Riceviamo dal Comitato SOS C&C la seguente comunicazione:
Buona sera a tutti,
di seguito troverete una breve descrizione di ciò che è avvenuto venerdì a Venezia.
Vi terremo aggiornati sulle novità.
Saluti
Il Comitato SOS C&C
Il Comitato ha partecipato all’incontro dei sindaci interessati al problema della C&C (Pernumia, Due Carrare, Battaglia Terme) con il Consiglio Regionale.
Il ritrovo ha avuto luogo venerdì 18 novembre, alle ore 13, a palazzo Ferro Fini a Venezia.
In quella sede, il Presidente del Consiglio Regionale, Clodovaldo Ruffato, e l’Assessore all’Ambiente Maurizio Conte hanno manifestato la consapevolezza che il problema della C&C è di estrema gravità per la salute degli abitanti dei tre Comuni e del territorio limitrofo.
Anche tutti i consiglieri presenti (maggioranza e opposizione) sono stati concordi nel ritenere urgente la soluzione del problema.
E’ stato fatto un iniziale stanziamento di 500.000 euro per la messa in sicurezza del sito. L’Assessore Conte ha fatto la promessa che, nel bilancio 2012, verrà stanziato un fondo per il risanamento dei 500 siti inquinati del Veneto e che verrà data priorità alla ex C&C.
In quella sede, il rappresentante del Comitato ha espresso la piena soddisfazione per l’unanimità dei buoni intenti del Consiglio volti alla soluzione del grave problema e ha manifestato la speranza che le attese delle 2.350 persone firmatarie della petizione inoltrata, non vengano disattese.
Il Sindaco di Pernumia, in quella sede, ha anticipato che, il 14 o 15 dicembre, avrebbe fatto il Consiglio Intercomunale.
Il Comitato, appena avrà la conferma, comunicherà la data precisa, affinché ci sia una massiccia partecipazione di tutti i firmatari e di tutta la cittadinanza, in quanto quell’incontro deciderà le linee che i tre Comuni dovranno adottare per sollecitare gli enti superiori a risolvere completamente il problema della C&C.
"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!
giovedì 24 novembre 2011
Campagna di obbedienza civile: il mio voto va rispettato
Riceviamo da Remo la lettera preparata da Gianni Ballestrin, del Comitato Acqua Bene Comune di Padova, da inviare ai Sindaci.
Noi l'abbiamo personalizzata per il nostro Sindaco di Albignasego, eccola qua:
Lettera al Sindaco di Albignasego
Questa lettera rappresenta il primo passo della campagna di obbedienza civile per il rispetto del voto referendario, che vedrà cittadini, comitati, amministratori, associazioni convergere a Roma sabato prossimo, per partecipare ad una grande manifestazione unitaria in difesa dei beni comuni.
Sul sito dell'Acqua Bene Comune Padova leggiamo:
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO
E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.
Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.
...
Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.
Promuove: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Trovate qui tutte le informazioni per partecipare alla manifestazione.
Noi l'abbiamo personalizzata per il nostro Sindaco di Albignasego, eccola qua:
Lettera al Sindaco di Albignasego
Questa lettera rappresenta il primo passo della campagna di obbedienza civile per il rispetto del voto referendario, che vedrà cittadini, comitati, amministratori, associazioni convergere a Roma sabato prossimo, per partecipare ad una grande manifestazione unitaria in difesa dei beni comuni.
Sul sito dell'Acqua Bene Comune Padova leggiamo:
IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA
IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA PER L’ACQUA. I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA
PER IL RISPETTO DELL’ESITO REFERENDARIO, PER UN’USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO
E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.
Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.
...
Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.
Promuove: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Trovate qui tutte le informazioni per partecipare alla manifestazione.
lunedì 21 novembre 2011
Società civile e società incivile a confronto
La società civile ha consegnato il potere nelle mani della società politica per troppo tempo e senza controllo.
Adesso è giunto il momento di riprendercelo.
Per intanto, avendo firmato una cambiale in bianco, ci tocca pagare i debiti contratti.
Il ripristino dell'ICI sulla prima casa, la patrimoniale, un ulteriore aumento dell'IVA e dei bolli, un'ulteriore riforma pensionistica ... sono, secondo indiscrezioni, le ipotesi allo studio del Governo Mario Monti & C.
Non possiamo sottrarci, pena il fallimento dello Stato e siccome lo Stato siamo noi - piccolo particolare, questo ce lo ricordano sempre quando c'è da pagare, mai quando c'è da decidere se contrarre il debito -, dicevamo, siccome lo Stato siamo noi, dobbiamo pagare, pena il nostro fallimento, come singoli, come famiglie, come comunità.
Non più tardi di alcuni mesi fa abbiamo votato, in maggioranza, per mantenere l'acqua e le infrastrutture del Servizio Idrico in mani pubbliche, per evitare che i privati possano ricavar profitto dai beni comuni; ma, per tutto il resto, cioè l'asporto rifiuti, i trasporti pubblici, i parcheggi, il gas e l'elettricità ci va bene il gestore privato. Almeno così ci hanno detto ...
Misteri della Volontà popolare.
Abbiamo anche detto NO allo sfruttamento dell'Energia Nucleare sul suolo italiano, resi consapevoli dal disastro giapponese (disastro umano, ambientale ed ora anche finanziario) dei rischi ineliminabili e, francamente, altamente ingiustificati, connessi con l'utilizzo delle centrali nucleari; ma la nostra potente società elettrica ENEL (che è una multinazionale), partecipa nel mondo alla gestione (e alla costruzione di nuove) centrali nucleari di generazione III+ e alla progettazione di centrali di generazione IV. Con buona pace di tutti noi: esportiamo tecnologia collegata all'Italia in tutto l'orbe terracqueo. Facile profezia quella del Silvio nazionale, che, non più tardi di alcuni mesi fa, poco prima del pronunciamento popolare, predicava: "non possiamo sottrarci al nucleare: è il destino dell'Italia" intendendo: "il nostro destino è sedere al tavolo delle potenze nucleari mondiali".
Evidentemente non tutti i commensali lo hanno gradito.
Adesso, però, ci tocca pagare. Pagare i debiti e pagare per la manutenzione degli acquedotti e dei depuratori e pagare per l'aumento del prezzo dei carburanti, del gas e dell'elettricità. E chi ce l'ha i soldi in questo frangente? Io no, e tu? E loro? Nessuno ce l'ha i soldi, perché c'è la crisi.
O meglio, i soldi ci sono, qualcuno ce li ha, ma non si possono smobilitare, pena perdite ingentissime.
I valori di tutti i titoli in borsa sono calati di numeri a due cifre e lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, non hanno il becco di un quattrino, anzi, ne hanno meno di zero, perché, non l'abbiamo dimenticato, sono indebitati.
Quindi, adesso il problema di Mario Monti, che è il nostro problema, di noi, società civile, è far ripartire gli investimenti, e con essi, la crescita economica, cioè ridare volano alla ricerca, ossigeno alla cultura, rimodernare le infrastrutture, ricostruire il sistema scolastico ed universitario, dare lavoro ai giovani e alle donne, favorire le giovani coppie ... la natalità!
E allora, dove si possono trovare le risorse finanziarie per il futuro del paese?
A noi viene una risposta, semplice ed efficace, per far ripartire gli investimenti: lo diciamo sottovoce, come suggerimento, perché sappiamo che disturberà i manovratori e scontenterà un po' tutti ...
Dove stanno le risorse finanziarie? E' così evidente, coraggio, possiamo arrivarci insieme a capirlo, tu ed io, noi, insieme.
L'Italia ha una risorsa da mobilitare: gli anziani pensionati, sono milioni di cittadini che trascorrono buona parte del loro tempo segregati in casa ad accudire i nipoti o a guardare la TV, quando non è il caso che qualcuno debba accudirli in vece nostra.
Rovesciamo il tavolo!
Perché devono essere i giovani a pagare le pensioni degli anziani?
Perché non facciamo pagare, almeno in parte, lo stipendio dei giovani dagli anziani?
Perché non facciamo pagare gli incentivi alla natalità dagli anziani?
Dove cresce un paese? Ma è ovvio, nella sua componente giovanile. Perché la componente adulta declina e quella anziana passa.
Apriamo gli occhi: abbiamo creato una società che guarda al passato, alle sue sicurezze, ai suoi miti, e, ad ogni passo, stritola sotto il proprio tallone di ferro innumerevoli schiere di giovani donne e giovani uomini.
Pensiamo alle discoteche, con i loro buttafuori, alle piazze dello spritz, alle corse in auto e in moto, allo sballo di gruppo, ai tabloid patinati, alla musica metallica, alle morbosità della casa del grande fratello, allo sport dopato e tifato, al vestito griffato, ai social network, ai centri sociali, ai call center.
Ho visto giovani divenire l'ombra di se stessi, avvinti come l'edera al palo, ma in una spirale discendente.
Giovani donne e giovani uomini divenuti consumatori di droghe, volontà annullate nel desiderio di procurarsi quella breve parentesi di felicità in un fluire di vita privo di significato.
Non erano stati creati per questo, li abbiamo manipolati perché tali diventassero: consumatori ... e basta.
Adesso, cosa proverà un consumatore che non potrà più consumare?
Proverà l'Inferno.
Caro Mario Monti, aspettiamo di vederti in azione!
Adesso è giunto il momento di riprendercelo.
Per intanto, avendo firmato una cambiale in bianco, ci tocca pagare i debiti contratti.
Il ripristino dell'ICI sulla prima casa, la patrimoniale, un ulteriore aumento dell'IVA e dei bolli, un'ulteriore riforma pensionistica ... sono, secondo indiscrezioni, le ipotesi allo studio del Governo Mario Monti & C.
Non possiamo sottrarci, pena il fallimento dello Stato e siccome lo Stato siamo noi - piccolo particolare, questo ce lo ricordano sempre quando c'è da pagare, mai quando c'è da decidere se contrarre il debito -, dicevamo, siccome lo Stato siamo noi, dobbiamo pagare, pena il nostro fallimento, come singoli, come famiglie, come comunità.
Non più tardi di alcuni mesi fa abbiamo votato, in maggioranza, per mantenere l'acqua e le infrastrutture del Servizio Idrico in mani pubbliche, per evitare che i privati possano ricavar profitto dai beni comuni; ma, per tutto il resto, cioè l'asporto rifiuti, i trasporti pubblici, i parcheggi, il gas e l'elettricità ci va bene il gestore privato. Almeno così ci hanno detto ...
Misteri della Volontà popolare.
Abbiamo anche detto NO allo sfruttamento dell'Energia Nucleare sul suolo italiano, resi consapevoli dal disastro giapponese (disastro umano, ambientale ed ora anche finanziario) dei rischi ineliminabili e, francamente, altamente ingiustificati, connessi con l'utilizzo delle centrali nucleari; ma la nostra potente società elettrica ENEL (che è una multinazionale), partecipa nel mondo alla gestione (e alla costruzione di nuove) centrali nucleari di generazione III+ e alla progettazione di centrali di generazione IV. Con buona pace di tutti noi: esportiamo tecnologia collegata all'Italia in tutto l'orbe terracqueo. Facile profezia quella del Silvio nazionale, che, non più tardi di alcuni mesi fa, poco prima del pronunciamento popolare, predicava: "non possiamo sottrarci al nucleare: è il destino dell'Italia" intendendo: "il nostro destino è sedere al tavolo delle potenze nucleari mondiali".
Evidentemente non tutti i commensali lo hanno gradito.
Adesso, però, ci tocca pagare. Pagare i debiti e pagare per la manutenzione degli acquedotti e dei depuratori e pagare per l'aumento del prezzo dei carburanti, del gas e dell'elettricità. E chi ce l'ha i soldi in questo frangente? Io no, e tu? E loro? Nessuno ce l'ha i soldi, perché c'è la crisi.
O meglio, i soldi ci sono, qualcuno ce li ha, ma non si possono smobilitare, pena perdite ingentissime.
I valori di tutti i titoli in borsa sono calati di numeri a due cifre e lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, non hanno il becco di un quattrino, anzi, ne hanno meno di zero, perché, non l'abbiamo dimenticato, sono indebitati.
Quindi, adesso il problema di Mario Monti, che è il nostro problema, di noi, società civile, è far ripartire gli investimenti, e con essi, la crescita economica, cioè ridare volano alla ricerca, ossigeno alla cultura, rimodernare le infrastrutture, ricostruire il sistema scolastico ed universitario, dare lavoro ai giovani e alle donne, favorire le giovani coppie ... la natalità!
E allora, dove si possono trovare le risorse finanziarie per il futuro del paese?
A noi viene una risposta, semplice ed efficace, per far ripartire gli investimenti: lo diciamo sottovoce, come suggerimento, perché sappiamo che disturberà i manovratori e scontenterà un po' tutti ...
Dove stanno le risorse finanziarie? E' così evidente, coraggio, possiamo arrivarci insieme a capirlo, tu ed io, noi, insieme.
L'Italia ha una risorsa da mobilitare: gli anziani pensionati, sono milioni di cittadini che trascorrono buona parte del loro tempo segregati in casa ad accudire i nipoti o a guardare la TV, quando non è il caso che qualcuno debba accudirli in vece nostra.
Pare
che l'INPS (con le altre casse di previdenza) possieda un patrimonio
immenso, che potrebbe essere messo a disposizione per gli investimenti
(possibilmente a costo zero) necessari per dare lavoro ai giovani, alle
donne, favorire le giovani coppie ... la natalità!
Rovesciamo il tavolo!
Perché devono essere i giovani a pagare le pensioni degli anziani?
Perché non facciamo pagare, almeno in parte, lo stipendio dei giovani dagli anziani?
Perché non facciamo pagare gli incentivi alla natalità dagli anziani?
Dove cresce un paese? Ma è ovvio, nella sua componente giovanile. Perché la componente adulta declina e quella anziana passa.
Apriamo gli occhi: abbiamo creato una società che guarda al passato, alle sue sicurezze, ai suoi miti, e, ad ogni passo, stritola sotto il proprio tallone di ferro innumerevoli schiere di giovani donne e giovani uomini.
Pensiamo alle discoteche, con i loro buttafuori, alle piazze dello spritz, alle corse in auto e in moto, allo sballo di gruppo, ai tabloid patinati, alla musica metallica, alle morbosità della casa del grande fratello, allo sport dopato e tifato, al vestito griffato, ai social network, ai centri sociali, ai call center.
Ho visto giovani divenire l'ombra di se stessi, avvinti come l'edera al palo, ma in una spirale discendente.
Giovani donne e giovani uomini divenuti consumatori di droghe, volontà annullate nel desiderio di procurarsi quella breve parentesi di felicità in un fluire di vita privo di significato.
Non erano stati creati per questo, li abbiamo manipolati perché tali diventassero: consumatori ... e basta.
Adesso, cosa proverà un consumatore che non potrà più consumare?
Proverà l'Inferno.
Caro Mario Monti, aspettiamo di vederti in azione!
sabato 19 novembre 2011
Come procedere con la gestione dei beni comuni?
Ho partecipato anch'io alla campagna referendaria della scorsa primavera, campagna conclusasi il 13 giugno con la scelta, suffragata dalla maggioranza assoluta degli elettori italiani, della gestione pubblica dell'acqua e delle fonti di energia rinnovabile. Oggi vorrei mandare un messaggio, con umiltà e in semplicità, al nuovissimo Consiglio dei Ministri della Repubblica, che sta muovendo i suoi primi passi nell'azione di governo.
Nell'attuale congiuntura finanziaria non possiamo far mancare le risorse per la manutenzione delle infrastrutture (acquedotti e depurazione) del Sistema Idrico Integrato e per l'adeguamento che consegue alle crescenti esigenze abitative, agricolturali ed industriali del paese.
Stiamo infatti parlando di un bene comune essenziale che va salvaguardato, un bisogno primario che va soddisfatto, un diritto umano che deve essere rispettato.
Questa dovrebbe essere la prima preoccupazione del governo in un frangente in cui, sempre in base al secondo quesito referendario, confermato dalla corte costituzionale, sarà necessario (in realtà doveva essere già fatto dall'agosto scorso) decurtare mediamente del 7% gli importi delle bollette del SII, a causa dell'abrogazione della legge che assicurava la remunerazione del capitale investito. E ciò deve valere per tutte le società e tutti gli ATO nazionali, siano essi a capitale pubblico, privato o misto.
Inoltre, per effetto del primo quesito referendario, le società a capitale misto (pubblico-privato) e la cosiddette multiutility (le società che trattano acqua, rifiuti, trasporti pubblici, gas, elettricità, e chi più ne ha, più ne metta) dovranno scorporare la gestione dell'acqua da tutte le altre e renderla totalmente pubblica per quanto riguarda la parte che gestisce il ciclo dell'acqua.
E' il caso di ACEGAS APS, la multiutility Padovana/Triestina, che gestisce anche una società finanziaria ... confrontare l'articolo sul Mattino di Padova per una rapida verifica:
Trasporti, Padova: operazione da 10 milioni di euro
Non sia mai che, allo scopo di sottrarre la gestione dell'acqua alla speculazione privata, ci inventiamo delle società a partecipazione mista pubblico-privato, delle vere e proprie scatole cinesi, che svolgono precisamente la stessa funzione speculativa, con in più il sostegno delle Istituzioni comunali, provinciali e regionali. Creando così un monopolio, nell'ambito dei servizi pubblici locali, dove pubblico e privato vanno a braccetto, quello che, di fatto, è avvenuto a Padova.
Quando si passa da una gestione plurale, trasparente, in cui i privati perseguono il loro interesse con efficienza ed il pubblico svolge la sua funzione di regolatore e controllore dei beni comuni ... ad una gestione in cui interessi pubblici e privati si mescolano e si intersecano, il pericolo della degenerazione, della corruzione, dell'infiltrazione mafiosa, non può che aumentare, assieme ad una diminuzione dei livelli di efficenza ed efficacia del servizio in questione.
La vicenda del MetroBus, poi diventato Tram ne è la lampante dimostrazione. Il raddoppio dell'inceneritore di Padova ne è la drammatica conferma. Ed è APS Holding che gestisce contemporaneamente i parcheggi a pagamento per le auto ed il trasporto urbano su Autobus.
E che dire dalla raccolta differenziata spinta? Fatica a partire, perché c'è un altro evidente conflitto di interessi dentro ACEGAS APS, tra la gestione del termovalorizzatore e la gestione differenziata dei rifiuti, la quale ultima comporta una sensibile riduzione della componente non riciclata e avviata all'incenerimento, a detrimento dei profitti del primo.
Lo spiega bene Emilio Molinari nel suo libro "Salvare l'acqua".
Al capitolo 3 "Balle globali", paragrafo "Se il mercato fallisce", leggiamo:
Il comune di Napoli ha già cominciato.
Chi volesse ascoltare l'esperienza del
lo potrà fare
L'Amministrazione di Padova e tutte quelle coinvolte a vario titolo nell'identico processo di ripubblicizzazione del SII, dovrebbero prendere atto del risultato referendario ed interrogare il governo sul da farsi, senza più attendere oltre!
La stessa Anci dovrebbe intervenire presso il governo, facendo presente che il Parlamento Europeo, con risoluzione dell’11 marzo 2004:
Nell'attuale congiuntura finanziaria non possiamo far mancare le risorse per la manutenzione delle infrastrutture (acquedotti e depurazione) del Sistema Idrico Integrato e per l'adeguamento che consegue alle crescenti esigenze abitative, agricolturali ed industriali del paese.
Stiamo infatti parlando di un bene comune essenziale che va salvaguardato, un bisogno primario che va soddisfatto, un diritto umano che deve essere rispettato.
Questa dovrebbe essere la prima preoccupazione del governo in un frangente in cui, sempre in base al secondo quesito referendario, confermato dalla corte costituzionale, sarà necessario (in realtà doveva essere già fatto dall'agosto scorso) decurtare mediamente del 7% gli importi delle bollette del SII, a causa dell'abrogazione della legge che assicurava la remunerazione del capitale investito. E ciò deve valere per tutte le società e tutti gli ATO nazionali, siano essi a capitale pubblico, privato o misto.
Inoltre, per effetto del primo quesito referendario, le società a capitale misto (pubblico-privato) e la cosiddette multiutility (le società che trattano acqua, rifiuti, trasporti pubblici, gas, elettricità, e chi più ne ha, più ne metta) dovranno scorporare la gestione dell'acqua da tutte le altre e renderla totalmente pubblica per quanto riguarda la parte che gestisce il ciclo dell'acqua.
E' il caso di ACEGAS APS, la multiutility Padovana/Triestina, che gestisce anche una società finanziaria ... confrontare l'articolo sul Mattino di Padova per una rapida verifica:
Trasporti, Padova: operazione da 10 milioni di euro
Non sia mai che, allo scopo di sottrarre la gestione dell'acqua alla speculazione privata, ci inventiamo delle società a partecipazione mista pubblico-privato, delle vere e proprie scatole cinesi, che svolgono precisamente la stessa funzione speculativa, con in più il sostegno delle Istituzioni comunali, provinciali e regionali. Creando così un monopolio, nell'ambito dei servizi pubblici locali, dove pubblico e privato vanno a braccetto, quello che, di fatto, è avvenuto a Padova.
Quando si passa da una gestione plurale, trasparente, in cui i privati perseguono il loro interesse con efficienza ed il pubblico svolge la sua funzione di regolatore e controllore dei beni comuni ... ad una gestione in cui interessi pubblici e privati si mescolano e si intersecano, il pericolo della degenerazione, della corruzione, dell'infiltrazione mafiosa, non può che aumentare, assieme ad una diminuzione dei livelli di efficenza ed efficacia del servizio in questione.
La vicenda del MetroBus, poi diventato Tram ne è la lampante dimostrazione. Il raddoppio dell'inceneritore di Padova ne è la drammatica conferma. Ed è APS Holding che gestisce contemporaneamente i parcheggi a pagamento per le auto ed il trasporto urbano su Autobus.
E che dire dalla raccolta differenziata spinta? Fatica a partire, perché c'è un altro evidente conflitto di interessi dentro ACEGAS APS, tra la gestione del termovalorizzatore e la gestione differenziata dei rifiuti, la quale ultima comporta una sensibile riduzione della componente non riciclata e avviata all'incenerimento, a detrimento dei profitti del primo.
Lo spiega bene Emilio Molinari nel suo libro "Salvare l'acqua".
Al capitolo 3 "Balle globali", paragrafo "Se il mercato fallisce", leggiamo:
"Il
settore dell'acqua è probabilmente uno dei settori dove la corruzione è
più forte ... e l'opinione pubblica, le associazioni di consumatori e
le Ong dovranno essere incoraggiate a sorvegliare l'attività degli
operatori dell'acqua e a evidenziarne le pratiche corruttive".
Il comune di Napoli ha già cominciato.
Chi volesse ascoltare l'esperienza del
neo-assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli,
lo potrà fare
mercoledì 23 novembre 2001, alle ore 20:30,
in Sala Paladin - Palazzo Moroni - Padova.
L'Amministrazione di Padova e tutte quelle coinvolte a vario titolo nell'identico processo di ripubblicizzazione del SII, dovrebbero prendere atto del risultato referendario ed interrogare il governo sul da farsi, senza più attendere oltre!
La stessa Anci dovrebbe intervenire presso il governo, facendo presente che il Parlamento Europeo, con risoluzione dell’11 marzo 2004:
a) afferma che “non si dovrebbe realizzare la liberalizzazione dell’approvvigionamento idrico (compreso lo smaltimento delle acque reflue) in vista delle caratteristiche spiccatamente regionali del settore e delle responsabilità a livello locale in materia di approvvigionamento di acque potabili”;
b) “ritiene che, essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non debba essere assoggettata alle norme del mercato interno”;
c) afferma che la liberalizzazione nel settore dell’approvvigionamento idrico e del trattamento delle acque “tende a distogliere l’attenzione dai problemi reali e potrebbe mettere in pericolo la sicurezza degli approvvigionamenti”.
Ora e' la politica che deve andare di corsa
Proponiamo alla vostra attenta lettura la cronaca della giornata parlamentare di ieri, così come l'ha vissuta e descritta la deputata on. Letizia De Torre.
E si! La più forte impressione non sono i 566 si della Camera e i 281 del Senato, ma che tutti noi 847 parlamentari che abbiamo dato la fiducia, e i nostri partiti qui e nei territori, o ci mettiamo a correre oppure siamo spacciati ...
La cosa strabiliante è che un governo tecnico ha messo sotto scacco un'assemblea politica. Davanti alla competenza di Monti, al suo saper ascoltare e annotare i passaggi più rilevanti, all'atteggiamento di rispetto verso il Parlamento da parte di tutto il Governo (visibilmente non di cortesia, ma di profonda sostanza) ... beh, i nostri interventi apparivano inadeguati, anche i migliori (come onestamente ritengo sia stato quello di Bersani), usciti da un lungo tempo di astinenza.
Mi è chiaramente sembrato ad un certo punto che il teatro si fosse girato: dal banco dei ministri andava in onda la realtà e nell'emiciclo una rappresentazione di cartone. Il Transatlantico poi (solo per un attimo sono uscita dall'aula perché mi pareva un giorno troppo importante) meno che il retropalco e quasi irreale. Paradossalmente un governo tecnico, ripeto, ha riportato la politica reale, quella che racconta cose vere e si adopera per il bene della comunità.
Per questo la politica in campo fino a ieri deve mettersi a correre. Monti ci ha provocato con estremo garbo. Ma con decisa fermezza:
“Pensiamo che se noi faremo un buon lavoro, nel darci o ritirarci la fiducia, forse voi dovrete anche tener conto di quali sono le conseguenze per quanto riguarda la fiducia dei cittadini in voi”(…)
“Vi assicuro, onorevoli deputati, che quella stessa garbata insistenza, che ho nel suggerire di guardare prima di tutto le responsabilità che stanno in ciascuno di noi, l'applicherò e la sto applicando anche alla parte dell'Italia alla quale noi apparteniamo: la società civile. Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica. Io di questo sono indignato”(…)
"Credo che una delle cose che dovremo tutti sforzarci di fare, in particolare noi italiani - questo vale per le istituzioni, ma vale anche per gli individui - è di abituarci a trovare meno facilmente le responsabilità altrui e a guardare un po' di più in noi stessi”(…)
Sono lieto di annunciare che la settimana prossima avrò due visite: una a Bruxelles alle istituzioni comunitarie e l'altra che ho concordato telefonicamente ieri, su loro proposta, con il Presidente Sarkozy ed il Cancelliere Merkel, di un incontro a tre per avere, d'ora in poi, permanentemente, il contributo dell'Italia nella soluzione dei problemi dell'euro”(…) (!)
Questi alcuni dei passaggi della replica del Presidente del Consiglio.
Ed in molti, ho visto, abbiamo raccolto con una rinata passione la sfida. Sembravamo ringiovaniti! Ed esprimevamo la soddisfazione di un SI non solo al Governo Monti, ma a dare il nostro contributo alla rinascita del Paese.
Il Presidente del Consiglio parlerà così anche a tutti i cittadini italiani. Siamo e saremo sempre di più, tutti insieme, dunque, a darci da fare.
Buon lavoro, Italia!
E si! La più forte impressione non sono i 566 si della Camera e i 281 del Senato, ma che tutti noi 847 parlamentari che abbiamo dato la fiducia, e i nostri partiti qui e nei territori, o ci mettiamo a correre oppure siamo spacciati ...
La cosa strabiliante è che un governo tecnico ha messo sotto scacco un'assemblea politica. Davanti alla competenza di Monti, al suo saper ascoltare e annotare i passaggi più rilevanti, all'atteggiamento di rispetto verso il Parlamento da parte di tutto il Governo (visibilmente non di cortesia, ma di profonda sostanza) ... beh, i nostri interventi apparivano inadeguati, anche i migliori (come onestamente ritengo sia stato quello di Bersani), usciti da un lungo tempo di astinenza.
Mi è chiaramente sembrato ad un certo punto che il teatro si fosse girato: dal banco dei ministri andava in onda la realtà e nell'emiciclo una rappresentazione di cartone. Il Transatlantico poi (solo per un attimo sono uscita dall'aula perché mi pareva un giorno troppo importante) meno che il retropalco e quasi irreale. Paradossalmente un governo tecnico, ripeto, ha riportato la politica reale, quella che racconta cose vere e si adopera per il bene della comunità.
Per questo la politica in campo fino a ieri deve mettersi a correre. Monti ci ha provocato con estremo garbo. Ma con decisa fermezza:
“Pensiamo che se noi faremo un buon lavoro, nel darci o ritirarci la fiducia, forse voi dovrete anche tener conto di quali sono le conseguenze per quanto riguarda la fiducia dei cittadini in voi”(…)
“Vi assicuro, onorevoli deputati, che quella stessa garbata insistenza, che ho nel suggerire di guardare prima di tutto le responsabilità che stanno in ciascuno di noi, l'applicherò e la sto applicando anche alla parte dell'Italia alla quale noi apparteniamo: la società civile. Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica. Io di questo sono indignato”(…)
"Credo che una delle cose che dovremo tutti sforzarci di fare, in particolare noi italiani - questo vale per le istituzioni, ma vale anche per gli individui - è di abituarci a trovare meno facilmente le responsabilità altrui e a guardare un po' di più in noi stessi”(…)
Sono lieto di annunciare che la settimana prossima avrò due visite: una a Bruxelles alle istituzioni comunitarie e l'altra che ho concordato telefonicamente ieri, su loro proposta, con il Presidente Sarkozy ed il Cancelliere Merkel, di un incontro a tre per avere, d'ora in poi, permanentemente, il contributo dell'Italia nella soluzione dei problemi dell'euro”(…) (!)
Questi alcuni dei passaggi della replica del Presidente del Consiglio.
Ed in molti, ho visto, abbiamo raccolto con una rinata passione la sfida. Sembravamo ringiovaniti! Ed esprimevamo la soddisfazione di un SI non solo al Governo Monti, ma a dare il nostro contributo alla rinascita del Paese.
Il Presidente del Consiglio parlerà così anche a tutti i cittadini italiani. Siamo e saremo sempre di più, tutti insieme, dunque, a darci da fare.
Buon lavoro, Italia!
mercoledì 16 novembre 2011
Testo della relazione sulla Democrazia Diretta - Thomas Benedikter
Come anticipato, pubblichiamo la relazione con cui Thomas Benedikter ha presentato la proposta di legge popolare, a Massa nel weekend scorso.
Una „proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum e migliorare la democrazia diretta“: perché?
In un momento in cui l’Italia sembra avere ben altri problemi che la democrazia diretta ci accingiamo a lanciare una proposta di legge per modificare la Costituzione per estendere i diritti referendari, per abolire il quorum, per introdurre la revoca degli eletti, in poche parole: per integrare il nostro sistema politico con la seconda gamba dell’esercizio del potere politico da parte del sovrano, dei cittadini, cioè la democrazia diretta.
A qualcuno sembra un momento poco opportuno?
Sicuramente no, perché la stabilità della finanza pubblica, il controllo di una classe politica sempre più chiusa nei suoi palazzi, la responsabilizzazione dei rappresentanti politici, passano attraverso un deciso rafforzamento del potere decisionale dei cittadini, in ogni caso in cui essi lo richiedessero. L’unico modo per arrivarci sono gli strumenti referendari deliberativi e senza quorum. È per questo obiettivo che un gruppo di cittadini, da tempo impegnati in liste civiche di varie regioni, ed in associazioni per più democrazia dal basso, si sono riuniti per elaborare delle proposte di modifica della Costituzione.
L’Italia deve finalmente dotarsi di diritti referendari molto più robusti, della gamma completa degli strumenti, per istituire una democrazia diretta degna di questo nome. La nostra democrazia, dopo 26 anni senza applicabilità del referendum (1948-1974) e 37 anni di sola disponibilità del referendum abrogativo (1974-2011), sempre ostacolato dal quorum, ha bisogno della seconda gamba del sistema politico, quella diretta. A questo scopo non basta una nuova legge sui referendum. È la Costituzione che ci va stretta, che in fondo già nel 1948 è partita con un approccio troppo elitario, ponendo stretti limiti alla partecipazione dei cittadini, con il freno a mano tirato sui diritti popolari.
Per far nascere una qualità nuova della democrazia diretta in Italia bisogna mettere mano alla Costituzione, adeguare i diritti di partecipazione dei cittadini alle esigenze dei nostri tempi. La Costituzione ha delle lacune insostenibili che hanno finito per frustrare la voglia e la necessità di coinvolgere i cittadini nella res publica. Anzi, è una contraddizione se da una parte (art. 118) la Costituzione invita gli enti pubblici a promuovere l’autonoma iniziativa dei cittadini all’impegno per il bene comune, e dall’altra parte (art.75) attraverso il quorum di partecipazione istituzionalizza le campagne di boicottaggio di un diritto fondamentale.
Oltre l’abolizione di questo ostacolo e l’introduzione degli strumenti referendari più importanti, al Parlamento spetterà poi anche il compito di ridisegnare le regole di applicazione in chiave democratica, sostituendo l’attuale legge n. 352 del 1970.
Quindi ricorriamo allo strumento della proposta di legge di iniziativa popolare, prevista dall’art.71, che è pure un esempio di uno strumento di partecipazione troppo debole, perché non legato ad una votazione popolare vincolante. La maggior parte di questo tipo di proposte popolari, talvolta firmate da centinaia di migliaia di cittadini, sono finite in un cassetto parlamentare senza essere nemmeno discusse. Non si può escludere che anche la presente proposta faccia la stessa sorte, ma almeno intendiamo far conoscere a tutta la cittadinanza il ventaglio della democrazia diretta, lo strumentario democratico di cui il Paese ha bisogno.
Quali sono dunque le ragioni principali della nostra iniziativa? Ci siamo messi a riscrivere niente di meno che 10 articoli della Costituzione, inserendo anche una serie di articoli „aggiuntivi“ soprattutto quando si tratta delle nuove forme di referendum. In due casi siamo anche andati oltre, introducendo il diritto alla revoca degli eletti e alla definizione dell’indennità degli eletti da parte degli elettori.
Il dibattito è ancora in corso su un nuovo tipo di stesura della legge elettorale.
Insieme ai diritti referendari le norme proposte avrebbero l’effetto di spianare la strada ad un controllo più incisivo sulla politica rappresentativa da parte dei cittadini e di attribuire un nuovo ruolo a noi cittadini in politica, ad instaurare un rapporto più corretto fra partiti, istituzioni e cittadini. Tutto questo senza ribaltare il sistema in quanto tale, ma semplicemente rafforzando i diritti referendari a tutti i livelli di governo.
Di quali diritti si tratta?
Eccoli qua elencati:
La soglia di firme necessaria per richiedere un referendum potrà essere ritoccato in aumento, a patto che ci siano forme più moderne e agili di raccolta delle firme.
Partendo dal principio della fiducia dello Stato nei cittadini, occorre consentire la firma sia cartacea che elettronica. Ci vorranno, inoltre, dei regolamenti più chiari e impegnativi per lo Stato sul diritto all’informazione del cittadino nello svolgimento di un referendum.
Per quanto riguarda gli strumenti referendari nel futuro sistema integrato di democrazia rappresentativa e diretta quelli preferiti saranno il referendum propositivo e confermativo. Ma nella nostra proposta non abbiamo abolito il referendum abrogativo. Non perché ci fosse tanto caro o perché fosse così importante, anzi è una delle forme meno importanti di referendum, ma perché fa parte della memoria storica degli italiani degli ultimi 37 anni, perché è una pratica entrata nelle abitudini politiche, forse anche perché effettivamente l’Italia ha un sacco di leggi che aspettano di essere abrogate.
Molto importante è il nuovo strumento dell’iniziativa popolare costituzionale, il diritto che potremmo definire „la madre dei diritti referendari“, tant’è vero che gli svizzeri lo hanno strappato per primo ai loro governanti nel 1848, mentre i californiani lo hanno ripreso esattamente 100 anni fa. Non c’è dubbio che in questo caso la soglia delle firme sarebbe più alta (2% degli aventi diritto) e la procedura di svolgimento sarebbe più complessa, ma ciò che conta è che anche ai cittadini verrebbe attributo il diritto di poter cambiare le regole di fondo del nostro Stato. Se ci fosse già oggi, senza dubbio, il nostro gruppo avrebbe scelto questo percorso, offrendo al popolo italiano la grandissima occasione di dotarsi di poteri deliberativi più incisivi. Non sarebbe più lasciata all’élite politica, saggia o meno saggia che sia, la prerogativa di decidere quali briciole di potere decisionale lasciarci, ma i cittadini stessi avrebbero in mano questa facoltà.
Infine andiamo a toccare anche un regolamento che riguarda i politici stessi, il loro modo di elezione, la loro remunerazione, il finanziamento dei partiti e la revoca degli eletti. Sono delle innovazioni che non sono indolori per la casta che oggi domina il sistema politico, e quindi più difficili da far passare dal Parlamento. Ma è assolutamente necessario indicare all’opinione pubblica e a tutti i cittadini quali sarebbero i metodi semplici e applicabili, per rendere il mondo dei partiti e dei rappresentanti più responsabile di quanto non lo sia stato finora.
In sintesi proponiamo:
Già da subito si pone però la questione del soggetto che si farà carico di portare avanti la raccolta delle firme (minimo 50.000) per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, sarà da chiarire prima possibile chi si assumerà la responsabilità organizzativa dello svolgimento di questa campagna che è innanzittutto una campagna di informazione. È importante che venga discussa anche dall’opinione pubblica, un po’ dappertutto, anche dalle grandi testate e canali TV. Non possiamo certamente essere così ingenui da pensare che il prossimo Parlamento se ne occuperà con simpatia e benevolenza, ma possiamo stimolare la fantasia e la pressione dal basso per arrivare a far passare un progetto del tutto fattibile. Quindi vorrei invitare la Rete civica italiana e tutte le Liste civiche qui presenti ad assumersi questa responsabilità a a farne un suo cavallo di battaglia nelle prossime elezioni.
Thomas Benedikter
Il gruppo redazionale della proposta di legge costituzionale è composto da:
Paolo Michelotto, Gianni Ceri, Dario Rinco, Eugenio Berti, Leonello Zaquini, Enrico Pistelli, Stephan Lausch, Giuseppe Chiericati, Marco Rossi, Emanuele Sarto, Fabio Zancan, Graziano Polli, Enea Giancaterino. Sergio Casagrande, Annamaria Macripò, Marco Turco e Thomas Benedikter.
Una „proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum e migliorare la democrazia diretta“: perché?
In un momento in cui l’Italia sembra avere ben altri problemi che la democrazia diretta ci accingiamo a lanciare una proposta di legge per modificare la Costituzione per estendere i diritti referendari, per abolire il quorum, per introdurre la revoca degli eletti, in poche parole: per integrare il nostro sistema politico con la seconda gamba dell’esercizio del potere politico da parte del sovrano, dei cittadini, cioè la democrazia diretta.
A qualcuno sembra un momento poco opportuno?
Sicuramente no, perché la stabilità della finanza pubblica, il controllo di una classe politica sempre più chiusa nei suoi palazzi, la responsabilizzazione dei rappresentanti politici, passano attraverso un deciso rafforzamento del potere decisionale dei cittadini, in ogni caso in cui essi lo richiedessero. L’unico modo per arrivarci sono gli strumenti referendari deliberativi e senza quorum. È per questo obiettivo che un gruppo di cittadini, da tempo impegnati in liste civiche di varie regioni, ed in associazioni per più democrazia dal basso, si sono riuniti per elaborare delle proposte di modifica della Costituzione.
L’Italia deve finalmente dotarsi di diritti referendari molto più robusti, della gamma completa degli strumenti, per istituire una democrazia diretta degna di questo nome. La nostra democrazia, dopo 26 anni senza applicabilità del referendum (1948-1974) e 37 anni di sola disponibilità del referendum abrogativo (1974-2011), sempre ostacolato dal quorum, ha bisogno della seconda gamba del sistema politico, quella diretta. A questo scopo non basta una nuova legge sui referendum. È la Costituzione che ci va stretta, che in fondo già nel 1948 è partita con un approccio troppo elitario, ponendo stretti limiti alla partecipazione dei cittadini, con il freno a mano tirato sui diritti popolari.
Per far nascere una qualità nuova della democrazia diretta in Italia bisogna mettere mano alla Costituzione, adeguare i diritti di partecipazione dei cittadini alle esigenze dei nostri tempi. La Costituzione ha delle lacune insostenibili che hanno finito per frustrare la voglia e la necessità di coinvolgere i cittadini nella res publica. Anzi, è una contraddizione se da una parte (art. 118) la Costituzione invita gli enti pubblici a promuovere l’autonoma iniziativa dei cittadini all’impegno per il bene comune, e dall’altra parte (art.75) attraverso il quorum di partecipazione istituzionalizza le campagne di boicottaggio di un diritto fondamentale.
Oltre l’abolizione di questo ostacolo e l’introduzione degli strumenti referendari più importanti, al Parlamento spetterà poi anche il compito di ridisegnare le regole di applicazione in chiave democratica, sostituendo l’attuale legge n. 352 del 1970.
Quindi ricorriamo allo strumento della proposta di legge di iniziativa popolare, prevista dall’art.71, che è pure un esempio di uno strumento di partecipazione troppo debole, perché non legato ad una votazione popolare vincolante. La maggior parte di questo tipo di proposte popolari, talvolta firmate da centinaia di migliaia di cittadini, sono finite in un cassetto parlamentare senza essere nemmeno discusse. Non si può escludere che anche la presente proposta faccia la stessa sorte, ma almeno intendiamo far conoscere a tutta la cittadinanza il ventaglio della democrazia diretta, lo strumentario democratico di cui il Paese ha bisogno.
Quali sono dunque le ragioni principali della nostra iniziativa? Ci siamo messi a riscrivere niente di meno che 10 articoli della Costituzione, inserendo anche una serie di articoli „aggiuntivi“ soprattutto quando si tratta delle nuove forme di referendum. In due casi siamo anche andati oltre, introducendo il diritto alla revoca degli eletti e alla definizione dell’indennità degli eletti da parte degli elettori.
Il dibattito è ancora in corso su un nuovo tipo di stesura della legge elettorale.
Insieme ai diritti referendari le norme proposte avrebbero l’effetto di spianare la strada ad un controllo più incisivo sulla politica rappresentativa da parte dei cittadini e di attribuire un nuovo ruolo a noi cittadini in politica, ad instaurare un rapporto più corretto fra partiti, istituzioni e cittadini. Tutto questo senza ribaltare il sistema in quanto tale, ma semplicemente rafforzando i diritti referendari a tutti i livelli di governo.
Di quali diritti si tratta?
Eccoli qua elencati:
- l'iniziativa popolare (che nella terminologia giuridica italiana si chiama „referendum propositivo“);
- il referendum confermativo facoltativo (ch oggi esiste solo per le modifiche costituzionali in determinate condizioni);
- il referendum confermativo obbligatorio e l’iniziativa costituzionale.
La soglia di firme necessaria per richiedere un referendum potrà essere ritoccato in aumento, a patto che ci siano forme più moderne e agili di raccolta delle firme.
Partendo dal principio della fiducia dello Stato nei cittadini, occorre consentire la firma sia cartacea che elettronica. Ci vorranno, inoltre, dei regolamenti più chiari e impegnativi per lo Stato sul diritto all’informazione del cittadino nello svolgimento di un referendum.
Per quanto riguarda gli strumenti referendari nel futuro sistema integrato di democrazia rappresentativa e diretta quelli preferiti saranno il referendum propositivo e confermativo. Ma nella nostra proposta non abbiamo abolito il referendum abrogativo. Non perché ci fosse tanto caro o perché fosse così importante, anzi è una delle forme meno importanti di referendum, ma perché fa parte della memoria storica degli italiani degli ultimi 37 anni, perché è una pratica entrata nelle abitudini politiche, forse anche perché effettivamente l’Italia ha un sacco di leggi che aspettano di essere abrogate.
Molto importante è il nuovo strumento dell’iniziativa popolare costituzionale, il diritto che potremmo definire „la madre dei diritti referendari“, tant’è vero che gli svizzeri lo hanno strappato per primo ai loro governanti nel 1848, mentre i californiani lo hanno ripreso esattamente 100 anni fa. Non c’è dubbio che in questo caso la soglia delle firme sarebbe più alta (2% degli aventi diritto) e la procedura di svolgimento sarebbe più complessa, ma ciò che conta è che anche ai cittadini verrebbe attributo il diritto di poter cambiare le regole di fondo del nostro Stato. Se ci fosse già oggi, senza dubbio, il nostro gruppo avrebbe scelto questo percorso, offrendo al popolo italiano la grandissima occasione di dotarsi di poteri deliberativi più incisivi. Non sarebbe più lasciata all’élite politica, saggia o meno saggia che sia, la prerogativa di decidere quali briciole di potere decisionale lasciarci, ma i cittadini stessi avrebbero in mano questa facoltà.
Infine andiamo a toccare anche un regolamento che riguarda i politici stessi, il loro modo di elezione, la loro remunerazione, il finanziamento dei partiti e la revoca degli eletti. Sono delle innovazioni che non sono indolori per la casta che oggi domina il sistema politico, e quindi più difficili da far passare dal Parlamento. Ma è assolutamente necessario indicare all’opinione pubblica e a tutti i cittadini quali sarebbero i metodi semplici e applicabili, per rendere il mondo dei partiti e dei rappresentanti più responsabile di quanto non lo sia stato finora.
In sintesi proponiamo:
- il diritto di revoca: almeno il 12% degli elettori di un collegio potrà dichiarare la sfiducia del politico eletto e chiedere che venga rimpiazzato già prima della scadenza naturale dle suo mandato;
- il diritto di definire lo stipendio dei politici. L’elettore nel momento dell’elezione potrà esprimersi sulla quantità dell’indennità;
- il referendum confermativo sulle leggi di finanziamento dei partiti e sulla legge elettorale di Camera e Senato;
- un nuovo modo di definire la legge elettorale.
Già da subito si pone però la questione del soggetto che si farà carico di portare avanti la raccolta delle firme (minimo 50.000) per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, sarà da chiarire prima possibile chi si assumerà la responsabilità organizzativa dello svolgimento di questa campagna che è innanzittutto una campagna di informazione. È importante che venga discussa anche dall’opinione pubblica, un po’ dappertutto, anche dalle grandi testate e canali TV. Non possiamo certamente essere così ingenui da pensare che il prossimo Parlamento se ne occuperà con simpatia e benevolenza, ma possiamo stimolare la fantasia e la pressione dal basso per arrivare a far passare un progetto del tutto fattibile. Quindi vorrei invitare la Rete civica italiana e tutte le Liste civiche qui presenti ad assumersi questa responsabilità a a farne un suo cavallo di battaglia nelle prossime elezioni.
Thomas Benedikter
Il gruppo redazionale della proposta di legge costituzionale è composto da:
Paolo Michelotto, Gianni Ceri, Dario Rinco, Eugenio Berti, Leonello Zaquini, Enrico Pistelli, Stephan Lausch, Giuseppe Chiericati, Marco Rossi, Emanuele Sarto, Fabio Zancan, Graziano Polli, Enea Giancaterino. Sergio Casagrande, Annamaria Macripò, Marco Turco e Thomas Benedikter.
lunedì 14 novembre 2011
Comprarsi i beni comuni a rischio svendita
Riportiamo il link ad un servizio del Corriere della Sera, dove una signora presenta una sua idea per la pubblicizzazione dei beni comuni, che è ciò che intendevamo noi quando parlavamo di azionariato diffuso dei beni comuni:
La Grecia compriamocela noi
Siamo andati a leggere il manifesto del movimento di opinione che è nato, sul sito www.europeancommongoods.org, che inizia così:
La crisi che colpisce l'economia mondiale e di conseguenza l'euro in questi mesi richiede una risposta radicalmente diversa da quelle attualmente programmate e realizzate. Il modo in cui l'Europa, i suoi governi e gli elettori si occuperanno della crisi greca creerà un precedente importante per la prossima crisi ed i connessi rischi di default nazionali.
E chi troviamo tra i promotori? Domenico Finiguerra, il Sindaco che ha dichiarato stop al consumo di territorio, e Leonardo Becchetti, l'economista della felicità.
Abbiamo sottoscritto, perché, come recita il succitato manifesto, anche
La Grecia compriamocela noi
Siamo andati a leggere il manifesto del movimento di opinione che è nato, sul sito www.europeancommongoods.org, che inizia così:
La crisi che colpisce l'economia mondiale e di conseguenza l'euro in questi mesi richiede una risposta radicalmente diversa da quelle attualmente programmate e realizzate. Il modo in cui l'Europa, i suoi governi e gli elettori si occuperanno della crisi greca creerà un precedente importante per la prossima crisi ed i connessi rischi di default nazionali.
Sembra scritto per l'Italia di adesso!
E chi troviamo tra i promotori? Domenico Finiguerra, il Sindaco che ha dichiarato stop al consumo di territorio, e Leonardo Becchetti, l'economista della felicità.
Abbiamo sottoscritto, perché, come recita il succitato manifesto, anche
- Noi crediamo fortemente, ispirati da una visione politica ed etica nonché dall’esperienza pratica, che le politiche pubbliche non possono solo limitarsi a regolamentare il neolaissez-faire, a sostenere interessi privati in nome di una presunta competitività nazionale o limitarsi a ridistribuire un reddito in diminuzione.
- Le politiche pubbliche devono tutelare gli interessi pubblici , sotto controllo democratico, il che significa che hanno il compito di promuovere beni pubblici e investimenti a lungo termine, sostenuti da una gestione efficiente e da una tassazione sensata che tenda al bene della società.
domenica 13 novembre 2011
Perché Berlusconi si è dimesso e appoggia il Governo Monti
Silvio Berlusconi non ha mai voluto diventare un politico.
Fin dalla sua prima discesa in campo, era così evidente che egli si sarebbe imprestato alla politica, e questo per una sola causa:
difendere le sue aziende, la sua famiglia, il suo stile di vita, la sua persona, i suoi sodali, dall'attacco dei nemici di sempre, i comunisti, e poter, in tal modo, continuare ad alimentare la crescita del suo ego.
Così gli elettori, resi inconsapevoli dalla propaganda TV che imperversava da anni, hanno posto un mostruoso conflitto di interessi privati in capo al Governo della Repubblica.
Finché il contesto dei mercati internazionali e delle agenzie sovranazionali ha favorito il grande capitale, ha sostenuto il liberismo economico, ha utilizzato la leva finanziaria per far crescere (artificiosamente) l'economia globalizzata, tutto è andato bene: l'interesse privato del Presidente del Consiglio coincideva con quello dei mercati internazionali.
Ma poi è arrivata la crisi dell'Euro, e Berlusconi ha commesso il primo errore di appoggiare le folli dichiarazioni anti-europeiste dei suoi alleati Leghisti (e di una parte della destra storica italiana).
Poi ha commesso il secondo errore di farsi amico di Gheddafi e di Putin, sdoganandoli a tutti i livelli come grandi statisti, strateghi e uomini potenti in affari e in governo.
Infine è arrivato il risultato referendario dello scorso giugno, che ha messo in mora la privatizzazione della gestione dell'acqua, lo sfruttamento dell'energia nucleare e le leggi ad personam in materia di giustizia.
Una evidente sconfessione pubblica (sostenuta dal 52% dell'intera base elettorale) del programma di governo.
A quel punto onestà intellettuale e rispetto per i valori costituzionali, democratici e repubblicani avrebbero richiesto che si dimettesse, per avviare una nuova fase, invece ha commesso l'ultimo, gravissimo errore, di resistere al suo posto, contro ogni evidenza, contro la volontà popolare chiaramente espressa.
Da quel momento il Governo, impossibilitato a realizzare il programma per cui era stato eletto, non è più riuscito a varare un provvedimento adeguato all'incalzante crisi finanziaria.
I valori dei titoli di stato italiani scambiati sul mercato secondario hanno iniziato la discesa, chiaro sintomo che gli investitori, che sono precipuamente enti e società internazionali, non si fidavano più del governo italiano.
Gli stessi che avevano innalzato il cavaliere a salvatore della Patria (per loro rappresentata dal denaro a buon mercato) l'hanno disarcionato e hanno proposto di insediare al suo posto uno dei massimi mentori dell'economia di mercato, stimato europeista, Mario Monti.
Poteva opporsi Silvio Berlusconi a questo ultimo atto?
Assolutamente no.
In fondo, in cambio del suo appoggio al prossimo Governo Mario Monti, ha ottenuto ampie rassicurazioni che i suoi personali interessi non correranno pericoli, anzi, da un recupero della fiducia dei mercati internazionali e delle Istituzioni europee nei confronti dell'Italia, le sue aziende, le sue finanze, i suoi familiari, i suoi sodali, non potranno che trarre benefici su benefici.
Cosa si può suggerire agli italiani in questa contingenza?
Prestate attenzione ai beni comuni, vigilate, informatevi, controllate, perché la speculazione finanziaria sta valutando cosa si può ricavare ancora da un paese in crisi come il nostro, con un'opinione pubblica molto divisa e disorientata.
Gli obiettivi possono essere tanti: quel che rimane, ed è ancora parecchio, dell'agricoltura nostrana di qualità, le risorse idriche rimaste in mano pubblica, il business dell'asporto rifiuti, il trasporto pubblico locale, la sanità, le scuole, l'università, l'industria del turismo, i beni architettonici e culturali, i beni ambientali (le foreste, i laghi, le montagne, le coste, le isole), quel che rimane del commercio al dettaglio e all'ingrosso e molto altro ancora ...
Tenete gli occhi aperti e state in campana, perché non ci debba capitare di passare dalla padella alla brace!
Fin dalla sua prima discesa in campo, era così evidente che egli si sarebbe imprestato alla politica, e questo per una sola causa:
difendere le sue aziende, la sua famiglia, il suo stile di vita, la sua persona, i suoi sodali, dall'attacco dei nemici di sempre, i comunisti, e poter, in tal modo, continuare ad alimentare la crescita del suo ego.
Così gli elettori, resi inconsapevoli dalla propaganda TV che imperversava da anni, hanno posto un mostruoso conflitto di interessi privati in capo al Governo della Repubblica.
Finché il contesto dei mercati internazionali e delle agenzie sovranazionali ha favorito il grande capitale, ha sostenuto il liberismo economico, ha utilizzato la leva finanziaria per far crescere (artificiosamente) l'economia globalizzata, tutto è andato bene: l'interesse privato del Presidente del Consiglio coincideva con quello dei mercati internazionali.
Ma poi è arrivata la crisi dell'Euro, e Berlusconi ha commesso il primo errore di appoggiare le folli dichiarazioni anti-europeiste dei suoi alleati Leghisti (e di una parte della destra storica italiana).
Poi ha commesso il secondo errore di farsi amico di Gheddafi e di Putin, sdoganandoli a tutti i livelli come grandi statisti, strateghi e uomini potenti in affari e in governo.
Infine è arrivato il risultato referendario dello scorso giugno, che ha messo in mora la privatizzazione della gestione dell'acqua, lo sfruttamento dell'energia nucleare e le leggi ad personam in materia di giustizia.
Una evidente sconfessione pubblica (sostenuta dal 52% dell'intera base elettorale) del programma di governo.
A quel punto onestà intellettuale e rispetto per i valori costituzionali, democratici e repubblicani avrebbero richiesto che si dimettesse, per avviare una nuova fase, invece ha commesso l'ultimo, gravissimo errore, di resistere al suo posto, contro ogni evidenza, contro la volontà popolare chiaramente espressa.
Da quel momento il Governo, impossibilitato a realizzare il programma per cui era stato eletto, non è più riuscito a varare un provvedimento adeguato all'incalzante crisi finanziaria.
I valori dei titoli di stato italiani scambiati sul mercato secondario hanno iniziato la discesa, chiaro sintomo che gli investitori, che sono precipuamente enti e società internazionali, non si fidavano più del governo italiano.
Gli stessi che avevano innalzato il cavaliere a salvatore della Patria (per loro rappresentata dal denaro a buon mercato) l'hanno disarcionato e hanno proposto di insediare al suo posto uno dei massimi mentori dell'economia di mercato, stimato europeista, Mario Monti.
Poteva opporsi Silvio Berlusconi a questo ultimo atto?
Assolutamente no.
In fondo, in cambio del suo appoggio al prossimo Governo Mario Monti, ha ottenuto ampie rassicurazioni che i suoi personali interessi non correranno pericoli, anzi, da un recupero della fiducia dei mercati internazionali e delle Istituzioni europee nei confronti dell'Italia, le sue aziende, le sue finanze, i suoi familiari, i suoi sodali, non potranno che trarre benefici su benefici.
Cosa si può suggerire agli italiani in questa contingenza?
Prestate attenzione ai beni comuni, vigilate, informatevi, controllate, perché la speculazione finanziaria sta valutando cosa si può ricavare ancora da un paese in crisi come il nostro, con un'opinione pubblica molto divisa e disorientata.
Gli obiettivi possono essere tanti: quel che rimane, ed è ancora parecchio, dell'agricoltura nostrana di qualità, le risorse idriche rimaste in mano pubblica, il business dell'asporto rifiuti, il trasporto pubblico locale, la sanità, le scuole, l'università, l'industria del turismo, i beni architettonici e culturali, i beni ambientali (le foreste, i laghi, le montagne, le coste, le isole), quel che rimane del commercio al dettaglio e all'ingrosso e molto altro ancora ...
Tenete gli occhi aperti e state in campana, perché non ci debba capitare di passare dalla padella alla brace!
sabato 12 novembre 2011
Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum di partecipazione e migliorare gli strumenti della democrazia
Nel contesto della tre giorni di formazione, informazione e dibattito, Nuove Frontiere per la Società Civile, che si è tenuta a Marina di Massa dall'11 al 13 novembre, Thomas Benedikter, di Iniziativa per più democrazia, ha presentato l'iniziativa di legge popolare per riformare la Costituzione italiana in senso più democratico e partecipativo.
Riportiamo qui l'introduzione, il testo completo sarà disponibile a breve.
"Alcuni cittadini, da tempo impegnati nei loro comuni e regioni di residenza per un rafforzamento dei diritti di partecipazione alla politica, collaboratori di liste civiche, oppure di associazioni per più democrazia, nonché autori di pubblicazioni e saggi in materia di democrazia diretta, nell'estate 2011 hanno elaborato una proposta di modifica della Costituzione, partendo dalla convinzione che in Italia sia venuto il tempo di superare il regolamento troppo restrittivo dei diritti referendari attualmente in vigore, basato sugli articoli 71, 75 e 138 della Costituzione, nonché della Legge di applicazione n. 352 del 1970.
Con la presente proposta di riforma di tutte le norme riguardanti i diritti referendari, non solo si intendono rafforzare le possibilità di controllo e di iniziativa dei cittadini, ma anche istituire ulteriori strumenti di democrazia diretta che siano in grado di rendere i cittadini più sovrani, più responsabili e più motivati ad occuparsi attivamente della res publica, equilibrando il rapporto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa nel nostro paese. Da questa riforma deriverebbe un rafforzamento dei diritti referendari a livello nazionale, si allargherebbero gli spazi di partecipazione dei cittadini alla politica e si stimolerebbe un nuovo spirito di impegno politico, come inteso dall'art 118, comma 4, della Costituzione:
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
In coerenza con lo spirito e l'intento di questa proposta, viene presentato questo disegno di legge come Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare ai sensi dell'art. 71 Cost., affinché venga divulgata a livello pubblico e firmata da un numero di cittadini il più alto possibile. Ciò non toglie nulla alla necessità e alla validità di proposte di legge di modifica della Costituzione che, con intenti analoghi, sono presentate da onorevoli senatori nella legislatura corrente, specificamente al disegno di legge costituzionale n. 1428 del senatore Oskar Peterlini, comunicato alla presidenza del Senato il 4 marzo 2009.
Se tali modifiche della Costituzione venissero approvate, il Parlamento sarebbe chiamato ad approvare anche una nuova legge di applicazione di questi diritti, in sostituzione della L. 352 del 1970, che contiene tutta una serie di regole restrittive e superate sullo svolgimento dei referendum nazionali."
Qui di seguito potete accedere al testo della proposta di legge, così com'è attualmente formulata, la redazione del testo è ancora in corso e sarà completata entro la fine dell'anno:
Testo della legge sulla Democrazia Diretta
Il testo che alleghiamo è la bozza 14 della proposta, perfezionata nel corso dell'ultima riunione tenutasi attraverso skype, di cui trovate il resoconto sul blog di Paolo Michelotto:
Esito della riunione dell'8.11.2011
"Alcuni cittadini, da tempo impegnati nei loro comuni e regioni di residenza per un rafforzamento dei diritti di partecipazione alla politica, collaboratori di liste civiche, oppure di associazioni per più democrazia, nonché autori di pubblicazioni e saggi in materia di democrazia diretta, nell'estate 2011 hanno elaborato una proposta di modifica della Costituzione, partendo dalla convinzione che in Italia sia venuto il tempo di superare il regolamento troppo restrittivo dei diritti referendari attualmente in vigore, basato sugli articoli 71, 75 e 138 della Costituzione, nonché della Legge di applicazione n. 352 del 1970.
Con la presente proposta di riforma di tutte le norme riguardanti i diritti referendari, non solo si intendono rafforzare le possibilità di controllo e di iniziativa dei cittadini, ma anche istituire ulteriori strumenti di democrazia diretta che siano in grado di rendere i cittadini più sovrani, più responsabili e più motivati ad occuparsi attivamente della res publica, equilibrando il rapporto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa nel nostro paese. Da questa riforma deriverebbe un rafforzamento dei diritti referendari a livello nazionale, si allargherebbero gli spazi di partecipazione dei cittadini alla politica e si stimolerebbe un nuovo spirito di impegno politico, come inteso dall'art 118, comma 4, della Costituzione:
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
In coerenza con lo spirito e l'intento di questa proposta, viene presentato questo disegno di legge come Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare ai sensi dell'art. 71 Cost., affinché venga divulgata a livello pubblico e firmata da un numero di cittadini il più alto possibile. Ciò non toglie nulla alla necessità e alla validità di proposte di legge di modifica della Costituzione che, con intenti analoghi, sono presentate da onorevoli senatori nella legislatura corrente, specificamente al disegno di legge costituzionale n. 1428 del senatore Oskar Peterlini, comunicato alla presidenza del Senato il 4 marzo 2009.
Se tali modifiche della Costituzione venissero approvate, il Parlamento sarebbe chiamato ad approvare anche una nuova legge di applicazione di questi diritti, in sostituzione della L. 352 del 1970, che contiene tutta una serie di regole restrittive e superate sullo svolgimento dei referendum nazionali."
Qui di seguito potete accedere al testo della proposta di legge, così com'è attualmente formulata, la redazione del testo è ancora in corso e sarà completata entro la fine dell'anno:
Testo della legge sulla Democrazia Diretta
Il testo che alleghiamo è la bozza 14 della proposta, perfezionata nel corso dell'ultima riunione tenutasi attraverso skype, di cui trovate il resoconto sul blog di Paolo Michelotto:
Esito della riunione dell'8.11.2011
25.10.2011 - Visita al Centro Veneto Servizi
Durante l'ultimo Consiglio comunale tenutosi in Villa Obizzi il 10.11.2011 ho
letto, quasi per intero, la relazione che il Sindaco Massimiliano Barison mi
aveva incaricato di preparare e avente per oggetto la nostra visita del 25
ottobre 2011 al Centro Veneto Servizi.
Tale visita congiunta mi era stata proposta dal Sindaco stesso in risposta ad una mia precedente interrogazione consigliare, in cui chiedevo notizie sullo stato di avanzamento dei lavori all'acquedotto pubblico, volti al miglioramento della qualità dell'acqua distribuita nel territorio di Albignasego.
L'appuntamento era fissato con il Presidente del C.V.S., Giuseppe Mossa, alle 11:30, c'era quindi il tempo di un faccia a faccia preparatorio col Sindaco.
Nella relazione qui sotto riportata trovate sia la discussione preparatoria che ho avuto col Sindaco, sia le risultanze del successivo incontro con il Presidente Mossa, incontro che è andato ben oltre le iniziali intenzioni e ha avviato un processo virtuoso al riguardo del bene comune acqua, un processo che potrà dare dei frutti concreti fin dai prossimi mesi.
Relazione sulla visita al C.V.S.
Tale visita congiunta mi era stata proposta dal Sindaco stesso in risposta ad una mia precedente interrogazione consigliare, in cui chiedevo notizie sullo stato di avanzamento dei lavori all'acquedotto pubblico, volti al miglioramento della qualità dell'acqua distribuita nel territorio di Albignasego.
L'appuntamento era fissato con il Presidente del C.V.S., Giuseppe Mossa, alle 11:30, c'era quindi il tempo di un faccia a faccia preparatorio col Sindaco.
Nella relazione qui sotto riportata trovate sia la discussione preparatoria che ho avuto col Sindaco, sia le risultanze del successivo incontro con il Presidente Mossa, incontro che è andato ben oltre le iniziali intenzioni e ha avviato un processo virtuoso al riguardo del bene comune acqua, un processo che potrà dare dei frutti concreti fin dai prossimi mesi.
Relazione sulla visita al C.V.S.
venerdì 11 novembre 2011
Videoregistrazione del Consiglio comunale del 10.11.2011
Di seguito il link alla prima parte, durata circa 2 ore, della videoregistrazione della diretta in streaming del Consiglio comunale del 10 novembre 2011:
Consiglio del 10.11.2011
Sullo stesso sito potete trovare le successive due parti, fino al termine del Consiglio, circa le ore 1 di notte.
Buona visione!
Consiglio del 10.11.2011
Sullo stesso sito potete trovare le successive due parti, fino al termine del Consiglio, circa le ore 1 di notte.
Buona visione!
mercoledì 9 novembre 2011
Giovedì 10 novembre 2011: Consiglio Comunale ad Albignasego
Gentili concittadine,
cari concittadini,
siete tutti invitati al Consiglio comunale, che si terrà giovedì prossimo alle ore 20:30 in Villa Obizzi.
All'ordine del giorno delibere che ci riguardano personalmente:
O.d.g. del C.C. del 10.11.2011
Ci limitiamo a sottolineare alcuni punti che, per il loro carattere generale o per la rilevanza sociale, risultano di massimo interesse:
cari concittadini,
siete tutti invitati al Consiglio comunale, che si terrà giovedì prossimo alle ore 20:30 in Villa Obizzi.
All'ordine del giorno delibere che ci riguardano personalmente:
Ci limitiamo a sottolineare alcuni punti che, per il loro carattere generale o per la rilevanza sociale, risultano di massimo interesse:
- APPROVAZIONE DEL PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO.
- APPROVAZIONE DEL PIANO GENERALE DEGLI IMPIANTI PUBBLICITARI.
- CONCESSIONE ALL'UNIONE PRATIARCATI DELL'IMMOBILE DI VIA SANT'ANDREA - EX SCUOLA ELEMENTARE G. PASCOLI - PER ESSERE DESTINATO A NUOVA SEDE DEL GRUPPO COMUNALE VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE.
- ACCETTAZIONE DONAZIONE AREA GIARDINO SIGG. TOSI ROSANNA E TOSI ARTURO - CARPANEDO - CON DESTINAZIONE UTILIZZO PUBBLICO E SCOLASTICO.
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