrazia dei cittadini che chiedemmo di rappresentare ad un Asinello mite e tuttavia testardo assieme alla rabbia per il tradimento del progetto dell'Ulivo e alla speranza di ritrovare il cammino perduto.
Quella stessa rabbia e speranza, mi chiama a disturbare le vostre ferie in un passaggio della nostra storia che tutti sappiamo drammatico, per chiamarvi ad una impresa disperata. Ci sono infatti momenti di disperazione nei quali solo le imprese disperate possono aprire un varco alla speranza. Questo è uno di quelli.
Tutti voi conoscete gli effetti dell’attuale legge elettorale. Mentre il governo ha perso ormai ogni autorevolezza costringendo il Paese ad essere commissariato dall'esterno col ricatto del rinnovo del credito e del fallimento, il Paese si trova privo di un Parlamento capace di dare forza alle decisioni che questo passaggio drammatico ci impone di prendere. Ridotto a Parlamento di nominati da capipartito e privo quindi della capacita' di rappresentanza e della pienezza della legittimazione che si richiede in democrazia alla massima espressione della rappresentanza popolare i Parlamentari sono descritti e percepiti sempre più come una casta di privilegiati della cui funzione si è perso il valore. La Porcata alla quale e' ricondotta la loro elezione sembra averli definitivamente sporcati.
E' evidente che non possiamo continuare così. Meno che mai possiamo immaginare che per la terza volta possa uscire dalle prossime elezioni un Parlamento privo di forza e legittimazione democratica. Anche se le elezioni dovessero svolgersi nel 2013 alla scadenza ordinaria Il conto alla rovescia è ormai iniziato.
Nonostante le reiterate denunce contro la insopportabilità della situazione attuale è sempre più evidente che, senza una pressione determinata da parte dei cittadini, il "porcellum" non sarà modificato dall’attuale parlamento.
Peggio. Le denunce che le forze politiche vanno irresponsabilmente moltiplicando aumentano allo stesso tempo la delegittimazione della istituzione parlamentare mentre privano di ogni credibilità gli esponenti che non danno seguito nei fatti alle loro parole. Si è diffusa al riguardo l'impressione di assistere in un teatrino infinito alla finzione di opporsi, alla finzione di indignarsi, alla finzione di avanzare proposte di legge sostitutive avanzate pur nella consapevolezza che mai saranno approvate, alla finzione di governi immaginati solo per cambiare la legge elettorale che non potrebbero mai essere varati. Con l'augurio che il tempo passi, e passando decida per noi a favore del mantenimento dello statu quo.
Per questo motivo, non senza esitazioni per lo strumento e per il tempo, anche aderendo alle sollecitazioni di esponenti politici che si sono poi ritirati, abbiamo condiviso la scelta di tentare l’ultima strada a nostra disposizione: un referendum abrogativo della legge "porcata".
Insieme ad esponenti della società civile e ad alcuni costituzionalisti alcuni di noi hanno perciò depositato presso la Corte di Cassazione due quesiti abrogativi della legge attuale, che qualora approvati riporterebbero in vita la precedente legge Mattarella fondata sui collegi elettorali uninominali. Assieme a noi Democratici partecipano all'inziativa l'IDV, il PLI, la Rete dei Referendari di Mario Segni, SEL, e l'Unione Popolare.
La sfida è ardua, raggiungere 500 mila firme entro il 30 settembre 2011, è difficilissimo, ma non impossibile. In considerazione del poco tempo disponibile ci siamo organizzati per filiere che procederanno ognuna autonomamente anche se coordinate da un Comitato Nazionale con sede nei locali di Piazza SS. Apostoli 73, gli stessi che sono stati nel tempo sede de i Democratici e dell'Ulivo. Presidente del Comitato e' il Prof Andrea Morrone Costituzionalista nella Università di Bologna ed estensore dei quesiti depositati in Cassazione, Tesoriere Mario Barbi, Coordinatore Organizzativo Gabriele De Giorgi. A me è stato chiesto di svolgere la funzione di Coordinatore Politico. I Democratici sono una delle 6 filiere.
Cosi' come le altre filiere aderenti anche noi ci impegneremo accanto al Referendum per una Proposta di legge di Iniziativa Popolare. La proposta è costituita da due articoli. Il primo ripropone la proposta di legge presentata inutilmente anni fa per iniziativa di Ceccanti (al Senato) e di Parisi (alla Camera) e sottoscritta da più di 200 parlamentari di diversi gruppi, ma ignorata tuttavia dalle Presidenze dei Gruppi. Essa è come il referendum contro il "porcellum", finalizzata ad abrogare l'attuale legge elettorale e a riportare in vigore la precedente legge uninominale. Il secondo articolo intende fare ciò che il referendum non può: introdurre la possibilità di votazioni primarie gestite e garantite pubblicamente esattamente come tutte le elezioni politiche e amministrative. In particolare si prevede di fronteggiare gli inevitabili costi delle elezioni primarie riducendo di un pari importo il fondo per il rimborso ai partiti delle spese elettorali.
Se riusciremo potremo votare questo referendum nel 2012 e riavere una nuova legge elettorale già nelle prossime elezioni.
Se non riusciremo resteremo alla mercè di quanti questa legge hanno voluto o di questa legge hanno goduto. Il prossimo Referendum si svolgerebbe dopo le nuove elezioni.
Per questo, in accordo con Antonio La Forgia, ultimo Presidente dell'Assemblea delle Regioni, e con Renato Cambursano al quale fu affidata assieme a me la custodia della delibera di sospensione della attività de "i Democratici" sono arrivato alla determinazione di investire in questa impresa le risorse simboliche e quelle materiali residue del Movimento in quella che riteniamo una battaglia estrema di difesa della idea di democrazia che ci accomuna.
Ti chiediamo di impegnarti, per come ti sarà possibile, per sostenere il referendum cominciando dalla campagna di raccolta di firme nel tuo territorio.
Una volta che ci avrai segnalato la tua volontà di agire provvederemo al più presto ad inviarti il materiale e le indicazioni necessarie per contribuire a questa impresa.
Un caro saluto
Arturo Parisi
Per ogni comunicazione vedi
www.democraticiperlulivo.it
www.referendumelettorale.org
Interessante rileggerla oggi, alla luce della negativa performance elettorale del Partito Democratico.
Cari amici mi rifaccio vivo dopo molto tempo per segnalarvi l'avvio della campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo del porcellum. Non ho trovato niente di meglio, per spiegare le ragioni di questa iniziativa, di girarvi più sotto la lettera che Arturo Parisi ha inviato agli ex militanti dei Democratici. Mi scuso con chi non ha condiviso quella esperienza se troverà nella lettera riferimenti e affermazioni che non lo riguardano direttamente ma mi è sembrata comunque molto vicina allo spirito che ha mosso Incontriamoci. Buona estate.
Forza e coraggio
Giulio
--
Care amiche, cari amici,
mi rivolgo a voi che in una stagione che si va allontanando avete condiviso con me il nome de "i Democratici". Vi scrivo guidato dalle stesse idee, le stesse passioni, le stesse preoccupazioni in nome della quali allora ci incontrammo. Le stesse per le quali poi ci lasciammo per aprire un cammino che attraverso Democrazia è Libertà consentisse la nascita del Partito Democratico dentro lo stesso solco aperto dall'Ulivo.
Fedeli al progetto che ci fece incontrare, lo stesso che ci chiese poi di separarci per scioglierci tra quelli ai quali chiedevamo come a noi di scioglierci per ritrovarci come singoli in una casa nuova, non poche volte ci siamo difesi in questi anni dalla tentazione di tornare sui nostri passi ricostituendoci in un partito autonomo o in componente organizzata interna ad un altro partito. Ma a questa tentazione non abbiamo mai ceduto. Nonostante il tradimento di tanti.
E tuttavia non ci siamo perduti di vista. So perciò che, nonostante le diverse scelte, la gran parte di noi non ha abbandonato la passione per una democrazia dei cittadini che chiedemmo di rappresentare ad un Asinello mite e tuttavia testardo assieme alla rabbia per il tradimento del progetto dell'Ulivo e alla speranza di ritrovare il cammino perduto.
Quella stessa rabbia e speranza, mi chiama a disturbare le vostre ferie in un passaggio della nostra storia che tutti sappiamo drammatico, per chiamarvi ad una impresa disperata. Ci sono infatti momenti di disperazione nei quali solo le imprese disperate possono aprire un varco alla speranza. Questo è uno di quelli.
Tutti voi conoscete gli effetti dell’attuale legge elettorale. Mentre il governo ha perso ormai ogni autorevolezza costringendo il Paese ad essere commissariato dall'esterno col ricatto del rinnovo del credito e del fallimento, il Paese si trova privo di un Parlamento capace di dare forza alle decisioni che questo passaggio drammatico ci impone di prendere. Ridotto a Parlamento di nominati da capipartito e privo quindi della capacita' di rappresentanza e della pienezza della legittimazione che si richiede in democrazia alla massima espressione della rappresentanza popolare i Parlamentari sono descritti e percepiti sempre più come una casta di privilegiati della cui funzione si è perso il valore. La Porcata alla quale e' ricondotta la loro elezione sembra averli definitivamente sporcati.
E' evidente che non possiamo continuare così. Meno che mai possiamo immaginare che per la terza volta possa uscire dalle prossime elezioni un Parlamento privo di forza e legittimazione democratica. Anche se le elezioni dovessero svolgersi nel 2013 alla scadenza ordinaria Il conto alla rovescia è ormai iniziato.
Nonostante le reiterate denunce contro la insopportabilità della situazione attuale è sempre più evidente che, senza una pressione determinata da parte dei cittadini, il "porcellum" non sarà modificato dall’attuale parlamento.
Peggio. Le denunce che le forze politiche vanno irresponsabilmente moltiplicando aumentano allo stesso tempo la delegittimazione della istituzione parlamentare mentre privano di ogni credibilità gli esponenti che non danno seguito nei fatti alle loro parole. Si è diffusa al riguardo l'impressione di assistere in un teatrino infinito alla finzione di opporsi, alla finzione di indignarsi, alla finzione di avanzare proposte di legge sostitutive avanzate pur nella consapevolezza che mai saranno approvate, alla finzione di governi immaginati solo per cambiare la legge elettorale che non potrebbero mai essere varati. Con l'augurio che il tempo passi, e passando decida per noi a favore del mantenimento dello statu quo.
Per questo motivo, non senza esitazioni per lo strumento e per il tempo, anche aderendo alle sollecitazioni di esponenti politici che si sono poi ritirati, abbiamo condiviso la scelta di tentare l’ultima strada a nostra disposizione: un referendum abrogativo della legge "porcata".
Insieme ad esponenti della società civile e ad alcuni costituzionalisti alcuni di noi hanno perciò depositato presso la Corte di Cassazione due quesiti abrogativi della legge attuale, che qualora approvati riporterebbero in vita la precedente legge Mattarella fondata sui collegi elettorali uninominali. Assieme a noi Democratici partecipano all'inziativa l'IDV, il PLI, la Rete dei Referendari di Mario Segni, SEL, e l'Unione Popolare.
La sfida è ardua, raggiungere 500 mila firme entro il 30 settembre 2011, è difficilissimo, ma non impossibile. In considerazione del poco tempo disponibile ci siamo organizzati per filiere che procederanno ognuna autonomamente anche se coordinate da un Comitato Nazionale con sede nei locali di Piazza SS. Apostoli 73, gli stessi che sono stati nel tempo sede de i Democratici e dell'Ulivo. Presidente del Comitato e' il Prof Andrea Morrone Costituzionalista nella Università di Bologna ed estensore dei quesiti depositati in Cassazione, Tesoriere Mario Barbi, Coordinatore Organizzativo Gabriele De Giorgi. A me è stato chiesto di svolgere la funzione di Coordinatore Politico. I Democratici sono una delle 6 filiere.
Cosi' come le altre filiere aderenti anche noi ci impegneremo accanto al Referendum per una Proposta di legge di Iniziativa Popolare. La proposta è costituita da due articoli. Il primo ripropone la proposta di legge presentata inutilmente anni fa per iniziativa di Ceccanti (al Senato) e di Parisi (alla Camera) e sottoscritta da più di 200 parlamentari di diversi gruppi, ma ignorata tuttavia dalle Presidenze dei Gruppi. Essa è come il referendum contro il "porcellum", finalizzata ad abrogare l'attuale legge elettorale e a riportare in vigore la precedente legge uninominale. Il secondo articolo intende fare ciò che il referendum non può: introdurre la possibilità di votazioni primarie gestite e garantite pubblicamente esattamente come tutte le elezioni politiche e amministrative. In particolare si prevede di fronteggiare gli inevitabili costi delle elezioni primarie riducendo di un pari importo il fondo per il rimborso ai partiti delle spese elettorali.
Se riusciremo potremo votare questo referendum nel 2012 e riavere una nuova legge elettorale già nelle prossime elezioni.
Se non riusciremo resteremo alla mercè di quanti questa legge hanno voluto o di questa legge hanno goduto. Il prossimo Referendum si svolgerebbe dopo le nuove elezioni.
Per questo, in accordo con Antonio La Forgia, ultimo Presidente dell'Assemblea delle Regioni, e con Renato Cambursano al quale fu affidata assieme a me la custodia della delibera di sospensione della attività de "i Democratici" sono arrivato alla determinazione di investire in questa impresa le risorse simboliche e quelle materiali residue del Movimento in quella che riteniamo una battaglia estrema di difesa della idea di democrazia che ci accomuna.
Ti chiediamo di impegnarti, per come ti sarà possibile, per sostenere il referendum cominciando dalla campagna di raccolta di firme nel tuo territorio.
Una volta che ci avrai segnalato la tua volontà di agire provvederemo al più presto ad inviarti il materiale e le indicazioni necessarie per contribuire a questa impresa.
Un caro saluto
Arturo Parisi
Per ogni comunicazione vedi
www.democraticiperlulivo.it
www.referendumelettorale.org
martedì 5 marzo 2013
Anche il mercato è cosa pubblica
E, per esser più precisi, è un bene comune!
Sul quale gli svizzeri stanno votando un referendum; tutto questo e molto altro troviamo in questo articolo di Luigino Bruni, leggiamolo con attenzione e lentezza, perché denso di implicazioni economiche assai innovative.
In Svizzera oggi si svolge un referendum per porre un freno alle remunerazioni dei manager delle società quotate in borsa. È questa una felice occasione per riaprire anche da noi il tema delle remunerazioni dei cosiddetti "top manager", e su quello, ancora più importante perché radice del primo, della democrazia economica. Ma l’Italia? L’Europa? Una ragione di questa assenza, o, speriamo, ritardo, è l’incapacità dell’Europa, tanto più dell’Italia, di proporre nei decenni passati una diversa cultura economica e di impresa.
Oggi le business school sono tutte uguali: ad Harvard, Nairobi, San Paolo, Berlino, Pechino, Milano si insegnano le stesse cose, si utilizzano gli stessi libri di testo, a volte persino le stesse slides scaricabili in Rete. Ho visto fare corsi di ’responsabilità sociale d’impresa’ in classi dove dirigenti di cooperative sedevano accanto a manager di fondi di investimento speculativi, poiché, si diceva, business is business. E così non stupisce, ma rattrista soltanto, che si stiano progressivamente avvicinando tra di loro la cultura e gli stipendi delle grandi cooperative e quelli delle imprese capitalistiche, un avvicinamento che farà senz’altro rivoltare nella tomba i fondatori del movimento cooperativo, che avevano immaginato e realizzato imprese diverse anche perché capaci di tradurre i principi di fraternità e uguaglianza in busta paga, e non solo nei preamboli degli statuti.
Eppure, l’Europa e l’Italia avevano, e un po’ ce l’hanno ancora, un altro modo di fare impresa e di fare società, un altro "spirito del capitalismo", che si chiamano in Germania "economia sociale di mercato", in Francia "economia sociale", in Italia "economia civile", in Spagna e in Portogallo "economia solidale". Una cooperativa sociale non è una istituzione filantropica (charity), ma una faccenda di reciprocità e di inclusione produttiva, è un "fare con" prima di essere un "fare per".
Una fondazione bancaria non è una foundation americana, e le piccole e medie imprese di natura familiare, l’asse portante della nostra economia, non hanno né la cultura né gli strumenti della corporation anonima, anche se tante di queste nostre imprese si sono smarrite per inseguire quei modelli estranei. In Italia avevamo anche la gloriosa tradizione della "Economia aziendale", oggi purtroppo in via d’estinzione, che era un felice tentativo di tradurre il modello comunitario e relazionale italiano in cultura organizzativa, dove lo scopo dell’azienda non era la massimizzazione del profitto, ma l’equilibrio tra tutte le componenti di una istituzione, e il cui principio fondante era «il soddisfacimento dei bisogni umani» (Gino Zappa, 1927).
La crisi economica è anche frutto di una cultura manageriale che si è rivelata inadeguata, certamente per una legislazione insufficiente e sbagliata, ma anche per una forma mentis che inizia nelle università di economia e poi continua nei master; una formazione sbagliata che è anche alla base della giustificazione di quei stipendi da superstar. Gli attuali curricula economici sono, in tutto il mondo, sempre più depurati da tutte le dimensioni umanistiche e storiche, illudendosi che riducendo il pensiero economico a numeri, tabelle, grafici e algoritmi (e sempre più semplici), si possa formare della gente capace di pensare, di creatività, di innovazione vera, o di coordinare le persone e il loro mistero antropologico e spirituale, che restano tali anche quando lavorano. Eppure, i futuri lavori nasceranno, certamente in Italia, da cultura, arte, turismo, relazioni, e per far bene questi mestieri è molto utile conoscere la storia, la cultura o l’arte, e forse più delle tecniche di bilancio, di valutazione e controllo.
C’è allora bisogno di riaprire un dibattito pubblico su questi temi cruciali, che non possono essere lasciati agli "addetti ai lavori": lo abbiamo fatto negli anni passati, e i risultati sono sotto gli occhi tutti. La cultura democratica moderna ha posto al centro la politica e il governo dello Stato: ottimo. Ma il mondo è molto cambiato, e oggi sappiamo, o dovremmo sapere, che il buongoverno passa anche, e sempre più, per il buongoverno dei mercati, delle imprese e delle organizzazioni. Di Parlamento ce n’è uno (in Italia), ma i consigli di amministrazione di banche e imprese sono decine di migliaia: la qualità della nostra vita, della nostra dignità e libertà dipende anche da questi, e non possiamo continuare a ignorarlo.
Sul quale gli svizzeri stanno votando un referendum; tutto questo e molto altro troviamo in questo articolo di Luigino Bruni, leggiamolo con attenzione e lentezza, perché denso di implicazioni economiche assai innovative.
Anche
il mercato è cosa pubblica
Necessaria più
democrazia
di Luigino
BruniIn Svizzera oggi si svolge un referendum per porre un freno alle remunerazioni dei manager delle società quotate in borsa. È questa una felice occasione per riaprire anche da noi il tema delle remunerazioni dei cosiddetti "top manager", e su quello, ancora più importante perché radice del primo, della democrazia economica. Ma l’Italia? L’Europa? Una ragione di questa assenza, o, speriamo, ritardo, è l’incapacità dell’Europa, tanto più dell’Italia, di proporre nei decenni passati una diversa cultura economica e di impresa.
Oggi le business school sono tutte uguali: ad Harvard, Nairobi, San Paolo, Berlino, Pechino, Milano si insegnano le stesse cose, si utilizzano gli stessi libri di testo, a volte persino le stesse slides scaricabili in Rete. Ho visto fare corsi di ’responsabilità sociale d’impresa’ in classi dove dirigenti di cooperative sedevano accanto a manager di fondi di investimento speculativi, poiché, si diceva, business is business. E così non stupisce, ma rattrista soltanto, che si stiano progressivamente avvicinando tra di loro la cultura e gli stipendi delle grandi cooperative e quelli delle imprese capitalistiche, un avvicinamento che farà senz’altro rivoltare nella tomba i fondatori del movimento cooperativo, che avevano immaginato e realizzato imprese diverse anche perché capaci di tradurre i principi di fraternità e uguaglianza in busta paga, e non solo nei preamboli degli statuti.
Eppure, l’Europa e l’Italia avevano, e un po’ ce l’hanno ancora, un altro modo di fare impresa e di fare società, un altro "spirito del capitalismo", che si chiamano in Germania "economia sociale di mercato", in Francia "economia sociale", in Italia "economia civile", in Spagna e in Portogallo "economia solidale". Una cooperativa sociale non è una istituzione filantropica (charity), ma una faccenda di reciprocità e di inclusione produttiva, è un "fare con" prima di essere un "fare per".
Una fondazione bancaria non è una foundation americana, e le piccole e medie imprese di natura familiare, l’asse portante della nostra economia, non hanno né la cultura né gli strumenti della corporation anonima, anche se tante di queste nostre imprese si sono smarrite per inseguire quei modelli estranei. In Italia avevamo anche la gloriosa tradizione della "Economia aziendale", oggi purtroppo in via d’estinzione, che era un felice tentativo di tradurre il modello comunitario e relazionale italiano in cultura organizzativa, dove lo scopo dell’azienda non era la massimizzazione del profitto, ma l’equilibrio tra tutte le componenti di una istituzione, e il cui principio fondante era «il soddisfacimento dei bisogni umani» (Gino Zappa, 1927).
La crisi economica è anche frutto di una cultura manageriale che si è rivelata inadeguata, certamente per una legislazione insufficiente e sbagliata, ma anche per una forma mentis che inizia nelle università di economia e poi continua nei master; una formazione sbagliata che è anche alla base della giustificazione di quei stipendi da superstar. Gli attuali curricula economici sono, in tutto il mondo, sempre più depurati da tutte le dimensioni umanistiche e storiche, illudendosi che riducendo il pensiero economico a numeri, tabelle, grafici e algoritmi (e sempre più semplici), si possa formare della gente capace di pensare, di creatività, di innovazione vera, o di coordinare le persone e il loro mistero antropologico e spirituale, che restano tali anche quando lavorano. Eppure, i futuri lavori nasceranno, certamente in Italia, da cultura, arte, turismo, relazioni, e per far bene questi mestieri è molto utile conoscere la storia, la cultura o l’arte, e forse più delle tecniche di bilancio, di valutazione e controllo.
C’è allora bisogno di riaprire un dibattito pubblico su questi temi cruciali, che non possono essere lasciati agli "addetti ai lavori": lo abbiamo fatto negli anni passati, e i risultati sono sotto gli occhi tutti. La cultura democratica moderna ha posto al centro la politica e il governo dello Stato: ottimo. Ma il mondo è molto cambiato, e oggi sappiamo, o dovremmo sapere, che il buongoverno passa anche, e sempre più, per il buongoverno dei mercati, delle imprese e delle organizzazioni. Di Parlamento ce n’è uno (in Italia), ma i consigli di amministrazione di banche e imprese sono decine di migliaia: la qualità della nostra vita, della nostra dignità e libertà dipende anche da questi, e non possiamo continuare a ignorarlo.
(da Avvenire
del 4 marzo 2013)© riproduzione riservata
domenica 3 marzo 2013
L'eurodeputato Zanoni in visita alla ex C&C di Pernumia
Venerdì 15 febbraio 2013, l’eurodeputato Zanoni ha incontrato un gruppo di rappresentanti del Comitato SOS C&C, che si battono per la salute dei cittadini e di un intero territorio minacciata da polveri inquinanti e sostanze tossiche accatastate nella fabbrica “ex C&C”. Non solo le polveri continuano ad avvelenare l’ambiente perché non sono contenute in maniera efficace, l’intero edificio si configura come una bomba ad orologeria, dal momento che lo stato di abbandono che dura dal 2005, data del sequestro che ha dato avvio al procedimento giudiziario per traffico di rifiuti tossici, lo ha ormai reso fatiscente e in evidente degrado. Al suo interno sono raccolte in cumuli 52.000 tonnellate di materiale tossico e cancerogeno, tra cui spiccano gli idrocarburi e i metalli pesanti.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI, Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha dapprima incontrato i componenti del Comitato Intercomunale “SOS C&C” per raccogliere gli ultimi atti di questa annosa vicenda, e ha poi effettuato un sopralluogo alla fabbrica dei veleni. Il Comitato SOS C&C, grazie anche ai contatti mantenuti da mesi con Andrea Zanoni, presenterà un esposto proprio alla Commissione Ambiente europea per denunciare la gravità della situazione e l’ipotesi di violazione delle norme comunitarie sull’ambiente. Per rendere più incisiva l’azione, il Comitato presenterà anche una petizione alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, che sarà consegnata di persona da cittadini rappresentanti dei tre comuni maggiormente coinvolti, Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare.
«Per anni la C&C di Pernumia ha giocato sulla pelle dei cittadini - ha affermato Zanoni – Attraverso trucchetti, i rifiuti tossici che arrivavano giornalmente nel sito diventavano conglomerato cementizio da usare in opere pubbliche, “inertizzando” solo i documenti. L’inquinamento ambientale, con elevato rischio per la salute dei cittadini, riguarda ben tre Comuni padovani, Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare che continuano a subire le conseguenze delle azioni di uomini senza scrupoli che hanno speculato sul territorio lasciando solo danni economici e ambientali».
Si attendono intanto nei prossimi mesi la caratterizzazione, l’analisi ambientale e la messa in sicurezza del sito, per cui sono stati già stanziati 200.000 euro nel 2010 e 500.000 euro nel 2011. Andrea Zanoni ha sottolineato quanto sia importante in questa delicata fase la massima trasparenza da parte dell’Amministrazione Comunale nel comunicare tempestivamente i risultati e permettere ai cittadini di essere informati. Ha inoltre affermato quanto sia importante l’azione di partecipazione di tutti al presidio del territorio, sia attraverso comitati di attivisti, sia con il sostegno a questi o con semplici azioni di divulgazione.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI, Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha dapprima incontrato i componenti del Comitato Intercomunale “SOS C&C” per raccogliere gli ultimi atti di questa annosa vicenda, e ha poi effettuato un sopralluogo alla fabbrica dei veleni. Il Comitato SOS C&C, grazie anche ai contatti mantenuti da mesi con Andrea Zanoni, presenterà un esposto proprio alla Commissione Ambiente europea per denunciare la gravità della situazione e l’ipotesi di violazione delle norme comunitarie sull’ambiente. Per rendere più incisiva l’azione, il Comitato presenterà anche una petizione alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, che sarà consegnata di persona da cittadini rappresentanti dei tre comuni maggiormente coinvolti, Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare.
«Per anni la C&C di Pernumia ha giocato sulla pelle dei cittadini - ha affermato Zanoni – Attraverso trucchetti, i rifiuti tossici che arrivavano giornalmente nel sito diventavano conglomerato cementizio da usare in opere pubbliche, “inertizzando” solo i documenti. L’inquinamento ambientale, con elevato rischio per la salute dei cittadini, riguarda ben tre Comuni padovani, Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare che continuano a subire le conseguenze delle azioni di uomini senza scrupoli che hanno speculato sul territorio lasciando solo danni economici e ambientali».
Si attendono intanto nei prossimi mesi la caratterizzazione, l’analisi ambientale e la messa in sicurezza del sito, per cui sono stati già stanziati 200.000 euro nel 2010 e 500.000 euro nel 2011. Andrea Zanoni ha sottolineato quanto sia importante in questa delicata fase la massima trasparenza da parte dell’Amministrazione Comunale nel comunicare tempestivamente i risultati e permettere ai cittadini di essere informati. Ha inoltre affermato quanto sia importante l’azione di partecipazione di tutti al presidio del territorio, sia attraverso comitati di attivisti, sia con il sostegno a questi o con semplici azioni di divulgazione.
Quale strada per il Partito Democratico?
Pubblichiamo un intervento di Stefano Volante (di COMMUNITAS2002) sulla recente performance del PD.
Il risultato di queste elezioni è senz'altro il frutto scontato del cambiamento richiesto da tempo da gran parte del Paese, tanto profondo da essere sentito e vissuto dai tanti cittadini delusi da tutti i partiti.
E questa volta è emerso, sconvolgente, ma non del tutto inatteso.
Certamente il PD si è seduto dopo le vittoriose Primarie, ma usare Bersani come unico capro espiatorio è profondamente sbagliato in quanto non fotografa esattamente né la realtà attuale né la dinamica dei fatti: oltre a qualche mugugno nella stessa Direzione del Partito, si è rimasti sordi al messaggio proveniente dalla base, disincantata e priva di idee, senza proposte o progetti, priva di contenuti innovativi, con i Circoli semidiserti e sfiduciati.
E con un Programma tutt'altro che accattivante.
Per questo dire che Berlusconi e Grillo hanno vinto non mi sembra che corrisponda al vero, visto che hanno semplicemente colmato il desiderio di Nuovo e di una Visione che, soprattutto negli ultimi mesi, Bersani non era stato in grado di dare, lasciando così un Vuoto Siderale solo da conquistare ...
Tuttavia, vinte le Primarie, Bersani ha vinto anche alla Camera e, seppur di misura, anche al Senato e pertanto è indubbio che spetti a lui il delicato compito di ricevere l'incarico esplorativo a formare un nuovo governo da Napolitano.
Ma è altrettanto indubbio che:
1. alla luce della lezione elettorale, Bersani dovrà muoversi su basi minimali per presentare Linee che centrino pochi punti concreti (e non programmatici che richiederebbero "fiducia piena") che incontrino quelli del M5S e comincino a muoversi sulle stesse basi;
2. dovrà rifondare la base del Partito concependo dei circoli con strutture e mentalità diverse, chiamando persone competenti a creare un'organizzazione capillarmente aperta a tutti i cittadini e le forze sociali, visto quanto attualmente sono seriamente compromessi e quanto poco svolgono il loro ruolo di presidio politico/culturale del territorio.
Solo aprendosi seriamente e decisamente alla Società, il Partito Democratico può sperare di recuperare velocemente quel consenso fuggito verso altri lidi e che gli permetterebbe di essere visto con occhio ben diverso anche da molti cittadini in cerca di nuovo messaggio politico.
Stefano Volante
COMMUNITAS2002
Cittadini per l'Etica nella Politica
direzione@communitas2002.it
http://www.communitas2002.org/index.php?pagina=appello-a-tutti-i-cittadini
Il risultato di queste elezioni è senz'altro il frutto scontato del cambiamento richiesto da tempo da gran parte del Paese, tanto profondo da essere sentito e vissuto dai tanti cittadini delusi da tutti i partiti.
E questa volta è emerso, sconvolgente, ma non del tutto inatteso.
Certamente il PD si è seduto dopo le vittoriose Primarie, ma usare Bersani come unico capro espiatorio è profondamente sbagliato in quanto non fotografa esattamente né la realtà attuale né la dinamica dei fatti: oltre a qualche mugugno nella stessa Direzione del Partito, si è rimasti sordi al messaggio proveniente dalla base, disincantata e priva di idee, senza proposte o progetti, priva di contenuti innovativi, con i Circoli semidiserti e sfiduciati.
E con un Programma tutt'altro che accattivante.
Per questo dire che Berlusconi e Grillo hanno vinto non mi sembra che corrisponda al vero, visto che hanno semplicemente colmato il desiderio di Nuovo e di una Visione che, soprattutto negli ultimi mesi, Bersani non era stato in grado di dare, lasciando così un Vuoto Siderale solo da conquistare ...
Tuttavia, vinte le Primarie, Bersani ha vinto anche alla Camera e, seppur di misura, anche al Senato e pertanto è indubbio che spetti a lui il delicato compito di ricevere l'incarico esplorativo a formare un nuovo governo da Napolitano.
Ma è altrettanto indubbio che:
1. alla luce della lezione elettorale, Bersani dovrà muoversi su basi minimali per presentare Linee che centrino pochi punti concreti (e non programmatici che richiederebbero "fiducia piena") che incontrino quelli del M5S e comincino a muoversi sulle stesse basi;
2. dovrà rifondare la base del Partito concependo dei circoli con strutture e mentalità diverse, chiamando persone competenti a creare un'organizzazione capillarmente aperta a tutti i cittadini e le forze sociali, visto quanto attualmente sono seriamente compromessi e quanto poco svolgono il loro ruolo di presidio politico/culturale del territorio.
Solo aprendosi seriamente e decisamente alla Società, il Partito Democratico può sperare di recuperare velocemente quel consenso fuggito verso altri lidi e che gli permetterebbe di essere visto con occhio ben diverso anche da molti cittadini in cerca di nuovo messaggio politico.
Stefano Volante
COMMUNITAS2002
Cittadini per l'Etica nella Politica
direzione@communitas2002.it
http://www.communitas2002.org/index.php?pagina=appello-a-tutti-i-cittadini
venerdì 1 marzo 2013
Governabilità? E' una parola!
Continuo a cercare proposte concrete che assicurino la governabilità da tutti auspicata e non riesco a trovarne.
A parole tutti la invocano, i fatti smentiscono gli auspici.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato che si è installato (come un virus informatico) nel sistema politico italiano.
Chi ha votato Bersani, in particolare al Senato, l'ha fatto perché lo voleva Presidente del Consiglio, nonostante tutti i sondaggi dessero come assai improbabile una maggioranza PD/SEL al Senato.
Chi ha votato Berlusconi l'ha fatto dando credito alle sue promesse, tra cui quella sulla restituzione e l'abolizione della tassa sulla prima casa. Sperava invano, perché i sondaggi gli davano la possibilità di una vittoria in extremis alla Camera, ma, per ragioni speculari a quelle di Bersani, al massimo un pareggio al Senato.
Chi ha votato Monti sperava, ovviamente, in un'affermazione del centro come classico ago della bilancia tra i due tradizionali poli di destra e di sinistra. Questa prospettiva poteva essere plausibile, anche con un Centro ridotto al 10%, se non fosse intervenuto il quarto incomodo.
Su questo i sondaggi, a ben vedere, erano premonitori: il M5S era accreditato di un 19% alla vigilia del voto, e c'era chi metteva in guardia dalle inevitabili sottostime del voto di protesta, che, latente, si aggirava tra coloro che si dichiaravano indecisi.
Quindi, tutti i leader politici sapevano che il risultato del voto avrebbe portato ad un Senato ingovernabile.
Tutti sapevano ... e tutti tacevano. Come tanti venditori ambulanti, hanno gridato nelle piazze, fino all'ultimo giorno: noi abbiamo la soluzione per i mali del paese, gli altri sono il problema, votate quindi per noi e avrete risolto tutti i vostri problemi.
Invece il problema non sono gli altri, il problema siamo noi, incapaci come siamo di cooperare per il bene comune, di lavorare per un interesse generale che dovrebbe essere al di sopra di quello particolare, di amare la nostra grande Italia almeno quanto il nostro piccolo paese, di amare gli altri italiani almeno quanto amiamo noi stessi e i nostri simili.
Io ho votato per Ilaria Capua alla Camera, perché incarnava il modello di italiana che ha messo l'interesse generale al di sopra del proprio personale e del suo gruppo. Un'italiana del Sud che lavora al Nord e che ha riscosso un ragguardevole successo internazionale. Un'italiana che ama l'Italia né più né meno dell'Europa e del resto del mondo.
Questo equilibrio io cerco in un politico: un cuore appassionato per il compito che gli è affidato, ma una mente fredda capace di vedere ed accettare la verità, di mettere in luce il positivo che c'è davanti a noi e di stigmatizzare il negativo che ci trasciniamo dietro.
In queste ore Beppe Grillo sta mostrando il limite della sua azione come politico. Un uomo incapace di mediare, unicamente dedicato alla scalata al potere e per ottenerlo ... disposto a tutto. Peccato, un'altra occasione perduta nell'interminabile scalata alla democrazia compiuta. Quelli che l'hanno votato si stanno già chiedendo perché l'hanno fatto.
Adesso gli italiani sono alla finestra, tra poche settimane potranno giudicare, a mente fredda, chi lavora per l'unità e chi per la divisione, chi è venuto per dare e chi per prendere.
A questo punto credo che non sia più neppure il caso di chiedere una qualche riforma Costituzionale o Istituzionale. Dobbiamo cambiare noi, dobbiamo cambiare il nostro punto di vista, dobbiamo fare reset dentro il nostro cervello.
Bene, abbiamo a disposizione l'ultima cosa che ci è rimasta in mano, il telecomando.
Su quel telecomando ... un bottone rosso ... premiamolo ... poi alziamoci dalla poltrona e andiamo a farci un giro per il paese, andiamo a dare un'occhiata al mondo reale per vedere se c'è bisogno di dare una mano.
Anche in politica!
A parole tutti la invocano, i fatti smentiscono gli auspici.
C'è qualcosa di profondamente sbagliato che si è installato (come un virus informatico) nel sistema politico italiano.
Chi ha votato Bersani, in particolare al Senato, l'ha fatto perché lo voleva Presidente del Consiglio, nonostante tutti i sondaggi dessero come assai improbabile una maggioranza PD/SEL al Senato.
Chi ha votato Berlusconi l'ha fatto dando credito alle sue promesse, tra cui quella sulla restituzione e l'abolizione della tassa sulla prima casa. Sperava invano, perché i sondaggi gli davano la possibilità di una vittoria in extremis alla Camera, ma, per ragioni speculari a quelle di Bersani, al massimo un pareggio al Senato.
Chi ha votato Monti sperava, ovviamente, in un'affermazione del centro come classico ago della bilancia tra i due tradizionali poli di destra e di sinistra. Questa prospettiva poteva essere plausibile, anche con un Centro ridotto al 10%, se non fosse intervenuto il quarto incomodo.
Su questo i sondaggi, a ben vedere, erano premonitori: il M5S era accreditato di un 19% alla vigilia del voto, e c'era chi metteva in guardia dalle inevitabili sottostime del voto di protesta, che, latente, si aggirava tra coloro che si dichiaravano indecisi.
Quindi, tutti i leader politici sapevano che il risultato del voto avrebbe portato ad un Senato ingovernabile.
Tutti sapevano ... e tutti tacevano. Come tanti venditori ambulanti, hanno gridato nelle piazze, fino all'ultimo giorno: noi abbiamo la soluzione per i mali del paese, gli altri sono il problema, votate quindi per noi e avrete risolto tutti i vostri problemi.
Invece il problema non sono gli altri, il problema siamo noi, incapaci come siamo di cooperare per il bene comune, di lavorare per un interesse generale che dovrebbe essere al di sopra di quello particolare, di amare la nostra grande Italia almeno quanto il nostro piccolo paese, di amare gli altri italiani almeno quanto amiamo noi stessi e i nostri simili.
Io ho votato per Ilaria Capua alla Camera, perché incarnava il modello di italiana che ha messo l'interesse generale al di sopra del proprio personale e del suo gruppo. Un'italiana del Sud che lavora al Nord e che ha riscosso un ragguardevole successo internazionale. Un'italiana che ama l'Italia né più né meno dell'Europa e del resto del mondo.
Questo equilibrio io cerco in un politico: un cuore appassionato per il compito che gli è affidato, ma una mente fredda capace di vedere ed accettare la verità, di mettere in luce il positivo che c'è davanti a noi e di stigmatizzare il negativo che ci trasciniamo dietro.
In queste ore Beppe Grillo sta mostrando il limite della sua azione come politico. Un uomo incapace di mediare, unicamente dedicato alla scalata al potere e per ottenerlo ... disposto a tutto. Peccato, un'altra occasione perduta nell'interminabile scalata alla democrazia compiuta. Quelli che l'hanno votato si stanno già chiedendo perché l'hanno fatto.
Adesso gli italiani sono alla finestra, tra poche settimane potranno giudicare, a mente fredda, chi lavora per l'unità e chi per la divisione, chi è venuto per dare e chi per prendere.
A questo punto credo che non sia più neppure il caso di chiedere una qualche riforma Costituzionale o Istituzionale. Dobbiamo cambiare noi, dobbiamo cambiare il nostro punto di vista, dobbiamo fare reset dentro il nostro cervello.
Bene, abbiamo a disposizione l'ultima cosa che ci è rimasta in mano, il telecomando.
Su quel telecomando ... un bottone rosso ... premiamolo ... poi alziamoci dalla poltrona e andiamo a farci un giro per il paese, andiamo a dare un'occhiata al mondo reale per vedere se c'è bisogno di dare una mano.
Anche in politica!
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