"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!

lunedì 24 ottobre 2011

Rappresentazione o partecipazione?

Qualcosa sta cambiando davvero sotto il sole.

Città Nuova, la rivista dei Focolarini, propone nella sua home page, un ampio reportage sulla democrazia dei cittadini, a firma Tobia Di Giacomo, in forma di resoconto sul Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, organizzato dall’associazione Greenaccord e conclusosi il 23 ottobre a Cuneo.
Si comincia col misurare la febbre del pianeta, e già dalla prima frase si comprende che si fa sul serio:
Il controllo democratico sulla gestione delle risorse collettive può davvero cambiare in meglio le cose, abbandonando però i modelli economici tradizionali.

Ecco qui l'articolo:
La felicità misura del benessere

Anche le multinazionali se ne sono accorte, rileggete quel che afferma Luciano Canova, docente di economia comportamentale alla Scuola Mattei di Enicorporateuniversity:
“Vanno superate le tradizionali valutazioni ambientali basate sulla mera analisi costi/benifici, che calcolano ex ante il danno di qualcosa che non può essere quantificato. Occorre invece definire criteri etici di gestione di quel bene e poi fare valutazioni che stimolino il consenso della comunità. In questo modo, ponendo le relazioni sociali e la felicità al centro delle politiche, i vari livelli istituzionali, da quello centrale a quelli locali, possono aggregare le forme di consenso e nella comunità si possono creare contributi volontari per stimolare la direzione da prendere”.

Un altro articolo ci spiega come si può aumentare il controllo democratico sulle risorse collettive:
«L’attuale forma di democrazia rappresentativa, che prevede di delegare agli eletti la gestione della cosa pubblica, si è dimostrata non sempre in grado di dare le giuste risposte ai problemi che affliggono l’umanità. Ecco perché bisogna ripensare il modello di democrazia, partendo dall’idea forte che la democrazia è partecipazione. C’è una fetta di cittadini, sempre più ampia, che chiede un nuovo modello di sviluppo e pretende dai politici scelte coraggiose e lungimiranti». Così il presidente di Greenaccord Onlus, Alfonso Cauteruccio, ha inaugurato il IX Forum internazionale dell’Informazione per la salvaguardia della natura con “People building future: media, democrazia e sostenibilità”.

Questo è l'articolo:
Dalla democrazia rappresentativa alla democrazia partecipativa

Rileggiamo insieme:
La proposta di un nuovo modello di sviluppo non è emersa né all’interno del mercato né nell’ambito delle istituzioni statali, ma grazie alle reti collaborative che danno voce alle istanze dei cittadini. Una vera e propria rivoluzione, quella delle reti, che sta diffondendo una critica culturale e propone un altro modo di vivere. La loro estensione è essenziale per ridurre il potere delle lobby e dare allo Stato il potere di difendere davvero gli interessi collettivi.

Adesso, quale ricetta proporre se non quella che sale dal basso, dalla partecipazione dei cittadini, appunto?

Non si tratta, a ben intendere, di creare un altro potere - quello delle reti - parallelo, sussidiario o sostitutivo di quello attualmente in auge, che è il binomio stato-mercato. Noi ne siamo fermamente convinti: necessita un radicale cambiamento nella stessa filiera che genera il potere.
Bisogna ricreare le condizioni al contorno, culturali e strutturali, direi antropologiche, che ci permettano di ritrovare uno spirito comunitario - inteso a tutti i livelli, dal familiare al cittadino, al nazionale, all'europeo, al mondiale - il solo che consentirà di far dell'umanità una comunità di persone che vivono in pace e in armonia tra di loro e, come diretta conseguenza, con l'ambiente circostante e il pianeta intero.
Uno spirito che potremmo definire di Unità nella Diversità, uno spirito che permei tutte le strutture sociali, statuali e del mercato globale.
Ricordate che fu detto: se vuoi la pace prepara la guerra. Non fu mai coniato uno slogan più infelice di questo!
Preparare la guerra non fa che allontanare gli individui, i gruppi, le nazioni, dall'obiettivo posto dinnanzi a loro: partire da posizioni diverse per arrivare all'unità, pur rimanendo differenti gli uni dagli altri.
Oggi questo obiettivo è diventato una necessità per la stessa sopravvivenza del genere umano sul globo terracqueo.
Noi oggi dobbiamo avere l'ardire di proclamare: se vuoi la pace prepara la giustizia! E qual è la base della giustizia se non quell'antico e sempre nuovo principio: "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te"?
Pensate come potrebbe essere tradotto in azione:
  • non inquinare l'aria che respira il tuo vicino, perché tu stesso non potresti respirarla senza riceverne un grave danno;
  • non appropriarti dell'acqua comune, perché è fonte di vita per tutti gli esseri viventi e tu sei uno di loro;
  • non occupare la terra che dà il cibo al tuo prossimo, affinché tu stesso e la tua famiglia un domani non rimaniate privi di sostentamento;
  • non sprecare le risorse e l'energia che sono oggi nelle tue disponibilità, perché sono state pagate a caro prezzo, essendo ricavate per gran parte da sorgenti non rinnovabili e attraverso il duro lavoro di altri esseri umani tuoi simili;
  • non nascondere la verità su di te al tuo prossimo, perché egli non faccia altrettanto con te e, resi ciechi entrambi, non abbiate a precipitare nel baratro che vi si para davanti;
  • non condurre ingiustamente in giudizio il tuo fratello, affinché lui, a sua volta, non conduca te in giudizio: è certo che ne uscirete entrambi con le ossa rotte ...

Potreste continuare voi in quello che sembra un gioco da ragazzi - invece è una proposta seria - elencando decine, centinaia, migliaia di punti simili a questi.

Ricordo sempre con immenso stupore l'esempio della bicicletta e della dinamo: finché non si dà la prima pedalata la dinamo non produce corrente e la luce anteriore della bici non illumina la strada. Mi sembra proprio che ci troviamo in questa situazione, il motore del pianeta Terra si è imballato, le tenebre scendono e avvolgono il globo ...

A chi tocca muovere i primi passi? Al Mercato, allo Stato, alle Reti, a te, a me?

A tutti e a ciascuno, ma qualcuno deve cominciare, cominciamo col crederci adesso, vedremo cambiare noi stessi e poi vedremo cambiare gli altri e il più sarà fatto.

Altri contenuti: 
Greenaccord, il grido della Terra
Una governance mondiale per l'ambiente 

2 commenti:

  1. Ottimo. Ma va approfondita l'analisi sulla "filiera del potere" che ha generato la attuale situazione. Altrimeni tutto si riduce ad una lodevole ma inutile speranza.

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  2. Accolgo il suggerimento ed anche la tua personale analisi su questo blog o, se preferisci, inviandola per e-mail a iodecido.albignasego@gmail.com
    Grazie!

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