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giovedì 3 maggio 2012

Ma dove vanno i Veneti? (2° puntata)

Gli immigrati garantiscono il 14% del Pil
 
Fonte "" di Martedì 01 Maggio 2012, pagina 11
Nel Veneto cresce il peso degli stranieri: in 40 mila svolgono lavoro autonomo e versano un’Irpef che sfiora i 2500 euro.

VENEZIA. Naser Ghazai, 47 anni, palestinese, da ragazzo lavava i piatti nei ristoranti del suo Paese. Oggi vive a Zero Branco, nel Trevigiano; e da lì controlla la Kabab International, una catena di franchising messa in piedi nell’arco di otto anni e che si articola in 35 negozi, dando lavoro a 400 dipendenti, molti dei quali veneti. Wu Yu, 29 anni, cinese, nel 2001 è finito in carcere a Padova per aver ucciso un connazionale, con una condanna a 12 anni e 8 mesi. In prigione ha imparato l’italiano, ha conseguito la licenza media, ha lavorato per le cooperative del consorzio Rebus (Giotto, Work Crossing, Punto d’Incontro, Cusl) che operano con i detenuti. Scontata la pena, oggi lavora come cameriere in un ristorante, si è sposato, tra pochi mesi diventerà padre di una bambina.
Due storie di successo, sotto profili diversi ed estremi, che escono dal vasto libro degli immigrati in Veneto: ormai uno su dieci, che diventano in realtà di più se a quelli in regola si aggiungono stagionali, clandestini, e coloro che sono rimasti anche dopo la scadenza del permesso di soggiorno. Nell’intero Nordest oggi si stima che la loro presenza complessiva raggiunga le 800 mila persone, oltre l’11% della popolazione residente. Complessivamente, le tre regioni di quest’area accolgono il 16-17% degli stranieri presenti in Italia.
A tracciare una mappa aggiornata è la Fondazione Nord Est nel suo osservatorio Open. Il Veneto è ovviamente la punta più avanzata, con un’incidenza che supera di quasi tre punti la media italiana; e questa presenza vale a compensare la perdita di abitanti “autoctoni”, considerando che il periodico rapporto Istat ha segnalato giusto un anno fa, ad aprile, il primo calo di popolazione da 40 anni a questa parte. Calo minimo (308 persone), ma un’inversione di tendenza che non si registrava dall’inizio degli anni Settanta, quando si era finalmente capovolto il trend demografico negativo del dopoguerra. Il rapporto veneti-stranieri assume dimensioni ancora più significative se lo si considera per fasce di età. A Nordest, gli under 18 stranieri sfiorano ormai il 17 per cento della popolazione, con punta massima a Vicenza dove superano il 18. Ci sono fenomeni vistosi, come quello di Montecchio Maggiore, dove la I B della scuola dell’infanzia Piaget già lo scorso anno scolastico aveva il 100 per cento di bambini stranieri; alle elementari Zanella si arrivava a quote comprese tra il 52 e il 7%. E in diverse scuole venete si registrano medie superiori a 1 bambino su 3.
Anche il dossier Caritas conferma queste tendenze: un quarto dei neonati in Veneto sono figli di immigrati. Un trend che riguarda l’Italia nel suo complesso, spiega Gianpiero Dalla Zuanna, demografo, docente all’università di Padova: «Gli immigrati stanno sopperendo alle mancate nascite dell’ultimo trentennio, garantendo dunque il rimpiazzo delle generazioni nate negli anni Cinquanta e Sessanta». E mette in campo le cifre: «I 3 milioni 800mila italiani che avevano 28-32 anni nel 1985 hanno avuto “solo” 3 milioni di bambini. Tuttavia, nel 2015 vivranno nel nostro Paese almeno 3 milioni 800mila persone tra i 28 e i 32 anni, di cui almeno 800mila figli di genitori stranieri».
Ma l’apporto degli immigrati si rivela positivo anche sotto altri profili, cominciando da quelli economici. Dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi, risulta che i contribuenti stranieri rappresentano l’8% del totale, con un imponibile medio di 13mila euro. In Veneto sono oltre 365mila, arrivano al 10% del totale, e il loro imponibile medio supera i 13 mila euro. Uno studio della Fondazione Moressa chiarisce che sempre in Veneto producono il 14% del prodotto interno lordo, con un’Irpef pagata pro-capite che sfiora i 2.500 euro. Alcuni di loro fanno il salto compiuto da tanti veneti nell’immediato dopoguerra, passando da dipendenti a imprenditori: quasi il 9%, per un totale di circa 40mila persone straniere che svolgono un lavoro autonomo, specie nel commercio al dettaglio, nell’edilizia e nei servizi. Per non parlare dei tanti immigrati che comprano casa facendo un mutuo, che aprono un conto in banca, che concorrono con i loro versamenti al sistema pensionistico. E che, soprattutto, controbilanciano il trend demografico negativo del Veneto.

Francesco Jori

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