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giovedì 8 dicembre 2011

L'altra faccia del paradiso

Abbiamo trovato un articolo molto istruttivo, pubblicato da LA STAMPA.it.

Riguarda l'emergenza ambientale alle Maldive, gli atolli corallini formatisi in mezzo all'Oceano Indiano, isole terraformate dai nativi e divenute, con la globalizzazione, ambita meta turistica, decretando la fortuna di alcuni; adesso si prevede saranno presto sommerse dall'innalzamento del livello dei mari.

Adesso che avete evocato le immagini a voi note delle Isole Maldive, cioè le immagini dell'Eden primordiale, l'ambiente che fa da sfondo al rapporto originario ed incorrotto tra il Creatore e le creature, il Paradiso, leggete l'articolo:

L'altra faccia delle Maldive

Quello che colpisce è la conclusione:

"Un vero inferno poco distante da un paradiso, che, se non si corre ai ripari, potrebbe scatenare una calamità ambientale."

Da come scrive l'autore, sembra che inferno e paradiso siano interdipendenti, legati indissolubilmente l'uno all'altro, il paradiso dei turisti abbisogna dell'inferno degli immigrati bengalesi e viceversa.

Un flusso di materia e di energia fluisce incessantemente dalla vetta del Paradiso per discendere nell'abisso dell'Inferno, e mantiene in movimento entrambi.
I due sistemi sono totalmente interdipendenti: se cessasse di esistere l'uno, anche l'altro andrebbe incontro a morte certa.

In forza del Secondo Principio della Termodinamica, i sistemi isolati, che non comunicano con altri, raggiungono prima o poi la massima entropia (il totale disordine termodinamico), cessano di divenire ed entrano nello stato di morte termica.

Tra il paradiso di Malè e l'inferno di Thilafushi c'è quella differenza di entropia, cioè quel dislivello di organizzazione sociale, quella discontinuità di reddito economico, che consente al paradiso di continuare ad esistere ed all'inferno di sopravvivere.

Allora non ci può essere un Paradiso senza un Inferno? Insolita visione apocalittica, a nostro parere non lontana dal vero.

Infatti, se osservate obiettivamente la natura selvaggia, la società intorno a voi, il vostro piccolo mondo familiare, se esplorate le profondità del vostro mondo interiore, sempre scoprite la costanza di questa legge: non c'è movimento senza discontinuità, senza differenza; la tenebra fa da sfondo alla luce, l'ignoranza è principio della conoscenza, l'appetito prepara una tavola imbandita, la solitudine invoca l'amore (e l'amore cerca una solitudine), il bisogno necessita della produzione (e la produzione di creare un bisogno) e così via ...

Sembra impossibile organizzarsi diversamente, c'è sempre una diversità, un source e un sink, direbbero in lingua inglese, cioè una sorgente di vita che produce ed un pozzo di morte che consuma.

Perlomeno in questo mondo temporale, dove il tempo scandisce il passare del presente e il farsi presente del futuro.

Nell'altro mondo ... nell'eterno increato, che è radice al creato, vedremo che le cose girano diversamente ... riprenderemo il discorso in un prossimo post ... siamo sicuri che siete curiosi di scoprirlo ... allora alla prossima ...

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