La donna e l'uomo, prodotti dall'evoluzione cosmica e da una evoluzione tutta personale, amano e, pertanto, percepiscono l'esistenza (da ex-sistere che io traduco con "venire alla luce" e "stare fuori di sé proiettato verso un altro"), mentre le macchine producono (da pro-ducere = "condurre avanti") e consumano (da cum-sumere = "togliere tutto").
La facoltà di amare è caratteristica della specie umana, non è scontata, presuppone la libertà e procura la felicità.
Il dono, la relazione gratuita, la reciprocità, la pace si possono intendere come sinonimi dell'amore, ma in realtà l'amore viene sempre prima, il dono e la relazione ne sono la conseguenza.
Ad esempio, perché dalla relazione col nemico maturi una condizione di pace, necessita che il nemico non sia più visto come tale da noi e che, reciprocamente, il nemico non ci consideri più tale nei suoi confronti.
Per altro verso: è vero che non ci può essere pace senza giustizia, ma ci sarà l'autentica giustizia - quella che dà a ciascuno ciò che gli spetta - solo se prima faremo la pace.
Cioè se qualcuno amerà per primo.
Anche in economia vale lo stesso principio di reciprocità: io accetto di scambiare, con te, un mio bene, con un altro equivalente che mi proponi tu, se mi fido di te e tu ti fidi di me; se, al contrario, ho fondati motivi di pensare che mi stai appioppando un bidone, allora rinuncio all'affare.
Ma c'è di più: ci sono relazioni economiche, e sono la maggioranza, in cui lo scambio di equivalenti non risulta "a somma zero", ma procura un vantaggio per entrambi che è superiore al valore intrinseco degli equivalenti scambiati, in questi casi, e, ripeto, si tratta della maggior parte, la sommatoria del benessere del nostro sistema "io e te" aumenta.
Uno di questi casi sta proprio di fronte a noi adesso: la conoscenza che sto comunicando a te che leggi è qualcosa che a mia volta ho ricevuto da un'altro o dedotto/sperimentato in proprio, ma sempre in relazione a qualcun altro. Adesso tu ne sei divenuto consapevole e puoi, a tua volta, decidere di condividerla con altri e di trarne ulteriore vantaggio. E puoi restituirmi una consapevolezza ancora maggiore se avrai occasione di rispondermi o di incontrarmi in futuro.
Tutto quanto viene comunicato arricchisce il bene comune dell'umanità, mentre ciò che non viene comunicato va perduto con l'oblio di noi stessi.
Tutto quanto abbiamo detto fin qui vale per gli esseri umani, non vale per il mondo delle macchine, che è predeterminato nei minimi dettagli.
Una macchina, una volta accesa, non si spegne più fino all'esaurimento, alla consunzione. A meno che qualcuno non decida di farlo.
Quest'anno che viene decidete, ogni tanto, di spegnere l'apparecchio TV, il cellulare, il PC e di dedicare più tempo all'uomo (o alla donna) che amate. E, per chi ha la fortuna di averli, alle vostre figlie e ai vostri figli, o, in mancanza, a quelli degli altri.
Non si può prevedere la portata di ciò che accade quando due o più persone si incontrano e si amano!
"io decido X Albignasego" è il nome del movimento civico che vuol dare la parola ai cittadini di Albignasego, comune della provincia di Padova ... e non solo!
sabato 31 dicembre 2011
Chi è sovrano?
Sovranità alimentare
In un mondo in cui è il cibo che ci mangia, "quel" cibo è sovrano: il cibo industriale, omologato, seriale, globale e poco naturale. Quel cibo insostenibile che inquina la Terra, dal campo ai nostri stomaci, in tutto il suo percorso. Quel cibo che genera la crisi e l'incertezza. Comandano, sono sovrani in suo nome i suoi artefici: le industrie alimentari, le multinazionali dell'agri-business e i grandi distributori che decidono i prezzi senza tenere in nessun conto gli interessi tanto dei contadini quanto dei co-produttori.
Tratto da "Terra Madre" di Carlo Petrini.
Nella zona di Albignasego e Padova-Guizza si sta costituendo un Gruppo di Acquisto Solidale/Sostenibile (GAS).
Si tratta di un nucleo di famiglie e consumatori che si mettono insieme per decidere quali cibi comprare e da quali produttori rifornirsi, in modo da massimizzare la qualità organolettica dei cibi, il risparmio di risorse ambientali (privilegiando i piccoli produttori, le brevi distanze, l'agricoltura biologica), impegnandosi nell'adottare uno stile di vita naturale, sobrio e sostenibile.
Per informazioni ed adesioni potete contattarci ...
Sovranità monetaria
C’è qualcosa al mondo che può opporsi alle leggi degli Stati Sovrani democraticamente legittimati dai loro cittadini? No, nulla può, neppure la più potente élite privata. E cosa sarebbe accaduto se questi Stati avessero acquisito i mezzi economici per arricchire la maggioranza dei propri cittadini con, di nuovo, pochissime limitazioni di spesa? Semplice: la fetta maggiore della ricchezza di quegli Stati sarebbe caduta nelle mani dei loro elettori, e non sarebbe mai più stata posseduta invece dalle élite private di quelle nazioni. In altre parole, le élite avrebbero perduto il controllo di una colossale ricchezza, per sempre.
...
Ci fu un giorno, di non molti anni fa, in cui finalmente, e dopo secoli di sangue versato e di immane impegno intellettuale, gli Stati abbracciarono due cose: la democrazia e la propria moneta sovrana moderna. Un connubio unico nella storia, veramente mai prima esistito. Significava questo: che per la prima volta da sempre noi, tutti noi, avremmo potuto acquisire il controllo della ricchezza comune e stare bene, in economie socialmente benefiche e prospere. Ma questo non piacque a qualcuno, e fu la fine di quel sogno prima ancora che si avverasse.
Liberamente tratto da "Il Più Grande Crimine" di Paolo Barnard.
Se volete approfondire per conoscere chi e che cosa si muove dietro le quinte dell'attuale crisi della democrazia nel mondo, contattateci ... l'anno prossimo!
Per intanto, formuliamo a tutte/i e a ciascuna/o un particolare
In un mondo in cui è il cibo che ci mangia, "quel" cibo è sovrano: il cibo industriale, omologato, seriale, globale e poco naturale. Quel cibo insostenibile che inquina la Terra, dal campo ai nostri stomaci, in tutto il suo percorso. Quel cibo che genera la crisi e l'incertezza. Comandano, sono sovrani in suo nome i suoi artefici: le industrie alimentari, le multinazionali dell'agri-business e i grandi distributori che decidono i prezzi senza tenere in nessun conto gli interessi tanto dei contadini quanto dei co-produttori.
Tratto da "Terra Madre" di Carlo Petrini.
Nella zona di Albignasego e Padova-Guizza si sta costituendo un Gruppo di Acquisto Solidale/Sostenibile (GAS).
Si tratta di un nucleo di famiglie e consumatori che si mettono insieme per decidere quali cibi comprare e da quali produttori rifornirsi, in modo da massimizzare la qualità organolettica dei cibi, il risparmio di risorse ambientali (privilegiando i piccoli produttori, le brevi distanze, l'agricoltura biologica), impegnandosi nell'adottare uno stile di vita naturale, sobrio e sostenibile.
Per informazioni ed adesioni potete contattarci ...
Sovranità monetaria
C’è qualcosa al mondo che può opporsi alle leggi degli Stati Sovrani democraticamente legittimati dai loro cittadini? No, nulla può, neppure la più potente élite privata. E cosa sarebbe accaduto se questi Stati avessero acquisito i mezzi economici per arricchire la maggioranza dei propri cittadini con, di nuovo, pochissime limitazioni di spesa? Semplice: la fetta maggiore della ricchezza di quegli Stati sarebbe caduta nelle mani dei loro elettori, e non sarebbe mai più stata posseduta invece dalle élite private di quelle nazioni. In altre parole, le élite avrebbero perduto il controllo di una colossale ricchezza, per sempre.
...
Ci fu un giorno, di non molti anni fa, in cui finalmente, e dopo secoli di sangue versato e di immane impegno intellettuale, gli Stati abbracciarono due cose: la democrazia e la propria moneta sovrana moderna. Un connubio unico nella storia, veramente mai prima esistito. Significava questo: che per la prima volta da sempre noi, tutti noi, avremmo potuto acquisire il controllo della ricchezza comune e stare bene, in economie socialmente benefiche e prospere. Ma questo non piacque a qualcuno, e fu la fine di quel sogno prima ancora che si avverasse.
Liberamente tratto da "Il Più Grande Crimine" di Paolo Barnard.
Se volete approfondire per conoscere chi e che cosa si muove dietro le quinte dell'attuale crisi della democrazia nel mondo, contattateci ... l'anno prossimo!
Per intanto, formuliamo a tutte/i e a ciascuna/o un particolare
Augurio di un 2012 di LUCE e di PACE
giovedì 22 dicembre 2011
Perché l'Italia fatica a superare la crisi economica?
Perché, al momento della scelta decisiva, è mancata l'alternativa.
Ma qual è stato il momento decisivo?
Quello del risultato dei referendum sui Beni Comuni (in particolare l'Acqua), sulle Fonti Energetiche (Solare o Nucleare), sull'Amministrazione della Giustizia (uguale per tutti o solo per qualcuno).
Avremmo dovuto seguire l'esempio della Spagna di Zapatero, il quale, a fronte del fallimento della politica economica e fiscale fin lì perseguita dal suo governo, non ha avuto dubbi: ha deciso di rimettere il mandato e indire le elezioni anticipate.
Non così è andata in Italia: da giugno il governo Berlusconi ha trascinato l'intero paese in un'agonia senza prospettive di cambiamento alcuno.
Ricordate le sue stesse parole? "Non c'è in Italia un'alternativa credibile al mio governo."
A giugno, di fronte al fallimento della politica energetico-nucleare del governo, di fronte alla sconfessione pubblica delle leggi ad personam, che avevano inquinato l'azione del Parlamento fin dall'inizio della legislatura, di fronte alla sconfitta del tentativo di privatizzare l'ultimo dei beni comuni, l'acqua, c'era ancora il tempo sufficiente per preparare le elezioni in autunno.
Cosa che è regolarmente avvenuta in Spagna!
Ma non da noi.
Governo attualmente appoggiato dalla maggioranza dei partiti che occupano i seggi del Parlamento.
Forse pensano:
passata la festa, gabbato lo santo ...
ovvero, passata la tempesta odo già gli uccelli che fan festa ...
Se lo tolgano dalla testa!
Dopo averci condotto sull'orlo della bancarotta, non hanno voluto prendersi neppure la responsabilità di tirarci fuori usando di tutto quel potere che vantano.
Bene, allora faremo in modo, fin dalle prossime elezioni, di togliere a loro quel potere e darlo a chi ne saprà fare buon uso in nome del popolo italiano.
Ma qual è stato il momento decisivo?
Quello del risultato dei referendum sui Beni Comuni (in particolare l'Acqua), sulle Fonti Energetiche (Solare o Nucleare), sull'Amministrazione della Giustizia (uguale per tutti o solo per qualcuno).
Avremmo dovuto seguire l'esempio della Spagna di Zapatero, il quale, a fronte del fallimento della politica economica e fiscale fin lì perseguita dal suo governo, non ha avuto dubbi: ha deciso di rimettere il mandato e indire le elezioni anticipate.
Non così è andata in Italia: da giugno il governo Berlusconi ha trascinato l'intero paese in un'agonia senza prospettive di cambiamento alcuno.
Ricordate le sue stesse parole? "Non c'è in Italia un'alternativa credibile al mio governo."
A giugno, di fronte al fallimento della politica energetico-nucleare del governo, di fronte alla sconfessione pubblica delle leggi ad personam, che avevano inquinato l'azione del Parlamento fin dall'inizio della legislatura, di fronte alla sconfitta del tentativo di privatizzare l'ultimo dei beni comuni, l'acqua, c'era ancora il tempo sufficiente per preparare le elezioni in autunno.
Cosa che è regolarmente avvenuta in Spagna!
Ma non da noi.
E adesso ci troviamo un governo eletto non dal popolo, ma da un parlamento di nominati che, in nome e per conto di una crisi che dovremo pagare di tasca nostra, ma che non è solo responsabilità nostra, decide sul nostro futuro.
Governo attualmente appoggiato dalla maggioranza dei partiti che occupano i seggi del Parlamento.
Forse pensano:
passata la festa, gabbato lo santo ...
ovvero, passata la tempesta odo già gli uccelli che fan festa ...
Se lo tolgano dalla testa!
Se c'è una cosa certa è questa: gli attuali partiti, così come li abbiamo conosciuti, usciranno con le ossa rotte da questa vicenda poco encomiabile.
Dopo averci condotto sull'orlo della bancarotta, non hanno voluto prendersi neppure la responsabilità di tirarci fuori usando di tutto quel potere che vantano.
Bene, allora faremo in modo, fin dalle prossime elezioni, di togliere a loro quel potere e darlo a chi ne saprà fare buon uso in nome del popolo italiano.
Ma cos'è questa crisi?
Crisi: dal lat. CRISIS, dal gr. KRÌSIS, collegato a KRÌNÕ separo, e fig. decido.
Crisi comporta quindi una scelta, cioè un momento che separa una maniera di essere diversa da altra precedente, o anche una piega decisiva che prende un affare.
E ancora…
In cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: il primo, wei, significa problema, il secondo, ji, significa opportunità. Anche nella nostra lingua l’etimologia della parola crisi suggerisce un significato positivo: essa infatti contiene un aspetto vitale, la separazione, ed un aspetto di crescita, quello della scelta.
La crisi non è dunque un evento totalmente negativo, bensì un momento di transizione che può essere anche un’opportunità di crescita.
Vi sono persone che, superando un periodo di crisi, approdano ad un’identità più ricca e scoprono di possedere più risorse di quanto pensavano. Il giusto atteggiamento è, per dirla con i cinesi, la capacità da parte delle persone coinvolte di focalizzare la propria attenzione sul lato “maturativo”, il ji, e non su quello problematico della situazione, il wei.
Crisi comporta quindi una scelta, cioè un momento che separa una maniera di essere diversa da altra precedente, o anche una piega decisiva che prende un affare.
E ancora…
In cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: il primo, wei, significa problema, il secondo, ji, significa opportunità. Anche nella nostra lingua l’etimologia della parola crisi suggerisce un significato positivo: essa infatti contiene un aspetto vitale, la separazione, ed un aspetto di crescita, quello della scelta.
La crisi non è dunque un evento totalmente negativo, bensì un momento di transizione che può essere anche un’opportunità di crescita.
Vi sono persone che, superando un periodo di crisi, approdano ad un’identità più ricca e scoprono di possedere più risorse di quanto pensavano. Il giusto atteggiamento è, per dirla con i cinesi, la capacità da parte delle persone coinvolte di focalizzare la propria attenzione sul lato “maturativo”, il ji, e non su quello problematico della situazione, il wei.
Il modo migliore per uscire da uno stato di crisi è dunque quello cogliere le opportunità di crescita in esso contenute.
Capitali scudati contro capitale umano?
Riportiamo per intero l'ultimo editoriale pervenutoci da CittadinanzAttiva.
Vale la pena leggerselo per intero e, al termine, domandarsi: perché nessun governo italiano si preoccupa dell'istruzione scolastica?
Non sta in quella pre-occupazione la scelta di privilegiare il futuro rispetto al passato? I giovani rispetto agli anziani? L'innovazione rispetto alla tradizione?
Chi o che cosa impedisce agli italiani di guardare avanti?
Occorre una risposta e credo che venerdì scorso, durante il nostro piacevole incontro (a detta di quasi tutti i partecipanti) abbiamo provato a cercarne una.
E allora ... buona lettura!
Vale la pena leggerselo per intero e, al termine, domandarsi: perché nessun governo italiano si preoccupa dell'istruzione scolastica?
Non sta in quella pre-occupazione la scelta di privilegiare il futuro rispetto al passato? I giovani rispetto agli anziani? L'innovazione rispetto alla tradizione?
Chi o che cosa impedisce agli italiani di guardare avanti?
Occorre una risposta e credo che venerdì scorso, durante il nostro piacevole incontro (a detta di quasi tutti i partecipanti) abbiamo provato a cercarne una.
E allora ... buona lettura!
Capitali scudati contro capitale umano?
- Giovedì, 15 Dicembre 2011 10:49
Come
tante cittadine e cittadini italiani sto vivendo con speranza, con
trepidazione ma anche con sorpresa ed indignazione, queste ore difficili
della vita del nostro paese, emblematicamente rappresentate da una
manovra economica (la quarta in pochi mesi) che dovrebbe farci uscire
dal tunnel nel quale ci hanno spinto decenni di inadeguatezza di ampi
settori della classe politica, nazionale e locale, di difesa strenua di
interessi corporativi, di crisi globale della finanza.
Sorvolo sui primi due sentimenti, soffermandomi, invece, su sorpresa e indignazione.
La sorpresa: leggendo il testo della
manovra e degli emendamenti alla ricerca di provvedimenti che
riguardassero la scuola che, per definizione, dovrebbe rappresentare la
crescita, lo sviluppo, il rilancio di un paese, ahimè ho trovato ben
poca cosa: rilancio dell’Invalsi e investimenti per le scuole a rischio
sismico. E’ già qualcosa ma è troppo poco (in termini di risorse
previste) rispetto, per citare solo uno dei problemi principali della
scuola italiana, alla necessità di porre mano all’emergenza
dell’edilizia scolastica che denunciamo da 10 anni.
Da qui l’indignazione: perché non si è
deciso di intervenire con più coraggio, per esempio, sull’aumento della
tassazione dei capitali scudati (stesso discorso potrebbe essere fatto
per l’istituzione di una patrimoniale) imitando l’esempio dei paesi a
noi più vicini, destinandone una significativa quota parte al rilancio
dell’edilizia scolastica?
In queste ore accanto a coloro che
paventano dubbi sull’applicazione del prelievo e coloro che, come noi,
ritengono possibile e auspicabile un ritocco verso l’alto, nessuno ha
invece proposto di destinarne una parte significativa ad un BENE COMUNE
come la scuola.
Perché non elevare al 4%-5% il prelievo
sui capitali scudati rientrati in Italia e destinarne la metà a favore
dell’edilizia scolastica?
Se a questo, poi, aggiungessimo,
l’allentamento del patto di stabilità su Comuni e Province per favorire
l’utilizzo di fondi stanziati ma bloccati sull’edilizia scolastica (4
miliardi di euro, secondo alcuni) e lo sblocco del II stralcio dei Fondi
Cipe (FAS) di circa 400 milioni di euro, il capitale a disposizione
dell’edilizia scolastica pubblica sarebbe finalmente consistente e
potrebbe davvero determinarne la rinascita.
I vantaggi sarebbero consistenti sia in termini di effetti diretti (recupero patrimonio edilizio pubblico) che indiretti (moltiplicazione delle risorse investite) tra i quali:
I vantaggi sarebbero consistenti sia in termini di effetti diretti (recupero patrimonio edilizio pubblico) che indiretti (moltiplicazione delle risorse investite) tra i quali:
- dare una sterzata significativa alla drammatica emergenza rappresentata dallo stato di insicurezza e fatiscenza di almeno la metà degli edifici scolastici (42.000);
- lavorare non solo alla sicurezza ma anche al miglioramento complessivo di quelli sui quali valga la pena investire (es. interventi per l’applicazione delle misure antisismiche, per il miglioramento energetico, ma anche rottamazione e sostituzione degli edifici irrecuperabili);
- rimettere in moto l’economia reale, con l’avvio di una grande opera pubblica, con il supporto di soggetti anche privati;
- investire sui più giovani a partire dalla creazione di ambienti attrezzati, confortevoli, piacevoli che favoriscano e stimolino l’apprendimento piuttosto che rattrappire corpi e anestetizzare cervelli.
Voce di una che “grida nel deserto”? Può
darsi, ma i cittadini e le loro organizzazioni non solo hanno il
diritto di dire la loro sulla manovra ma anche il dovere di mobilitarsi
per renderla più efficace, più produttiva, più vicina agli interessi e
alle necessità dei cittadini, soprattutto più giovani.
Adriana Bizzarri, coordinatrice naz. Scuola di Cittadinanzattiva
giovedì 15 dicembre 2011
Banca Etica delusa dalla manovra “salva-Italia”
Riportiamo l'intervento del 14 dicembre 2011, in cui Banca Etica si
dichiara delusa dalla manovra "salva-Italia" del Governo presieduto da
Mario Monti.
In particolare vengono giudicate troppo timide le aperture ai principi della Finanza Etica, di cui la Fondazione Culturale RESPONSABILITA' ETICA è promotrice e di cui la Banca Etica rappresenta, per così dire, l'incarnazione.
Ecco qua la nota in oggetto (cliccate sul link):
Nota di Banca Etica sulla manovra Monti
Intanto gli attacchi speculativi proseguono, la finanza mostra in modo acclarato la capacità di ingerire nelle scelte politiche, ponendosi al di là della sovranità degli stati e condizionandone i sistemi democratici: le conseguenze negative si abbattono sui cittadini e sulla stabilità sociale dei paesi.
"Oggi la finanza ha perso la sua funzione sociale. Non è più uno strumento al servizio delle attività umane, ma un fine in se stessa per fare soldi dai soldi - afferma Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale RESPONSABILITA' ETICA, nell'intervista di Dario Lo Scalzo de Il Cambiamento - Paradossalmente è la Finanza Etica a fare oggi ciò che la finanza dovrebbe fare: aiutare l'economia reale, la creazione di posti di lavoro, uno sviluppo della società 'ambientalmente' sostenibile. La maggior parte del sistema finanziario ha perso di vista tale obiettivo, e, attratta dal miraggio di profitti facili, si è trasformata in un casinò globale” ... se volete potete continuare a leggere l'articolo cliccando qui
In particolare vengono giudicate troppo timide le aperture ai principi della Finanza Etica, di cui la Fondazione Culturale RESPONSABILITA' ETICA è promotrice e di cui la Banca Etica rappresenta, per così dire, l'incarnazione.
Ecco qua la nota in oggetto (cliccate sul link):
Nota di Banca Etica sulla manovra Monti
Intanto gli attacchi speculativi proseguono, la finanza mostra in modo acclarato la capacità di ingerire nelle scelte politiche, ponendosi al di là della sovranità degli stati e condizionandone i sistemi democratici: le conseguenze negative si abbattono sui cittadini e sulla stabilità sociale dei paesi.
"Oggi la finanza ha perso la sua funzione sociale. Non è più uno strumento al servizio delle attività umane, ma un fine in se stessa per fare soldi dai soldi - afferma Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale RESPONSABILITA' ETICA, nell'intervista di Dario Lo Scalzo de Il Cambiamento - Paradossalmente è la Finanza Etica a fare oggi ciò che la finanza dovrebbe fare: aiutare l'economia reale, la creazione di posti di lavoro, uno sviluppo della società 'ambientalmente' sostenibile. La maggior parte del sistema finanziario ha perso di vista tale obiettivo, e, attratta dal miraggio di profitti facili, si è trasformata in un casinò globale” ... se volete potete continuare a leggere l'articolo cliccando qui
domenica 11 dicembre 2011
Parole chiave per aprire le porte della comunicazione
Il nostro appuntamento di venerdì 16 dicembre si avvicina, mancano ormai pochi giorni.
Qui di seguito, in ordine alfabetico, alcune coppie di sostantivi e verbi che possono fornire uno spunto per ricordare il motivo che ha spinto (o spingerà) ciascuno di noi ad impegnarsi in politica, nel sociale, per la comunità, nell'incessante ricerca di soluzioni ai problemi della nostra convivenza civile.
Assemblea <=> Repubblica
Associazione <=> Partito
Comunità <=> Famiglia
Condividere <=> Unire
Conservare <=> Innovare
Differenza <=> Uguaglianza
Donna <=> Uomo
Fraternità <=> Solidarietà
Gerarchia <=> Relazione
Individuo <=> Persona
Interesse <=> Privilegio
Legare <=> Liberare
Liberalizzare <=> Privatizzare
Se volete potete scegliere una o più coppie tra queste per introdurre la vostra personale esperienza ... oppure partire da una nuova coppia che non è qui elencata.
Preparatevi bene ... avremo a disposizione la lavagna, la carta, e ci sarà la possibilità di proiettare contenuti audio-visivi. Portate con voi quel che vi serve per presentare la vostra proposta, liberate la vostra fantasia e scatenatevi!
Insomma
Il luogo dell'incontro lo trovate alla scheda dove siamo
Qui di seguito, in ordine alfabetico, alcune coppie di sostantivi e verbi che possono fornire uno spunto per ricordare il motivo che ha spinto (o spingerà) ciascuno di noi ad impegnarsi in politica, nel sociale, per la comunità, nell'incessante ricerca di soluzioni ai problemi della nostra convivenza civile.
Assemblea <=> Repubblica
Associazione <=> Partito
Comunità <=> Famiglia
Condividere <=> Unire
Conservare <=> Innovare
Differenza <=> Uguaglianza
Donna <=> Uomo
Fraternità <=> Solidarietà
Gerarchia <=> Relazione
Individuo <=> Persona
Interesse <=> Privilegio
Legare <=> Liberare
Liberalizzare <=> Privatizzare
Se volete potete scegliere una o più coppie tra queste per introdurre la vostra personale esperienza ... oppure partire da una nuova coppia che non è qui elencata.
Preparatevi bene ... avremo a disposizione la lavagna, la carta, e ci sarà la possibilità di proiettare contenuti audio-visivi. Portate con voi quel che vi serve per presentare la vostra proposta, liberate la vostra fantasia e scatenatevi!
Insomma
DECIDETEVI !
Vi aspettiamo
venerdì, alle ore 20:30
nella Sala Don Milani di Mandriola, Albignasego!
nella Sala Don Milani di Mandriola, Albignasego!
Il luogo dell'incontro lo trovate alla scheda dove siamo
giovedì 8 dicembre 2011
L'altra faccia del paradiso
Abbiamo trovato un articolo molto istruttivo, pubblicato da LA STAMPA.it.
Riguarda l'emergenza ambientale alle Maldive, gli atolli corallini formatisi in mezzo all'Oceano Indiano, isole terraformate dai nativi e divenute, con la globalizzazione, ambita meta turistica, decretando la fortuna di alcuni; adesso si prevede saranno presto sommerse dall'innalzamento del livello dei mari.
Adesso che avete evocato le immagini a voi note delle Isole Maldive, cioè le immagini dell'Eden primordiale, l'ambiente che fa da sfondo al rapporto originario ed incorrotto tra il Creatore e le creature, il Paradiso, leggete l'articolo:
L'altra faccia delle Maldive
Quello che colpisce è la conclusione:
"Un vero inferno poco distante da un paradiso, che, se non si corre ai ripari, potrebbe scatenare una calamità ambientale."
Da come scrive l'autore, sembra che inferno e paradiso siano interdipendenti, legati indissolubilmente l'uno all'altro, il paradiso dei turisti abbisogna dell'inferno degli immigrati bengalesi e viceversa.
Un flusso di materia e di energia fluisce incessantemente dalla vetta del Paradiso per discendere nell'abisso dell'Inferno, e mantiene in movimento entrambi.
I due sistemi sono totalmente interdipendenti: se cessasse di esistere l'uno, anche l'altro andrebbe incontro a morte certa.
In forza del Secondo Principio della Termodinamica, i sistemi isolati, che non comunicano con altri, raggiungono prima o poi la massima entropia (il totale disordine termodinamico), cessano di divenire ed entrano nello stato di morte termica.
Tra il paradiso di Malè e l'inferno di Thilafushi c'è quella differenza di entropia, cioè quel dislivello di organizzazione sociale, quella discontinuità di reddito economico, che consente al paradiso di continuare ad esistere ed all'inferno di sopravvivere.
Allora non ci può essere un Paradiso senza un Inferno? Insolita visione apocalittica, a nostro parere non lontana dal vero.
Infatti, se osservate obiettivamente la natura selvaggia, la società intorno a voi, il vostro piccolo mondo familiare, se esplorate le profondità del vostro mondo interiore, sempre scoprite la costanza di questa legge: non c'è movimento senza discontinuità, senza differenza; la tenebra fa da sfondo alla luce, l'ignoranza è principio della conoscenza, l'appetito prepara una tavola imbandita, la solitudine invoca l'amore (e l'amore cerca una solitudine), il bisogno necessita della produzione (e la produzione di creare un bisogno) e così via ...
Sembra impossibile organizzarsi diversamente, c'è sempre una diversità, un source e un sink, direbbero in lingua inglese, cioè una sorgente di vita che produce ed un pozzo di morte che consuma.
Perlomeno in questo mondo temporale, dove il tempo scandisce il passare del presente e il farsi presente del futuro.
Nell'altro mondo ... nell'eterno increato, che è radice al creato, vedremo che le cose girano diversamente ... riprenderemo il discorso in un prossimo post ... siamo sicuri che siete curiosi di scoprirlo ... allora alla prossima ...
Riguarda l'emergenza ambientale alle Maldive, gli atolli corallini formatisi in mezzo all'Oceano Indiano, isole terraformate dai nativi e divenute, con la globalizzazione, ambita meta turistica, decretando la fortuna di alcuni; adesso si prevede saranno presto sommerse dall'innalzamento del livello dei mari.
Adesso che avete evocato le immagini a voi note delle Isole Maldive, cioè le immagini dell'Eden primordiale, l'ambiente che fa da sfondo al rapporto originario ed incorrotto tra il Creatore e le creature, il Paradiso, leggete l'articolo:
L'altra faccia delle Maldive
Quello che colpisce è la conclusione:
"Un vero inferno poco distante da un paradiso, che, se non si corre ai ripari, potrebbe scatenare una calamità ambientale."
Da come scrive l'autore, sembra che inferno e paradiso siano interdipendenti, legati indissolubilmente l'uno all'altro, il paradiso dei turisti abbisogna dell'inferno degli immigrati bengalesi e viceversa.
Un flusso di materia e di energia fluisce incessantemente dalla vetta del Paradiso per discendere nell'abisso dell'Inferno, e mantiene in movimento entrambi.
I due sistemi sono totalmente interdipendenti: se cessasse di esistere l'uno, anche l'altro andrebbe incontro a morte certa.
In forza del Secondo Principio della Termodinamica, i sistemi isolati, che non comunicano con altri, raggiungono prima o poi la massima entropia (il totale disordine termodinamico), cessano di divenire ed entrano nello stato di morte termica.
Tra il paradiso di Malè e l'inferno di Thilafushi c'è quella differenza di entropia, cioè quel dislivello di organizzazione sociale, quella discontinuità di reddito economico, che consente al paradiso di continuare ad esistere ed all'inferno di sopravvivere.
Allora non ci può essere un Paradiso senza un Inferno? Insolita visione apocalittica, a nostro parere non lontana dal vero.
Infatti, se osservate obiettivamente la natura selvaggia, la società intorno a voi, il vostro piccolo mondo familiare, se esplorate le profondità del vostro mondo interiore, sempre scoprite la costanza di questa legge: non c'è movimento senza discontinuità, senza differenza; la tenebra fa da sfondo alla luce, l'ignoranza è principio della conoscenza, l'appetito prepara una tavola imbandita, la solitudine invoca l'amore (e l'amore cerca una solitudine), il bisogno necessita della produzione (e la produzione di creare un bisogno) e così via ...
Sembra impossibile organizzarsi diversamente, c'è sempre una diversità, un source e un sink, direbbero in lingua inglese, cioè una sorgente di vita che produce ed un pozzo di morte che consuma.
Perlomeno in questo mondo temporale, dove il tempo scandisce il passare del presente e il farsi presente del futuro.
Nell'altro mondo ... nell'eterno increato, che è radice al creato, vedremo che le cose girano diversamente ... riprenderemo il discorso in un prossimo post ... siamo sicuri che siete curiosi di scoprirlo ... allora alla prossima ...
Imposta Municipale sugli Immobili (IMU)
L’articolo 8 del DLgs. 14 marzo 2011 n. 23, contenente disposizioni in materia di Federalismo fiscale municipale, aveva previsto l’ingresso dell’imposta municipale sugli immobili a decorrere dal 1° gennaio 2014.
Così l'ultimo governo B&B aveva provato ad attribuirsi i meriti del varo di quel provvedimento legislativo che passa sotto il nome di federalismo fiscale, senza, ma solo in apparenza, farne pagare gli oneri al proprio elettorato, perché li rimandava alla successiva legislatura.
La politica italiana degli ultimi anni appariva sempre più la tessitura della tela di Penelope ... in attesa del ritorno ... ma di chi? C'era qualcosa di perverso, diremmo di diabolico, in questo procedere a passo di gambero ... fosche nubi di addensavano all'orizzonte del cielo repubblicano!
Poi è arrivata la scure della crisi finanziaria, si badi bene, non economica, perché quella c'era già da qualche anno almeno ... dicevamo la crisi finanziaria dello Stato, che, nel giro di qualche mese, non sarebbe più stato in grado di onorare gli impegni economici presi con lavoratori, pensionati e mercati.
Sicché ... molla via la tela, è arrivato l'invitato a nozze, e che si fa? Si decide di ammazzare il vitello grasso, quello che abbiamo conservato in tutti questi anni dell'attesa: quello che chiamiamo stato sociale, e molti di noi non si rendono conto che si tratta di una tautologia.
Proprio come quell'altra espressione assai usata, economia sociale di mercato ... la pensiamo come se fosse possibile avere un'economia che prescinde dal sociale o dal mercato, cioè un'economia privata del libero scambio dei beni prodotti secondo i bisogni delle persone e resi disponibili a tutti!
Ma torniamo al tema: è stato auspicato dal Capo dello Stato e promesso dal Capo del Governo, che la manovra finanziaria sarebbe stata giusta, equa e solidale: giusta perché avremmo pagato tutto il dovuto, equa perché avremmo pagato tutto il maltolto, solidale perché ognuno avrebbe pagato in base alle proprie capacità.
Sul fatto che sia giusta non possiamo nutrire dubbi, la contabilità non è un opinione, né può essere oggetto di sondaggi; ad ogni modo, l'Europa e i mercati ci diranno presto se è veramente tale.
Sul fatto che sia equa qualche dubbio lo possiamo nutrire, ad esempio si può e si deve fare di più per scoraggiare l'evasione fiscale ed incentivare l'economia in chiaro, per calmierare gli eccessi della finanza che strangolano l'economia reale, per regolare i conflitti di interesse (anche bancari), che mortificano il libero scambio economico e la competitività delle aziende e delle imprese; qualcosa in più si poteva fare riguardo alla tassazione dei capitali scudati (una volta stabilito che è lecito tassarli, perché limitarsi ad un misero 1,5%?). Si può e si deve fare uno sforzo di maggior equità ... valuteremo i prossimi passi dell'attuale governo ...
Nutriamo forti dubbi sul fatto che sia solidale. Per spiegare faremo due esempi macroscopici, riguardanti proprio l'oggetto di questo post: l'IMU.
Ma consentiteci di argomentare.
Da più parti, Chiesa Cattolica, forze sociali, sindacati, perfino dai partiti, si è indicato nella mancanza di una seria politica familiare la causa principale dello scarso indice di natalità nostrano, che si riflette in una progressiva emarginazione della componente giovanile (che diventa minoritaria), preludio ad una fase di bassa crescita economica che si conclude nella stagnazione.
Abbiamo dinnanzi un paese che si preoccupa di conservare un passato, più che di costruire un futuro ... e questo è logico e naturale se il paese è maggiormente composto da una popolazione adulta ed anziana.
Un paese dove i privilegi sono duri a morire, dove le posizioni di rendita sono quasi inamovibili.
Noi sappiamo che un paese così composto è destinato al declino, anzi è già il risultato di un declino.
La radice del male che affligge l'Italia è qui: nella preclusione del futuro.
E infatti cosa risponderemmo alla domanda: come vedi il futuro del tuo paese?
E adesso spieghiamo perché la manovra finanziaria del Governo Monti è poco equa e per nulla solidale: si è innalzata - mediamente - del 60% l'aliquota per la tassazione diretta della prima casa di proprietà, mantenendo la quota esente a 200 euro.
Equità - questa è pura matematica - avrebbe richiesto di innalzare del 60% anche la soglia di esenzione, cioè da 200 a 320 euro.
Equità e solidarietà avrebbero richiesto di applicare anche questa tassazione con aliquote progressive, esattamente come si fa con l'IRPEF. Perché chiedere lo stesso contributo, a parità di immobile, a chi denuncia un reddito di 20.000 euro annui e a chi ne denuncia uno di 200.000, cioè dieci volte tanto? L'art. 53 della Costituzione dispone in tal senso: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Cioè aliquote maggiori per contribuenti più capienti.
Solidarietà avrebbe richiesto di considerare, ai fini del calcolo dell'imponibile, il numero di familiari o di conviventi che abitano l'immobile dichiarato prima casa di proprietà. Certamente più equo considerare la disponibilità di mq per persona, inoltre si sarebbe posto un argine a quel malcostume tributario nostrano, per cui, chi possiede due, tre o quattro residenze tenute a disposizione, è aduso ad intestare ognuna di esse come prima casa di proprietà a vari componenti della famiglia, così da poter usufruire di tutte le agevolazioni fiscali che ne conseguono.
Non è per nulla difficile distinguere questo caso di malafinanza da altri casi che sono veramente degni e meritori di attenzioni e cure da parte dello Stato, quali quello degli anziani pensionati che vivono da soli, o dei giovani in studio o in carriera che non sono ancora coniugati. Basterebbe uno stato di famiglia ... o un'autocertificazione sotto giuramento.
Era più giusto, equo e solidale non pagare alcuna imposta sulla prima casa di abitazione?
Secondo noi assolutamente no, c'è casa e casa, c'è appartamento e residenza, c'è condominio e villa, c'è città e campagna, con servizi ed esigenze diversificate ... e c'è famiglia e famiglia.
E c'è pure chi in casa propria svolge - o fa svolgere - attività lavorative, commerciali, di impresa, magari in nero, magari nel sottoscala o in taverna e non denuncia ...
Sbagliato, poco equo e per nulla solidale è far di tutta un'erba un fascio, cioè tassare tutte le prime case di proprietà con pari aliquota a prescindere da tutto!
La società civile, la comunità umana non è assimilabile ad un prato verde che cresce rigoglioso e periodicamente si rade con la falciatrice. Né è un gregge di pecore tutte identiche, da tosare alla bisogna.
Avete mai provato a distinguere una pecora da un'altra? Pensate veramente che un essere umano sia identico ad un altro, se percepisce lo stesso reddito? Eppure è così che ci considera l'Agenzia delle Entrate: pecore da tosare, tra le quali ce n'è qualcuna più grande di altre.
Abbiamo concluso sull'IMU, ma si potrebbero fare discorsi analoghi per gli interventi sulle pensioni, la previdenza, le accise dei carburanti e l'IVA: anche qui i contribuenti sono stati considerati né più né meno come pecore da tosare.
Si dirà: la situazione di emergenza finanziaria in cui lo Stato si è trovato, a causa della mancata programmazione, ci ha costretti ad agire così.
Questo è il motivo sostanziale per cui abbiamo dato il benvenuto al Governo Monti ... e a tutti quelli che ne seguiranno ... pronti a dargli il benservito se non vedremo il cambiamento in atto fin dai primi mesi dell'anno entrante.
Ci attende un 2012 decisivo, nel bene e nel male, nonostante o in forza (l'aggettivazione dipende dai punti di vista e dalle credenze di ognuno) delle predizioni catastrofiche delle arcinote profezie Maya.
Così l'ultimo governo B&B aveva provato ad attribuirsi i meriti del varo di quel provvedimento legislativo che passa sotto il nome di federalismo fiscale, senza, ma solo in apparenza, farne pagare gli oneri al proprio elettorato, perché li rimandava alla successiva legislatura.
La politica italiana degli ultimi anni appariva sempre più la tessitura della tela di Penelope ... in attesa del ritorno ... ma di chi? C'era qualcosa di perverso, diremmo di diabolico, in questo procedere a passo di gambero ... fosche nubi di addensavano all'orizzonte del cielo repubblicano!
Poi è arrivata la scure della crisi finanziaria, si badi bene, non economica, perché quella c'era già da qualche anno almeno ... dicevamo la crisi finanziaria dello Stato, che, nel giro di qualche mese, non sarebbe più stato in grado di onorare gli impegni economici presi con lavoratori, pensionati e mercati.
Sicché ... molla via la tela, è arrivato l'invitato a nozze, e che si fa? Si decide di ammazzare il vitello grasso, quello che abbiamo conservato in tutti questi anni dell'attesa: quello che chiamiamo stato sociale, e molti di noi non si rendono conto che si tratta di una tautologia.
Proprio come quell'altra espressione assai usata, economia sociale di mercato ... la pensiamo come se fosse possibile avere un'economia che prescinde dal sociale o dal mercato, cioè un'economia privata del libero scambio dei beni prodotti secondo i bisogni delle persone e resi disponibili a tutti!
Ma torniamo al tema: è stato auspicato dal Capo dello Stato e promesso dal Capo del Governo, che la manovra finanziaria sarebbe stata giusta, equa e solidale: giusta perché avremmo pagato tutto il dovuto, equa perché avremmo pagato tutto il maltolto, solidale perché ognuno avrebbe pagato in base alle proprie capacità.
Sul fatto che sia giusta non possiamo nutrire dubbi, la contabilità non è un opinione, né può essere oggetto di sondaggi; ad ogni modo, l'Europa e i mercati ci diranno presto se è veramente tale.
Sul fatto che sia equa qualche dubbio lo possiamo nutrire, ad esempio si può e si deve fare di più per scoraggiare l'evasione fiscale ed incentivare l'economia in chiaro, per calmierare gli eccessi della finanza che strangolano l'economia reale, per regolare i conflitti di interesse (anche bancari), che mortificano il libero scambio economico e la competitività delle aziende e delle imprese; qualcosa in più si poteva fare riguardo alla tassazione dei capitali scudati (una volta stabilito che è lecito tassarli, perché limitarsi ad un misero 1,5%?). Si può e si deve fare uno sforzo di maggior equità ... valuteremo i prossimi passi dell'attuale governo ...
Nutriamo forti dubbi sul fatto che sia solidale. Per spiegare faremo due esempi macroscopici, riguardanti proprio l'oggetto di questo post: l'IMU.
Ma consentiteci di argomentare.
Da più parti, Chiesa Cattolica, forze sociali, sindacati, perfino dai partiti, si è indicato nella mancanza di una seria politica familiare la causa principale dello scarso indice di natalità nostrano, che si riflette in una progressiva emarginazione della componente giovanile (che diventa minoritaria), preludio ad una fase di bassa crescita economica che si conclude nella stagnazione.
Abbiamo dinnanzi un paese che si preoccupa di conservare un passato, più che di costruire un futuro ... e questo è logico e naturale se il paese è maggiormente composto da una popolazione adulta ed anziana.
Un paese dove i privilegi sono duri a morire, dove le posizioni di rendita sono quasi inamovibili.
Noi sappiamo che un paese così composto è destinato al declino, anzi è già il risultato di un declino.
La radice del male che affligge l'Italia è qui: nella preclusione del futuro.
E infatti cosa risponderemmo alla domanda: come vedi il futuro del tuo paese?
E adesso spieghiamo perché la manovra finanziaria del Governo Monti è poco equa e per nulla solidale: si è innalzata - mediamente - del 60% l'aliquota per la tassazione diretta della prima casa di proprietà, mantenendo la quota esente a 200 euro.
Equità - questa è pura matematica - avrebbe richiesto di innalzare del 60% anche la soglia di esenzione, cioè da 200 a 320 euro.
Equità e solidarietà avrebbero richiesto di applicare anche questa tassazione con aliquote progressive, esattamente come si fa con l'IRPEF. Perché chiedere lo stesso contributo, a parità di immobile, a chi denuncia un reddito di 20.000 euro annui e a chi ne denuncia uno di 200.000, cioè dieci volte tanto? L'art. 53 della Costituzione dispone in tal senso: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Cioè aliquote maggiori per contribuenti più capienti.
Solidarietà avrebbe richiesto di considerare, ai fini del calcolo dell'imponibile, il numero di familiari o di conviventi che abitano l'immobile dichiarato prima casa di proprietà. Certamente più equo considerare la disponibilità di mq per persona, inoltre si sarebbe posto un argine a quel malcostume tributario nostrano, per cui, chi possiede due, tre o quattro residenze tenute a disposizione, è aduso ad intestare ognuna di esse come prima casa di proprietà a vari componenti della famiglia, così da poter usufruire di tutte le agevolazioni fiscali che ne conseguono.
Non è per nulla difficile distinguere questo caso di malafinanza da altri casi che sono veramente degni e meritori di attenzioni e cure da parte dello Stato, quali quello degli anziani pensionati che vivono da soli, o dei giovani in studio o in carriera che non sono ancora coniugati. Basterebbe uno stato di famiglia ... o un'autocertificazione sotto giuramento.
Era più giusto, equo e solidale non pagare alcuna imposta sulla prima casa di abitazione?
Secondo noi assolutamente no, c'è casa e casa, c'è appartamento e residenza, c'è condominio e villa, c'è città e campagna, con servizi ed esigenze diversificate ... e c'è famiglia e famiglia.
E c'è pure chi in casa propria svolge - o fa svolgere - attività lavorative, commerciali, di impresa, magari in nero, magari nel sottoscala o in taverna e non denuncia ...
Sbagliato, poco equo e per nulla solidale è far di tutta un'erba un fascio, cioè tassare tutte le prime case di proprietà con pari aliquota a prescindere da tutto!
La società civile, la comunità umana non è assimilabile ad un prato verde che cresce rigoglioso e periodicamente si rade con la falciatrice. Né è un gregge di pecore tutte identiche, da tosare alla bisogna.
Avete mai provato a distinguere una pecora da un'altra? Pensate veramente che un essere umano sia identico ad un altro, se percepisce lo stesso reddito? Eppure è così che ci considera l'Agenzia delle Entrate: pecore da tosare, tra le quali ce n'è qualcuna più grande di altre.
Abbiamo concluso sull'IMU, ma si potrebbero fare discorsi analoghi per gli interventi sulle pensioni, la previdenza, le accise dei carburanti e l'IVA: anche qui i contribuenti sono stati considerati né più né meno come pecore da tosare.
Si dirà: la situazione di emergenza finanziaria in cui lo Stato si è trovato, a causa della mancata programmazione, ci ha costretti ad agire così.
Questo è il motivo sostanziale per cui abbiamo dato il benvenuto al Governo Monti ... e a tutti quelli che ne seguiranno ... pronti a dargli il benservito se non vedremo il cambiamento in atto fin dai primi mesi dell'anno entrante.
Ci attende un 2012 decisivo, nel bene e nel male, nonostante o in forza (l'aggettivazione dipende dai punti di vista e dalle credenze di ognuno) delle predizioni catastrofiche delle arcinote profezie Maya.
sabato 3 dicembre 2011
16 dicembre, ore 20:45: io decido X il nostro - il loro - futuro
Dopo alcuni mesi, finalmente, è arrivato il momento di riunirci: prima di tutto per scambiarci gli auguri delle imminenti festività natalizie.
E poterci dire l'un l'altra se e quale significato conservano nei nostri cuori.
Il momento economico, politico, istituzionale dell'Italia, dell'Europa e del mondo è di quelli seri, di quelli in cui si presenta l'occasione - e la necessità - di prendere decisioni che cambiano il futuro nostro e dei nostri figli.
Raccoglieremo le idee di tutti, le metteremo in comune e vedremo se tanti occhi e tante orecchie possono vedere ed ascoltare meglio, se tante buone individualità sapranno collegarsi in rete, trascendere le proprie capacità ed arrivare a conoscere la verità - l'unica vera - sulla nostra attuale condizione, aprire uno squarcio verso il futuro ... per farci entrare i nostri giovani.
Ci vediamo
E poterci dire l'un l'altra se e quale significato conservano nei nostri cuori.
Il momento economico, politico, istituzionale dell'Italia, dell'Europa e del mondo è di quelli seri, di quelli in cui si presenta l'occasione - e la necessità - di prendere decisioni che cambiano il futuro nostro e dei nostri figli.
Raccoglieremo le idee di tutti, le metteremo in comune e vedremo se tanti occhi e tante orecchie possono vedere ed ascoltare meglio, se tante buone individualità sapranno collegarsi in rete, trascendere le proprie capacità ed arrivare a conoscere la verità - l'unica vera - sulla nostra attuale condizione, aprire uno squarcio verso il futuro ... per farci entrare i nostri giovani.
Ci vediamo
venerdì 16 dicembre 2011 alle ore 20:45
presso la Sala Don Milani di Mandriola, Albignasego
Non verranno i professori ad insegnarci, anche se alcuni di noi lo sono.
Non verranno i capi partito per arringarci, anche se alcuni di noi sono iscritti ai partiti.
Non verranno i preti per guidarci, perché anche loro non sanno esattamente dove.
Ci saremo solo NOI, che proveremo a decidere il nostro - il loro - futuro.
Il luogo dell'incontro lo trovate alla scheda dove siamo
Il nostro metodo consiste nello stare seduti in cerchio, e nel prendere la parola essendo disposti all'ascolto dell'altro, per fare proposte costruttive che ci coinvolgono in prima persona. Niente polemica, nessuna prosopopea, solo esperienze di vita vissuta, non è tanto importante portare successi o insuccessi, anzi, è proprio dall'elaborazione comune degli insuccessi che si apprende e si cambia.
Importa fare comunità di vita, questo importa, in questo momento di difficoltà un po' per tutti. E faremo come il nostro simbolo: la rossa nave rompighiaccio che, pazientemente e coraggiosamente, apre nuove vie attraverso il gelido mare polare.
venerdì 2 dicembre 2011
Non è tutt'oro quel che luccica
A proposito della composizione della compagine del nuovo Governo, presieduto da Mario Monti, incaricato dal Presidente della Repubblica, approvato da una grande maggioranza parlamentare, sostenuto dall'Europa, riceviamo da CittadinanzAttiva questa segnalazione, che prontamente pubblichiamo:
Un barone al posto dei pazienti
Un barone al posto dei pazienti
giovedì 24 novembre 2011
Notizie dal Comitato SOS C&C
Riceviamo dal Comitato SOS C&C la seguente comunicazione:
Buona sera a tutti, di seguito troverete una breve descrizione di ciò che è avvenuto venerdì a Venezia.
Vi terremo aggiornati sulle novità.
Saluti
Il Comitato SOS C&C
Il Comitato ha partecipato all’incontro dei sindaci interessati al problema della C&C (Pernumia, Due Carrare, Battaglia Terme) con il Consiglio Regionale.
Il ritrovo ha avuto luogo venerdì 18 novembre, alle ore 13, a palazzo Ferro Fini a Venezia.
In quella sede, il Presidente del Consiglio Regionale, Clodovaldo Ruffato, e l’Assessore all’Ambiente Maurizio Conte hanno manifestato la consapevolezza che il problema della C&C è di estrema gravità per la salute degli abitanti dei tre Comuni e del territorio limitrofo.
Anche tutti i consiglieri presenti (maggioranza e opposizione) sono stati concordi nel ritenere urgente la soluzione del problema.
E’ stato fatto un iniziale stanziamento di 500.000 euro per la messa in sicurezza del sito. L’Assessore Conte ha fatto la promessa che, nel bilancio 2012, verrà stanziato un fondo per il risanamento dei 500 siti inquinati del Veneto e che verrà data priorità alla ex C&C.
In quella sede, il rappresentante del Comitato ha espresso la piena soddisfazione per l’unanimità dei buoni intenti del Consiglio volti alla soluzione del grave problema e ha manifestato la speranza che le attese delle 2.350 persone firmatarie della petizione inoltrata, non vengano disattese.
Il Sindaco di Pernumia, in quella sede, ha anticipato che, il 14 o 15 dicembre, avrebbe fatto il Consiglio Intercomunale.
Il Comitato, appena avrà la conferma, comunicherà la data precisa, affinché ci sia una massiccia partecipazione di tutti i firmatari e di tutta la cittadinanza, in quanto quell’incontro deciderà le linee che i tre Comuni dovranno adottare per sollecitare gli enti superiori a risolvere completamente il problema della C&C.
Buona sera a tutti, di seguito troverete una breve descrizione di ciò che è avvenuto venerdì a Venezia.
Vi terremo aggiornati sulle novità.
Saluti
Il Comitato SOS C&C
Il Comitato ha partecipato all’incontro dei sindaci interessati al problema della C&C (Pernumia, Due Carrare, Battaglia Terme) con il Consiglio Regionale.
Il ritrovo ha avuto luogo venerdì 18 novembre, alle ore 13, a palazzo Ferro Fini a Venezia.
In quella sede, il Presidente del Consiglio Regionale, Clodovaldo Ruffato, e l’Assessore all’Ambiente Maurizio Conte hanno manifestato la consapevolezza che il problema della C&C è di estrema gravità per la salute degli abitanti dei tre Comuni e del territorio limitrofo.
Anche tutti i consiglieri presenti (maggioranza e opposizione) sono stati concordi nel ritenere urgente la soluzione del problema.
E’ stato fatto un iniziale stanziamento di 500.000 euro per la messa in sicurezza del sito. L’Assessore Conte ha fatto la promessa che, nel bilancio 2012, verrà stanziato un fondo per il risanamento dei 500 siti inquinati del Veneto e che verrà data priorità alla ex C&C.
In quella sede, il rappresentante del Comitato ha espresso la piena soddisfazione per l’unanimità dei buoni intenti del Consiglio volti alla soluzione del grave problema e ha manifestato la speranza che le attese delle 2.350 persone firmatarie della petizione inoltrata, non vengano disattese.
Il Sindaco di Pernumia, in quella sede, ha anticipato che, il 14 o 15 dicembre, avrebbe fatto il Consiglio Intercomunale.
Il Comitato, appena avrà la conferma, comunicherà la data precisa, affinché ci sia una massiccia partecipazione di tutti i firmatari e di tutta la cittadinanza, in quanto quell’incontro deciderà le linee che i tre Comuni dovranno adottare per sollecitare gli enti superiori a risolvere completamente il problema della C&C.
Campagna di obbedienza civile: il mio voto va rispettato
Riceviamo da Remo la lettera preparata da Gianni Ballestrin, del Comitato Acqua Bene Comune di Padova, da inviare ai Sindaci.
Noi l'abbiamo personalizzata per il nostro Sindaco di Albignasego, eccola qua:
Lettera al Sindaco di Albignasego
Questa lettera rappresenta il primo passo della campagna di obbedienza civile per il rispetto del voto referendario, che vedrà cittadini, comitati, amministratori, associazioni convergere a Roma sabato prossimo, per partecipare ad una grande manifestazione unitaria in difesa dei beni comuni.
Sul sito dell'Acqua Bene Comune Padova leggiamo:
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO
E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.
Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.
...
Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.
Promuove: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Trovate qui tutte le informazioni per partecipare alla manifestazione.
Noi l'abbiamo personalizzata per il nostro Sindaco di Albignasego, eccola qua:
Lettera al Sindaco di Albignasego
Questa lettera rappresenta il primo passo della campagna di obbedienza civile per il rispetto del voto referendario, che vedrà cittadini, comitati, amministratori, associazioni convergere a Roma sabato prossimo, per partecipare ad una grande manifestazione unitaria in difesa dei beni comuni.
Sul sito dell'Acqua Bene Comune Padova leggiamo:
IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA
IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA PER L’ACQUA. I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA
PER IL RISPETTO DELL’ESITO REFERENDARIO, PER UN’USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali – ad eccezione del Comune di Napoli – proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO
E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l’art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.
Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.
...
Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.
Promuove: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Trovate qui tutte le informazioni per partecipare alla manifestazione.
lunedì 21 novembre 2011
Società civile e società incivile a confronto
La società civile ha consegnato il potere nelle mani della società politica per troppo tempo e senza controllo.
Adesso è giunto il momento di riprendercelo.
Per intanto, avendo firmato una cambiale in bianco, ci tocca pagare i debiti contratti.
Il ripristino dell'ICI sulla prima casa, la patrimoniale, un ulteriore aumento dell'IVA e dei bolli, un'ulteriore riforma pensionistica ... sono, secondo indiscrezioni, le ipotesi allo studio del Governo Mario Monti & C.
Non possiamo sottrarci, pena il fallimento dello Stato e siccome lo Stato siamo noi - piccolo particolare, questo ce lo ricordano sempre quando c'è da pagare, mai quando c'è da decidere se contrarre il debito -, dicevamo, siccome lo Stato siamo noi, dobbiamo pagare, pena il nostro fallimento, come singoli, come famiglie, come comunità.
Non più tardi di alcuni mesi fa abbiamo votato, in maggioranza, per mantenere l'acqua e le infrastrutture del Servizio Idrico in mani pubbliche, per evitare che i privati possano ricavar profitto dai beni comuni; ma, per tutto il resto, cioè l'asporto rifiuti, i trasporti pubblici, i parcheggi, il gas e l'elettricità ci va bene il gestore privato. Almeno così ci hanno detto ...
Misteri della Volontà popolare.
Abbiamo anche detto NO allo sfruttamento dell'Energia Nucleare sul suolo italiano, resi consapevoli dal disastro giapponese (disastro umano, ambientale ed ora anche finanziario) dei rischi ineliminabili e, francamente, altamente ingiustificati, connessi con l'utilizzo delle centrali nucleari; ma la nostra potente società elettrica ENEL (che è una multinazionale), partecipa nel mondo alla gestione (e alla costruzione di nuove) centrali nucleari di generazione III+ e alla progettazione di centrali di generazione IV. Con buona pace di tutti noi: esportiamo tecnologia collegata all'Italia in tutto l'orbe terracqueo. Facile profezia quella del Silvio nazionale, che, non più tardi di alcuni mesi fa, poco prima del pronunciamento popolare, predicava: "non possiamo sottrarci al nucleare: è il destino dell'Italia" intendendo: "il nostro destino è sedere al tavolo delle potenze nucleari mondiali".
Evidentemente non tutti i commensali lo hanno gradito.
Adesso, però, ci tocca pagare. Pagare i debiti e pagare per la manutenzione degli acquedotti e dei depuratori e pagare per l'aumento del prezzo dei carburanti, del gas e dell'elettricità. E chi ce l'ha i soldi in questo frangente? Io no, e tu? E loro? Nessuno ce l'ha i soldi, perché c'è la crisi.
O meglio, i soldi ci sono, qualcuno ce li ha, ma non si possono smobilitare, pena perdite ingentissime.
I valori di tutti i titoli in borsa sono calati di numeri a due cifre e lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, non hanno il becco di un quattrino, anzi, ne hanno meno di zero, perché, non l'abbiamo dimenticato, sono indebitati.
Quindi, adesso il problema di Mario Monti, che è il nostro problema, di noi, società civile, è far ripartire gli investimenti, e con essi, la crescita economica, cioè ridare volano alla ricerca, ossigeno alla cultura, rimodernare le infrastrutture, ricostruire il sistema scolastico ed universitario, dare lavoro ai giovani e alle donne, favorire le giovani coppie ... la natalità!
E allora, dove si possono trovare le risorse finanziarie per il futuro del paese?
A noi viene una risposta, semplice ed efficace, per far ripartire gli investimenti: lo diciamo sottovoce, come suggerimento, perché sappiamo che disturberà i manovratori e scontenterà un po' tutti ...
Dove stanno le risorse finanziarie? E' così evidente, coraggio, possiamo arrivarci insieme a capirlo, tu ed io, noi, insieme.
L'Italia ha una risorsa da mobilitare: gli anziani pensionati, sono milioni di cittadini che trascorrono buona parte del loro tempo segregati in casa ad accudire i nipoti o a guardare la TV, quando non è il caso che qualcuno debba accudirli in vece nostra.
Rovesciamo il tavolo!
Perché devono essere i giovani a pagare le pensioni degli anziani?
Perché non facciamo pagare, almeno in parte, lo stipendio dei giovani dagli anziani?
Perché non facciamo pagare gli incentivi alla natalità dagli anziani?
Dove cresce un paese? Ma è ovvio, nella sua componente giovanile. Perché la componente adulta declina e quella anziana passa.
Apriamo gli occhi: abbiamo creato una società che guarda al passato, alle sue sicurezze, ai suoi miti, e, ad ogni passo, stritola sotto il proprio tallone di ferro innumerevoli schiere di giovani donne e giovani uomini.
Pensiamo alle discoteche, con i loro buttafuori, alle piazze dello spritz, alle corse in auto e in moto, allo sballo di gruppo, ai tabloid patinati, alla musica metallica, alle morbosità della casa del grande fratello, allo sport dopato e tifato, al vestito griffato, ai social network, ai centri sociali, ai call center.
Ho visto giovani divenire l'ombra di se stessi, avvinti come l'edera al palo, ma in una spirale discendente.
Giovani donne e giovani uomini divenuti consumatori di droghe, volontà annullate nel desiderio di procurarsi quella breve parentesi di felicità in un fluire di vita privo di significato.
Non erano stati creati per questo, li abbiamo manipolati perché tali diventassero: consumatori ... e basta.
Adesso, cosa proverà un consumatore che non potrà più consumare?
Proverà l'Inferno.
Caro Mario Monti, aspettiamo di vederti in azione!
Adesso è giunto il momento di riprendercelo.
Per intanto, avendo firmato una cambiale in bianco, ci tocca pagare i debiti contratti.
Il ripristino dell'ICI sulla prima casa, la patrimoniale, un ulteriore aumento dell'IVA e dei bolli, un'ulteriore riforma pensionistica ... sono, secondo indiscrezioni, le ipotesi allo studio del Governo Mario Monti & C.
Non possiamo sottrarci, pena il fallimento dello Stato e siccome lo Stato siamo noi - piccolo particolare, questo ce lo ricordano sempre quando c'è da pagare, mai quando c'è da decidere se contrarre il debito -, dicevamo, siccome lo Stato siamo noi, dobbiamo pagare, pena il nostro fallimento, come singoli, come famiglie, come comunità.
Non più tardi di alcuni mesi fa abbiamo votato, in maggioranza, per mantenere l'acqua e le infrastrutture del Servizio Idrico in mani pubbliche, per evitare che i privati possano ricavar profitto dai beni comuni; ma, per tutto il resto, cioè l'asporto rifiuti, i trasporti pubblici, i parcheggi, il gas e l'elettricità ci va bene il gestore privato. Almeno così ci hanno detto ...
Misteri della Volontà popolare.
Abbiamo anche detto NO allo sfruttamento dell'Energia Nucleare sul suolo italiano, resi consapevoli dal disastro giapponese (disastro umano, ambientale ed ora anche finanziario) dei rischi ineliminabili e, francamente, altamente ingiustificati, connessi con l'utilizzo delle centrali nucleari; ma la nostra potente società elettrica ENEL (che è una multinazionale), partecipa nel mondo alla gestione (e alla costruzione di nuove) centrali nucleari di generazione III+ e alla progettazione di centrali di generazione IV. Con buona pace di tutti noi: esportiamo tecnologia collegata all'Italia in tutto l'orbe terracqueo. Facile profezia quella del Silvio nazionale, che, non più tardi di alcuni mesi fa, poco prima del pronunciamento popolare, predicava: "non possiamo sottrarci al nucleare: è il destino dell'Italia" intendendo: "il nostro destino è sedere al tavolo delle potenze nucleari mondiali".
Evidentemente non tutti i commensali lo hanno gradito.
Adesso, però, ci tocca pagare. Pagare i debiti e pagare per la manutenzione degli acquedotti e dei depuratori e pagare per l'aumento del prezzo dei carburanti, del gas e dell'elettricità. E chi ce l'ha i soldi in questo frangente? Io no, e tu? E loro? Nessuno ce l'ha i soldi, perché c'è la crisi.
O meglio, i soldi ci sono, qualcuno ce li ha, ma non si possono smobilitare, pena perdite ingentissime.
I valori di tutti i titoli in borsa sono calati di numeri a due cifre e lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, non hanno il becco di un quattrino, anzi, ne hanno meno di zero, perché, non l'abbiamo dimenticato, sono indebitati.
Quindi, adesso il problema di Mario Monti, che è il nostro problema, di noi, società civile, è far ripartire gli investimenti, e con essi, la crescita economica, cioè ridare volano alla ricerca, ossigeno alla cultura, rimodernare le infrastrutture, ricostruire il sistema scolastico ed universitario, dare lavoro ai giovani e alle donne, favorire le giovani coppie ... la natalità!
E allora, dove si possono trovare le risorse finanziarie per il futuro del paese?
A noi viene una risposta, semplice ed efficace, per far ripartire gli investimenti: lo diciamo sottovoce, come suggerimento, perché sappiamo che disturberà i manovratori e scontenterà un po' tutti ...
Dove stanno le risorse finanziarie? E' così evidente, coraggio, possiamo arrivarci insieme a capirlo, tu ed io, noi, insieme.
L'Italia ha una risorsa da mobilitare: gli anziani pensionati, sono milioni di cittadini che trascorrono buona parte del loro tempo segregati in casa ad accudire i nipoti o a guardare la TV, quando non è il caso che qualcuno debba accudirli in vece nostra.
Pare
che l'INPS (con le altre casse di previdenza) possieda un patrimonio
immenso, che potrebbe essere messo a disposizione per gli investimenti
(possibilmente a costo zero) necessari per dare lavoro ai giovani, alle
donne, favorire le giovani coppie ... la natalità!
Rovesciamo il tavolo!
Perché devono essere i giovani a pagare le pensioni degli anziani?
Perché non facciamo pagare, almeno in parte, lo stipendio dei giovani dagli anziani?
Perché non facciamo pagare gli incentivi alla natalità dagli anziani?
Dove cresce un paese? Ma è ovvio, nella sua componente giovanile. Perché la componente adulta declina e quella anziana passa.
Apriamo gli occhi: abbiamo creato una società che guarda al passato, alle sue sicurezze, ai suoi miti, e, ad ogni passo, stritola sotto il proprio tallone di ferro innumerevoli schiere di giovani donne e giovani uomini.
Pensiamo alle discoteche, con i loro buttafuori, alle piazze dello spritz, alle corse in auto e in moto, allo sballo di gruppo, ai tabloid patinati, alla musica metallica, alle morbosità della casa del grande fratello, allo sport dopato e tifato, al vestito griffato, ai social network, ai centri sociali, ai call center.
Ho visto giovani divenire l'ombra di se stessi, avvinti come l'edera al palo, ma in una spirale discendente.
Giovani donne e giovani uomini divenuti consumatori di droghe, volontà annullate nel desiderio di procurarsi quella breve parentesi di felicità in un fluire di vita privo di significato.
Non erano stati creati per questo, li abbiamo manipolati perché tali diventassero: consumatori ... e basta.
Adesso, cosa proverà un consumatore che non potrà più consumare?
Proverà l'Inferno.
Caro Mario Monti, aspettiamo di vederti in azione!
sabato 19 novembre 2011
Come procedere con la gestione dei beni comuni?
Ho partecipato anch'io alla campagna referendaria della scorsa primavera, campagna conclusasi il 13 giugno con la scelta, suffragata dalla maggioranza assoluta degli elettori italiani, della gestione pubblica dell'acqua e delle fonti di energia rinnovabile. Oggi vorrei mandare un messaggio, con umiltà e in semplicità, al nuovissimo Consiglio dei Ministri della Repubblica, che sta muovendo i suoi primi passi nell'azione di governo.
Nell'attuale congiuntura finanziaria non possiamo far mancare le risorse per la manutenzione delle infrastrutture (acquedotti e depurazione) del Sistema Idrico Integrato e per l'adeguamento che consegue alle crescenti esigenze abitative, agricolturali ed industriali del paese.
Stiamo infatti parlando di un bene comune essenziale che va salvaguardato, un bisogno primario che va soddisfatto, un diritto umano che deve essere rispettato.
Questa dovrebbe essere la prima preoccupazione del governo in un frangente in cui, sempre in base al secondo quesito referendario, confermato dalla corte costituzionale, sarà necessario (in realtà doveva essere già fatto dall'agosto scorso) decurtare mediamente del 7% gli importi delle bollette del SII, a causa dell'abrogazione della legge che assicurava la remunerazione del capitale investito. E ciò deve valere per tutte le società e tutti gli ATO nazionali, siano essi a capitale pubblico, privato o misto.
Inoltre, per effetto del primo quesito referendario, le società a capitale misto (pubblico-privato) e la cosiddette multiutility (le società che trattano acqua, rifiuti, trasporti pubblici, gas, elettricità, e chi più ne ha, più ne metta) dovranno scorporare la gestione dell'acqua da tutte le altre e renderla totalmente pubblica per quanto riguarda la parte che gestisce il ciclo dell'acqua.
E' il caso di ACEGAS APS, la multiutility Padovana/Triestina, che gestisce anche una società finanziaria ... confrontare l'articolo sul Mattino di Padova per una rapida verifica:
Trasporti, Padova: operazione da 10 milioni di euro
Non sia mai che, allo scopo di sottrarre la gestione dell'acqua alla speculazione privata, ci inventiamo delle società a partecipazione mista pubblico-privato, delle vere e proprie scatole cinesi, che svolgono precisamente la stessa funzione speculativa, con in più il sostegno delle Istituzioni comunali, provinciali e regionali. Creando così un monopolio, nell'ambito dei servizi pubblici locali, dove pubblico e privato vanno a braccetto, quello che, di fatto, è avvenuto a Padova.
Quando si passa da una gestione plurale, trasparente, in cui i privati perseguono il loro interesse con efficienza ed il pubblico svolge la sua funzione di regolatore e controllore dei beni comuni ... ad una gestione in cui interessi pubblici e privati si mescolano e si intersecano, il pericolo della degenerazione, della corruzione, dell'infiltrazione mafiosa, non può che aumentare, assieme ad una diminuzione dei livelli di efficenza ed efficacia del servizio in questione.
La vicenda del MetroBus, poi diventato Tram ne è la lampante dimostrazione. Il raddoppio dell'inceneritore di Padova ne è la drammatica conferma. Ed è APS Holding che gestisce contemporaneamente i parcheggi a pagamento per le auto ed il trasporto urbano su Autobus.
E che dire dalla raccolta differenziata spinta? Fatica a partire, perché c'è un altro evidente conflitto di interessi dentro ACEGAS APS, tra la gestione del termovalorizzatore e la gestione differenziata dei rifiuti, la quale ultima comporta una sensibile riduzione della componente non riciclata e avviata all'incenerimento, a detrimento dei profitti del primo.
Lo spiega bene Emilio Molinari nel suo libro "Salvare l'acqua".
Al capitolo 3 "Balle globali", paragrafo "Se il mercato fallisce", leggiamo:
Il comune di Napoli ha già cominciato.
Chi volesse ascoltare l'esperienza del
lo potrà fare
L'Amministrazione di Padova e tutte quelle coinvolte a vario titolo nell'identico processo di ripubblicizzazione del SII, dovrebbero prendere atto del risultato referendario ed interrogare il governo sul da farsi, senza più attendere oltre!
La stessa Anci dovrebbe intervenire presso il governo, facendo presente che il Parlamento Europeo, con risoluzione dell’11 marzo 2004:
Nell'attuale congiuntura finanziaria non possiamo far mancare le risorse per la manutenzione delle infrastrutture (acquedotti e depurazione) del Sistema Idrico Integrato e per l'adeguamento che consegue alle crescenti esigenze abitative, agricolturali ed industriali del paese.
Stiamo infatti parlando di un bene comune essenziale che va salvaguardato, un bisogno primario che va soddisfatto, un diritto umano che deve essere rispettato.
Questa dovrebbe essere la prima preoccupazione del governo in un frangente in cui, sempre in base al secondo quesito referendario, confermato dalla corte costituzionale, sarà necessario (in realtà doveva essere già fatto dall'agosto scorso) decurtare mediamente del 7% gli importi delle bollette del SII, a causa dell'abrogazione della legge che assicurava la remunerazione del capitale investito. E ciò deve valere per tutte le società e tutti gli ATO nazionali, siano essi a capitale pubblico, privato o misto.
Inoltre, per effetto del primo quesito referendario, le società a capitale misto (pubblico-privato) e la cosiddette multiutility (le società che trattano acqua, rifiuti, trasporti pubblici, gas, elettricità, e chi più ne ha, più ne metta) dovranno scorporare la gestione dell'acqua da tutte le altre e renderla totalmente pubblica per quanto riguarda la parte che gestisce il ciclo dell'acqua.
E' il caso di ACEGAS APS, la multiutility Padovana/Triestina, che gestisce anche una società finanziaria ... confrontare l'articolo sul Mattino di Padova per una rapida verifica:
Trasporti, Padova: operazione da 10 milioni di euro
Non sia mai che, allo scopo di sottrarre la gestione dell'acqua alla speculazione privata, ci inventiamo delle società a partecipazione mista pubblico-privato, delle vere e proprie scatole cinesi, che svolgono precisamente la stessa funzione speculativa, con in più il sostegno delle Istituzioni comunali, provinciali e regionali. Creando così un monopolio, nell'ambito dei servizi pubblici locali, dove pubblico e privato vanno a braccetto, quello che, di fatto, è avvenuto a Padova.
Quando si passa da una gestione plurale, trasparente, in cui i privati perseguono il loro interesse con efficienza ed il pubblico svolge la sua funzione di regolatore e controllore dei beni comuni ... ad una gestione in cui interessi pubblici e privati si mescolano e si intersecano, il pericolo della degenerazione, della corruzione, dell'infiltrazione mafiosa, non può che aumentare, assieme ad una diminuzione dei livelli di efficenza ed efficacia del servizio in questione.
La vicenda del MetroBus, poi diventato Tram ne è la lampante dimostrazione. Il raddoppio dell'inceneritore di Padova ne è la drammatica conferma. Ed è APS Holding che gestisce contemporaneamente i parcheggi a pagamento per le auto ed il trasporto urbano su Autobus.
E che dire dalla raccolta differenziata spinta? Fatica a partire, perché c'è un altro evidente conflitto di interessi dentro ACEGAS APS, tra la gestione del termovalorizzatore e la gestione differenziata dei rifiuti, la quale ultima comporta una sensibile riduzione della componente non riciclata e avviata all'incenerimento, a detrimento dei profitti del primo.
Lo spiega bene Emilio Molinari nel suo libro "Salvare l'acqua".
Al capitolo 3 "Balle globali", paragrafo "Se il mercato fallisce", leggiamo:
"Il
settore dell'acqua è probabilmente uno dei settori dove la corruzione è
più forte ... e l'opinione pubblica, le associazioni di consumatori e
le Ong dovranno essere incoraggiate a sorvegliare l'attività degli
operatori dell'acqua e a evidenziarne le pratiche corruttive".
Il comune di Napoli ha già cominciato.
Chi volesse ascoltare l'esperienza del
neo-assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli,
lo potrà fare
mercoledì 23 novembre 2001, alle ore 20:30,
in Sala Paladin - Palazzo Moroni - Padova.
L'Amministrazione di Padova e tutte quelle coinvolte a vario titolo nell'identico processo di ripubblicizzazione del SII, dovrebbero prendere atto del risultato referendario ed interrogare il governo sul da farsi, senza più attendere oltre!
La stessa Anci dovrebbe intervenire presso il governo, facendo presente che il Parlamento Europeo, con risoluzione dell’11 marzo 2004:
a) afferma che “non si dovrebbe realizzare la liberalizzazione dell’approvvigionamento idrico (compreso lo smaltimento delle acque reflue) in vista delle caratteristiche spiccatamente regionali del settore e delle responsabilità a livello locale in materia di approvvigionamento di acque potabili”;
b) “ritiene che, essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non debba essere assoggettata alle norme del mercato interno”;
c) afferma che la liberalizzazione nel settore dell’approvvigionamento idrico e del trattamento delle acque “tende a distogliere l’attenzione dai problemi reali e potrebbe mettere in pericolo la sicurezza degli approvvigionamenti”.
Ora e' la politica che deve andare di corsa
Proponiamo alla vostra attenta lettura la cronaca della giornata parlamentare di ieri, così come l'ha vissuta e descritta la deputata on. Letizia De Torre.
E si! La più forte impressione non sono i 566 si della Camera e i 281 del Senato, ma che tutti noi 847 parlamentari che abbiamo dato la fiducia, e i nostri partiti qui e nei territori, o ci mettiamo a correre oppure siamo spacciati ...
La cosa strabiliante è che un governo tecnico ha messo sotto scacco un'assemblea politica. Davanti alla competenza di Monti, al suo saper ascoltare e annotare i passaggi più rilevanti, all'atteggiamento di rispetto verso il Parlamento da parte di tutto il Governo (visibilmente non di cortesia, ma di profonda sostanza) ... beh, i nostri interventi apparivano inadeguati, anche i migliori (come onestamente ritengo sia stato quello di Bersani), usciti da un lungo tempo di astinenza.
Mi è chiaramente sembrato ad un certo punto che il teatro si fosse girato: dal banco dei ministri andava in onda la realtà e nell'emiciclo una rappresentazione di cartone. Il Transatlantico poi (solo per un attimo sono uscita dall'aula perché mi pareva un giorno troppo importante) meno che il retropalco e quasi irreale. Paradossalmente un governo tecnico, ripeto, ha riportato la politica reale, quella che racconta cose vere e si adopera per il bene della comunità.
Per questo la politica in campo fino a ieri deve mettersi a correre. Monti ci ha provocato con estremo garbo. Ma con decisa fermezza:
“Pensiamo che se noi faremo un buon lavoro, nel darci o ritirarci la fiducia, forse voi dovrete anche tener conto di quali sono le conseguenze per quanto riguarda la fiducia dei cittadini in voi”(…)
“Vi assicuro, onorevoli deputati, che quella stessa garbata insistenza, che ho nel suggerire di guardare prima di tutto le responsabilità che stanno in ciascuno di noi, l'applicherò e la sto applicando anche alla parte dell'Italia alla quale noi apparteniamo: la società civile. Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica. Io di questo sono indignato”(…)
"Credo che una delle cose che dovremo tutti sforzarci di fare, in particolare noi italiani - questo vale per le istituzioni, ma vale anche per gli individui - è di abituarci a trovare meno facilmente le responsabilità altrui e a guardare un po' di più in noi stessi”(…)
Sono lieto di annunciare che la settimana prossima avrò due visite: una a Bruxelles alle istituzioni comunitarie e l'altra che ho concordato telefonicamente ieri, su loro proposta, con il Presidente Sarkozy ed il Cancelliere Merkel, di un incontro a tre per avere, d'ora in poi, permanentemente, il contributo dell'Italia nella soluzione dei problemi dell'euro”(…) (!)
Questi alcuni dei passaggi della replica del Presidente del Consiglio.
Ed in molti, ho visto, abbiamo raccolto con una rinata passione la sfida. Sembravamo ringiovaniti! Ed esprimevamo la soddisfazione di un SI non solo al Governo Monti, ma a dare il nostro contributo alla rinascita del Paese.
Il Presidente del Consiglio parlerà così anche a tutti i cittadini italiani. Siamo e saremo sempre di più, tutti insieme, dunque, a darci da fare.
Buon lavoro, Italia!
E si! La più forte impressione non sono i 566 si della Camera e i 281 del Senato, ma che tutti noi 847 parlamentari che abbiamo dato la fiducia, e i nostri partiti qui e nei territori, o ci mettiamo a correre oppure siamo spacciati ...
La cosa strabiliante è che un governo tecnico ha messo sotto scacco un'assemblea politica. Davanti alla competenza di Monti, al suo saper ascoltare e annotare i passaggi più rilevanti, all'atteggiamento di rispetto verso il Parlamento da parte di tutto il Governo (visibilmente non di cortesia, ma di profonda sostanza) ... beh, i nostri interventi apparivano inadeguati, anche i migliori (come onestamente ritengo sia stato quello di Bersani), usciti da un lungo tempo di astinenza.
Mi è chiaramente sembrato ad un certo punto che il teatro si fosse girato: dal banco dei ministri andava in onda la realtà e nell'emiciclo una rappresentazione di cartone. Il Transatlantico poi (solo per un attimo sono uscita dall'aula perché mi pareva un giorno troppo importante) meno che il retropalco e quasi irreale. Paradossalmente un governo tecnico, ripeto, ha riportato la politica reale, quella che racconta cose vere e si adopera per il bene della comunità.
Per questo la politica in campo fino a ieri deve mettersi a correre. Monti ci ha provocato con estremo garbo. Ma con decisa fermezza:
“Pensiamo che se noi faremo un buon lavoro, nel darci o ritirarci la fiducia, forse voi dovrete anche tener conto di quali sono le conseguenze per quanto riguarda la fiducia dei cittadini in voi”(…)
“Vi assicuro, onorevoli deputati, che quella stessa garbata insistenza, che ho nel suggerire di guardare prima di tutto le responsabilità che stanno in ciascuno di noi, l'applicherò e la sto applicando anche alla parte dell'Italia alla quale noi apparteniamo: la società civile. Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica. Io di questo sono indignato”(…)
"Credo che una delle cose che dovremo tutti sforzarci di fare, in particolare noi italiani - questo vale per le istituzioni, ma vale anche per gli individui - è di abituarci a trovare meno facilmente le responsabilità altrui e a guardare un po' di più in noi stessi”(…)
Sono lieto di annunciare che la settimana prossima avrò due visite: una a Bruxelles alle istituzioni comunitarie e l'altra che ho concordato telefonicamente ieri, su loro proposta, con il Presidente Sarkozy ed il Cancelliere Merkel, di un incontro a tre per avere, d'ora in poi, permanentemente, il contributo dell'Italia nella soluzione dei problemi dell'euro”(…) (!)
Questi alcuni dei passaggi della replica del Presidente del Consiglio.
Ed in molti, ho visto, abbiamo raccolto con una rinata passione la sfida. Sembravamo ringiovaniti! Ed esprimevamo la soddisfazione di un SI non solo al Governo Monti, ma a dare il nostro contributo alla rinascita del Paese.
Il Presidente del Consiglio parlerà così anche a tutti i cittadini italiani. Siamo e saremo sempre di più, tutti insieme, dunque, a darci da fare.
Buon lavoro, Italia!
mercoledì 16 novembre 2011
Testo della relazione sulla Democrazia Diretta - Thomas Benedikter
Come anticipato, pubblichiamo la relazione con cui Thomas Benedikter ha presentato la proposta di legge popolare, a Massa nel weekend scorso.
Una „proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum e migliorare la democrazia diretta“: perché?
In un momento in cui l’Italia sembra avere ben altri problemi che la democrazia diretta ci accingiamo a lanciare una proposta di legge per modificare la Costituzione per estendere i diritti referendari, per abolire il quorum, per introdurre la revoca degli eletti, in poche parole: per integrare il nostro sistema politico con la seconda gamba dell’esercizio del potere politico da parte del sovrano, dei cittadini, cioè la democrazia diretta.
A qualcuno sembra un momento poco opportuno?
Sicuramente no, perché la stabilità della finanza pubblica, il controllo di una classe politica sempre più chiusa nei suoi palazzi, la responsabilizzazione dei rappresentanti politici, passano attraverso un deciso rafforzamento del potere decisionale dei cittadini, in ogni caso in cui essi lo richiedessero. L’unico modo per arrivarci sono gli strumenti referendari deliberativi e senza quorum. È per questo obiettivo che un gruppo di cittadini, da tempo impegnati in liste civiche di varie regioni, ed in associazioni per più democrazia dal basso, si sono riuniti per elaborare delle proposte di modifica della Costituzione.
L’Italia deve finalmente dotarsi di diritti referendari molto più robusti, della gamma completa degli strumenti, per istituire una democrazia diretta degna di questo nome. La nostra democrazia, dopo 26 anni senza applicabilità del referendum (1948-1974) e 37 anni di sola disponibilità del referendum abrogativo (1974-2011), sempre ostacolato dal quorum, ha bisogno della seconda gamba del sistema politico, quella diretta. A questo scopo non basta una nuova legge sui referendum. È la Costituzione che ci va stretta, che in fondo già nel 1948 è partita con un approccio troppo elitario, ponendo stretti limiti alla partecipazione dei cittadini, con il freno a mano tirato sui diritti popolari.
Per far nascere una qualità nuova della democrazia diretta in Italia bisogna mettere mano alla Costituzione, adeguare i diritti di partecipazione dei cittadini alle esigenze dei nostri tempi. La Costituzione ha delle lacune insostenibili che hanno finito per frustrare la voglia e la necessità di coinvolgere i cittadini nella res publica. Anzi, è una contraddizione se da una parte (art. 118) la Costituzione invita gli enti pubblici a promuovere l’autonoma iniziativa dei cittadini all’impegno per il bene comune, e dall’altra parte (art.75) attraverso il quorum di partecipazione istituzionalizza le campagne di boicottaggio di un diritto fondamentale.
Oltre l’abolizione di questo ostacolo e l’introduzione degli strumenti referendari più importanti, al Parlamento spetterà poi anche il compito di ridisegnare le regole di applicazione in chiave democratica, sostituendo l’attuale legge n. 352 del 1970.
Quindi ricorriamo allo strumento della proposta di legge di iniziativa popolare, prevista dall’art.71, che è pure un esempio di uno strumento di partecipazione troppo debole, perché non legato ad una votazione popolare vincolante. La maggior parte di questo tipo di proposte popolari, talvolta firmate da centinaia di migliaia di cittadini, sono finite in un cassetto parlamentare senza essere nemmeno discusse. Non si può escludere che anche la presente proposta faccia la stessa sorte, ma almeno intendiamo far conoscere a tutta la cittadinanza il ventaglio della democrazia diretta, lo strumentario democratico di cui il Paese ha bisogno.
Quali sono dunque le ragioni principali della nostra iniziativa? Ci siamo messi a riscrivere niente di meno che 10 articoli della Costituzione, inserendo anche una serie di articoli „aggiuntivi“ soprattutto quando si tratta delle nuove forme di referendum. In due casi siamo anche andati oltre, introducendo il diritto alla revoca degli eletti e alla definizione dell’indennità degli eletti da parte degli elettori.
Il dibattito è ancora in corso su un nuovo tipo di stesura della legge elettorale.
Insieme ai diritti referendari le norme proposte avrebbero l’effetto di spianare la strada ad un controllo più incisivo sulla politica rappresentativa da parte dei cittadini e di attribuire un nuovo ruolo a noi cittadini in politica, ad instaurare un rapporto più corretto fra partiti, istituzioni e cittadini. Tutto questo senza ribaltare il sistema in quanto tale, ma semplicemente rafforzando i diritti referendari a tutti i livelli di governo.
Di quali diritti si tratta?
Eccoli qua elencati:
La soglia di firme necessaria per richiedere un referendum potrà essere ritoccato in aumento, a patto che ci siano forme più moderne e agili di raccolta delle firme.
Partendo dal principio della fiducia dello Stato nei cittadini, occorre consentire la firma sia cartacea che elettronica. Ci vorranno, inoltre, dei regolamenti più chiari e impegnativi per lo Stato sul diritto all’informazione del cittadino nello svolgimento di un referendum.
Per quanto riguarda gli strumenti referendari nel futuro sistema integrato di democrazia rappresentativa e diretta quelli preferiti saranno il referendum propositivo e confermativo. Ma nella nostra proposta non abbiamo abolito il referendum abrogativo. Non perché ci fosse tanto caro o perché fosse così importante, anzi è una delle forme meno importanti di referendum, ma perché fa parte della memoria storica degli italiani degli ultimi 37 anni, perché è una pratica entrata nelle abitudini politiche, forse anche perché effettivamente l’Italia ha un sacco di leggi che aspettano di essere abrogate.
Molto importante è il nuovo strumento dell’iniziativa popolare costituzionale, il diritto che potremmo definire „la madre dei diritti referendari“, tant’è vero che gli svizzeri lo hanno strappato per primo ai loro governanti nel 1848, mentre i californiani lo hanno ripreso esattamente 100 anni fa. Non c’è dubbio che in questo caso la soglia delle firme sarebbe più alta (2% degli aventi diritto) e la procedura di svolgimento sarebbe più complessa, ma ciò che conta è che anche ai cittadini verrebbe attributo il diritto di poter cambiare le regole di fondo del nostro Stato. Se ci fosse già oggi, senza dubbio, il nostro gruppo avrebbe scelto questo percorso, offrendo al popolo italiano la grandissima occasione di dotarsi di poteri deliberativi più incisivi. Non sarebbe più lasciata all’élite politica, saggia o meno saggia che sia, la prerogativa di decidere quali briciole di potere decisionale lasciarci, ma i cittadini stessi avrebbero in mano questa facoltà.
Infine andiamo a toccare anche un regolamento che riguarda i politici stessi, il loro modo di elezione, la loro remunerazione, il finanziamento dei partiti e la revoca degli eletti. Sono delle innovazioni che non sono indolori per la casta che oggi domina il sistema politico, e quindi più difficili da far passare dal Parlamento. Ma è assolutamente necessario indicare all’opinione pubblica e a tutti i cittadini quali sarebbero i metodi semplici e applicabili, per rendere il mondo dei partiti e dei rappresentanti più responsabile di quanto non lo sia stato finora.
In sintesi proponiamo:
Già da subito si pone però la questione del soggetto che si farà carico di portare avanti la raccolta delle firme (minimo 50.000) per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, sarà da chiarire prima possibile chi si assumerà la responsabilità organizzativa dello svolgimento di questa campagna che è innanzittutto una campagna di informazione. È importante che venga discussa anche dall’opinione pubblica, un po’ dappertutto, anche dalle grandi testate e canali TV. Non possiamo certamente essere così ingenui da pensare che il prossimo Parlamento se ne occuperà con simpatia e benevolenza, ma possiamo stimolare la fantasia e la pressione dal basso per arrivare a far passare un progetto del tutto fattibile. Quindi vorrei invitare la Rete civica italiana e tutte le Liste civiche qui presenti ad assumersi questa responsabilità a a farne un suo cavallo di battaglia nelle prossime elezioni.
Thomas Benedikter
Il gruppo redazionale della proposta di legge costituzionale è composto da:
Paolo Michelotto, Gianni Ceri, Dario Rinco, Eugenio Berti, Leonello Zaquini, Enrico Pistelli, Stephan Lausch, Giuseppe Chiericati, Marco Rossi, Emanuele Sarto, Fabio Zancan, Graziano Polli, Enea Giancaterino. Sergio Casagrande, Annamaria Macripò, Marco Turco e Thomas Benedikter.
Una „proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum e migliorare la democrazia diretta“: perché?
In un momento in cui l’Italia sembra avere ben altri problemi che la democrazia diretta ci accingiamo a lanciare una proposta di legge per modificare la Costituzione per estendere i diritti referendari, per abolire il quorum, per introdurre la revoca degli eletti, in poche parole: per integrare il nostro sistema politico con la seconda gamba dell’esercizio del potere politico da parte del sovrano, dei cittadini, cioè la democrazia diretta.
A qualcuno sembra un momento poco opportuno?
Sicuramente no, perché la stabilità della finanza pubblica, il controllo di una classe politica sempre più chiusa nei suoi palazzi, la responsabilizzazione dei rappresentanti politici, passano attraverso un deciso rafforzamento del potere decisionale dei cittadini, in ogni caso in cui essi lo richiedessero. L’unico modo per arrivarci sono gli strumenti referendari deliberativi e senza quorum. È per questo obiettivo che un gruppo di cittadini, da tempo impegnati in liste civiche di varie regioni, ed in associazioni per più democrazia dal basso, si sono riuniti per elaborare delle proposte di modifica della Costituzione.
L’Italia deve finalmente dotarsi di diritti referendari molto più robusti, della gamma completa degli strumenti, per istituire una democrazia diretta degna di questo nome. La nostra democrazia, dopo 26 anni senza applicabilità del referendum (1948-1974) e 37 anni di sola disponibilità del referendum abrogativo (1974-2011), sempre ostacolato dal quorum, ha bisogno della seconda gamba del sistema politico, quella diretta. A questo scopo non basta una nuova legge sui referendum. È la Costituzione che ci va stretta, che in fondo già nel 1948 è partita con un approccio troppo elitario, ponendo stretti limiti alla partecipazione dei cittadini, con il freno a mano tirato sui diritti popolari.
Per far nascere una qualità nuova della democrazia diretta in Italia bisogna mettere mano alla Costituzione, adeguare i diritti di partecipazione dei cittadini alle esigenze dei nostri tempi. La Costituzione ha delle lacune insostenibili che hanno finito per frustrare la voglia e la necessità di coinvolgere i cittadini nella res publica. Anzi, è una contraddizione se da una parte (art. 118) la Costituzione invita gli enti pubblici a promuovere l’autonoma iniziativa dei cittadini all’impegno per il bene comune, e dall’altra parte (art.75) attraverso il quorum di partecipazione istituzionalizza le campagne di boicottaggio di un diritto fondamentale.
Oltre l’abolizione di questo ostacolo e l’introduzione degli strumenti referendari più importanti, al Parlamento spetterà poi anche il compito di ridisegnare le regole di applicazione in chiave democratica, sostituendo l’attuale legge n. 352 del 1970.
Quindi ricorriamo allo strumento della proposta di legge di iniziativa popolare, prevista dall’art.71, che è pure un esempio di uno strumento di partecipazione troppo debole, perché non legato ad una votazione popolare vincolante. La maggior parte di questo tipo di proposte popolari, talvolta firmate da centinaia di migliaia di cittadini, sono finite in un cassetto parlamentare senza essere nemmeno discusse. Non si può escludere che anche la presente proposta faccia la stessa sorte, ma almeno intendiamo far conoscere a tutta la cittadinanza il ventaglio della democrazia diretta, lo strumentario democratico di cui il Paese ha bisogno.
Quali sono dunque le ragioni principali della nostra iniziativa? Ci siamo messi a riscrivere niente di meno che 10 articoli della Costituzione, inserendo anche una serie di articoli „aggiuntivi“ soprattutto quando si tratta delle nuove forme di referendum. In due casi siamo anche andati oltre, introducendo il diritto alla revoca degli eletti e alla definizione dell’indennità degli eletti da parte degli elettori.
Il dibattito è ancora in corso su un nuovo tipo di stesura della legge elettorale.
Insieme ai diritti referendari le norme proposte avrebbero l’effetto di spianare la strada ad un controllo più incisivo sulla politica rappresentativa da parte dei cittadini e di attribuire un nuovo ruolo a noi cittadini in politica, ad instaurare un rapporto più corretto fra partiti, istituzioni e cittadini. Tutto questo senza ribaltare il sistema in quanto tale, ma semplicemente rafforzando i diritti referendari a tutti i livelli di governo.
Di quali diritti si tratta?
Eccoli qua elencati:
- l'iniziativa popolare (che nella terminologia giuridica italiana si chiama „referendum propositivo“);
- il referendum confermativo facoltativo (ch oggi esiste solo per le modifiche costituzionali in determinate condizioni);
- il referendum confermativo obbligatorio e l’iniziativa costituzionale.
La soglia di firme necessaria per richiedere un referendum potrà essere ritoccato in aumento, a patto che ci siano forme più moderne e agili di raccolta delle firme.
Partendo dal principio della fiducia dello Stato nei cittadini, occorre consentire la firma sia cartacea che elettronica. Ci vorranno, inoltre, dei regolamenti più chiari e impegnativi per lo Stato sul diritto all’informazione del cittadino nello svolgimento di un referendum.
Per quanto riguarda gli strumenti referendari nel futuro sistema integrato di democrazia rappresentativa e diretta quelli preferiti saranno il referendum propositivo e confermativo. Ma nella nostra proposta non abbiamo abolito il referendum abrogativo. Non perché ci fosse tanto caro o perché fosse così importante, anzi è una delle forme meno importanti di referendum, ma perché fa parte della memoria storica degli italiani degli ultimi 37 anni, perché è una pratica entrata nelle abitudini politiche, forse anche perché effettivamente l’Italia ha un sacco di leggi che aspettano di essere abrogate.
Molto importante è il nuovo strumento dell’iniziativa popolare costituzionale, il diritto che potremmo definire „la madre dei diritti referendari“, tant’è vero che gli svizzeri lo hanno strappato per primo ai loro governanti nel 1848, mentre i californiani lo hanno ripreso esattamente 100 anni fa. Non c’è dubbio che in questo caso la soglia delle firme sarebbe più alta (2% degli aventi diritto) e la procedura di svolgimento sarebbe più complessa, ma ciò che conta è che anche ai cittadini verrebbe attributo il diritto di poter cambiare le regole di fondo del nostro Stato. Se ci fosse già oggi, senza dubbio, il nostro gruppo avrebbe scelto questo percorso, offrendo al popolo italiano la grandissima occasione di dotarsi di poteri deliberativi più incisivi. Non sarebbe più lasciata all’élite politica, saggia o meno saggia che sia, la prerogativa di decidere quali briciole di potere decisionale lasciarci, ma i cittadini stessi avrebbero in mano questa facoltà.
Infine andiamo a toccare anche un regolamento che riguarda i politici stessi, il loro modo di elezione, la loro remunerazione, il finanziamento dei partiti e la revoca degli eletti. Sono delle innovazioni che non sono indolori per la casta che oggi domina il sistema politico, e quindi più difficili da far passare dal Parlamento. Ma è assolutamente necessario indicare all’opinione pubblica e a tutti i cittadini quali sarebbero i metodi semplici e applicabili, per rendere il mondo dei partiti e dei rappresentanti più responsabile di quanto non lo sia stato finora.
In sintesi proponiamo:
- il diritto di revoca: almeno il 12% degli elettori di un collegio potrà dichiarare la sfiducia del politico eletto e chiedere che venga rimpiazzato già prima della scadenza naturale dle suo mandato;
- il diritto di definire lo stipendio dei politici. L’elettore nel momento dell’elezione potrà esprimersi sulla quantità dell’indennità;
- il referendum confermativo sulle leggi di finanziamento dei partiti e sulla legge elettorale di Camera e Senato;
- un nuovo modo di definire la legge elettorale.
Già da subito si pone però la questione del soggetto che si farà carico di portare avanti la raccolta delle firme (minimo 50.000) per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, sarà da chiarire prima possibile chi si assumerà la responsabilità organizzativa dello svolgimento di questa campagna che è innanzittutto una campagna di informazione. È importante che venga discussa anche dall’opinione pubblica, un po’ dappertutto, anche dalle grandi testate e canali TV. Non possiamo certamente essere così ingenui da pensare che il prossimo Parlamento se ne occuperà con simpatia e benevolenza, ma possiamo stimolare la fantasia e la pressione dal basso per arrivare a far passare un progetto del tutto fattibile. Quindi vorrei invitare la Rete civica italiana e tutte le Liste civiche qui presenti ad assumersi questa responsabilità a a farne un suo cavallo di battaglia nelle prossime elezioni.
Thomas Benedikter
Il gruppo redazionale della proposta di legge costituzionale è composto da:
Paolo Michelotto, Gianni Ceri, Dario Rinco, Eugenio Berti, Leonello Zaquini, Enrico Pistelli, Stephan Lausch, Giuseppe Chiericati, Marco Rossi, Emanuele Sarto, Fabio Zancan, Graziano Polli, Enea Giancaterino. Sergio Casagrande, Annamaria Macripò, Marco Turco e Thomas Benedikter.
lunedì 14 novembre 2011
Comprarsi i beni comuni a rischio svendita
Riportiamo il link ad un servizio del Corriere della Sera, dove una signora presenta una sua idea per la pubblicizzazione dei beni comuni, che è ciò che intendevamo noi quando parlavamo di azionariato diffuso dei beni comuni:
La Grecia compriamocela noi
Siamo andati a leggere il manifesto del movimento di opinione che è nato, sul sito www.europeancommongoods.org, che inizia così:
La crisi che colpisce l'economia mondiale e di conseguenza l'euro in questi mesi richiede una risposta radicalmente diversa da quelle attualmente programmate e realizzate. Il modo in cui l'Europa, i suoi governi e gli elettori si occuperanno della crisi greca creerà un precedente importante per la prossima crisi ed i connessi rischi di default nazionali.
E chi troviamo tra i promotori? Domenico Finiguerra, il Sindaco che ha dichiarato stop al consumo di territorio, e Leonardo Becchetti, l'economista della felicità.
Abbiamo sottoscritto, perché, come recita il succitato manifesto, anche
La Grecia compriamocela noi
Siamo andati a leggere il manifesto del movimento di opinione che è nato, sul sito www.europeancommongoods.org, che inizia così:
La crisi che colpisce l'economia mondiale e di conseguenza l'euro in questi mesi richiede una risposta radicalmente diversa da quelle attualmente programmate e realizzate. Il modo in cui l'Europa, i suoi governi e gli elettori si occuperanno della crisi greca creerà un precedente importante per la prossima crisi ed i connessi rischi di default nazionali.
Sembra scritto per l'Italia di adesso!
E chi troviamo tra i promotori? Domenico Finiguerra, il Sindaco che ha dichiarato stop al consumo di territorio, e Leonardo Becchetti, l'economista della felicità.
Abbiamo sottoscritto, perché, come recita il succitato manifesto, anche
- Noi crediamo fortemente, ispirati da una visione politica ed etica nonché dall’esperienza pratica, che le politiche pubbliche non possono solo limitarsi a regolamentare il neolaissez-faire, a sostenere interessi privati in nome di una presunta competitività nazionale o limitarsi a ridistribuire un reddito in diminuzione.
- Le politiche pubbliche devono tutelare gli interessi pubblici , sotto controllo democratico, il che significa che hanno il compito di promuovere beni pubblici e investimenti a lungo termine, sostenuti da una gestione efficiente e da una tassazione sensata che tenda al bene della società.
domenica 13 novembre 2011
Perché Berlusconi si è dimesso e appoggia il Governo Monti
Silvio Berlusconi non ha mai voluto diventare un politico.
Fin dalla sua prima discesa in campo, era così evidente che egli si sarebbe imprestato alla politica, e questo per una sola causa:
difendere le sue aziende, la sua famiglia, il suo stile di vita, la sua persona, i suoi sodali, dall'attacco dei nemici di sempre, i comunisti, e poter, in tal modo, continuare ad alimentare la crescita del suo ego.
Così gli elettori, resi inconsapevoli dalla propaganda TV che imperversava da anni, hanno posto un mostruoso conflitto di interessi privati in capo al Governo della Repubblica.
Finché il contesto dei mercati internazionali e delle agenzie sovranazionali ha favorito il grande capitale, ha sostenuto il liberismo economico, ha utilizzato la leva finanziaria per far crescere (artificiosamente) l'economia globalizzata, tutto è andato bene: l'interesse privato del Presidente del Consiglio coincideva con quello dei mercati internazionali.
Ma poi è arrivata la crisi dell'Euro, e Berlusconi ha commesso il primo errore di appoggiare le folli dichiarazioni anti-europeiste dei suoi alleati Leghisti (e di una parte della destra storica italiana).
Poi ha commesso il secondo errore di farsi amico di Gheddafi e di Putin, sdoganandoli a tutti i livelli come grandi statisti, strateghi e uomini potenti in affari e in governo.
Infine è arrivato il risultato referendario dello scorso giugno, che ha messo in mora la privatizzazione della gestione dell'acqua, lo sfruttamento dell'energia nucleare e le leggi ad personam in materia di giustizia.
Una evidente sconfessione pubblica (sostenuta dal 52% dell'intera base elettorale) del programma di governo.
A quel punto onestà intellettuale e rispetto per i valori costituzionali, democratici e repubblicani avrebbero richiesto che si dimettesse, per avviare una nuova fase, invece ha commesso l'ultimo, gravissimo errore, di resistere al suo posto, contro ogni evidenza, contro la volontà popolare chiaramente espressa.
Da quel momento il Governo, impossibilitato a realizzare il programma per cui era stato eletto, non è più riuscito a varare un provvedimento adeguato all'incalzante crisi finanziaria.
I valori dei titoli di stato italiani scambiati sul mercato secondario hanno iniziato la discesa, chiaro sintomo che gli investitori, che sono precipuamente enti e società internazionali, non si fidavano più del governo italiano.
Gli stessi che avevano innalzato il cavaliere a salvatore della Patria (per loro rappresentata dal denaro a buon mercato) l'hanno disarcionato e hanno proposto di insediare al suo posto uno dei massimi mentori dell'economia di mercato, stimato europeista, Mario Monti.
Poteva opporsi Silvio Berlusconi a questo ultimo atto?
Assolutamente no.
In fondo, in cambio del suo appoggio al prossimo Governo Mario Monti, ha ottenuto ampie rassicurazioni che i suoi personali interessi non correranno pericoli, anzi, da un recupero della fiducia dei mercati internazionali e delle Istituzioni europee nei confronti dell'Italia, le sue aziende, le sue finanze, i suoi familiari, i suoi sodali, non potranno che trarre benefici su benefici.
Cosa si può suggerire agli italiani in questa contingenza?
Prestate attenzione ai beni comuni, vigilate, informatevi, controllate, perché la speculazione finanziaria sta valutando cosa si può ricavare ancora da un paese in crisi come il nostro, con un'opinione pubblica molto divisa e disorientata.
Gli obiettivi possono essere tanti: quel che rimane, ed è ancora parecchio, dell'agricoltura nostrana di qualità, le risorse idriche rimaste in mano pubblica, il business dell'asporto rifiuti, il trasporto pubblico locale, la sanità, le scuole, l'università, l'industria del turismo, i beni architettonici e culturali, i beni ambientali (le foreste, i laghi, le montagne, le coste, le isole), quel che rimane del commercio al dettaglio e all'ingrosso e molto altro ancora ...
Tenete gli occhi aperti e state in campana, perché non ci debba capitare di passare dalla padella alla brace!
Fin dalla sua prima discesa in campo, era così evidente che egli si sarebbe imprestato alla politica, e questo per una sola causa:
difendere le sue aziende, la sua famiglia, il suo stile di vita, la sua persona, i suoi sodali, dall'attacco dei nemici di sempre, i comunisti, e poter, in tal modo, continuare ad alimentare la crescita del suo ego.
Così gli elettori, resi inconsapevoli dalla propaganda TV che imperversava da anni, hanno posto un mostruoso conflitto di interessi privati in capo al Governo della Repubblica.
Finché il contesto dei mercati internazionali e delle agenzie sovranazionali ha favorito il grande capitale, ha sostenuto il liberismo economico, ha utilizzato la leva finanziaria per far crescere (artificiosamente) l'economia globalizzata, tutto è andato bene: l'interesse privato del Presidente del Consiglio coincideva con quello dei mercati internazionali.
Ma poi è arrivata la crisi dell'Euro, e Berlusconi ha commesso il primo errore di appoggiare le folli dichiarazioni anti-europeiste dei suoi alleati Leghisti (e di una parte della destra storica italiana).
Poi ha commesso il secondo errore di farsi amico di Gheddafi e di Putin, sdoganandoli a tutti i livelli come grandi statisti, strateghi e uomini potenti in affari e in governo.
Infine è arrivato il risultato referendario dello scorso giugno, che ha messo in mora la privatizzazione della gestione dell'acqua, lo sfruttamento dell'energia nucleare e le leggi ad personam in materia di giustizia.
Una evidente sconfessione pubblica (sostenuta dal 52% dell'intera base elettorale) del programma di governo.
A quel punto onestà intellettuale e rispetto per i valori costituzionali, democratici e repubblicani avrebbero richiesto che si dimettesse, per avviare una nuova fase, invece ha commesso l'ultimo, gravissimo errore, di resistere al suo posto, contro ogni evidenza, contro la volontà popolare chiaramente espressa.
Da quel momento il Governo, impossibilitato a realizzare il programma per cui era stato eletto, non è più riuscito a varare un provvedimento adeguato all'incalzante crisi finanziaria.
I valori dei titoli di stato italiani scambiati sul mercato secondario hanno iniziato la discesa, chiaro sintomo che gli investitori, che sono precipuamente enti e società internazionali, non si fidavano più del governo italiano.
Gli stessi che avevano innalzato il cavaliere a salvatore della Patria (per loro rappresentata dal denaro a buon mercato) l'hanno disarcionato e hanno proposto di insediare al suo posto uno dei massimi mentori dell'economia di mercato, stimato europeista, Mario Monti.
Poteva opporsi Silvio Berlusconi a questo ultimo atto?
Assolutamente no.
In fondo, in cambio del suo appoggio al prossimo Governo Mario Monti, ha ottenuto ampie rassicurazioni che i suoi personali interessi non correranno pericoli, anzi, da un recupero della fiducia dei mercati internazionali e delle Istituzioni europee nei confronti dell'Italia, le sue aziende, le sue finanze, i suoi familiari, i suoi sodali, non potranno che trarre benefici su benefici.
Cosa si può suggerire agli italiani in questa contingenza?
Prestate attenzione ai beni comuni, vigilate, informatevi, controllate, perché la speculazione finanziaria sta valutando cosa si può ricavare ancora da un paese in crisi come il nostro, con un'opinione pubblica molto divisa e disorientata.
Gli obiettivi possono essere tanti: quel che rimane, ed è ancora parecchio, dell'agricoltura nostrana di qualità, le risorse idriche rimaste in mano pubblica, il business dell'asporto rifiuti, il trasporto pubblico locale, la sanità, le scuole, l'università, l'industria del turismo, i beni architettonici e culturali, i beni ambientali (le foreste, i laghi, le montagne, le coste, le isole), quel che rimane del commercio al dettaglio e all'ingrosso e molto altro ancora ...
Tenete gli occhi aperti e state in campana, perché non ci debba capitare di passare dalla padella alla brace!
sabato 12 novembre 2011
Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per abolire il quorum di partecipazione e migliorare gli strumenti della democrazia
Nel contesto della tre giorni di formazione, informazione e dibattito, Nuove Frontiere per la Società Civile, che si è tenuta a Marina di Massa dall'11 al 13 novembre, Thomas Benedikter, di Iniziativa per più democrazia, ha presentato l'iniziativa di legge popolare per riformare la Costituzione italiana in senso più democratico e partecipativo.
Riportiamo qui l'introduzione, il testo completo sarà disponibile a breve.
"Alcuni cittadini, da tempo impegnati nei loro comuni e regioni di residenza per un rafforzamento dei diritti di partecipazione alla politica, collaboratori di liste civiche, oppure di associazioni per più democrazia, nonché autori di pubblicazioni e saggi in materia di democrazia diretta, nell'estate 2011 hanno elaborato una proposta di modifica della Costituzione, partendo dalla convinzione che in Italia sia venuto il tempo di superare il regolamento troppo restrittivo dei diritti referendari attualmente in vigore, basato sugli articoli 71, 75 e 138 della Costituzione, nonché della Legge di applicazione n. 352 del 1970.
Con la presente proposta di riforma di tutte le norme riguardanti i diritti referendari, non solo si intendono rafforzare le possibilità di controllo e di iniziativa dei cittadini, ma anche istituire ulteriori strumenti di democrazia diretta che siano in grado di rendere i cittadini più sovrani, più responsabili e più motivati ad occuparsi attivamente della res publica, equilibrando il rapporto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa nel nostro paese. Da questa riforma deriverebbe un rafforzamento dei diritti referendari a livello nazionale, si allargherebbero gli spazi di partecipazione dei cittadini alla politica e si stimolerebbe un nuovo spirito di impegno politico, come inteso dall'art 118, comma 4, della Costituzione:
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
In coerenza con lo spirito e l'intento di questa proposta, viene presentato questo disegno di legge come Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare ai sensi dell'art. 71 Cost., affinché venga divulgata a livello pubblico e firmata da un numero di cittadini il più alto possibile. Ciò non toglie nulla alla necessità e alla validità di proposte di legge di modifica della Costituzione che, con intenti analoghi, sono presentate da onorevoli senatori nella legislatura corrente, specificamente al disegno di legge costituzionale n. 1428 del senatore Oskar Peterlini, comunicato alla presidenza del Senato il 4 marzo 2009.
Se tali modifiche della Costituzione venissero approvate, il Parlamento sarebbe chiamato ad approvare anche una nuova legge di applicazione di questi diritti, in sostituzione della L. 352 del 1970, che contiene tutta una serie di regole restrittive e superate sullo svolgimento dei referendum nazionali."
Qui di seguito potete accedere al testo della proposta di legge, così com'è attualmente formulata, la redazione del testo è ancora in corso e sarà completata entro la fine dell'anno:
Testo della legge sulla Democrazia Diretta
Il testo che alleghiamo è la bozza 14 della proposta, perfezionata nel corso dell'ultima riunione tenutasi attraverso skype, di cui trovate il resoconto sul blog di Paolo Michelotto:
Esito della riunione dell'8.11.2011
"Alcuni cittadini, da tempo impegnati nei loro comuni e regioni di residenza per un rafforzamento dei diritti di partecipazione alla politica, collaboratori di liste civiche, oppure di associazioni per più democrazia, nonché autori di pubblicazioni e saggi in materia di democrazia diretta, nell'estate 2011 hanno elaborato una proposta di modifica della Costituzione, partendo dalla convinzione che in Italia sia venuto il tempo di superare il regolamento troppo restrittivo dei diritti referendari attualmente in vigore, basato sugli articoli 71, 75 e 138 della Costituzione, nonché della Legge di applicazione n. 352 del 1970.
Con la presente proposta di riforma di tutte le norme riguardanti i diritti referendari, non solo si intendono rafforzare le possibilità di controllo e di iniziativa dei cittadini, ma anche istituire ulteriori strumenti di democrazia diretta che siano in grado di rendere i cittadini più sovrani, più responsabili e più motivati ad occuparsi attivamente della res publica, equilibrando il rapporto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa nel nostro paese. Da questa riforma deriverebbe un rafforzamento dei diritti referendari a livello nazionale, si allargherebbero gli spazi di partecipazione dei cittadini alla politica e si stimolerebbe un nuovo spirito di impegno politico, come inteso dall'art 118, comma 4, della Costituzione:
Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.
In coerenza con lo spirito e l'intento di questa proposta, viene presentato questo disegno di legge come Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare ai sensi dell'art. 71 Cost., affinché venga divulgata a livello pubblico e firmata da un numero di cittadini il più alto possibile. Ciò non toglie nulla alla necessità e alla validità di proposte di legge di modifica della Costituzione che, con intenti analoghi, sono presentate da onorevoli senatori nella legislatura corrente, specificamente al disegno di legge costituzionale n. 1428 del senatore Oskar Peterlini, comunicato alla presidenza del Senato il 4 marzo 2009.
Se tali modifiche della Costituzione venissero approvate, il Parlamento sarebbe chiamato ad approvare anche una nuova legge di applicazione di questi diritti, in sostituzione della L. 352 del 1970, che contiene tutta una serie di regole restrittive e superate sullo svolgimento dei referendum nazionali."
Qui di seguito potete accedere al testo della proposta di legge, così com'è attualmente formulata, la redazione del testo è ancora in corso e sarà completata entro la fine dell'anno:
Testo della legge sulla Democrazia Diretta
Il testo che alleghiamo è la bozza 14 della proposta, perfezionata nel corso dell'ultima riunione tenutasi attraverso skype, di cui trovate il resoconto sul blog di Paolo Michelotto:
Esito della riunione dell'8.11.2011
25.10.2011 - Visita al Centro Veneto Servizi
Durante l'ultimo Consiglio comunale tenutosi in Villa Obizzi il 10.11.2011 ho
letto, quasi per intero, la relazione che il Sindaco Massimiliano Barison mi
aveva incaricato di preparare e avente per oggetto la nostra visita del 25
ottobre 2011 al Centro Veneto Servizi.
Tale visita congiunta mi era stata proposta dal Sindaco stesso in risposta ad una mia precedente interrogazione consigliare, in cui chiedevo notizie sullo stato di avanzamento dei lavori all'acquedotto pubblico, volti al miglioramento della qualità dell'acqua distribuita nel territorio di Albignasego.
L'appuntamento era fissato con il Presidente del C.V.S., Giuseppe Mossa, alle 11:30, c'era quindi il tempo di un faccia a faccia preparatorio col Sindaco.
Nella relazione qui sotto riportata trovate sia la discussione preparatoria che ho avuto col Sindaco, sia le risultanze del successivo incontro con il Presidente Mossa, incontro che è andato ben oltre le iniziali intenzioni e ha avviato un processo virtuoso al riguardo del bene comune acqua, un processo che potrà dare dei frutti concreti fin dai prossimi mesi.
Relazione sulla visita al C.V.S.
Tale visita congiunta mi era stata proposta dal Sindaco stesso in risposta ad una mia precedente interrogazione consigliare, in cui chiedevo notizie sullo stato di avanzamento dei lavori all'acquedotto pubblico, volti al miglioramento della qualità dell'acqua distribuita nel territorio di Albignasego.
L'appuntamento era fissato con il Presidente del C.V.S., Giuseppe Mossa, alle 11:30, c'era quindi il tempo di un faccia a faccia preparatorio col Sindaco.
Nella relazione qui sotto riportata trovate sia la discussione preparatoria che ho avuto col Sindaco, sia le risultanze del successivo incontro con il Presidente Mossa, incontro che è andato ben oltre le iniziali intenzioni e ha avviato un processo virtuoso al riguardo del bene comune acqua, un processo che potrà dare dei frutti concreti fin dai prossimi mesi.
Relazione sulla visita al C.V.S.
venerdì 11 novembre 2011
Videoregistrazione del Consiglio comunale del 10.11.2011
Di seguito il link alla prima parte, durata circa 2 ore, della videoregistrazione della diretta in streaming del Consiglio comunale del 10 novembre 2011:
Consiglio del 10.11.2011
Sullo stesso sito potete trovare le successive due parti, fino al termine del Consiglio, circa le ore 1 di notte.
Buona visione!
Consiglio del 10.11.2011
Sullo stesso sito potete trovare le successive due parti, fino al termine del Consiglio, circa le ore 1 di notte.
Buona visione!
mercoledì 9 novembre 2011
Giovedì 10 novembre 2011: Consiglio Comunale ad Albignasego
Gentili concittadine,
cari concittadini,
siete tutti invitati al Consiglio comunale, che si terrà giovedì prossimo alle ore 20:30 in Villa Obizzi.
All'ordine del giorno delibere che ci riguardano personalmente:
O.d.g. del C.C. del 10.11.2011
Ci limitiamo a sottolineare alcuni punti che, per il loro carattere generale o per la rilevanza sociale, risultano di massimo interesse:
cari concittadini,
siete tutti invitati al Consiglio comunale, che si terrà giovedì prossimo alle ore 20:30 in Villa Obizzi.
All'ordine del giorno delibere che ci riguardano personalmente:
Ci limitiamo a sottolineare alcuni punti che, per il loro carattere generale o per la rilevanza sociale, risultano di massimo interesse:
- APPROVAZIONE DEL PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO.
- APPROVAZIONE DEL PIANO GENERALE DEGLI IMPIANTI PUBBLICITARI.
- CONCESSIONE ALL'UNIONE PRATIARCATI DELL'IMMOBILE DI VIA SANT'ANDREA - EX SCUOLA ELEMENTARE G. PASCOLI - PER ESSERE DESTINATO A NUOVA SEDE DEL GRUPPO COMUNALE VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE.
- ACCETTAZIONE DONAZIONE AREA GIARDINO SIGG. TOSI ROSANNA E TOSI ARTURO - CARPANEDO - CON DESTINAZIONE UTILIZZO PUBBLICO E SCOLASTICO.
venerdì 28 ottobre 2011
Il Comitato SOS C&C scrive alle Istituzioni
Siamo un Comitato popolare intercomunale (Comuni di Pernumia, Battaglia Terme, Due Carrare), costituitosi per riaccendere l'attenzione delle istituzioni sul grave problema ambientale costituito dalla ex fabbrica C.&C. di Pernumia.
Le istituzioni superiori (Prefettura, Provincia, Regione) sono a perfetta conoscenza della complessità della vicenda che ha portato al sequestro del sito nel 2005 e dei gravi rischi per l'ambiente e la popolazione connessi alla presenza delle circa 52.000 tonnellate di rifiuti industriali pericolosi in esso contenuti.
Il Comitato chiede agli Enti destinatari di questa lettera di uscire dall’attuale situazione di "stallo decisionale" e di mettere in agenda in tempi brevi la discussione del problema della C&C per attivare al più presto la bonifica del sito. Questo comporterà certamente costi elevati, per questo si chiede l’intervento della Provincia, della Regione e del Ministero.
I costi per la bonifica, tuttavia, saranno un’inezia al confronto dei costi che dovrebbero essere affrontati qualora si verificasse uno degli incidenti a cui è esposta la zona.
Non si può più aspettare, bisogna agire prima che sia troppo tardi!
Il comitato ha raccolto in pochi mesi 2.235 firme e la disponibilità della popolazione a gesti clamorosi, a riprova del fatto che i cittadini sentono fortemente questo pericolo che incombe sul territorio e che minaccia la qualità della loro vita.
Testo della lettera
Le istituzioni superiori (Prefettura, Provincia, Regione) sono a perfetta conoscenza della complessità della vicenda che ha portato al sequestro del sito nel 2005 e dei gravi rischi per l'ambiente e la popolazione connessi alla presenza delle circa 52.000 tonnellate di rifiuti industriali pericolosi in esso contenuti.
Il Comitato chiede agli Enti destinatari di questa lettera di uscire dall’attuale situazione di "stallo decisionale" e di mettere in agenda in tempi brevi la discussione del problema della C&C per attivare al più presto la bonifica del sito. Questo comporterà certamente costi elevati, per questo si chiede l’intervento della Provincia, della Regione e del Ministero.
I costi per la bonifica, tuttavia, saranno un’inezia al confronto dei costi che dovrebbero essere affrontati qualora si verificasse uno degli incidenti a cui è esposta la zona.
Non si può più aspettare, bisogna agire prima che sia troppo tardi!
Il comitato ha raccolto in pochi mesi 2.235 firme e la disponibilità della popolazione a gesti clamorosi, a riprova del fatto che i cittadini sentono fortemente questo pericolo che incombe sul territorio e che minaccia la qualità della loro vita.
Testo della lettera
30 ottobre 2011 - La Costigliola compie un anno
Domenica prossima, 30 Ottobre, La Costigliola vuole donare una giornata di festa ed incontri a tutti coloro che le hanno permesso di partire, al generoso territorio di Padova, ma anche alle realtà di tutta Italia che in un anno di lavoro si sono avvicinate ed hanno costruito un pezzo di strada insieme.
La Costigliola vuole essere un patrimonio, un progetto comune. A partire dalle ore 9 e sino alle 18 pianteremo alberi, faremo passeggiate, ascolteremo i futuri progetti e faremo festa assieme, gustando buone pietanze ... bio!
Prima della festa, alle 8:00 con Carlo: visita in mountain bike e city bike lungo la confinante pista ciclabile, alla scoperta delle bellezze del luogo.
Alle 9:00 accoglienza - colazione di benvenuto.
Alle 10:00 apertura della festa: un anno di attività tra passato, presente e futuro. Presentazione dei volti e degli incontri di un anno, dei nuovi progetti e dei compagni di strada. Interverranno per presentare specifiche collaborazioni: Mario Crosta direttore di Banca Etica, Paolo Carnemolla presidente di Federbio, Franco Zecchinato presidente della cooperativa El Tamiso, Monica Lazzaretto del Centro Studi cooperativa Olivotti; oltre a loro ci saranno interventi di Lumen - Scuola di Naturopatia , Eti.for., la fotografa Laura Callegaro.
Alle 10:45 pensare il futuro: un nuovo pensiero a cura di padre Adriano Sella della Commissione Nuovi stili di vita.
Alle 11:45 piantiamolo: messa a dimora di un albero con il coro Cantamilmondo.
Alle 13:00 biobuffet.
Alle 13:15 Bube Sapràvie: musica balcanica e klezmer.
Alle 14:00 laboratorio di camminate lente, a cura di Walden - viaggi a piedi.
Alle 14:30 concerto del coro Cantamilmondo.
Sempre alle 14:30 visita all'azienda: vigneto, orto, nuovi percorsi naturalistici e foresteria con Carlo e Arrigo.
Alle 15:30 gara di torte: prepara una crostata o un dolce secco, dalle un nome e accompagnala con la ricetta e la descrizione degli ingredienti. Una giuria valuterà le tre torte migliori, primo premio: un soggiorno presso la foresteria de La Costigliola.
Alle 16:30 omaggio ad Andrea Zanzotto: “In questo progresso scorsoio: paesaggio, storia e identità nella poesia di Zanzotto”, lettura e analisi critica di Giovanna Frene.
Alle 17:30 tè, caldarroste e vin brulè sul terrazzo.
La giornata sarà animata da musica e banchetti delle varie realtà che hanno collaborato con noi quest'anno, oltre quelle già citate: La Biolca, Viaggi&Miraggi, Sapori d'Italia, Accademia 5T, AIAB Veneto.
Per i più piccoli (ma che fanno gola ai più grandi): giochi dell'Accademia dei giochi dimenticati e laboratori per bambini a cura di Walden - viaggi a piedi.
Potete iscrivervi alla festa inviando una mail a Dario Brollo.
Al primo piano sono inoltre presenti:
La brochure dei Laboratori di Walden
La Costigliola vuole essere un patrimonio, un progetto comune. A partire dalle ore 9 e sino alle 18 pianteremo alberi, faremo passeggiate, ascolteremo i futuri progetti e faremo festa assieme, gustando buone pietanze ... bio!
Prima della festa, alle 8:00 con Carlo: visita in mountain bike e city bike lungo la confinante pista ciclabile, alla scoperta delle bellezze del luogo.
Alle 9:00 accoglienza - colazione di benvenuto.
Alle 10:00 apertura della festa: un anno di attività tra passato, presente e futuro. Presentazione dei volti e degli incontri di un anno, dei nuovi progetti e dei compagni di strada. Interverranno per presentare specifiche collaborazioni: Mario Crosta direttore di Banca Etica, Paolo Carnemolla presidente di Federbio, Franco Zecchinato presidente della cooperativa El Tamiso, Monica Lazzaretto del Centro Studi cooperativa Olivotti; oltre a loro ci saranno interventi di Lumen - Scuola di Naturopatia , Eti.for., la fotografa Laura Callegaro.
Alle 10:45 pensare il futuro: un nuovo pensiero a cura di padre Adriano Sella della Commissione Nuovi stili di vita.
Alle 11:45 piantiamolo: messa a dimora di un albero con il coro Cantamilmondo.
Alle 13:00 biobuffet.
Alle 13:15 Bube Sapràvie: musica balcanica e klezmer.
Alle 14:00 laboratorio di camminate lente, a cura di Walden - viaggi a piedi.
Alle 14:30 concerto del coro Cantamilmondo.
Sempre alle 14:30 visita all'azienda: vigneto, orto, nuovi percorsi naturalistici e foresteria con Carlo e Arrigo.
Alle 15:30 gara di torte: prepara una crostata o un dolce secco, dalle un nome e accompagnala con la ricetta e la descrizione degli ingredienti. Una giuria valuterà le tre torte migliori, primo premio: un soggiorno presso la foresteria de La Costigliola.
Alle 16:30 omaggio ad Andrea Zanzotto: “In questo progresso scorsoio: paesaggio, storia e identità nella poesia di Zanzotto”, lettura e analisi critica di Giovanna Frene.
Alle 17:30 tè, caldarroste e vin brulè sul terrazzo.
La giornata sarà animata da musica e banchetti delle varie realtà che hanno collaborato con noi quest'anno, oltre quelle già citate: La Biolca, Viaggi&Miraggi, Sapori d'Italia, Accademia 5T, AIAB Veneto.
Per i più piccoli (ma che fanno gola ai più grandi): giochi dell'Accademia dei giochi dimenticati e laboratori per bambini a cura di Walden - viaggi a piedi.
Potete iscrivervi alla festa inviando una mail a Dario Brollo.
Al primo piano sono inoltre presenti:
- mostra di dipinti del pittore Franco Fumagalli,
- mostra del miele,
- installazione di Kerozene.
La brochure dei Laboratori di Walden
lunedì 24 ottobre 2011
Rappresentazione o partecipazione?
Qualcosa sta cambiando davvero sotto il sole.
Città Nuova, la rivista dei Focolarini, propone nella sua home page, un ampio reportage sulla democrazia dei cittadini, a firma Tobia Di Giacomo, in forma di resoconto sul Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, organizzato dall’associazione Greenaccord e conclusosi il 23 ottobre a Cuneo.
Si comincia col misurare la febbre del pianeta, e già dalla prima frase si comprende che si fa sul serio:
Ecco qui l'articolo:
La felicità misura del benessere
Anche le multinazionali se ne sono accorte, rileggete quel che afferma Luciano Canova, docente di economia comportamentale alla Scuola Mattei di Enicorporateuniversity:
Un altro articolo ci spiega come si può aumentare il controllo democratico sulle risorse collettive:
Questo è l'articolo:
Dalla democrazia rappresentativa alla democrazia partecipativa
Rileggiamo insieme:
Adesso, quale ricetta proporre se non quella che sale dal basso, dalla partecipazione dei cittadini, appunto?
Potreste continuare voi in quello che sembra un gioco da ragazzi - invece è una proposta seria - elencando decine, centinaia, migliaia di punti simili a questi.
Ricordo sempre con immenso stupore l'esempio della bicicletta e della dinamo: finché non si dà la prima pedalata la dinamo non produce corrente e la luce anteriore della bici non illumina la strada. Mi sembra proprio che ci troviamo in questa situazione, il motore del pianeta Terra si è imballato, le tenebre scendono e avvolgono il globo ...
A chi tocca muovere i primi passi? Al Mercato, allo Stato, alle Reti, a te, a me?
A tutti e a ciascuno, ma qualcuno deve cominciare, cominciamo col crederci adesso, vedremo cambiare noi stessi e poi vedremo cambiare gli altri e il più sarà fatto.
Altri contenuti:
Greenaccord, il grido della Terra
Una governance mondiale per l'ambiente
Città Nuova, la rivista dei Focolarini, propone nella sua home page, un ampio reportage sulla democrazia dei cittadini, a firma Tobia Di Giacomo, in forma di resoconto sul Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, organizzato dall’associazione Greenaccord e conclusosi il 23 ottobre a Cuneo.
Si comincia col misurare la febbre del pianeta, e già dalla prima frase si comprende che si fa sul serio:
Il controllo democratico sulla gestione delle risorse collettive può
davvero cambiare in meglio le cose, abbandonando però i modelli
economici tradizionali.
Ecco qui l'articolo:
La felicità misura del benessere
Anche le multinazionali se ne sono accorte, rileggete quel che afferma Luciano Canova, docente di economia comportamentale alla Scuola Mattei di Enicorporateuniversity:
“Vanno superate le tradizionali valutazioni ambientali basate sulla mera
analisi costi/benifici, che calcolano ex ante il danno di qualcosa che
non può essere quantificato. Occorre invece definire criteri etici di gestione di quel bene e poi
fare valutazioni che stimolino il consenso della comunità. In questo
modo, ponendo le relazioni sociali e la felicità al centro delle
politiche, i vari livelli istituzionali, da quello centrale a quelli
locali, possono aggregare le forme di consenso e nella comunità si
possono creare contributi volontari per stimolare la direzione da
prendere”.
«L’attuale forma di democrazia rappresentativa, che prevede di delegare
agli eletti la gestione della cosa pubblica, si è dimostrata non sempre
in grado di dare le giuste risposte ai problemi che affliggono
l’umanità. Ecco perché bisogna ripensare il modello di democrazia,
partendo dall’idea forte che la democrazia è partecipazione. C’è una
fetta di cittadini, sempre più ampia, che chiede un nuovo modello di
sviluppo e pretende dai politici scelte coraggiose e lungimiranti». Così
il presidente di Greenaccord Onlus, Alfonso Cauteruccio, ha inaugurato
il IX Forum internazionale dell’Informazione per la salvaguardia della
natura con “People building future: media, democrazia e sostenibilità”.
Questo è l'articolo:
Dalla democrazia rappresentativa alla democrazia partecipativa
Rileggiamo insieme:
La proposta di un nuovo modello di sviluppo non è emersa né all’interno
del mercato né nell’ambito delle istituzioni statali, ma grazie alle
reti collaborative che danno voce alle istanze dei cittadini. Una vera e
propria rivoluzione, quella delle reti, che sta diffondendo una critica
culturale e propone un altro modo di vivere. La loro estensione è essenziale per ridurre il potere delle lobby e dare
allo Stato il potere di difendere davvero gli interessi collettivi.
Adesso, quale ricetta proporre se non quella che sale dal basso, dalla partecipazione dei cittadini, appunto?
Non si tratta, a ben intendere, di creare un altro potere - quello delle reti - parallelo, sussidiario o sostitutivo di quello attualmente in auge, che è il binomio stato-mercato. Noi ne siamo fermamente convinti: necessita un radicale cambiamento nella stessa filiera che genera il potere.
Bisogna ricreare le condizioni al contorno, culturali e strutturali, direi antropologiche, che ci permettano di ritrovare uno spirito comunitario - inteso a tutti i livelli, dal familiare al cittadino, al nazionale, all'europeo, al mondiale - il solo che consentirà di far dell'umanità una comunità di persone che vivono in pace e in armonia tra di loro e, come diretta conseguenza, con l'ambiente circostante e il pianeta intero.
Uno spirito che potremmo definire di Unità nella Diversità, uno spirito che permei tutte le strutture sociali, statuali e del mercato globale.
Ricordate che fu detto: se vuoi la pace prepara la guerra. Non fu mai coniato uno slogan più infelice di questo!
Preparare la guerra non fa che allontanare gli individui, i gruppi, le nazioni, dall'obiettivo posto dinnanzi a loro: partire da posizioni diverse per arrivare all'unità, pur rimanendo differenti gli uni dagli altri.
Oggi questo obiettivo è diventato una necessità per la stessa sopravvivenza del genere umano sul globo terracqueo.
Noi oggi dobbiamo avere l'ardire di proclamare: se vuoi la pace prepara la giustizia! E qual è la base della giustizia se non quell'antico e sempre nuovo principio: "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te"?
Pensate come potrebbe essere tradotto in azione:
- non inquinare l'aria che respira il tuo vicino, perché tu stesso non potresti respirarla senza riceverne un grave danno;
- non appropriarti dell'acqua comune, perché è fonte di vita per tutti gli esseri viventi e tu sei uno di loro;
- non occupare la terra che dà il cibo al tuo prossimo, affinché tu stesso e la tua famiglia un domani non rimaniate privi di sostentamento;
- non sprecare le risorse e l'energia che sono oggi nelle tue disponibilità, perché sono state pagate a caro prezzo, essendo ricavate per gran parte da sorgenti non rinnovabili e attraverso il duro lavoro di altri esseri umani tuoi simili;
- non nascondere la verità su di te al tuo prossimo, perché egli non faccia altrettanto con te e, resi ciechi entrambi, non abbiate a precipitare nel baratro che vi si para davanti;
- non condurre ingiustamente in giudizio il tuo fratello, affinché lui, a sua volta, non conduca te in giudizio: è certo che ne uscirete entrambi con le ossa rotte ...
Potreste continuare voi in quello che sembra un gioco da ragazzi - invece è una proposta seria - elencando decine, centinaia, migliaia di punti simili a questi.
Ricordo sempre con immenso stupore l'esempio della bicicletta e della dinamo: finché non si dà la prima pedalata la dinamo non produce corrente e la luce anteriore della bici non illumina la strada. Mi sembra proprio che ci troviamo in questa situazione, il motore del pianeta Terra si è imballato, le tenebre scendono e avvolgono il globo ...
A chi tocca muovere i primi passi? Al Mercato, allo Stato, alle Reti, a te, a me?
A tutti e a ciascuno, ma qualcuno deve cominciare, cominciamo col crederci adesso, vedremo cambiare noi stessi e poi vedremo cambiare gli altri e il più sarà fatto.
Altri contenuti:
Greenaccord, il grido della Terra
Una governance mondiale per l'ambiente
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