"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

mercoledì 10 aprile 2013

Tra conflitto e totalità c'è una via d'uscita: la cooperazione

La distinzione delle parti è una condizione necessaria perché il tutto sia vitale.
Se tutto diventa stomaco, il corpo muore; di più, semplicemente "cessa di esistere".
Ugualmente accadrebbe se tutto diventasse muscolo o cervello.

Abbiamo visto come sono finiti tutti i regimi di vari colori che hanno eliminato la possibilità della rappresentanza politica delle parti, o le hanno addirittura messe fuori legge nel paese.
Ecco perché, se alla base della filosofia di vita e dell'azione politica di un movimento o di un partito, c'è la convinzione, consapevole o meno, manifesta o celata, di essere scesi in guerra per il potere e che questa guerra terminerà con il trionfo definitivo di una delle parti in conflitto, che è la propria, allora questo movimento è ingenuo ed immaturo e se non matura, destinato al fallimento o all'esplosione.
Il fallimento seguirebbe all'instaurazione del regime totalitario nella società, l'esplosione all'inevitabile conflitto interno che si verrebbe a creare col tempo.

Il conflitto tra le parti non è sanabile con l'annullamento di tutte le altre tranne la propria, ma con la trascendenza: come le varie parti cooperano nel sostenere la vita del corpo, così i partiti devono cooperare per il "bene comune" della città, della nazione, dell'umanità ... fare da sfondo, non venire alla luce, essere al servizio, non al potere!

A ben vedere, lo stesso principio vale in economia, in ecologia, in psicologia, in teologia. L'esistenza del tutto è frutto dell'armonia delle parti.

Così l'assenza di dialogo tra i partiti porta l'organismo sociale alla morte civile.
Dopo rimangono organizzazioni in competizione tra di loro (come avviene tra la Confindustria e i Sindacati, tra i capitalisti e i comunisti, tra i clericali e gli anticlericali) che trasformano la società in un deserto campo di battaglia.
C'è quindi un nesso profondo tra la crisi politica e la crisi economica, tra la crisi nelle Istituzioni repubblicane e la crisi nella società civile.
Le une e le altre si generano dal mancato riconoscimento reciproco tra le parti in causa: imprenditori e subordinati, docenti e discenti, uomini e donne, giovani e anziani, italiani ed europei, cittadini e stranieri ...
E non spetta alla politica giudicare quelle parti che, come il cancro, minacciano di distruggere ogni forma di vita dalla faccia della terra.
C'è un ordinamento giudiziario, c'è un corpus di leggi repubblicane, c'è il tribunale dei diritti dell'uomo e c'è, più inesorabile ancora, il giudizio della storia.

Chi non crede dice: "tutta la vita ha diritto di vivere"!

Chi invece crede ... crede che "il creatore è solidale con tutte le sue creature".

A me non sembrano poi così "diversamente abili": è questione di amare la vita!

Tanto più che entrambe queste conoscenze si fermano davanti al mistero della vita che muore e grida: " Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!".

Per chi è ancora vivo e vitale questo grido può apparire incomprensibile o inaccettabile.

Solo chi muore prima di morire, forse, può comprendere, ma chi lo può?

Non giudichiamo, quindi, e non saremo giudicati, e saremo pesati, anche elettoralmente, per quanto abbiamo dato, non per quanto ci siamo presi.

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