Vale la pena leggerselo per intero e, al termine, domandarsi: perché nessun governo italiano si preoccupa dell'istruzione scolastica?
Non sta in quella pre-occupazione la scelta di privilegiare il futuro rispetto al passato? I giovani rispetto agli anziani? L'innovazione rispetto alla tradizione?
Chi o che cosa impedisce agli italiani di guardare avanti?
Occorre una risposta e credo che venerdì scorso, durante il nostro piacevole incontro (a detta di quasi tutti i partecipanti) abbiamo provato a cercarne una.
E allora ... buona lettura!
Capitali scudati contro capitale umano?
- Giovedì, 15 Dicembre 2011 10:49
Come
tante cittadine e cittadini italiani sto vivendo con speranza, con
trepidazione ma anche con sorpresa ed indignazione, queste ore difficili
della vita del nostro paese, emblematicamente rappresentate da una
manovra economica (la quarta in pochi mesi) che dovrebbe farci uscire
dal tunnel nel quale ci hanno spinto decenni di inadeguatezza di ampi
settori della classe politica, nazionale e locale, di difesa strenua di
interessi corporativi, di crisi globale della finanza.
Sorvolo sui primi due sentimenti, soffermandomi, invece, su sorpresa e indignazione.
La sorpresa: leggendo il testo della
manovra e degli emendamenti alla ricerca di provvedimenti che
riguardassero la scuola che, per definizione, dovrebbe rappresentare la
crescita, lo sviluppo, il rilancio di un paese, ahimè ho trovato ben
poca cosa: rilancio dell’Invalsi e investimenti per le scuole a rischio
sismico. E’ già qualcosa ma è troppo poco (in termini di risorse
previste) rispetto, per citare solo uno dei problemi principali della
scuola italiana, alla necessità di porre mano all’emergenza
dell’edilizia scolastica che denunciamo da 10 anni.
Da qui l’indignazione: perché non si è
deciso di intervenire con più coraggio, per esempio, sull’aumento della
tassazione dei capitali scudati (stesso discorso potrebbe essere fatto
per l’istituzione di una patrimoniale) imitando l’esempio dei paesi a
noi più vicini, destinandone una significativa quota parte al rilancio
dell’edilizia scolastica?
In queste ore accanto a coloro che
paventano dubbi sull’applicazione del prelievo e coloro che, come noi,
ritengono possibile e auspicabile un ritocco verso l’alto, nessuno ha
invece proposto di destinarne una parte significativa ad un BENE COMUNE
come la scuola.
Perché non elevare al 4%-5% il prelievo
sui capitali scudati rientrati in Italia e destinarne la metà a favore
dell’edilizia scolastica?
Se a questo, poi, aggiungessimo,
l’allentamento del patto di stabilità su Comuni e Province per favorire
l’utilizzo di fondi stanziati ma bloccati sull’edilizia scolastica (4
miliardi di euro, secondo alcuni) e lo sblocco del II stralcio dei Fondi
Cipe (FAS) di circa 400 milioni di euro, il capitale a disposizione
dell’edilizia scolastica pubblica sarebbe finalmente consistente e
potrebbe davvero determinarne la rinascita.
I vantaggi sarebbero consistenti sia in termini di effetti diretti (recupero patrimonio edilizio pubblico) che indiretti (moltiplicazione delle risorse investite) tra i quali:
I vantaggi sarebbero consistenti sia in termini di effetti diretti (recupero patrimonio edilizio pubblico) che indiretti (moltiplicazione delle risorse investite) tra i quali:
- dare una sterzata significativa alla drammatica emergenza rappresentata dallo stato di insicurezza e fatiscenza di almeno la metà degli edifici scolastici (42.000);
- lavorare non solo alla sicurezza ma anche al miglioramento complessivo di quelli sui quali valga la pena investire (es. interventi per l’applicazione delle misure antisismiche, per il miglioramento energetico, ma anche rottamazione e sostituzione degli edifici irrecuperabili);
- rimettere in moto l’economia reale, con l’avvio di una grande opera pubblica, con il supporto di soggetti anche privati;
- investire sui più giovani a partire dalla creazione di ambienti attrezzati, confortevoli, piacevoli che favoriscano e stimolino l’apprendimento piuttosto che rattrappire corpi e anestetizzare cervelli.
Voce di una che “grida nel deserto”? Può
darsi, ma i cittadini e le loro organizzazioni non solo hanno il
diritto di dire la loro sulla manovra ma anche il dovere di mobilitarsi
per renderla più efficace, più produttiva, più vicina agli interessi e
alle necessità dei cittadini, soprattutto più giovani.
Adriana Bizzarri, coordinatrice naz. Scuola di Cittadinanzattiva
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