"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

mercoledì 16 novembre 2011

Testo della relazione sulla Democrazia Diretta - Thomas Benedikter

Come anticipato, pubblichiamo la relazione con cui Thomas Benedikter ha  presentato la proposta di legge popolare, a Massa nel weekend scorso.

Una „proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum e migliorare la democrazia diretta“: perché?

In un momento in cui l’Italia sembra avere ben altri problemi che la democrazia diretta ci accingiamo a lanciare una proposta di legge per modificare la Costituzione per estendere i diritti referendari, per abolire il quorum, per introdurre la revoca degli eletti, in poche parole: per integrare il nostro sistema politico con la seconda gamba dell’esercizio del potere politico da parte del sovrano, dei cittadini, cioè la democrazia diretta.
A qualcuno sembra un momento poco opportuno?
Sicuramente no, perché la stabilità della finanza pubblica, il controllo di una classe politica sempre più chiusa nei suoi palazzi, la responsabilizzazione dei rappresentanti politici, passano attraverso un deciso rafforzamento del potere decisionale dei cittadini, in ogni caso in cui essi lo richiedessero. L’unico modo per arrivarci sono gli strumenti referendari deliberativi e senza quorum. È per questo obiettivo che un gruppo di cittadini, da tempo impegnati in liste civiche di varie regioni, ed in associazioni per più democrazia dal basso, si sono riuniti per elaborare delle proposte di modifica della Costituzione.
L’Italia deve finalmente dotarsi di diritti referendari molto più robusti, della gamma completa degli strumenti, per istituire una democrazia diretta degna di questo nome. La nostra democrazia, dopo 26 anni senza applicabilità del referendum (1948-1974) e 37 anni di sola disponibilità del referendum abrogativo (1974-2011), sempre ostacolato dal quorum, ha bisogno della seconda gamba del sistema politico, quella diretta. A questo scopo non basta una nuova legge sui referendum. È la Costituzione che ci va stretta, che in fondo già nel 1948 è partita con un approccio troppo elitario, ponendo stretti limiti alla partecipazione dei cittadini, con il freno a mano tirato sui diritti popolari.

Per far nascere una qualità nuova della democrazia diretta in Italia bisogna mettere mano alla Costituzione, adeguare i diritti di partecipazione dei cittadini alle esigenze dei nostri tempi. La Costituzione ha delle lacune insostenibili che hanno finito per frustrare la voglia e la necessità di coinvolgere i cittadini nella res publica. Anzi, è una contraddizione se da una parte (art. 118) la Costituzione invita gli enti pubblici a promuovere l’autonoma iniziativa dei cittadini all’impegno per il bene comune, e dall’altra parte (art.75) attraverso il quorum di partecipazione istituzionalizza le campagne di boicottaggio di un diritto fondamentale.
Oltre l’abolizione di questo ostacolo e l’introduzione degli strumenti referendari più importanti, al Parlamento spetterà poi anche il compito di ridisegnare le regole di applicazione in chiave democratica, sostituendo l’attuale legge n. 352 del 1970.

Quindi ricorriamo allo strumento della proposta di legge di iniziativa popolare, prevista dall’art.71, che è pure un esempio di uno strumento di partecipazione troppo debole, perché non legato ad una votazione popolare vincolante. La maggior parte di questo tipo di proposte popolari, talvolta firmate da centinaia di migliaia di cittadini, sono finite in un cassetto parlamentare senza essere nemmeno discusse. Non si può escludere che anche la presente proposta faccia la stessa sorte, ma almeno intendiamo far conoscere a tutta la cittadinanza il ventaglio della democrazia diretta, lo strumentario democratico di cui il Paese ha bisogno.

Quali sono dunque le ragioni principali della nostra iniziativa? Ci siamo messi a riscrivere niente di meno che 10 articoli della Costituzione, inserendo anche una serie di articoli „aggiuntivi“ soprattutto quando si tratta delle nuove forme di referendum. In due casi siamo anche andati oltre, introducendo il diritto alla revoca degli eletti e alla definizione dell’indennità degli eletti da parte degli elettori.
Il dibattito è ancora in corso su un nuovo tipo di stesura della legge elettorale.
Insieme ai diritti referendari le norme proposte avrebbero l’effetto di spianare la strada ad un controllo più incisivo sulla politica rappresentativa da parte dei cittadini e di attribuire un nuovo ruolo a noi cittadini in politica, ad instaurare un rapporto più corretto fra partiti, istituzioni e cittadini. Tutto questo senza ribaltare il sistema in quanto tale, ma semplicemente rafforzando i diritti referendari a tutti i livelli di governo.
Di quali diritti si tratta?
Eccoli qua elencati:
  1. l'iniziativa popolare (che nella terminologia giuridica italiana si chiama „referendum propositivo“);
  2. il referendum confermativo facoltativo (ch oggi esiste solo per le modifiche costituzionali in determinate condizioni);
  3. il referendum confermativo obbligatorio e l’iniziativa costituzionale.
Questi strumenti vengono illustrati più estesamente nella relazione accompagnatoria della nostra proposta di legge costituzionale. Per quanto riguarda le regole di applicazione primeggia la necessità di togliere il quorum di partecipazione. Questa norma va sostituita dal principio: „Chi si reca alle urne decide; chi sta a casa, delega la decisione ai suoi concittadini“, per cui in una votazione popolare deve decidere chi vota, e non chi si astiene o non si interessa dal quesito posto. È questa una delle regole di fondo che fanno funzionare bene la democrazia diretta nei paesi con lunga esperienza positiva con questi meccanismi. Togliendo il quorum si abolirebbe il meccanismo che non solo ha fatto naufragare dozzine di referendum nazionali fra il 1997 ed il 2009, ma ha anche scoraggiato tantissimi gruppi, movimenti e associazioni a scegliere questo modo di partecipazione, perché non credevano di aver nessuna chance di portare alle urne il 50%+1 degli elettori.

La soglia di firme necessaria per richiedere un referendum potrà essere ritoccato in aumento, a patto che ci siano forme più moderne e agili di raccolta delle firme.
Partendo dal principio della fiducia dello Stato nei cittadini, occorre consentire la firma sia cartacea che elettronica. Ci vorranno, inoltre, dei regolamenti più chiari e impegnativi per lo Stato sul diritto all’informazione del cittadino nello svolgimento di un referendum.

Per quanto riguarda gli strumenti referendari nel futuro sistema integrato di democrazia rappresentativa e diretta quelli preferiti saranno il referendum propositivo e confermativo. Ma nella nostra proposta non abbiamo abolito il referendum abrogativo. Non perché ci fosse tanto caro o perché fosse così importante, anzi è una delle forme meno importanti di referendum, ma perché fa parte della memoria storica degli italiani degli ultimi 37 anni, perché è una pratica entrata nelle abitudini politiche, forse anche perché effettivamente l’Italia ha un sacco di leggi che aspettano di essere abrogate.

Molto importante è il nuovo strumento dell’iniziativa popolare costituzionale, il diritto che potremmo definire „la madre dei diritti referendari“, tant’è vero che gli svizzeri lo hanno strappato per primo ai loro governanti nel 1848, mentre i californiani lo hanno ripreso esattamente 100 anni fa. Non c’è dubbio che in questo caso la soglia delle firme sarebbe più alta (2% degli aventi diritto) e la procedura di svolgimento sarebbe più complessa, ma ciò che conta è che anche ai cittadini verrebbe attributo il diritto di poter cambiare le regole di fondo del nostro Stato. Se ci fosse già oggi, senza dubbio, il nostro gruppo avrebbe scelto questo percorso, offrendo al popolo italiano la grandissima occasione di dotarsi di poteri deliberativi più incisivi. Non sarebbe più lasciata all’élite politica, saggia o meno saggia che sia, la prerogativa di decidere quali briciole di potere decisionale lasciarci, ma i cittadini stessi avrebbero in mano questa facoltà.

Infine andiamo a toccare anche un regolamento che riguarda i politici stessi, il loro modo di elezione, la loro remunerazione, il finanziamento dei partiti e la revoca degli eletti. Sono delle innovazioni che non sono indolori per la casta che oggi domina il sistema politico, e quindi più difficili da far passare dal Parlamento. Ma è assolutamente necessario indicare all’opinione pubblica e a tutti i cittadini quali sarebbero i metodi semplici e applicabili, per rendere il mondo dei partiti e dei rappresentanti più responsabile di quanto non lo sia stato finora.
In sintesi proponiamo:
  • il diritto di revoca: almeno il 12% degli elettori di un collegio potrà dichiarare la sfiducia del politico eletto e chiedere che venga rimpiazzato già prima della scadenza naturale dle suo mandato;
  • il diritto di definire lo stipendio dei politici. L’elettore nel momento dell’elezione potrà esprimersi sulla quantità dell’indennità;
  • il referendum confermativo sulle leggi di finanziamento dei partiti e sulla legge elettorale di Camera e Senato;
  • un nuovo modo di definire la legge elettorale.
Trovate il testo della nostra proposta di legge sul sito www.paolomichelotto.it; Paolo sta coordinando il nostro gruppo e curando un blog sempre aggiornato sulla democrazia diretta in Italia. La nostra proposta di legge non è ancora completa al 100%, ma siamo ancora aperti a suggerimenti e integrazioni, da inviare al sito indicato.

Già da subito si pone però la questione del soggetto che si farà carico di portare avanti la raccolta delle firme (minimo 50.000) per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, sarà da chiarire prima possibile chi si assumerà la responsabilità organizzativa dello svolgimento di questa campagna che è innanzittutto una campagna di informazione. È importante che venga discussa anche dall’opinione pubblica, un po’ dappertutto, anche dalle grandi testate e canali TV. Non possiamo certamente essere così ingenui da pensare che il prossimo Parlamento se ne occuperà con simpatia e benevolenza, ma possiamo stimolare la fantasia e la pressione dal basso per arrivare a far passare un progetto del tutto fattibile. Quindi vorrei invitare la Rete civica italiana e tutte le Liste civiche qui presenti ad assumersi questa responsabilità a a farne un suo cavallo di battaglia nelle prossime elezioni.

Thomas Benedikter

Il gruppo redazionale della proposta di legge costituzionale è composto da:
Paolo Michelotto, Gianni Ceri, Dario Rinco, Eugenio Berti, Leonello Zaquini, Enrico Pistelli, Stephan Lausch, Giuseppe Chiericati, Marco Rossi, Emanuele Sarto, Fabio Zancan, Graziano Polli, Enea Giancaterino. Sergio Casagrande, Annamaria Macripò, Marco Turco e Thomas Benedikter.

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