Domenica e lunedì le elezioni politiche
Fra molte incognite
l'Italia alle urne
di Marco Bellizi
Timori e incertezze caratterizzano l'attesa per le elezioni
politiche italiane. A preoccupare, anche i mercati e la comunità internazionale,
è soprattutto la possibilità che dalle urne possa uscire un Parlamento
frammentato, non in grado di esprimere un Governo stabile. Sul risultato delle
consultazioni pesa inoltre l'incognita di quanti sono ancora indecisi e di
quanti preferiranno astenersi. La sfiducia nella capacità della politica di
emendarsi e di mettere mano alle riforme è un elemento che è destinato ad avere
un forte peso nella scelta dei cittadini. Tuttavia, nei programmi e soprattutto
negli slogan, non tutti i partiti sembrano aver tenuto conto dei cambiamenti in
corso nella società italiana, fra i quali la crisi del ruolo tradizionale dei
partiti intesi come titolari esclusivi della mediazione politica. Eppure, fra
gli elementi di novità della campagna elettorale si segnalano i milioni di
elettori che hanno partecipato alle consultazioni primarie e alle
"parlamentarie" così come pure le piazze colme per alcuni comizi. È una massa
sul punto di diventare critica, fatta di persone che vogliono partecipare
direttamente alla ricostruzione del Paese. Nella loro percezione, anche le
proposte meno realistiche diventano strumentali al rovesciamento di un sistema
da rifondare.
I contenuti della campagna elettore hanno invece ruotato
attorno al tema delle tasse e delle alleanze post elettorali nel tentativo di
fare leva sull'identità politica degli elettori. Una logica di contrapposizione
frontale che sarà necessariamente superata una volta chiuse le urne, dati gli
effetti di una legge elettorale considerata, come minimo, inadeguata. Dalle
previsioni più accreditate si deduce che alcune forze politiche saranno
costrette a coalizzarsi per dare un Governo al Paese. È altrettanto condivisa
infatti l'opinione che l'Italia non possa permettersi di tornare alle urne entro
pochi mesi, rendendo vane così le misure prese dall'Esecutivo uscente. Misure
che, grazie ai sacrifici degli italiani, hanno permesso di uscire dalla tempesta
finanziaria. Al tempo stesso, chi governerà è chiamato ad agire non più in una
logica emergenziale ma ponendo le basi per riforme strutturali di medio e lungo
periodo, tali da coinvolgere inevitabilmente l'identità stessa del Paese. Serve,
insomma, un Governo che possa contare su una forte maggioranza politica e non
solo numerica. E che sia espressione anche di una giusta sintesi fra le diverse
sensibilità riformiste. La campagna elettorale non ha dato, in questo senso,
indicazioni sufficientemente rassicuranti, fra promesse spregiudicate a danno
delle categorie più fragili e confronti dialettici nei quali, con poche
eccezioni, non ha avuto spazio la proposta di un progetto organico per l'Italia.
Così come è rimasto sostanzialmente ignorato il grande tema della profonda crisi
culturale e di valori, di cui l'evasione fiscale e un federalismo non solidale
sono solo tra le manifestazioni più tangibili.
Gli schieramenti politici
arrivano all'appuntamento di domenica e lunedì ciascuno con le proprie
difficoltà. Il centrodestra di Silvio Berlusconi, che ha incentrato la sua
campagna elettorale sulla promessa della restituzione dell'Imu pagata lo scorso
anno dagli italiani, ha rimandato a dopo il voto il confronto sul suo futuro e
sulla stessa scelta del suo candidato alla presidenza del Consiglio, tanto che
alcune analisi avanzano dubbi sulla reale tenuta del Popolo della libertà, nel
caso che il centrodestra non ottenga la maggioranza di Camera e Senato. Il
centrosinistra di Pierluigi Bersani, che ha condotto una sobria campagna
elettorale attorno al tema della lotta alla disoccupazione, paga in parte
proprio gli effetti collaterali delle primarie, in termini di alleanza obbligata
con la sinistra di Vendola. La presenza nello schieramento del segretario di
Sinistra ecologia e libertà ha creato infatti non poche difficoltà a Bersani,
impegnato ad accreditarsi come leader di un governo di stampo laburista e
riformista, affidabile anche agli occhi dei mercati e della comunità
internazionale. Su questo punto in particolare ha insistito la campagna
elettorale del presidente del Consiglio uscente. Mario Monti - fatto oggetto dei
prevedibili attacchi per le dure misure anticrisi che è stato chiamato a varare
nel corso dei suoi mesi di Governo e che sono state votate dal Parlamento quasi
all'unanimità - durante la campagna elettorale ha messo in luce quelle che a suo
parere sono le contraddizioni esistenti all'interno del centrosinistra e del
centrodestra, cercando di convincere gli elettori della necessità di continuare
sulla strada delle riforme, anche se con maggiori interventi per favorire la
ripresa dei consumi e della crescita economica. Su tutti incombe l'incognita di
quale dimensioni avrà il successo del Movimento 5 Stelle guidato da Beppe
Grillo, un fenomeno trasversale che con ancora troppa superficialità viene
liquidato come espressione di antipolitica, di populismo o di demagogia,
appellativi che, se possono ben adattarsi ad alcuni slogan lanciati durante i
comizi, non rappresentano adeguatamente un elettorato che persegue anzitutto un
rapporto diretto con i suoi rappresentanti, in un momento in cui, nonostante
tutti i segnali che arrivano dalla società civile, la politica tradizionale è
avvertita, spesso non a torto, desolatamente autoreferenziale.
(©L'Osservatore Romano 24 febbraio
2013)
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