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mercoledì 5 ottobre 2011

L'economia dei Beni Comuni

Remo ci invia questa nota che volentieri pubblichiamo.

Quella che segue è l'ipotesi di una economia "policentrica" basata sulla gestione di beni comuni. Si tratterebbe di una economia costituita da un settore "dei beni comuni" a "proprietà collettiva", assieme ai settori "privato" e "pubblico" attualmente esistenti. Non significa l'abolizione della proprietà privata, che può persistere nel settore privato ed anche nel settore dei beni comuni se le fondazioni che li gestiscono decidessero di dedicare particelle di beni comuni ad un tipo di proprietà privata. Esempio: alcune parcelle di pascolo possono essere a proprietà privata (famigliare) pur sottostando alle regole "collettive" del bene comune inalienabile e indivisibile.
Questa economia policentrica con i tre settori, quello "dei beni comuni", quello "privato" e quello "pubblico", verrebbe situata all'interno di un quadro normativo ed etico di controllo sociale e di equilibrio armonico con la natura e gli esseri umani. Se le relazioni intra-umane sono armoniche è probabile lo siano anche quelle tra uomo e natura, e viceversa, in una spirale positiva. Questa economia policentrica può crescere come terzo settore tra il pubblico ed il privato anche sull'attuale economia del profitto (pubblico e privato) ridimensionandola e garantendo una transizione dolce verso una post-economia.
Elenco tre punti importanti per me:

A) Il Basic Income o reddito garantito o reddito di cittadinanza. La mia proposta è di farlo partire gradualmente attivandolo per i bambini fino ad una certa di fascia di età giovanile. Servirebbe come propellente per lanciare il terzo settore (dei beni comuni). Sarebbe strettamente sinergico al terzo settore, perché favorirebbe un paradigma di "logica sui tempi lunghi". Sarebbe politicamente dirompente per la sua semplicità, perché basato sull'invito a "INVESTIRE SUI GIOVANI" e sui bambini, che avrebbero dalla nascita un reddito garantito per tutta la loro vita. Anziché investire soldi inutilmente nel salvataggio di banche e di compagnie finanziarie parassite. Potrebbe essere collegato ad un discorso di sovranità monetaria nel senso che verrebbe finanziato da moneta stampata direttamente dallo stato anziché dalle banche centrali, che sono istituzioni private ed esercitano il signoraggio. Potrebbe essere declinato localmente con monete locali.

B) L'elemento centrale, la struttura organizzativa nuova che gestirebbe i beni comuni, o la proprietà collettiva moderna, sarebbero le "Fondazioni". Un ottimo esempio pratico di Fondazione è la Fondazione della Cooperativa Iris di Cremona, Tessere di economia solidale: esperienze, saperi e competenze, che raccoglie fondi e risorse per iniziative produttive sinergiche, coordina queste iniziative collegandole tra loro e fornendo un accurato bilancio di costi e benefici complessivi, finanzia la ricerca, diffonde le proprie sapienze esperienziali (ad esempio le tecniche di coltivazione biologica), diffonde il sapere come bene comune tout court, favorisce iniziative volte all'estetica, alla bellezza, all'innovazione positiva.

C) Probabilmente a questo punto della nostra storia come specie umana, il bene comune più importante è la nostra conoscenza e la nostra memoria storica collettiva. Come sostiene il pezzo di Enrico Grazzini, tratto dalla rivista on-line di Sbilanciamoci, I beni comuni per uscire dalla crisi, tale bene va diffuso senza restrizioni, vincoli, egoismi, proprietà di alcun tipo. Compresi la ricerca e i beni culturali, estetici, artistici. E' la tesi centrale di Yochai Benkler con la sua "Commons Based Peer Production". Per far questo sarebbe strettamente necessario il Basic Income.

D) Personalmente non sono d'accordo quando Grazzini mostra scetticismo circa l'autogestione operaia o l'esperienza dei Soviet. I Soviet in URSS furono chiusi brutalmente dal partito bolscevico, altrimenti la storia dell'umanità sarebbe stata ben diversa e migliore. Non solo perché erano a stragrande maggioranza socialisti-rivoluzionari, ma soprattutto perché il marxismo come concezione autoritaria della storia proibiva ogni ipotesi di autogestione. E sarà bene cominciare a fare i conti in modo definitivo con questa concezione autoritaria che per un secolo ha tarpato le ali alla liberazione dell'umanità. In Argentina e in Brasile sono state avviate esperienze positive di Consigli di fabbriche autogestite. Le possibilità per i Soviet del 2000 nascono proprio dalla stretta sinergia con il ri-nascente settore dei beni comuni. Questi Soviet raccoglierebbero e trasformerebbero socialmente parti del vecchio capitalismo rendendolo eco-sostenibile, armonizzandolo con il settore dei Beni Comuni e garantendo una transizione meno traumatica.

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